Premio Fausto Ricci: si può fare cultura con pochi mezzi?

di MARCO ZAPPA-

VITERBO- L’edizione 2020 del premio Fausto Ricci andata in scena ieri (domenica) ha dimostrato per l’ennesima volta quanto sostengo da tempo e cioè che non servono milioni o centinaia di migliaia di euro per organizzare qualcosa di valido.
Anzi, la manifestazione di ieri è costata poco o nulla (a onta di altre per le quali si spendono cifre folli soprattutto per una città come Viterbo).
Certo, anche non ci fosse stata l’emergenza covid il teatro, anche al massimo della sua capienza, avrebbe potuto ospitare una quantità relativamente limitata di spettatori, tutt’altro fenomeno rispetto a un concerto del primo pseudo cantante che spopola sul web o che ha partecipato ad un festival di Sanremo magari arrivando decimo ma conosciuto da un vasto pubblico di “popolino” e quindi in grado di riempire una piazza.
Ecco, proprio questo è il punto: riempire le piazze.
Franco Battiato cantava in un suo celebre brano di “scemi che ballano sulle pedane”, non ci vuole molto a capire a cosa alludesse.
Il problema nasce quando ci si adegua a questa logica, quella del ribasso, della massa contro la qualità.
Ma quando la massa o “popolino” porta voti e consenso il politico di turno impazzisce e tutte le sue forze mentali, economiche e filosofiche vanno in quella direzione.
Non ci vuole molto a capire che in questo modo non c’è nessuna crescita in termini di qualità ma forse è proprio quello che vogliono alcuni.
Tornando al premio Ricci notavo come 180 adesioni siano tantissime e non vadano sottovalutate, così come la qualità dei cantanti selezionati per la finale, ben dodici e tutti molto bravi.
L’altro aspetto interessante è che questa passerella diviene utile per chi si prepara a entrare nel mondo della lirica o ancora non ha trovato una forma di visibilità per far esplodere il proprio talento.
Insomma, se pur impegnativa l’operazione vale la candela meglio ancora se si traduce e sviluppa in una stagione estiva della lirica come è avvenuto nella scorsa estate.
È stato fondamentale a mio avviso avere la soprintendenza del maestro Josè Carreras per dare lustro alla manifestazione a dimostrazione che avvicinare personaggi celebri e di livello ai giovani talenti è cosa assolutamente efficace e necessaria meglio ancora se si riuscisse a farli interagire, magari con uno stage estivo di una settimana.
E se c’è da spendere qualche migliaia di euro in più per avere una celebrità che non venga a fare solo la sua comparsa in città come un fenomeno da baraccone (secondo la logica del sistema Caffeina) ma rimanga qui per lasciare un segno, per edificare e aiutare la crescita…beh allora saranno soldi spesi bene una volta tanto.
Lancio l’idea, magari qualcuno la raccoglie.

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