Presentato il video “In attesa di Gloria” (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO –

VITERBO – Il 3 settembre è stato l’ultimo trasporto della macchina di Santa Rosa “Gloria” e molte le iniziative, per lasciare documentazione del suo passaggio.

Mostre fotografiche, incontri con il costruttore, Raffaele Ascenzi e proiezioni video, stanno a documentare il successo riscontrato, non solo per la bellezza della macchina dal punto di vista artistico, ma per il trasporto stesso, come momento di folklore religioso.

L’ultimo omaggio è stato organizzato dal Sodalizio Facchini di Santa Rosa che venerdì 29 settembre, presso la ex chiesa della Pace (luogo dove avviene la selezione dei facchini), ha presentato il documentario “In attesa della Gloria” di Roberto Cipriani.

Dopo i saluti del Presidente del Sodalizio Massimo Mecarini, il sociologo Francesco Mattioli, ha presentato   l’autore Roberto Cipriani, docente dell’Università di Roma Tre, Francesca Guarino dell’Università di Bologna e Perla Elias Nemen   dell’università di Roma tre.

“Il documentario è il prodotto di un lavoro scientifico, ha spiegato Mattioli, di un processo d’ osservazione e di registrazione d’ immagini e di parole, che segue canoni propri dell’indagine etnoantropologica e sociologica, soffermandosi su dettagli che il pubblico, soprattutto quello viterbese ormai aduso al Trasporto, spesso non è abituato a cogliere. L’autore si è chiesto che cosa vede il visitatore che non sia un semplice turista, ma vuole immergersi nell’atmosfera del Trasporto? Perché gira per Viterbo già dalla mattina del 3 settembre? Che cosa cerca di conoscere e di capire?”

A seguire l’intervento della sociologa Francesca Guarino che ha introdotto la visione del video analizzando il   lavoro che le scienze sociali e etnoantropologiche, piuttosto che il cinema, offrono alla conoscenza di un pubblico, viterbese certo, ma soprattutto più vasto. Perché le emozioni che comunica sono esse stesse un “dato” della ricerca.

Al termine della proiezione ha preso la parola l’autore del video soffermandosi sull’analisi del linguaggio che il documentario racchiude.

 Un linguaggio che mentre cattura lo spettatore, lo guida a rileggere e a riscoprire particolari e sequenze che a forza di darle per scontate finiscono spesso per perdersi nel marasma di una comunicazione mediatica ormai sovrabbondante, ma troppo spesso ritualistica.

 

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