Proposta da CNA l’attribuzione della De.C.O. a quattro prodotti da forno e dolciari tipici di Civitavecchia

CIVITAVECCHIA ( Roma) – “Garantire la riconoscibilità dei prodotti agroalimentari tipici per valorizzare la storia e la cultura del territorio e generare nuove opportunità per l’economia”.  E’ l’impegno della CNA di Viterbo e Civitavecchia, al lavoro per richiedere l’attribuzione della Denominazione Comunale di Origine –  De.C.O. – istituita dal Comune di Civitavecchia a quattro prodotti da forno e dolciari: la pizza coperta, le fave da morto, i biscottini di Natale, la pizza di Pasqua.

“Siamo a buon punto. Abbiamo già pronta la proposta di disciplinare di produzione, sulla quale ci stiamo confrontando con gli artigiani dell’arte bianca”, ha detto Alessio Gismondi, presidente dell’Associazione di rappresentanza dell’artigianato e della piccola e media impresa, introducendo, ieri pomeriggio, l’incontro organizzato presso la Sala Maria Grazia Cutuli, con gli interventi del sindaco, Ernesto Tedesco, del professor Giovanni Insolera e della segretaria territoriale della CNA, Luigia Melaragni.

Tra i partecipanti, assieme agli imprenditori e a cittadini interessati al tema, alcuni studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “Stendhal” – percorso didattico Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera – con la docente Silvia Bruni.

Il cibo è un elemento del nostro patrimonio culturale. Abbiamo individuato quattro prodotti presenti nelle antiche ricette civitavecchiesi che hanno tutti i requisiti per fregiarsi della denominazione e che, con un packaging personalizzato con il logo De.C.O., possono essere venduti ai turisti, a cominciare dai croceristi,  tutto l’anno. Dobbiamo avere chiaro che il turismo si muove su tre direttrici: storia, arte, cibo”, ha spiegato Gismondi, che ha altresì ringraziato Insolera per aver curato l’aspetto storico e Carlo De Paolis per la ricerca sulle ricette.

La parola, quindi, a Melaragni per illustrare il disciplinare, che prevede, per ciascun prodotto, la descrizione, gli ingredienti, il metodo di preparazione e l’indicazione delle attrezzature utilizzate per la lavorazione. “L’impresa che otterrà dall’apposita Commissione comunale nominata dal sindaco la concessione dell’utilizzo gratuito del logo De.C.O. dovrà rispettare – ha precisato la segretaria della CNA – il disciplinare. Il primo passo sarà comunque l’approvazione delle richieste di iscrizione dei prodotti nel Registro delle  De.C.O. da parte della stessa Commissione”.

Dal sindaco non solo attenzione ma l’invito ad accelerare. “La nostra disponibilità è totale – ha detto Tedesco -. Dopo la crisi determinata dalla pandemia, quest’anno stiamo recuperando riguardo al dato degli arrivi dei turisti. E’ dunque il momento giusto per progettare e realizzare iniziative che facciano conoscere e promuovano le peculiarità della nostra città”.

“Salvaguardare il prodotto alimentare come bene culturale, preoccupandosi di ampliarne la fruizione: è un obiettivo importante, questo di CNA”, ha osservato Insolera, che, in un appassionato intervento, ha raccontato quanto siano antiche, a Civitavecchia, le tradizioni legate alle attività dei fornai. E ha ricordato che l’abate francese Labat (“I viaggi del Padre Labat dalle Antille a Civitavecchia. 1693-1716”, è il titolo del libro firmato allo stesso Insolera con Francesco Correnti) accostava, in una vivace testimonianza, gli elementi classici della storia urbanistica, istituzionale, economica, sociale e religiosa della città a quello culinario.

Tra gli intervenuti, la docente Bruni: l’Istituto “Stendhal” ha registrato, con atto notarile, la ricetta della pizza di Pasqua  di Civitavecchia, inserita nell’Arca del Gusto di Slow Food.

Forte apprezzamento è stato espresso da tutti per l’iniziativa di CNA. La proposta arriverà a breve sul tavolo del Comune.

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