Prosit Neujahr! Pace, fratellanza e amore, gli auguri di Riccardo Muti dal podio del Musikverein di Vienna nel giorno di Capodanno 2025

di CINZIA DICHIARA-

Era molto atteso, nella Goldener Saal del Musikverein di Vienna, il nostro Muti amatissimo, per il Concerto di Capodanno, istituzione sine qua non dal 1939 battezzata da Clemens Krauss. Tutto il mondo ha seguito in collegamento l’esibizione nel tempio neoclassico della musica viennese di Riccardo Muti, invitato per la settima volta dagli stessi Wiener Philrmoniker. Sono loro infatti a stabilire chi invitare a dirigerli, e sul loro podio si sono avvicendati i più grandi direttori d’orchestra, nomi sacri della storia dell’interpretazione, da Karajan a Solti, da Carlos Kleiber a Zubin Metha, da Claudio Abbado a Georges Prêtre e numerosi altri grandi.
Come sempre, in programma l’inossidabile Strauss e il repertorio viennese imperiale, o meglio, valzer e polke della dinastia degli Strauss, dallo spumeggiante al sentimentale, dal cadenzato al languido, fino ad approdare al brano fuoriprogramma fissato dalla tradizione: “An der schönen blauen Donau”, il famosissimo Bel Danubio blu. Non si potrebbe rinunciare al suo ingresso discreto, felpato, esitante, al suo prorompere in accenti ritmati con aplomb elegante, alla sua melodia slanciata con vaporosità verso il tramontato sogno austro-ungarico. La sua scia di malinconica e tenue nostalgia è cara al pubblico di ogni provenienza.
Quest’anno un’eccezione importante, un’innovazione al programma rigorosamente straussiano e maschile, con l’introduzione per la prima volta di un brano al femminile in ossequio al trend della rivalutazione delle compositrici donne. La proposta di un nome pressoché sconosciuto ma di consistenza qualitativa, quello della compositrice coeva degli Strauss, Constanze Geiger (1835-1890), è stata accolta di buon grado da Muti previo incontro con il presidente dei Wiener Daniel Froschauer, recatosi all’uopo fino a Ravenna per discuterne. Cosicché la scelta di un valzer, il ‘Ferdinandus-Walzer‘ composizione giovanile (a 13 anni di età), della moglie morganatica del principe Leopoldo di Sassonia- Coburgo, ha arricchito il menu impostato alla consueta solennità che sempre intende rivisitare i fasti imperiali asburgici col riverbero in sala del passato glorioso.
Altro motivo d’interesse di questa edizione è costituito dal 200° anniversario della nascita di Johann Strauss figlio (1825-1899), simbolo permanente del valzer viennese, che sarà festeggiato con numerose iniziative lungo il corso dell’anno.
Momenti di grande entusiasmo nel variopinto pubblico internazionale proveniente da ogni dove per l’ambita occasione. Riccardo Muti sale sul podio col suo carisma assoluto, sfoderando la perizia e il dominio tecnico attraverso quell’individualità caratteriale inconfondibile che fa di lui una guida prestigiosa.
Mentre col gesto suggerisce colori ed espressioni, esibisce il suo consolidato stacco dei tempi con volto serio, talora accigliato con la gravità di un eroe del Walhalla, apparendo forse un poco stanco in qualche impercettibile atteggiamento, tuttavia sempre vigoroso e incisivo. Col suo piglio fermo, con la sua gestualità ora severa ora ironica, non manca di passare dall’austerità di un kaiser tedesco alla leggerezza tutta italiana di qualche movenza che sprizza briosa umanità, lasciando affiorare a tratti guizzi di una prossemica partenopea: la mossa diretta verso alcune piccole percussioni ruotando le dita nel palmo della mano abbassato, lo scatto di gomito indirizzato a un cornista a indicargli un’inflessione dell’intensità, i cenni d’intesa con le prime parti che egli invita a emergere dalla partitura con l’indice accompagnato dal lieve movimento del capo e dallo sguardo ammiccante, in segno di conclamata complicità.
E lo segue con il suo esclusivo fascino sonoro, la compagine dei Wiener, che riunisce ben ventitré nazionalità comprendendo musicisti di tutta Europa, USA e Giappone, Australia e Nuova Zelanda, dal primo violino, sempre lui, Daniel Froschauer, che imbraccia lo Stradivari “Ex Benvenuti, ex Halphen” 1727 prestatogli dalla Fondazione Angelika Prokopp, al primo trombone, l’italiano Enzo Turriziani nato nel 1989 a Rieti e partito dalla banda di Poggio Mirteto.
Come le grandissime orchestre, quella dei Wiener diffonde il suono suo proprio, definito dagli archi morbidamente fluenti nella magnificenza lirica di violini e viole, altresì nel colore brunito e nell’affondo old style di violoncelli e contrabbassi; i gustosissimi i fiati, carezzevoli i legni nella trasparenza degli assolo dei clarinetti e nella nobiltà solitaria degli oboi, splendenti e potenti gli ottoni; le percussioni ora marziali da fanfara ora scherzose o reboanti, l’arpa in primo piano, luminosa.
La liturgia procede con speditezza, ma Muti non vuol essere un celebrante ieratico. Gli preme maggiormente sprigionare le energie e la vitalità della danza con la nostalgia e l’incanto di un mondo trascorso, e ridestare quell’atmosfera inebriante che ammanta ciascun brano per dirigerne i barbagli verso la nostra attualità quale vettore spirituale di qualcosa di profondamente bello e carico di significato.
Grande l’emozione nel pubblico che ha ricambiato la bellezza della musica eseguita con applausi fragorosi e debordanti, evidenziando quanto Muti sia apprezzato e benvoluto. Ed egli ne ha apprezzato l’affetto con simpatia fino al classico battimano scandito a tempo della “Radetzky-Marsch”. Giammai stantio, il motivo di questa marcia militare è uno di quei momenti in cui davvero il mondo incredibilmente si unisce compatto e ogni volta ciò rinvigorisce qualcosa che non va perduto col tempo, perpetuando valori.
E sono tre i valori universali che, nel proclama finale pronunciato “nella mia lingua, l’italiano”, il maestro indica al pubblico enumerandoli con le dita: «Auguro tre cose, pace, fratellanza e amore in tutto il mondo».

Neujharskonzert 2025, Wiener Philarmoniker, Direttore Riccardo Muti,
Musiche di Johann Strauss padre, Josef Strauss, Johann Strauss figlio, Eduard Strauss, Joseph Hellmesberger, Constanze Geiger

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