VITERBO – Il 20 novembre è la Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, istituita per celebrare i diritti dei bambini e degli adolescenti, sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una giornata che dovrebbe rappresentare un momento di riflessione sul benessere, la protezione e il futuro delle nuove generazioni. Tuttavia, quest’anno la celebrazione assume toni particolarmente amari, tra le contraddizioni della politica e le tragedie umanitarie che scuotono il mondo. Nel nostro Paese, decine di migliaia di ragazze e ragazzi stranieri fino ai 18 anni non hanno diritto alla cittadinanza, nonostante siano parte integrante del tessuto sociale, creando una situazione di limbo, di barriere burocratiche, difficoltà nell’accesso a opportunità e un senso di esclusione che li priva di quella sicurezza che dovrebbe essere garantita a ogni bambino e bambina, come stabilito dalla Convenzione ONU. Da 9 anni il Tavolo per la pace propone ai Comuni della nostra provincia di conferire una cittadinanza onoraria/simbolica a ragazzi e ragazze stranieri residenti sul territorio, così come inizialmente ideato dall’UNICEF e successivamente applicato da circa 600 enti locali (tra cui i comuni di Roma e Rieti). Ebbene, finora nessun sindaco o sindaca, di qualunque colore politico, ha accolto quella che è solo un’iniziativa simbolica, ma che esprime valori come l’accoglienza e la speranza in leggi di maggior civiltà. A Gaza, le bombe stanno cancellando un’intera generazione, con la complicità distati occidentali che, invece di impegnarsi concretamente per il cessate il fuoco (richiesto per altro sia dal Consiglio di Sicurezza che dall’Assemblea dell’ONU), continuano a fornire armi per quello che lo stesso pontefice si chiede se non sia quel genocidio su cui indaga e più volte si è pronunciata la Corte Internazionale di Giustizia. Anche qui la nostra provincia ha purtroppo un triste primato: le statistiche ISTAT, nel primo semestre 2024, la danno in prima posizione per esportazione di “armi e munizioni” verso Israele (fonte: rivista Altreconomia di ottobre). Solo la fine delle guerre – in Palestina, in Libano, in Ucraina, in Sudan e altrove – e non la loro glorificazione come mezzo per raggiungere la pace, può dare vero significato al 20 novembre e restituire speranza a tanti bambini e bambine, vittime innocenti dell’insania degli adulti. Qualsiasi altra posizione è mera ipocrisia.
Il Tavolo per la pace di Viterbo