Qualità della vita, la Tuscia tiene a galla Viterbo ma c’è ancora tanto da fare

di DIEGO GALLI-

VITERBO- 70° posto per numero di giovani che non lavorano e non studiano, 90° per edifici coperti dalla banda larga, 78° per il numero di abbonamenti internet a velocità di almeno 100 Mbit/s, 90° posto per la quota di export sul PIL, 81° per il numero delle riqualificazioni energetiche degli edifici e, ancora peggio, 85° per il numero di violenze sessuali e 95° per gli incidenti stradali.

La classifica annuale del Sole24Ore premia la Provincia di Viterbo, facendola balzare di quindici posizioni al 58° posto (su 107), ma gli indicatori parlano chiaro: c’è ancora tanto da fare.

Se la Tuscia sembrerebbe eccellere dal punto di vista culturale (35° posto per quanto riguarda culturale e tempo libero), eventi sportivi (5° posizione), dell’imprenditoria femminile (7° posto) e del PIL pro capite (addirittura 5° posto), dall’altra, gli indicatori che controbilanciano le eccellenze sono molti e indicano che c’è ancora tanto da fare.

La classifica, ricordiamo, è però relativa all’intera provincia. Il capoluogo, d’altronde, è recentemente scivolato all’84° posto come qualità della vita secondo la classifica annuale di Italia Oggi e dell’Università La Sapienza.

A pesare maggiormente in quest’ultima lista sono ambiente e spreco dell’acqua (rispettivamente 72°e 88° posto) e lavoro (74° posto per il tasso di occupazione e 83° per quanto concerne “lavoro e affari”).

I viterbesi non hanno mancato di ricordarlo al sindaco Giovanni Arena, che sui social mostrava la più recente classifica paragonando il capoluogo con Roma (che nel frattempo perdeva 14 posizioni come provincia). Il primo cittadino non si è però tirato indietro, rispondendo a molti dei commenti negativi e, annunciando, che saranno i cittadini a stilare la vera classifica con le prossime elezioni amministrative.

La vera sfida, tuttavia, ci sarà il prossimo anno, quando i primi vaccini potranno finalmente ridare speranza alla popolazione ma, contemporaneamente, si dovrà fare i conti con i veri danni all’economia.

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