Quando l’antirazzismo diventa ridicolo

di MARCO ZAPPA-

VITERBO- Solo per citare qualche esempio, sarebbe logico e verosimile rappresentare in un villaggio dell’Africa nera, storicamente popolato da gente di colore, una popolazione (capo tribù e stregone compresi) con i tipici caratteri normanni cioè capelli rossi e pelle bianchissima?
In modo analogo risulterebbe conveniente per qualsiasi motivo scegliere un attore dalla pelle bianchissima per calarlo nei panni di Ludovico Sforza, detto “il moro” a causa del suo caratteristico incarnato scuro?
Davanti a tanta immaginazione (o licenza artistica come si dice in gergo per giustificare ogni nefandezza e ignoranza storica), quale potrebbe essere la risposta del pubblico?
Sicuramente l’assuefazione, dovuta a messaggi sempre più sballati che girano sull’etere e che fanno apparire normale l’anormale e che, come in questo caso ribaltano verità storiche e ogni forma di logica.
Chi mai potrebbe immaginare i vatussi bassi e con la pelle chiara?
E se qualcuno li rappresentasse con tali fattezze cosa si direbbe? E a cosa servirebbe?
Eppure nel celebre Thor, film della Marvel il regista ha scelto di rappresentare una delle walkirie con un’attrice di colore: per carità nulla di che indignarsi ma… ce n’era bisogno?
Insomma, ha senso stravolgere realtà storiche o tradizione consolidate in nome della creatività artistica?
Io che l’artista lo faccio di mestiere penso proprio di no.
Fra i tanti casi di questa follia interpretativa voglio citare la quotatissima serie tv Bridgerton dove il falso storico diviene addirittura grottesco.
Ebbene, la regina d’Inghilterra, in piena epoca vittoriana, è interpretata da un’attrice di chiare radici extraeuropee mentre, al contempo, la sua corte e parte della nobiltà abbonda di personaggi di colore tanto che la serie sembra ambientata in una colonia inglese piuttosto che a Londra.
Ma c’è sempre di peggio e allora ecco in arrivo una nuova serie tv incentrata sulla figura di Anna Bolena, la seconda sfortunata moglie di Enrico VIII che sarà rappresentata da un’attrice di colore in barba alla storia e all’iconografia che dura da secoli.
Presto magari qualche regista in cerca di un facile Oscar farà lo stesso con la Madonna.
Già, perché l’aspetto triste di tali sconvolgimenti storici risiede nella certezza di notevoli vantaggi che un artista può ricevere se tocca alcuni tasti dolenti della storia dell’umanità, la discriminazione del “nero” nel caso specifico.
Ora, va tutto bene, si comprende la necessità di eliminare ogni forma di razzismo, di trasmettere in modo subliminale il concetto di integrazione interraziale come avviene costantemente negli spot televisivi, ma non si può raccontare ad un grande pubblico sempre meno informato e “ignorante” una storia che non esiste e della quale francamente non se ne percepisce l’importanza.
Avrebbe senso rappresentare in una fiction Martin Luther King o Gandhi o Toro Seduto con le fattezze di uno svedese?
Certamente no.
Fossi un uomo di colore mi sentirei offeso da questa sorta di legittimazione della mia razza perché lo percepirei come uno stupido risarcimento alla mia presenza al mondo.
Un essere umano lo è a prescindere dal colore della sua pelle, come ho sempre sostenuto e non c’è bisogno di offendere né la sua essenza in modo così ridicolo né la sua orgogliosa storia.
Ma se questa è la tendenza temo che ne vedremo di belle…anzi, sempre di brutte.

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