di GIANNI CARPARELLI-
(dal Libro: “Smettiamola di andare a Messa”, di don gianni carparelli, uscito a gennaio 2024)
Una liturgia profumata di rosa. Sono viterbese, almeno perché qui nato e dove ho ricevuto la mia prima educazione anche religiosa-spirituale. Abitavo in via Cavour, 23 e affacciandomi alla finestra vedevo le macerie della guerra e poi il trasporto della macchina di santa Rosa (“Rose fiorite”, di Salcini, in quegli anni). La devozione alla santa è intrecciata nelle fibre della mia vita. Poi per anni sono stato fuori dell’Italia e solo diciamo recentemente mi sono di nuovo interessato, soprattutto dopo aver visto i lavori dell’architetto, poi amico, Ascenzi. Mi presentai una volta nel suo studio a piazza del Gesù, e domandai: ma cosa pensi quando pensi a una macchina? E ricordo di aver messo una foto della sua prima macchina, Ali di Luce (2003-2008), in un mio libro pubblicato in Canada, Ocean Drops, nel 2009. “Cosa passa per il tuo spirito, non solo artistico, ma spirituale che poi è quasi la stessa cosa… quando ti metti a disegnare una macchina?” Glielo domanderò ancora quando verrà a Castel d’Asso a visitare la mia piccola comunità. Sto da tempo cercando di capire il senso della Liturgia, affinché la nostra fede non inaridisca tra i banchi, ma fiorisca nella vita, come le rose-pane di Rosa. Poi ho assistito, quasi in segreto, al passaggio del 3 settembre 2023. In silenzio assoluto. Volevo assaporare una storia di fede anche se a volte è chiassosa e poi… “passata la festa, gabbato lu santo”. Ho visto, ho ascoltato la banda di Vejano, i commenti di TV2000, il vescovo Piazza che incoraggiava dicendo: “Diamo una volontà al cuore”, e i facchini sudati e entusiasti, il capofacchino come padre e guida, la gente, tanta, con gli occhi sbarrati e pieni di luce, i miei amici che inviavano messaggi dalla Corea, dal Brasile, dal Canada… non so cosa altro aggiungere che già non sappiate.
E pensavo, mentre ammiravo l’andare solenne di una storia antica che per me non nasce nella data ritenuta la prima, del 1654. Per me la prima macchina è stata Rosa stessa quando, più o meno diciamo nel 1245-6, usciva di casa con il suo grembiule pieno di pane e altro per aiutare i tanti poveri abbandonati nelle strade. Quando il padre Giovanni le intimò di aprire il grembiule, racconta sempre la storia della fede che è diversa dalla storia della cronaca, petali di rosa apparvero agli occhi del padre incredulo. Ecco la prima macchina. La macchina di una fede profonda che si trasforma in carità e porta attenzione, aiuto, sorriso a chi fa fatica a vivere.
A questo punto mi sono permesso di fare un salto lungo di secoli e ho cercato di rivedere il nostro cammino della fede e se fosse possibile riportarlo alla “bellezza spirituale” delle origini. Questa Viterbo, la nostra città e luogo della nostra storia, che per un anno si prepara a questi giorni di settembre potrebbe risorgere e sarebbe ora. La festa, di cui andiamo fieri, è una specie di celebrazione della vita e della storia. Condensata in un anno e più, di lavoro e fatica. Parte da un’idea e quest’ultima del 2023, di GLORIA… mi fa pensare alla battuta: tutti i salmi finiscono in gloria, come si usa dire in gergo ecclesiastico. Non importa quello che facciamo o che succede, alla fine va tutto bene o ce lo mandiamo. Debbo ripetere che GLORIA di Raffaele Ascenzi resterà nella storia della bellezza? Dopo l’idea parte poi l’organizzazione: ingegneri, elettricisti, tecnici, discussioni e divergenze, accordo per andare avanti… lavoro immenso e faticoso. Poi la preparazione dei facchini.
C’è dietro una organizzazione perfetta e meticolosa. La città inizia a coinvolgersi anche chiacchierando e regalando opinioni a volte senza senso. Le strade debbono essere messe in sicurezza e pulite. Il Pronto Soccorso è pronto per ogni emergenza. Consigli per non appesantire i balconi e evitare bottiglie di vetro, inviti alla dignità e al decoro… qui non mi dilungo perché è campo di esperti. Intanto nei vari rioni passano le mini macchine (Pilastro, Santa Barbara, Centro storico e altre in formazione…) che sono gioielli di coinvolgimento dei giovani. Il 2 settembre da un po’ di tempo il Vescovo viene invitato a portare il reliquiario con il “cuore” di santa Rosa in elicottero per benedire la città e che, secondo me, per essere “benedizione”, dovrebbe coinvolgere di più i cittadini e le parrocchie. Perché “benedizione” siamo noi se diventiamo il cuore della Santa.
Il pomeriggio, alle 17:30, il corteo storico con 300 figuranti e 130 bambini, i boccioli di santa Rosa, durante il quale ci scorrono davanti secoli di storia e presto ci sarà il ventesimo secolo. Poi la sera, all’imbrunire, il trionfo illuminato della macchina, splendida e non c’è altro da dire. Si chiude la serata del 3 settembre e si entra nel 4 settembre, giornata più spirituale, almeno dovrebbe esserlo. Spirituale e che potrebbe diventare il punto di arrivo e di partenza di un cammino sempre in cammino. Quella celebrazione della S. Messa solenne nel Santuario dovrebbe diventare ed essere sentita come la vita di quelle parole dette secoli fa… “Desiderio desideravi… hoc Pascha manducare vobiscum antequam patiar” (Lc 22:15)… “ho desiderato ardentemente, ho bramato, mangiare con voi questa cena di Pasqua e prima di andare a morire…”. Entriamo dentro questo desiderio del Signore. È in questo momento che il Signore ci dice cosa vuole da noi. Quella “cena” non era solo per mangiare un cibo… o per celebrare una tradizione. Era il momento dell’incontro con la grandezza del Signore che voleva regalarci un messaggio: mangiatemi (io sono il pane della vita… Gv 6) e bevetemi (chi beve dell’acqua che io darò non avrà più sete… Gv 4). Diventate quello che io sono e vivrò risorto nella vostra vita. Fatemi rivivere in voi. Il tema della prossima macchina, sempre di Ascenzi, è: Dies natalis. Splendido. Dobbiamo rinascere sempre e innamorati di luce. Ogni giorno, non ammirando la macchina una volta l’anno. Amatevi, servitevi a vicenda come ho fatto io lavando i vostri piedi, condividete quello che avete, non condannate le persone senza conoscere la loro storia come io ho fatto con l’adultera, vivete in comunione senza divisioni… ecco la vera Liturgia e non solo quella delle cerimonie.
Quella celebrazione con il Vescovo al Santuario, che ha ripreso vita con le suore Alcantarine, dovrebbe significare la sintesi spirituale di un cammino che è sempre in cammino. Fede, Speranza, Carità… soprattutto la Carità-Agape, sono i candelabri che sempre debbono restare accesi tra le nostre mani. Dobbiamo tutti uscire dalla casa di Rosa con un grembiule cha porti aiuto alla nostra città: che sia più accogliente, più pulita, più attenta al disagio, più educata e rispettosa… tutto questo è nascosto nel grem- biule e deve essere distribuito. Se ci dedichiamo a questo non siamo più “andati” a Messa per una devozione storica. La stiamo “vivendo” a ogni passo. E la città si alimenta di pane vero… “Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete… Gv: 6…”. La città si trasforma in presenza del Signore, non solo luogo disordinato di una sopravvivenza di corsa. Quello che facciamo per Santa Rosa, facciamolo tutti i giorni e “vedremo” la nostra piccola bambina, Rosetta o Rosina di Viterbo, camminare in mezzo a noi mentre ci porta verso il bene. Noi la porteremo perché è dentro di noi. Noi la sua macchina vivente mentre cantiamo Gloria e mentre rinasciamo Dies natalis, sempre nuovi come il nostro maestro Gesù che sa infiammare i cuori dei santi, come il cuore di santa Rosa. E la vita si trasforma in Liturgia, dialogo-incontro con il mistero: fate questo in mia memoria. Mistero della fede. AMEN!