ROMA – La Regione Lazio incontra l’associazione Nomadi Digitali Italiani ETS.
L’Ufficio di Scopo per i Piccoli Comuni ed i Contratti di Fiume della Regione Lazio per lo sviluppo di una strategia capace di attrarre i nomadi digitali ed i lavoratori da remoto.
A breve un seminario specialistico rivolto ai 255 piccoli comuni della Regione.
Si è svolto, presso la sede della Regione Lazio di via Rosa Raimondi Garibaldi, l’incontro fra il Presidente dell’Associazione Nomadi Digitali Italiani ETS – Alberto Mattei – e la Responsabile dell’Ufficio di Scopo per i Piccoli Comuni e Contratti di Fiume e Consigliera Regionale – Cristiana Avenali – un incontro finalizzato allo sviluppo di programmazione di attività sinergiche per intercettare il fenomeno sempre più diffuso del nomadismo digitale e dei remote worker. Ben il 64% degli italiani si trasferirebbe e vivrebbe temporaneamente in luoghi dall’alto valore aggiunto e lontano dalla routine cittadina; di questi, il 21% sta già cercando soluzioni per conciliare al meglio la propria vita lavorativa – spesso a distanza – con ritmi di vita più lenti e qualità sociale ed ambientale più elevati.
“L’incontro con il Presidente dell’Associazione Nomadi Digitali ETS– dichiara Cristiana Avenali, responsabile dell’Ufficio di scopo Piccoli comuni e contratti di Fiume della Regione Lazio e Consigliera Regionale – non è stato casuale ma fortemente voluto da entrambe le parti poiché i lavoratori da remoto sono una grande opportunità per uno sviluppo territoriale dei piccoli Comuni (quelli, per intenderci, fino a 5000 abitanti) che costituiscono due terzi dei Comuni dell’intera Regione Lazio ed in cui vivono quasi mezzo milione di abitanti.
“I nomadi digitali ed i remote worker lavorano in settori ad alto valore aggiunto, con competenze che spaziano dalla comunicazione, all’insegnamento e all’information technology – dichiara Alberto Mattei, Presidente dell’Associazione Nomadi Digitali Italiani – e il nostro secondo rapporto sul nomadismo digitale in Italia evidenzia che il 93% dei nomadi digitali e dei remote workers è interessato a vivere temporaneamente in piccoli Comuni e borghi dei territori interni e /o marginali, dove la qualità della vita è decisamente migliore e dove le connessioni sociali ed la qualità ambientale sono superiori rispetto ai centri fortemente antropizzati”.
Le iniziative che verranno messe in atto partiranno con un seminario di approfondimento specialistico per delineare al meglio il fenomeno, rivolto agli amministratori dei 255 piccoli Comuni della Regione, per proseguire con percorsi di formazione verticale sul tema dell’accoglienza di questo importante target.