Relazione investigativa antimafia: “Infiltrazioni mafiose sul territorio dell’alto Lazio caratterizzate dalla presenza di organizzazioni autoctone attive nel narcotraffico, nell’usura, nelle estorsioni”

di REDAZIONE-

VITERBO –  Nella relazione del II semestre 2021 della direzione investigativa antimafia presentata dal ministro dell’Interno e che riguarda le analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso  si legge che “le infiltrazioni mafiose sul territorio dell’alto Lazio parrebbero caratterizzate dalla presenza di organizzazioni autoctone attive nel narcotraffico, nell’usura, nelle estorsioni e nella commissione di reati di tipo predatorio, e dalla presenza di soggetti contigui alle tradizionali organizzazioni mafiose, ed in particolare alla ‘ndrangheta”. A livello regionale ”restano sostanzialmente stabili ad oggi i dati che individuano Frosinone e Latina fra le province laziali più a rischio con un indice di permeabilità medio-alto in quanto collocate rispettivamente al 22esimo e 26esimo posto su 106 province prese in esame, mentre Viterbo e Rieti occupano rispettivamente la 44esima e 45esima posizione”.

Andando ad analizzare i dati relativi al Viterbese nella relazione si legge che è “meritevole di approfondimento lo sfarzoso spettacolo pirotecnico nella strada che costeggia il penitenziario, che sarebbe stato organizzato per festeggiare l’arrivo di 300 detenuti, la maggior parte di alta sicurezza, trasferiti dal carcere di Frosinone a quello di Viterbo. Infatti, diversi fuochi di artificio sono stati eseguiti il 18 novembre 2021 proprio a ridosso delle mura del reparto dove sono reclusi i detenuti dell’alta sicurezza fra cui anche personaggi di spicco (alcuni dei quali condannati all’ergastolo) di camorra, mafia siciliana e ‘ndrangheta. Oltre al fine illecito direttamente perseguito dai sodalizi, in una realtà urbana di poco superiore ai 60 mila abitanti, l’episodio potrebbe essere considerato dalla cittadinanza come un segnale della presenza di gruppi di ‘ndrangheta riconducibili ai Mollica, Trovato, Nucera40, Giampà, Mammoliti, Libri, Zumbo-Gugliotta, nonché ai Piromalli e alle compagini autoctone dei Casamonica quest’ultimi interessati principalmente all’area di Tarquinia e Montalto di Castro dove significativi investimenti hanno portato all’acquisizione di numerose attività”.

Sempre nel dossier relativamente alla Tuscia si legge che “gli interessi delle organizzazioni camorristiche sul territorio viterbese risulterebbero allo stato attuale più contenuti rispetto a quelli di altre formazioni criminali anche se non mancherebbero proiezioni di sodalizi campani anche in queste zone come ad esempio in settori economici soggetti all’influenza da parte di elementi riconducibili al clan Sarno. Da non sottovalutare neanche una nutrita componente di criminalità albanese dedita non soltanto a furti e a reati di criminalità diffusa ma anche a traffici più di stupefacenti su larga scala”. In merito a quest’ultimo aspetto la relazione ricorda l’arresto del 12 novembre da parte della Polizia di Stato di ”3 albanesi protagonisti di numerosi furti in abitazione che il 29 ottobre precedente, per sottrarsi a una normale attività di controllo, avevano anche procurato significative lesioni al volto ad uno degli agenti che stava eseguendo gli accertamenti riuscendo a darsi alla fuga. Le indagini condotte a seguito di quest’episodio hanno anche portato, oltre all’arresto dei responsabili, a un parziale recupero di refurtiva rinvenuta all’interno di in un bungalow sull’Aurelia”. E viene anche ricordata la sentenza, con rito abbreviato, ”che il 29 ottobre 2021 il Tribunale di Roma ha emesso nei confronti di un boss albanese della Tuscia riconosciuto responsabile di un traffico di droga sul litorale sud di Roma. Allo stesso è stata inflitta una condanna di 16 anni per traffico di eroina sul litorale laziale tra Ardea e Pomezia, così come acclarato dalla Polizia di Stato di Roma tra il 2018 e il 2019”. Infine, la relazione indica come nel Viterbese “i clan opererebbero anche in maniera silente riciclando proventi illeciti e per quanto riguarda il traffico di stupefacenti rivolgono l’attenzione non solo alle realtà criminali più frequentate del litorale romano e del basso Lazio, ma anche a rifornire alcune importanti piazze di spaccio delle regioni limitrofe e nella ricerca, seppure rivelatasi illusoria e infruttuosa grazie alla intensa attività investigativa costantemente svolta, di aree meno soggette alla pressione derivante da mirate attività di contrasto”.

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE