Restauro, il comune di Acquapendente ratifica l’adesione al bando di concorso riservato ai comuni ed agli enti ecclesiastici della provincia

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – Con apposita Delibera di Giunta il Comune di Acquapendente ratifica l’adesione al bando di concorso riservato ai Comuni ed agli Enti Ecclesiastici della provincia di Viterbo per iniziative di restauro anno 2021.  Nel predisporre tutte le procedure per richiedere apposito finanziamento alla Carivit, la Giunta presenta la relazione appositamente redatta dal Dottor Andrea Alessi (Direttore del Museo Civico Diocesano)L’Assunzione della Vergine è un pregevole dipinto ad olio su tela (dimensioni 117 x 93 cm), di autore ignoto di ambito laziale e databile indicativamente agli anni 1660-1680. L’opera, già schedata dalla Soprintendenza nel 1993 col n. 12/262656, proviene dalla ricca collezione francescana di opere d’arte, che originariamente arredava sia la chiesa sia il convento annesso, anticamente dedicati a Santa Maria, poi a San Francesco. La collezione, che comprende opere di straordinario valore economico e storico, interessò a più riprese i principali connoisseur della storia dell’arte internazionale, da Bernard Berenson a Federico Zeri, da Fahy a Faldi, catturando l’interesse recente di studiosi di indiscusso valore scientifico come Claudio Strinati e Marco Ciampolini. Oltre quaranta opere d’arte pittorica che anticamente arredavano gli ambienti del convento e della chiesa di San Francesco, oggi costituiscono una delle più cospicue collezioni artistiche dell’alto Lazio, con opere di pregio che sono testimonianza dell’attività artistica di pittori provenienti da luoghi, scuole e formazioni diverse, attratti dall’importanza che storicamente e politicamente Acquapendente aveva rivestito nei secoli. Questo, assieme alla particolare collocazione del luogo, ubicato al confine di tre regioni (Lazio, Toscana e Umbria) e attraversato dalla via Francigena, concorsero a farne una tappa obbligatoria per molti fedeli, artisti, letterati e intellettuali che, provenienti da aree contigue, intesero lasciare testimonianza del loro passaggio in queste terre. Così è stato per il Maestro di Marradi che lasciò nella chiesa, presso l’altare della Madonnella, una pregevole tavola a tempera raffigurante la Madonna che adora il Bambino con il San Giovannino, opera il cui valore economico risalta in modo netto anche dalle carte ottocentesche. Stesso discorso per la tavola di Sano di Pietro raffigurante il San Bernardino, sempre per la medesima chiesa (altare Taurelli), che è certamente frutto di una donazione documentata nel 1488, ma è anche uno dei tre esemplari documentati in provincia di Viterbo sicuramente riferibili all’artista senese. A questi artisti, oggi noti, se ne aggiungono altri grazie al recente scandaglio delle fonti archivistiche, mai sufficientemente indagati dalla storiografia contemporanea. E così, dalla lettura delle carte, emergono nomi di alto livello e acclarata bravura, come Francesco, Antonio e Giuseppe Nicola Nasini, oltre a Pietro Sorri, Giacomo Collini, Giacomo Stella, Girolamo Muziano, Terenzio Terenzi detto il Rondolino Pesarese e moltissimi altri, tra cui anche il responsabile del nostro dipinto, qui oggetto di indagine. Ignoto di ambito laziale, Assunzione della Vergine, olio su tela, 1660-1680, Museo della città – civico e diocesano di Acquapendente (proveniente dal complesso di San Francesco di Acquapendente). L’opera, di alta qualità artistica, è riconoscibile in uno dei “20 quadri in chiesa” (di cui vengono espressamente citati i soggetti di soli 8), oppure, con maggiore probabilità, in uno dei 16 dipinti documentati in sacrestia (di cui vengono citati solo 4) dell’inventario stilato alla presa di possesso del Fondo per il Culto nel 1873 (p. 1, n. 44). Gli altri 18 inventari, sia pregressi sia seguenti alla succitata presa di possesso non fanno esplicita menzione dell’opera, neanche nell’inventario antecedente all’istituzione della Pinacoteca (2010) e successivo alla schedatura operata dalla Soprintendenza (1993), stilato da Padre Bernardo Guancini nel 2003. Dal punto di vista iconografico l’opera rappresenta un dogma di fede della Chiesa cattolica, secondo il quale Maria, madre di Gesù, al termine della sua vita terrena, andò in paradiso in anima e corpo. Il culto si è sviluppato a partire dal V secolo, diffondendosi e radicandosi nella devozione popolare. Il 1º novembre 1950, papa Pio XII, proclamò il dogma con la costituzione apostolica con la seguente formula: «La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Tuttavia, non venne chiarito se l’Assunzione di Maria sia stata preceduta o meno da sonno profondo o da morte naturale (Dormitio Virginis, espressione che in effetti può riferirsi sia ad un sonno che alla morte naturale): pertanto il trapasso di Maria (o dormizione) non è oggetto di dogma nel culto cattolico. L’immagine della Vergine viene qui riproposta trionfante e in preghiera (ma con le mani aperte, nel gesto dell’Orante), secondo i modelli diffusi sia in ambito emiliano sia in ambito romano tra la metà del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo. Molti i riferimenti a cui guardò con attenzione l’artista responsabile di questa versione, che volutamente rimandano alla produzione nota di Annibale Carracci o Guido Reni, senza dimenticare gli esempi di Passignano e di Lorenzo Sabatini. L’ardito e riuscito scorcio del corpo e del viso della Vergine, così come i passaggi cromatici e il trattamento dei panneggi e delle volumetrie, volutamente interessate dal vento, fanno pensare ad un artista certamente non secondario nel panorama pittorico del Seicento. Altrettanto interessanti e ben eseguite sono le fisionomie degli angeli e dei cherubini che accompagnano la Madonna nella sua ascensione in cielo. I colori: azzurri, rosa e le terre che sfumano in lieve penombra nei punti periferici del dipinto, si accendono al contrario nel registro centrale, dove volteggia una Vergine pervasa da un’aria immateriale e ultraterrena”.

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