CANEPINA (Viterbo)- Riceviamo e pubblichiamo: “Per ALBERTO SCALA (nato a San Vito sullo Ionio il 1938 e morto a Canepina il + 27/X/2024. Funerale: 28/X/24 – Collegiata Canepina. Ogni celebrazione ha una parola chiave per capire il tutto. Oggi la parola è ALBERTO.
Alberto. Un canepinese autentico doc, ma nato a S. Vito sullo Ionio…
Visitando un mio amico italo canadese nato a Copanello (CZ) nella sua casa proprio sopra la scogliera delle vasche di Cassiodoro)… la mattina mi fece ammirare la bellezza dell’alba… un sogno. Non si può nascere e crescere in certi ambienti senza che la bellezza della natura entri negli occhi e nella vita. Questo è Alberto… un’alba che giorno dopo giorno stuzzica l’anima… Dopo il Vangelo mi permetterò di scandagliare l’anima di Alberto. Perché questa è e sarà sempre in mezzo a noi. Iniziando la nostra celebrazione sentiamoci umili davanti alla bellezza del mistero della vita che in alcuni brilla più che in altri….” la gloria di Colui che tutto move/per l’universo penetra e risplende/in una parte più e meno altrove…” ricordate Dante? Che Alberto amava alla follia…. (Paradiso canto 1)… in Alberto la gloria del creato brillava di una luce che accecava… e lui la viveva nella semplicità e umiltà delle persone veramente speciali… A volte noi ci facciamo grandi di cose inutili invece… chiediamone perdono per diventare migliori….
Riflessione dopo il Vangelo
“Il viaggio nell’anima”: presentato il 5 dicembre 2015 in Collegiata, con illustrazioni di Martina Benedetti… ricordate? Con la prefazione del Prof. Rizzacasa presidente della Società Filosofica Italiana sezione Viterbo, presente a questa celebrazione. Scriveva Alberto:
“A ognuno di noi in un periodo imprecisato della vita, capita di chiedersi: Chi sono veramente io?…… per questa domanda e altre ho sentito il bisogno di fare u viaggio nell’anima (= la vita non soltanto quella del corpo e sue esigenze, ma tutto quello che ci rende umani…) per esaminarla, Per capire la sua reazione… e scovare quanto in lei ci sia di silenziosamente operante… (Retro copertina)
Alberto: Uomo del rinascimento moderno che tarda ad arrivare: colto, generoso, arte, poesia, letteratura, filosofia, informatica, storia di Canepina…. Mi ricorda l’inizio dell’Odissea: “Musa quell’uom di multiforme ingegno dimmi che molto errò… che città vide molte e delle genti l’indol conobbe…”. E Alberto… molto errò….(nel suo senso di andare e andare…), era un pellegrino dell’anima e della vita, alla ricerca di risposte alle sue domande… nei campi della cultura e delle scienze… e conobbe l’animo umano…
… ci sguazzava dentro con rispetto… sempre pronto, con Betty, a dare una mano competente e rispettosa… non c’è stata una necessità di ogni tipo che non abbia incontrato la sua e la loro mano aperta… A volte mi domando…. Ma cosà è la fede… cosa è il cristianesimo… cosa è una vita piena di vita?… Guardo quella bara e la vedo brillare di luce…
Ci sono dei momenti dove solo la poesia riesce a raccontare i segreti della vita. Il pensiero che indaga=la filosofia, e la intuizione narrata nella poesia che li racconta camminano insieme. Platone definiva la poesia ispirazione di Dio…e non mi inoltro a indagare Aristotele… come farebbe Alberto.
Una delle sue poesie racconta questo suo indagare ma sempre con i piedi per terra… per 30 anni ha fatto il sarto a Roma…
Cosa è la poesia …. (scriveva Alberto nel 2019):
E’ sentire ovunque
Quello che altri non sentono
E vedere quello che altri non vedono;
avere sensazioni! E’ tradurre, queste, in musicali parole,
che sappiano trasmettere anche il canto
delle loro, intime, atmosfere.
Capire, intuire con la poesia che racconta le profondità dell’anima, cioè della vita vera non quella sprecata di tanti nella nostra società… non è facile. Ma se ci si riesce è come entrare nel mistero profondo della persona e delle cose e vedere… vedere… quello che altri non vedono. La vita non è la copertina colorata di un libro. La vita è un libro che va letto tutto per capire il filo conduttore. Per capire una persona dobbiamo fare uno sforzo e mai fermarci a una riga o a una pagina anche se interessante… anche se stonata…
Termino questa mia breve riflessione invitandovi a continuarla… per una persona non canepinese che amava Canepina più di tanti di noi, perché la rispettava, perché aiutava tutti noi a crescere, perché conosceva tutto di questo paese e il museo delle tradizioni popolari sempre pronto a spiegare a tutti…questo è amare un paese e i suoi abitanti.
Nelle stanze della Segnatura in Vaticano in una delle volte c’è un affresco di Raffaello (del 1508 “Allegoria della poesia”, 180×180). E’ raffigurata con un libro (destra in basso) cioè: gli occhi sulla realtà, e poi una lira (da dove: lirica, a sinistra più in alto) nelle mani…
…“numine afflatur” ispirata da Dio…
Alberto aveva una mano verso i suoi libri per indagare e capire e una verso la sua ricerca del sapere… quasi aggrappandosi alla visione del mistero della vita… Amici miei questa è la vera fede, fatta non di banchi e candele ma di vita vissuta nella dignità e nell’abbraccio per tutti.
Grazie ALBERTO…. Numine afflatur, ispirato da Dio.
In questi giorni un amico ci ha lasciati. Alberto Scala. Da anni viveva a Canepina (Vt). Il vuoto che ci ha aggrediti si è subito arricchito della memoria di lui, una persona che racchiudeva una ricchezza umana e spirituale ricca come la “La gloria di Colui che tutto move/per l’universo penetra e risplende/in una parte più e meno altrove…” (Paradiso, 1). L’ho conosciuto piano piano, nel tempo e nella frequentazione. Un maestro di vita. Autodidatta con una cultura immensa in ogni campo dello scibile umano. Sarto di professione ha saputo cucire per la sua vita un abito firmato da lui. Membro onorario della Società Filosofica Italiana (sez. Viterbo). Leggendo il Vangelo di Marco, cap. 9, ho pensato alla libertà spirituale di Gesù e alla libertà spirituale di Alberto. Libertà senza compromessi e senza falsità. Libertà nel pensiero e nel rispetto per la natura e gli esseri viventi. Sapeva vedere la dignità anche se a volte inquinata dalla umanità degli esseri umani. Era libero, non etichettabile. Ma aveva il dono del rispetto. Il dono di una mente aperta e non ingessata in dogmi e abitudini intoccabili. Io in Alberto ho sentito la presenza di una pennellata di divino. C’è in tutti noi. Ma in alcuni risplende di più. Era, come diceva Virgilio nella Eneide, e poi dipinto da Raffaello nelle stanze della Segnatura, “numine afflatur”, ispirato da Dio. Oggi Alberto mi ricorda la finezza del divino e dell’umano che cerca di capire e vivere. In fondo siamo tutti invitati a celebrare il matrimonio tra “divino e umano”. Come Cristo nel Vangelo”.
Don Gianni Carparelli