di FRANCESCO MATTIOLI-
Aveva ragione Maurizio Costanzo, quando diceva che la televisione predilige gli strani, gli eccentrici, i maleducati, i provocatori, i presuntuosi, i prevaricatori. E lui era uno specialista nel trovare e lanciare sul piccolo schermo questi personaggi, perché da professionista della comunicazione, sapeva perfettamente che sono questi ad attrarre, incuriosire, emozionare perfino a divertire il pubblico e a fare audience. D’altronde il fine ultimo di una emittente è fare share, perché lo share produce pubblico e il pubblico attira pubblicità e la pubblicità, pagando, sostiene l’emittente, RAI compresa nonostante il canone a suo favore. Poi c’è chi fa programmi trash come Uomini e donne, raffinati come Belve, provocatori come Le iene, emozionabili come Ballando con le stelle (dove prima o poi piangono tutti), e accanto a personaggi seriosi che se la tirano, emergono i maleducati di mestiere, i volutamente malmessi, i comari, i mestieranti della polemica e soprattutto si è ormai affermata la figura dell’ “opinionista” (che non si sa cosa significhi veramente, visto che le opinioni ce le hanno tutti e in latino opinio esprime dubbio e precarietà di giudizio), che sa poco o nulla di tutto ma straparla di tutto innescando giudiziosamente la dovuta e ben remunerata miccia della discussione da bar. Tendenze che nei social hanno assunto dimensioni planetarie e persino pericolose, lanciando nella mischia il cianciare di sordidi personaggi in cerca di followers di bocca buona e di testa vuota. E non è che la TV di Stato, che dovrebbe avere pur qualche limite per così dire istituzionale, ci vada piano. Attendiamo quasi con ansia di sapere come si regolerà la Rai con due personaggi sotto contratto come Guillermo Mariotto, che saluta senza spiegazioni il programma in cui è giurato, e Teo Mammucari, che fugge d’improvviso da Belve e manda a fan c. a microfoni aperti la conduttrice Fagnani. Cose che non offendono tanto le conduttrici o l’azienda, quanto il pubblico che paga il canone. Anche se sotto sotto, proprio per l’emergere glorioso del peggio in tivvù, non è escluso che il pubblico si goda il momento.
Così, alla fine si conferma l’adagio, vecchio quasi di centocinquant’anni, di John B. Bogart che” se il cane morde l’uomo non è una notizia, se l’uomo morde il cane lo è”…
La politica, peraltro, sta pericolosamente seguendo l’andazzo. Chi governa, sia un paesotto che una nazione, tende a manifestare deliri di onnipotenza alla “adesso ti faccio vedere io come si fa” senza alcuna cura delle idee e delle sensibilità altrui. Chi invece è all’opposizione è seriamente convinto di possedere le chiavi del sapere e dei destini del mondo, bollando come sbagliato, grave e molesto tutto ciò che non esce dalla propria testa. Il tutto mediante meditate sceneggiate. Il singolare risultato è che, a parti invertite, nulla cambia. Quel che conta è gridare forte; la voce funziona più dei fatti, perché tanto dei fatti si può sempre azzardare una interpretazione e una giustificazione diversa, quel che conta veramente è gridare al ladro, piuttosto che opporsi al ladro.
Ed è un peccato perché si riduce lo spazio di chi invece sui media tenta di fare cultura, di muovere la ragione, il rispetto, la dignità umana e il sostegno vero nei confronti del prossimo. Ribattei a Costanzo che, per fortuna, i media accoglievano tutti, anche la gente per bene, nonostante che per questa fosse più difficile fare audience presso un pubblico sempre più interessato e abituato alla mischia. Costanzo, che era un saggio, annuì con un lampo di furbizia negli occhi, ricordandomi che fin dai tempi dell’antica Roma si alternavano i circhi dei gladiatori ai ginnasi dei filosofi, ma che i primi erano più frequentati dei secondi, anche se erano questi ultimi a far progredire il mondo.
Insomma, viviamo in una società strana. Si vedono molti che si arricchiscono con il mestiere del polemista da tastiera o da talk show, e altri che fanno quasi la fame perché praticano il rispetto delle persone E non è che i primi evitino di guardarsi allo specchio per non vergognarsi di quelle che fanno, tutt’altro… si godono il successo e addirittura la riverenza degli altri. Certo soldi e prestigio sociale non sono tutto. Ma sarà vero? E’ uno interrogativo, uno scrupolo che oggi – abituati a scambiarci ragioni, a perseguire giustizia e uguaglianza, a voler capire – ci porta troppo lontano, fino ad un insoddisfacente “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.