Riordino aree naturali protette, Panunzi: “Nessuna fretta. Si ascoltino i territori”

ROMA – Questa mattina ho preso parte ai lavori della Commissione Agricoltura e Ambiente per ribadire un concetto fondamentale: non si abbia fretta nell’approvazione della proposta di legge n. 186 del 10 gennaio 2025 sul riordino delle aree naturali protette. È essenziale ascoltare i territori e i soggetti direttamente coinvolti per garantire una riforma che tuteli la biodiversità e valorizzi il lavoro svolto finora dalle amministrazioni locali.

Si tratta di un provvedimento che intende dare attuazione alla legge regionale del 6 ottobre 1997, n. 29, la quale, all’art. 39, comma 6, stabiliva che la Giunta regionale sottoponesse al Consiglio proposte di adeguamento delle leggi istitutive delle aree protette entro un anno dalla sua entrata in vigore. Ebbene, quell’anno era il 1997. Oggi siamo nel 2025 e il contesto è profondamente cambiato.

La proposta di legge 186/2025 prevede l’affidamento della gestione di alcune aree protette a nuovi soggetti subentranti e l’istituzione di tre nuovi enti gestori: l’ente ‘Alta Tuscia’ per la riserva naturale di Monte Rufeno, la riserva naturale Selva del Lamone e il monumento naturale Bosco del Sasseto; l’ente ‘Parchi della Bassa Tuscia e dei Monti della Tolfa’ per la riserva parziale naturale Monterano, il parco suburbano Martoranum e il parco dell’antichissima città di Sutri; e l’ente ‘Parchi del Litorale Nord e della Maremma Laziale’ per la riserva naturale di Macchiatonda, il monumento naturale di Pyrgi e il monumento naturale della Frasca. Questo riordino comporta il subentro di nuovi gestori rispetto ai comuni o ai consorzi che per anni hanno investito e puntato sullo sviluppo di queste aree.

Di fronte a una riforma così rilevante, il mio appello è chiaro: non si proceda con fretta. È necessario garantire un ampio confronto con i territori, le comunità locali e tutti i soggetti coinvolti.

Durante i lavori della Commissione, è stato significativo anche l’intervento dei rappresentanti del WWF, che hanno sottolineato un punto saliente: al di là della governance è fondamentale il rispetto della tutela ambientale e la conservazione della biodiversità che rende uniche le nostre aree protette. A tal fine forse sarebbe prioritario introdurre dei parametri capaci di segnalarci efficienze gestionali relative al proseguimento della salvaguardia ambientale, delle biodiversità a presidio di specificità tipiche di ogni territorio.

Per questo ribadisco con forza: nessuna fretta nell’ascoltare contributi, approfondimenti, esperienze di decenni che hanno fornito alle aree tutelate in esame dei connotati legati in modo simbiotico con le comunità locali.
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