ROMA – Questa mattina ho preso parte ai lavori della Commissione Agricoltura e Ambiente per ribadire un concetto fondamentale: non si abbia fretta nell’approvazione della proposta di legge n. 186 del 10 gennaio 2025 sul riordino delle aree naturali protette. È essenziale ascoltare i territori e i soggetti direttamente coinvolti per garantire una riforma che tuteli la biodiversità e valorizzi il lavoro svolto finora dalle amministrazioni locali.

La proposta di legge 186/2025 prevede l’affidamento della gestione di alcune aree protette a nuovi soggetti subentranti e l’istituzione di tre nuovi enti gestori: l’ente ‘Alta Tuscia’ per la riserva naturale di Monte Rufeno, la riserva naturale Selva del Lamone e il monumento naturale Bosco del Sasseto; l’ente ‘Parchi della Bassa Tuscia e dei Monti della Tolfa’ per la riserva parziale naturale Monterano, il parco suburbano Martoranum e il parco dell’antichissima città di Sutri; e l’ente ‘Parchi del Litorale Nord e della Maremma Laziale’ per la riserva naturale di Macchiatonda, il monumento naturale di Pyrgi e il monumento naturale della Frasca. Questo riordino comporta il subentro di nuovi gestori rispetto ai comuni o ai consorzi che per anni hanno investito e puntato sullo sviluppo di queste aree.
Di fronte a una riforma così rilevante, il mio appello è chiaro: non si proceda con fretta. È necessario garantire un ampio confronto con i territori, le comunità locali e tutti i soggetti coinvolti.
Durante i lavori della Commissione, è stato significativo anche l’intervento dei rappresentanti del WWF, che hanno sottolineato un punto saliente: al di là della governance è fondamentale il rispetto della tutela ambientale e la conservazione della biodiversità che rende uniche le nostre aree protette. A tal fine forse sarebbe prioritario introdurre dei parametri capaci di segnalarci efficienze gestionali relative al proseguimento della salvaguardia ambientale, delle biodiversità a presidio di specificità tipiche di ogni territorio.
Per questo ribadisco con forza: nessuna fretta nell’ascoltare contributi, approfondimenti, esperienze di decenni che hanno fornito alle aree tutelate in esame dei connotati legati in modo simbiotico con le comunità locali.