Ritorno a scuola: oltre 2 mila presidi, di cui 13 della Tuscia, chiedono la Dad per 15 giorni

di REDAZIONE –

Lunedì 10 gennaio riaprono le scuole, ma sorgono le polemiche e le preoccupazioni di fronte all’impennata dei contagi. Preoccupazioni che sono state anche esternate da parecchi presidi, tra cui 13 della Tuscia, che hanno inviato un appello al premier Draghi e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, chiedono l’attivazione della Dad per due settimane. I presidi della Tuscia che hanno firmato l’appello sono: Clara Vittori, liceo Mariano Buratti (Viterbo) – Maria Cristina Baleani: Ic Carmine (Viterbo) – Laura Piroli: Iiss Vincenzo Cardarelli (Tarquinia) – Romeo Di Leo: Cpia Giuseppe Foti (Viterbo) – Simona Cicognola: Ic XXV Aprile (Civita Castellana) – Rosaria Faina: Ic Paolo Ruffini (Valentano) – Luca Damiani: Itt Leonardo Da Vinci (Viterbo) – Claudia Prosperoni: liceo Paolo Ruffini (Viterbo) – Giovanna Diana: Ic Pio Fedi (Viterbo) – Simonetta Pachella: istituto Orioli (Viterbo) – Stefania Geremicca: Ic Canevari (Viterbo) – Maria Luisa Iaquinta: Ic G. Nicolini (Capranica) – Paola Adami: istituto Fratelli Agosti (Bagnoregio). Nella Tuscia è stata registrata ieri la positività di 56 minorenni. Per i presidi, la nuova variante Omicron è molto contagiosa, soprattutto nella fascia più giovane della popolazione e la classe diventa un ambiente a rischio contagio. A dimostrazione di ciò molti casi di quarantene che sono state attivate nella Tuscia anche durante le festività natalizie, con il contagio di studenti negli ultimi giorni prima della pausa natalizia. Per i dirigenti scolastici si creerà con il rientro dal 10 gennaio, una situazione di rischio, visto che già in questi giorni le aziende sanitarie non riescono a garantire la rapidità dei tamponi. 15 giorni di lezioni a distanza, quindi, sarebbe preferibile in questo periodo rispetto ad una situazione che provocherà sicuramente interruzioni di lezioni e rischi contagi per studenti, docenti e rispettive famiglie. L’appello è stato firmato da oltre 2 mila presidi, ma la risposta del ministro Bianchi è stata categorica: “Nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza”.

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