Roberto Fico a Viterbo: un bagno nei valori fondanti per il Movimento Cinquestelle di Viterbo

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO – Palco minimalista per ospitare uno dei più amati leader del M5stelle italiano, Roberto Fico, 50-enne in ottimo stato di forma, presidente della Camera dei deputati dal 2018 al 2022: quattro seggiole e due microfoni sul boccascena del teatro S. Leonardo di Viterbo. Ospite dei pentastellati viterbesi, insieme a Fico, anche l’altrettanto sempreverde senatrice Alessandra Maiorino, frequentatrice assidua della nostra provincia.
Presentatore dell’evento Massimo Erbetti, coordinatore provinciale del movimento, moderatore-intervistatore-provocatore il giornalista viterbese Carlo Galeotti.

Tra ospiti e pubblico si è instaurato immediatamente un palpabile fluido di intesa e simpatia, scandito da frequenti applausi.
Tema dell’incontro la spinosa questione dell’autonomia differenziata e quello andato in scena alle 15:00 di sabato 9 al teatro S. Leonardo di Viterbo è stato probabilmente il primo dibattito pubblico locale su questo cruciale argomento.
Fico e Maiorino hanno ribadito la ferma opposizione del movimento 5 stelle a questa poderosa modifica degli assetti costituzionali italiani che prevede il trasferimento fino a 23 importanti materie politico-amministrative dallo stato alle regioni attraverso un meccanismo “à la carte”, per cui ciascuna regione, dopo un negoziato con lo stato, potrà appropriarsi di tutte o parte delle predette materie.
Il sistema costituzionale attualmente in vigore è basato su un certo grado di autonomia politico-amministrativa uguale per tutte le regioni a statuto ordinario, con lo stato centrale titolare delle materie strategiche: politica estera, difesa, politica economica etc.; contitolarità con le regioni su altre materie e totale delega delle materie correlate alla politica del territorio.
In capo allo stato anche la determinazione dei famosi LEP, i Livelli Essenziali di Prestazione, ossia gli standard comuni dei servizi al cittadino rispetto ai quali le regioni si possono discostare soltanto in senso migliorativo.
Con la “riforma Calderoli” le materie devolute alle regioni saranno grandemente aumentate e il rischio paventato dai pentastellati è quello di una caduta del valore solidaristico connaturato nell’attuale assetto costituzionale italiano e un progressivo aumento delle disuguaglianze. Un esempio citato in modo ricorrente da Fico e Maiorino è stato quello dell’istruzione: se la riforma Calderoli concludesse il proprio iter legislativo senza modifiche ciascuna regione potrebbe dotarsi di un proprio particolare ordinamento scolastico e bandire propri concorsi per il personale docente, ATA e dirigente. Medesimo discorso per la politica fiscale, che può prevedere anche il trattenimento in regione delle entrate fiscali derivanti dalle imposte a carico dei propri cittadini.
Carlo Galeotti ha condotto il dibattito coniugando le posizioni politiche pubbliche con domande indagatrici sui vissuti privati dei due titolati ospiti, che forse non si aspettavano richieste così dirette. L’effetto finale è stato quello di far riemergere i valori fondanti storici del movimento e le motivazioni profonde che hanno spinto molte persone a praticare l’attivismo politico.

 

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