Roma, in poche ore due aggressioni in carcere a Regina Coeli contro agenti di polizia penitenziaria

ROMA- Sembra davvero non avere fine la spirale di violenza che contraddistingue la Casa circondariale Regina Coeli di ROMA. In poche ore, infatti, denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, si sono verificate due distinte aggressioni da parte di alcuni detenuti a tre poliziotti penitenziari. Come spiega il segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Maurizio Somma, “la situazione nel carcere di Regina Coeli è davvero allarmante. Le due aggressioni hanno visti per protagonisti altrettanti detenuti. Nel primo episodio, il poliziotto in servizio presso l’ufficio spesa era stato, questa mattina, nella sorveglianza a vista ad un detenuto egiziano del VII Reparto. Quando ha aperto la cella per andare al passeggio, il collega è stato aggredito con una lametta che gli ha procurato vari tagli sul collo e sulle braccia e scaraventato dentro la cella. L’intervento dell’assistente di Polizia che si trovava sul piano (anch’esso prestato da un’altra Sezione) ha impedito che l’azione del detenuto fosse portata a ulteriori e più gravi conseguenze. Anche l’assistente intervenuto ha riportato contusioni in varie parti del corpo. Gli agenti sono poi stati immediatamente condotti presso il vicino pronto soccorso, assai provati fisicamente e psicologicamente. A seguire, un altro detenuto ha colpito un agente con un manico di scopa e pugni più volte, dove sono state necessarie le cure presso il locale pronto soccorso. Una violenza folle ed inaccettabile, in cui anche la mancanza di adeguati provvedimenti disciplinari e penali verso i detenuti che alterano l’ordine e la sicurezza interna, aggredendo e ferendo il personale di Polizia Penitenziaria, è un segnale estremamente negativo per la stessa tutela ed incolumità fisica degli Agenti”.

Somma stigmatizza i due gravi episodi ed esprime solidarietà ai poliziotti coinvolti: “Con questi ulteriori gravi eventi critici sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Regina Coeli: ma quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri, siamo in balia di questi facinorosi. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni… Abbiamo bisogno di personale, il rischio fa parte del nostro lavoro, ne siamo consapevoli, ma giocare al massacro con livelli di sicurezza che non permettono minimamente di tutelare l’incolumità dei lavoratori non è accettabile!”. “Il SAPPE”, conclude, “accusa ancora una volta l’Amministrazione Penitenziaria di scarsa attenzione sulla problematica dei detenuti stranieri che sta rendendo il lavoro della Polizia Penitenziaria sempre più difficile”.

“La cosa più grave che emerge da queste giornate di follia”, aggiunge il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece, “è che nulla l’Amministrazione riesce a realizzare per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: “Al Capo DAP Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi della gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”. Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.

 

 

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