Roma, suicida in cella a Regina Coeli detenuti di 21 anni con sospetta scabbia

ROMA – Un detenuto di 21 anni, ristretto nel carcere romano di Regina Coeli, si è tolto la vita oggi. Vano il pur tempestivo intervento dei poliziotti: il ragazzo era solo in cella, con sospetto di essere affetto da scabbia. A dare la notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: “Invito le Autorità istituzionali e regionali ad attivare, da subito, un tavolo permanente regionale sulle criticità delle carceri, che vedono ogni giorno la Polizia Penitenziaria farsi carico di problematiche che vanno per oltre i propri compiti istituzionali, spesso abbandonata a sé stessa dal suo stesso ruolo apicale”, dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE. Per Capece, “chiunque, ma soprattutto chi ha ruoli di responsabilità politica ed istituzionale, dovrebbe andare in carcere a Roma Regina Coeli a vedere come lavorano i poliziotti penitenziari, orgoglio non solo del SAPPE e di tutto il Corpo ma dell’intera Nazione. L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 25mila tentati suicidi ed impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”, evidenzia.

Capece mette sotto accusa la gestione delle carceri da parte dell’attuale Capo del DAP Giovanni Russo: “La sua gestione è fallimentare: non fa praticamente nulla, vive isolato dai “suoi” uomini e non sappiamo neppure che faccia abbia, essendo evidentemente allergico al confronto con i Sindacati. Non ci incontra e non fa nulla, quando invece dovrebbe intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza”. Ed anche al responsabile regionale penitenziario del Lazio, Maurizio Veneziano, non fa sconti: ““La situazione nel Lazio, in cui sono detenute oggi oltre seimila persone è sempre più critica. Il personale è sempre meno, anche a seguito di questi eventi oramai all’ordine del giorno. Il personale di Polizia Penitenziaria è allo stremo e, pur lavorando più di 10/12 ore al giorno, non riesce più a garantire i livelli minimi di sicurezza. Fino a quando potrà reggere questa situazione? Ma quanto può resistere ancora il personale delle quindi carceri laziali, in emergenza ormai ogni giorno? E quando si decideranno i nostri Uffici del PRAP di Roma a prendere provvedimenti?”.

 

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