Roma, visita sindacale del Sappe nel carcere di Regina Coeli

ROMA- Capece (SAPPE): “Il carcere romano di Trastevere regge solamente grazie al personale di Polizia Penitenziaria. Urgenti gli interventi da adottare. Lunedì visita del SAPPE sui luoghi di lavoro”

Proseguono le visite del SAPPE in alcune delle carceri della Nazione. E lunedì 5 febbraio, alle 10, è in programma, a Roma, la visita nel carcere di Regina Coeli da parte del Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato CAPECE, accompagnato dai quadri sindacali regionali guidati dal segretario nazionale Maurizio Somma e dal responsabile regionale Luca Ripa. “Sono stati numerosi gli eventi critici accaduti a Regina Coeli negli ultimi mesi: aggressioni, risse, tentate evasioni. Pensate: in soli sei mesi si sono contati 117 atti di autolesionismo, 4 suicidi e 31 sventati, 169 colluttazioni e 51 ferimento. Quel che è successo è grave ed è anche la risultanza della sottovalutazione degli allarmi lanciati da tempo dal SAPPE su Regina Coeli da parte dei vertici ministeriali”, denuncia Capece, che torna a denunciare come quel che avviene da mesi nella Casa circondariale di Trastevere: “Cosa aspettano ad intervenire i responsabili della sicurezza del distretto penitenziario del Lazio e del Dipartimento?”. Il leader del SAPPE si rivolge in particolare al provveditore regionale del Lazio Siciliano: “Regina Coeli regge grazie alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria, ai quali va detto non una ma cento volte grazie: ma non possono e non devono essere più lasciati soli! Al Provveditore Maurizio Siciliano rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi che sono prioritari, ovvero la gestione dei detenuti che sono anche malati psichiatrici, la riorganizzazione degli istituti del Lazio e la media sicurezza, l’impennata di eventi critici. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”. Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti: “perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo”.

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