“Safer Internet Day”, nel Lazio il 75% di bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni

ROMA – In vista della Giornata mondiale per la sicurezza in Rete (Safer Internet Day 2024), che ricorre il 6 febbraio, istituita e promossa dall’Unione Europea per riflettere sull’uso consapevole degli strumenti tecnologici e sul ruolo attivo che possono avere i giovani utilizzando la Rete, Save the Children sottolinea l’urgenza di creare ambienti digitali sicuri per bambine, bambini e adolescenti e di affrontare opportunità e rischi della rivoluzione in atto.

L’Organizzazione, in particolare, evidenzia la necessità di prestare la massima attenzione ai trend di abbassamento dell’età media nell’utilizzo delle tecnologie digitali e all’aumento del tempo medio trascorso on line da parte dei più giovani, soprattutto dopo la pandemia.

Nel Lazio, il 75% di bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni utilizza internet tutti i giorni (al di sopra della media nazionale del 73%), e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone (65,5% contro una media nazionale del 65,9%).

Nonostante le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – accolte anche in Italia dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) – di non utilizzare dispositivi digitali per i bambini di età inferiore ai 2 anni, secondo una recente indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 22,1% dei bambini di 2-­5 mesi passa del tempo davanti allo schermo (tv, computer, tablet o smartphone), per la maggior parte per meno di un’ora al giorno. I livelli di esposizione crescono con l’aumentare dell’età: se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambine e bambini che ha un’esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, quasi 3 su 5, di poco superiore nel Lazio (59,3%), dove il 2,2% di bambini è esposto per tre o più ore al giorno[1].

Se per molti ragazzi stare in Rete, scambiarsi contenuti e messaggi, rappresenta un elemento di apertura al mondo, di fuoriuscita dall’isolamento con la possibilità di scoprire nuovi interessi e condividerli, per altri l’esposizione in Rete produce ansia o può portare ad una sovraesposizione digitale e ad una vera e propria forma di dipendenza: nel Lazio le ragazze e i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che mostrano un uso problematico dei social media sono il 12%, inferiore alla media nazionale, che è del 13,5%. Sono soprattutto le ragazze a soffrirne e l’età più critica è quella dei 13 anni: tra le principali motivazioni dell’uso intensivo dei social media c’è quello di scappare da sentimenti negativi. Per quanto riguarda, invece, i videogiochi, nella regione il 22,7% dei giovani di 11, 13 e 15 anni ne fa un uso problematico (la media nazionale è del 24%): qui sono però i ragazzi ad essere più esposti e l’età di maggiore esposizione, in questo caso, si abbassa a 11 anni[2].

Benché ancora non esista una definizione univoca di dipendenza da internet[3], nel Lazio, le strutture sanitarie che si occupano, tra gli altri servizi, di questo tipo di dipendenze sono 4 e si trovano a Roma e Frosinone (Ceccano).

Gli atti di cyberbullismo continuano ad essere protagonisti in rete soprattutto tra gli 11 e i 13enni e nel 2022 hanno segnato una crescita: nel Lazio gli adolescenti vittime di questi episodi sono il 15,6%.[4].  Un uso intensivo di internet è associato anche a una maggior rischio di sovrappeso o obesità, a causa dell’inattività (navigare a lungo vuol dire stare molte ore seduti, per lo più fermi), e per le cattive abitudini alimentari legate all’iperconnessione: nel Lazio il 20,7% dei ragazzi è in sovrappeso o obeso, un valore leggermente inferiore alla media nazionale che è del 22,6%.[5]

I comportamenti a rischio di dipendenza tecnologica, da social media o da gioco online, sono correlati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività, a un rendimento scolastico scarso e un maggior rischio di sovrappeso o obesità. Uno degli effetti legati alla dipendenza da internet è l’autoisolamento, che può raggiungere le forme più estreme nel fenomeno degli hikikomori, che letteralmente significa “stare in disparte”, e indica coloro che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi senza avere contatti con il mondo esterno, utilizzando internet e i social network come unici mezzi di comunicazione. Un fenomeno che esplode soprattutto tra i 15 e i 17 anni.

In questo scenario, è fondamentale puntare su un processo di alfabetizzazione digitale, in cui anche la scuola svolge un ruolo fondamentale nell’insegnare a utilizzare i linguaggi e gli strumenti in modo adeguato e sicuro. Dotare tutte le scuole di una connessione veloce e stabile e di strumenti digitali adeguati rappresenta il prerequisito essenziale per ridurre il digital divide e combattere la povertà educativa digitale, dando priorità agli istituti situati in aree particolarmente svantaggiate dove maggiore è l’incidenza della povertà materiale e educativa. Secondo le stime, guardando alla percentuale di scuole con la banda ultra larga, il Lazio ha ancora il 28% di scuole da connettere dall’infanzia alle superiori. Per quanto riguarda le scuole secondarie di primo grado, a Rieti e Viterbo la totalità delle scuole è connessa, invece Roma (86%), Frosinone (60%) e Latina (38%) registrano percentuali più basse. Nelle scuole secondarie di secondo grado, invece, tutte le principali città registrano percentuali alte come Roma e Viterbo (che segnano entrambe l’88%) o Rieti (82%) e Frosinone (77%), mentre la percentuale è più bassa a Latina (43%).

“L’ambiente digitale rappresenta per le giovani generazioni una straordinaria opportunità di abbattimento delle disuguaglianze e di ampliamento degli orizzonti, ma è necessario che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti siano accompagnati nella acquisizione delle competenze indispensabili per navigare in rete in modo creativo e consapevole. Per questo motivo è necessario coinvolgere e formare le figure adulte di riferimento, a partire dai genitori e dai docenti, anche sulle nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale. Allo stesso tempo, consapevoli di come l’età media del primo accesso alla rete con la pandemia si sia drammaticamente abbassata, occorre un forte impegno congiunto da parte delle istituzioni e delle piattaforme per prevenire i gravi rischi che i bambini e le bambine possono incontrare on line e consentire loro una navigazione sicura” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi e Advocacy Italia-Europa di Save the Children.

Martedì 6 febbraio, dalle 9:30, Save the Children parteciperà all’evento online del Safer Internet Day 2024, con Daniele Catozella, esperto di educazione e didattica digitale, per approfondire rischi e opportunità dell’applicazione dell’intelligenza artificiale negli studenti con bisogni educativi speciali. A questo link il programma completo: https://www.generazioniconnesse.it/site/it/2024/02/18/safer-internet-day-2024/

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