Saggini (Unindustria): “Viterbo è pronta per il cambiamento”

di DIEGO GALLI –

VITERBO – Economia e Covid. Nonostante le imprese siano ancora in grave affanno, la Tuscia cerca nel suo piccolo di resistere all’emergenza pandemica sotto ogni fronte. Tra le associazioni di categoria che sono h24 impegnate nel sostenere le imprese locali e il territorio vi è ovviamente Unindustria Viterbo e il suo presidente territoriale Sergio Saggini, da noi intervistato.

Presidente Saggini, da settembre guida la sede di Unindustria a Viterbo: ci può fare un primo bilancio?

Il mio mandato è iniziato in un momento non semplice. Tuttavia, i 10 anni di frequentazione degli ambienti di Unindustria come associato mi hanno aiutato. Questi primi mesi di presidenza sono stati quasi interamente dedicati ai temi legati alla pandemia: Unindustria è stata il più vicino possibile alle aziende, perché è in questi momenti cruciali che le associazioni categoria diventano fondamentali. Nei primi mesi dell’emergenza Covid i nostri funzionari hanno lavorato tutti i giorni per supportare e le aziende e comprendere come procedere nelle loro attività in osservanza dei vari Dpcm. Il mio obiettivo, ora, è quello di andare a conoscere tutte le aziende che fanno parte della sede territoriale di Viterbo, una ad una: ci sono eccellenze che meritano di essere raccontate, che hanno bisogno del nostro supporto e di tutta la visibilità che possiamo concedere loro. Raccoglierò i loro pensieri, cercando di dare loro rappresentanza: anche questo è il compito delle associazioni di categoria.

Come sono cambiate le cose con il Covid? Le aziende sono riuscite ad adeguarsi?

Noi per primi ci stiamo rendendo conto che la “modalità digitale” sta cominciando a mostrare tutti i suoi limiti. Certo, vi sono delle comodità, ma si sente l’assenza di un contatto fisico quando si effettua, per esempio, un consiglio in streaming. Non è semplice fare business e networking online e per questo dobbiamo tornare lentamente, e quando sarà possibile, alle modalità “dal vivo”. Smart working e videoconferenze possono essere un’integrazione, ma non dei sostituti al 100%. Il Covid non ha mancato nemmeno di mostrare i limiti della pubblica amministrazione. Il suo passaggio al digitale non era previsto, soprattutto in maniera così repentina. L’Italia, dal pubblico al privato, non era preparata, questa è una delle importanti lezioni di questa pandemia. Ci stiamo adeguando, stiamo imparando a fare cose che prima non erano scontate e, col tempo, ci evolveremo ulteriormente.

Collegamenti e Tuscia. Molti dicono che all’area del Viterbese stenti a “sbocciare” anche per via dei carenti collegamenti con il mondo esterno, ma le recenti notizie ci fanno ora sperare nel completamento della superstrada Orte-Civitavecchia. L’opera rientra nell’elenco stilato dal governo e a giorni dovrebbe essere nominato il Commissario straordinario. Come potrebbe portare a un rinvigorimento del nostro territorio?

È chiaro che il Viterbese soffre da tempo della mancanza di infrastrutture. Non solo la Orte-Civitavecchia, che rimane fondamentale, come lo sono il raddoppio della Cassia e un collegamento ferroviario veloce on Roma. Infrastrutture fondamentali per lo sviluppo, che potrebbero dare una ventata di aria fresca a 360°. Dal turismo all’economia, ma anche gli stessi cittadini trarrebbero vantaggi dalla realizzazione di queste opere.  Sulla nomina del Commissario abbiamo sempre auspicato tempi rapidi e una figura tecnica di alto profilo e l’indicazione del Governo degli ultimi giorni va in questa direzione.

E per quanto riguarda il raddoppio della Cassia tra Monterosi e Vetralla?

Il progetto è in una fase avanzata e si sta già provvedendo alla calendarizzazione degli scavi archeologi che permetteranno di verificare la compatibilità del percorso con la tutela di tali beni. Una volta eseguiti tali lavori, il progetto entrerebbe in fase esecutiva.

Ferrovie: in che situazione si trova la Tuscia su questo fronte?

Ci sono essenzialmente due aspetti da sottolineare, entrambi auspicabili: rendere “veloce” l’attuale tratto che collega Viterbo a Roma e verificare la possibilità tecnica e funzionale dell’alta velocità a Orte. Entrambi porterebbero benefici non solo per i pendolari ma soprattutto per il comparto industriale ed avrebbe benefici sull’occupazione. La percentuale di “neet”, giovani disoccupati che non lavorano e non cercano lavoro, è circa del 20% nella Tuscia. Un dato impressionante, che dovrebbe farci aprire gli occhi. Questo ci dice che i giovani viterbesi sono rassegnati: è drammatico. Dobbiamo diventare attrattivi e far prosperare le nostre aziende. Su questi temi Unindustria – con il nuovo presidente Angelo Camilli – ha creato un apposito gruppo di lavoro e un comitato territoriale per le infrastrutture che riunisce i vari rappresentanti delle sedi provinciali più Roma. Lo presiede Gianfranco Battisti, Amministratore delegato di Ferrovie dello Stato: si tratta di un’ottima opportunità per parlare di queste infrastrutture e non solo.

L’attuale crisi di Governo potrebbe influenzare negativamente su quest’ultimo punto?

È ovvio che una crisi in questo momento non è la migliore delle cose auspicabili, soprattutto se c’è da gestire un fondo così imponente come quello del Recovery. Ci stiamo giocando il futuro della nostra nazione. Non abbiamo mai avuto tanti fondi a disposizione e dobbiamo utilizzarli per crescere. Non dobbiamo pensare unicamente all’assistenzialismo, ma alla creazione di lavoro e crescita industriale. L’obiettivo è quello di far crescere il nostro Pil e far crescere la nostra economia, non possiamo fallire in questo, o la nostra “next generation” sarà condannata a pagare i nostri errori per moltissimi anni.

Recentemente i sindaci Giovanni Arena ed Ernesto Tedesco son tornati a parlare di una provincia unica che includa i territori di Viterbo e Civitavecchia. Lei cosa ne pensa?

Dal punto di vista amministrativo, ovviamente, non è una nostra competenza. Tuttavia, l’interazione tra territori è sempre auspicabile. La nostra interazione con il territorio di Civitavecchia è fortissima, Unindustria ha lì una sede che, peraltro, è competente su Tarquinia e Montalto. La nostra unione su questo già c’è.

Nel bando periferie erano stanziati 17 milioni di euro da destinare al Poggino. A che punto siamo?

È una questione che abbiamo seguito fin dall’inizio, da quando al governo c’era Gentiloni. È chiaro che questi fondi sarebbero “oro” per dei comuni che, in tutta Italia, stanno avendo difficoltà negli investimenti. Si è sicuramente perso molto tempo, era il 2017 quando se ne parlò la prima volta, ma sappiamo che il sindaco Giovanni Arena e l’assessore Claudio Ubertini stanno lavorando al progetto definitivo. Importante sarà destinare parte dei fondi all’area industriale del Poggino.

Si è parlato spesso dell’arrivo della fibra ottica in tutta la città di Viterbo. Ci sono novità?

Sui collegamenti digitali, posso però riportare buone notizie: Telecom ha già avviato il processo di cablaggio in fibra di Viterbo ed entro tre anni tutta la città potrà navigare a oltre 1 Gigabit/sec. Si tratta di una notizia eccezionale, perché il digitale rappresenta per le imprese una vera “autostrada” in grado di aprire a nuove possibilità e a miglioramenti anche per situazioni attuali, come il già citato Smart working. Il Poggino, ovviamente, è tra le priorità del loro progetto.

Nella sua visione come sarà la Viterbo del prossimo futuro?

Sono convinto che la città sia pronta al cambiamento. È chiaro che tutti soffriamo della chiusura tipica dei piccoli territori, ma non dobbiamo vedere questo limite come un muro invalicabile. Abbiamo imparato a condividere le idee e a trarre tutti i giovamenti di un’informazione “diffusa” che ci ha reso sempre più liberi. Culturalmente siamo pronti a crescere, anche se Viterbo necessiti ancora di innovazione in molti settori. Serve una visione politica che pensi costantemente allo sviluppo e al futuro, non solo alle prossime elezioni. Io stesso, dopo anni di studio e di lavoro a Torino, sono tornato nella nostra città perché credo fermamente in questo futuro. Esperienze come quella che sta vivendo Bagnoregio con la sua “Città che muore”, fresca candidata italiana per diventare Patrimonio Unesco, ci dimostrano come tutto sia possibile. La nostra è la Città dei Papi, delle sorgenti termali, degli Etruschi e delle bellezze naturali incontaminate: la Tuscia potrebbe essere il luogo dove ogni famiglia potrebbe scegliere di trasferirsi per vivere una vita migliore.

La politica ha mai stuzzicato i suoi pensieri?

Onestamente no, anche se nella vita mai dire mai. Attualmente sono al servizio degli imprenditori e la mia stessa esperienza imprenditoriale, nell’azienda di famiglia, è relativamente recente. Ho ancora tanta strada da fare e al momento penso a quella.

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