San Sebastiano, protettore dalle epidemie

Martirizzato a Roma il 20 gennaio 288, san Sebastiano nacque in Gallia, a Narbona (ma per sant’Ambrogio nacque a Milano) nel 256 da padre di origine gallica e madre milanese. Arruolatesi nell’esercito imperiale si trasferì a Roma dove divenne tribunus milites (capitano) della Corte Pretoria. Dotato di poteri taumaturgici ridiede la voce a Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, muta da sei anni. Infaticabile apostolo convertì numerosi pagani alla vera fede e diede supporto ai cristiani vittime della persecuzione di Diocleziano. Venuto a conoscenza che un suo pretoriano era cristiano, fu condannato a morte per ordine dello stesso imperatore e, portato sul colle Palatino, denudato fu legato ad un palo in un sito del colle Palatino, denudato, e trafitto da numerosissime frecce. Credendolo morto il corpo fu abbandonato per essere pasto dei cani e delle belve selvatiche. Soccorso da sant’Irene che prese il corpo e lo curò, dopo essere miracolosamente sopravvissuto al martirio affronta l’imperatore Diocleziano mentre stava facendo sacrifici nel tempio del Sole invitto rimproverandolo per le persecuzioni contro I cristiani. Infuriato per aver visto il santo ancora vivo, Diocleziano ne ordinò la morte per flagellazione dando ordine che il corpo fosse gettato nella Cloaca Maxima (le fogne di Roma). Recuperato il corpo dalla matrona Licinia fu successivamente sepolto nelle catacombe site nella via Appia, oggi conosciute come catacombe di san Sebastiano. Poiché il due volte martirizzato Santo è ricordato quale soccorritore che interviene in favore dei martirizzati e dei sofferenti è diventato il patrono delle confraternite dedite alle opere di misericordia e, in Occidente, insieme a san Rocco, protettore contro la peste e le epidemie e questo perché san Sebastiano sopravvisse alle frecce e san Rocco alla peste. Nel 680 Roma e Pavia furono colpite da una virulenta pestilenza che falcidiò la popolazione, ma sia a Roma che a Pavia la peste cessò dopo che fu fatta una processione, con le reliquie del Santo, Cari fratelli invochiamo il Santo affinché ci aiuti a superare l’epidemia di Coronavirus che da circa tre anni affligge il nostro Paese e l’Umanità intera.

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