Sanremo, artisti o pagliacci

di MARCO ZAPPA-

VITERBO – La deriva culturale è sempre più evidente e ben si esprime sulla televisione, dove sono troppi i programmi quantomeno imbarazzanti e clowns di ogni genere senza dignità.
Chi si tinge i capelli di blu, chi si traveste da donna, chi si mette una parrucca per simulare uno dei Cugini di Campagna, chi canta a squarciagola una canzone se pur evidentemente stonato e così via, di peggio in peggio tutto per strappare al pubblico una risata anche quando si rasenta il ridicolo.
Poteva fare eccezione il Festival di Sanremo?
Assolutamente no, non l’ha fatta.
E allora più che del talento dei musicisti e delle loro canzoni fa parlare uno che prende a calci i fiori, l’altro che bacia Fedez, la musicista con i glutei di fuori o il vestito imbarazzante di un cantante.
Certo, le stravaganze ci sono sempre state e alcuni se ne sono serviti ad inizio carriera (come scodare le mitiche mascherate di Renato Zero), ma ormai il fenomeno è dilagante e l’apparenza conta più della sostanza, cioè del talento e questo in ogni forma d’arte.
Basta essere un poco irreverenti o toccare temi scottanti ed ecco che subito si scatena l’attenzione mediatica.
Nel mio Giudizio Finale avrei potuto dipingere qualcosa di sconveniente studiato ad hoc per alzare un polverone tale da catalizzare l’attenzione dei media, ma la mia forma mentis non accetta le pagliacciate e i trucchetti da parrocchietta ai quali si ricorre per attirare l’attenzione.
Se si vuol andare sul sicuro si scelga la polemica sulla morale nella quale la vittima designata è la Chiesa cattolica (si guardano bene dal deridere l’Islam), seguita dai politici rigorosamente di destra e poi da tematiche riguardanti in modo univoco nazifascismo, chissà mai perché non il comunismo.

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