Santa Giacinta Marescotti, dalla vanità alla santità (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO – Era il 30 gennaio 1640 quando la terziaria francescana Giacinta muore nel monastero di San Bernardino in Viterbo. Clarice Marescotti, era entrata nel 1605 in questo convento, dopo una forte delusione tenendo atteggiamenti contrari alla disciplina che le veniva imposta.
Non usufruiva di una umile cella, ma di un appartamento signorile ed era servita da due novizie.
“O Dio ti supplico, dai un senso alla mia vita, dammi la speranza, dammi la salvezza”
Queste le parole che lei invocava nei momenti di forte sconforto.
Pian piano riuscì ad amare la vita del monastero dedicandosi pienamente ad aiutare il prossimo. Riuscì ad organizzare una confraternita laicale, I Sacconi (dal sacco che i confratelli indossano nel loro servizio).
Aiutavano i poveri, i malati e i detenuti, si perpetuerà fino al XX secolo.
Oggi lunedì 30 gennaio, nella chiesa a Lei dedicata e dove sono le sue spoglie, è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dal Mons. Orazio Francesco Piazza alla presenza di donna Claudia e donna Giada, discendenti di Clarice.
Presenti alla cerimonia: Arciconfraternita del Gonfalone Madonna del Carmelo (Araldi di Maria) con il Priore Franco Chiaravalli e il Priore Giulio Badini della confraternita SS Sacramento di Cerveteri diocesi di Porta Rufina; i Cavalieri di Malta; Suor Francesca Pizzaia con alcune consorelle e l’assessore ai Servizi Sociali del Comune Patrizia Notaristefano.
I Sacerdoti delle parrocchie di Viterbo e le Clarisse di Farnese, hanno seguito la cerimonia, sottolineando i vari momenti della messa con canti liturgici.
Il Vescovo Orazio Francesco Piazza, dopo le letture, ha rivolto ai presenti alcuni pensieri e riflessioni, commentando la vita di Santa Giacinta:
“Dobbiamo lasciare il cuore libero, non dobbiamo spaventarci delle nostre fragilità. Giacinta è egoista fino in fondo, dopo una malattia si sente figlia del padre creatore ed inizia un itinerario personale fatto di amore. Prendiamo esempio da Lei, ognuno di noi deve trovare il senso della propria santità. E’ un amore che vi appartiene. Il carisma di questa santa attualissima, lo rendete presente nelle vostre famiglie, nel vostro lavoro e nei rapporti sociali. Malgrado le nostre fragilità, all’amore si risponde con amore, Amen”.
Al termine della cerimonia, nei locali dell’Archivio Federale e biblioteca delle Clarisse , è stata aperta al pubblico l’esposizione delle lettere di Santa Giacinta e documenti personali.

 

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