Sant’Antonio Abate: metamorfosi di una tradizione

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Il trascorrere del tempo e la radicale trasformazione della società che si è verificata negli ultimi decenni sembra non avere intaccato minimamente la devozione più che millenaria verso S. Antonio Abate. Sono solo mutati i soggetti per i quali si chiede la protezione del Santo Anacoreta, pur rimanendo sempre nell’ambito del mondo animale.

Nella civiltà contadina, infatti, si ricorreva a S. Antonio invocando la sua benedizione sugli animali allora indispensabili collaboratori dell’uomo per il lavoro dei campi e per il trasporto delle merci. Anche gli animali da cortile destinati all’alimentazione erano messi sotto la sua protezione.

Chi ha ricordi più lontani nel tempo rammenta come nel giorno della festa del Santo nei sagrati delle chiese venivano portati asini, buoi pecore, cavalli tirati a lucido e infiocchettati di rosso per la benedizione alla quale seguiva la distribuzione delle immaginette del Santo da appendere nelle stalle.

Oggi, con la nuova sensibilità maturata nei confronti del mondo animale e con l’avvento delle macchine a supporto del lavoro umano in ogni settore, vengono condotti quelli che sono diventati “animali da compagnia” sempre più diffusi nella odierna società,  la cui utilità non si evidenzia più nel settore lavorativo quanto sul lato affettivo e psicologico”.

 

Don Mario Brizi., Parroco

 

P.S. Per illustrare la vita di S. Antonio Abate, la devozione, le tradizioni, il folklore che lo riguardano terrò una relazione Sabato20 c.m.alle ore 19,00 nella chiesa di S. Maria Nuova.

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