#SaveFerento, Ciambella: “Le energie rinnovabili sono il futuro, ma un futuro a cui non si risponde come territorio con una cambiale in bianco. Dobbiamo programmare”

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- #SaveFerento è il sit in che questo pomeriggio si è tenuto a Ferento, organizzato dalla consigliera comunale del Pd, Luisa Ciambella per dire sì alle energie rinnovabili, ma pianificando. Con la Ciambella erano presenti anche Adrian Moss di Italia Nostra,  AssoTuscania, dott.ssa Donata Pacces, il comitato no scorie,  Bengasi BattistiArianna Centini, Movimento civico Tarquinia, Marta Vicedomini, l’architetto Andrea Palazzi, l’ing. Giovanni De Caro. Molte le persone che hanno raccolto l’appello e che si sono trovate di fronte al teatro Ferento per proteggerlo simbolicamente dall’assalto del fotovoltaico. Dopo aver ringraziato i presenti, Luisa Ciambella ha spiegato: “Siamo qui oggi per dire: sì alle energie rinnovabili, ma pianificando e non permettendo la mortificazione della nostra meravigliosa Tuscia. Il teatro di Ferento è minacciato
da una distesa di silicio di 100 ettari che a breve potrebbero essere autorizzati dalla Regione Lazio. L’idea di questo sit-in nasce dopo un lavoro molto duro di sensibilizzazione della istituzioni che come amministratore ho iniziato negli ultimi due anni, ma i comuni non rispondono e i cittadini devono iniziare a preoccuparsi e a far sentire la propria voce in maniera civica e pacifica. Oggi siamo qui per questo in tantissimi e vi ringrazio”. Ciambella ha poi spiegato come questo impianto di 100 ettari sarà ubicato in questa zona e in quella di Acquarossa, dall’altra parte della strada. La soprintendenza nella sua relazione scrive: “Considerato che l’area interessata dall’impianto in progetto comprende un’ampia porzione di territorio in località pian di Giorgio (tra il fosso delle Pantane a Sud che a valle prende il nome di fosso dell’Acqua rossa e fosso delle Sanguinara a Nord) che, se pure non direttamente sottoposta a provvedimenti di vincolo archeologico e non interessata da procedimenti in itinere, si presenta un alto potenziale archeologico e che dal punto di vista storico e archeologico l’interesse che ricopre tale territorio è noto sin dall’età preistorica fino all’età medioevale, con insediamenti di età romana riferibili al periodo repubblicano ma anche di piena età imperiale. Inoltre l’area ricade tra due importanti aree di interesse archeologico sottoposte a tutela. Inoltre, in conferenza dei servizi, la Soprintendenza ha segnalato “la sommatoria di impatti con impianti prossimi già approvati”. Si apprende inoltre dagli atti che all’interno dell’area di progetto della stazione terna “è inserita una particella demaniale interessata da presenze archeologiche che consistono in tratti basolati di una via di epoca romana” e che l’elettrodotto di connessione tra impianto fotovoltaico e stazione elettrica è lungo circa 8 chilometri e intercetta quatto corsi d’acqua vincolati. Nella vicinissima Grotte Santo Stefano. Sapete cosa significa questo? Che tutto intorno sorgeranno impianti come funghi vista la presenza della sottostazione. Da qui oggi parte un appello forte alle istituzioni, in questo specifico caso un appello al sindaco Giovanni Arena: il comune deve dire no! Il comune deve fare la sua parte e anche la Provincia di Viterbo, la Regione Lazio e lo stesso governo. Sindaco,  non ci sono scuse, non ha tutelato prima il territorio non adottando il piano regolatore per le rinnovabili,  lo faccia ora in extremis prima dell’autorizzazione definitiva”.
Ciambella ha anche spiegato come la legge dica ai comuni di individuare le aree preziose in cui non installare le rinnovabili. “Ebbene oggi nella nostra provincia solo 4 comuni lo hanno fatto, tra questi Bomarzo, Tuscania, Piansano (pale eoliche). Il comune capoluogo, quello dove si trova la nostra Ferento,  nonostante i solleciti,  non lo ha ancora fatto e a causa di questa grandissima mancanza questo posto incantevole rischia da qui a qualche giorno di essere coperto da 100 ettari di fotovoltaico a terra. Ci rendiamo conto 100 ettari. I comuni invece di correre e vincolare le proprie fortune cosa fanno? Si nascondono dietro alla scusa che non hanno strumenti: allora io dico che non è vero! State mentendo ai cittadini e lo capiremo oggi dalle parole del sindaco di Bomarzo, Marco Perniconi che ci porterà la sua esperienza e ci dirà cosa ha fatto per evitare di ripetere l’esperienza di 100 ettari di fotovoltaico nel suo comune in località Marcolino”. Poi sulle compensazioni, Ciambella ha riferito: “Il comune di Viterbo dice di essere al lavoro,  ma ancora per impianti autorizzati non ha per tutti definito le compensazioni. mi spiegate come questo possa accadere? Mi spiegate come il comune che deve avere pagato il disagio di ospitare questi interventi non si assicuri di avere il massimo in tempi utili? I sindaci hanno la possibilità di tutelare le proprie aree di pregio e non lo stanno facendo. Perchè? Perchè stiamo svendendo il nostro patrimonio. Dobbiamo programmare. Chiediamoci perché questa provincia rischia di diventare la pattumiera del Lazio e del paese. Pensate che: dal 2008 gli impianti richiesti sono stati ben 294 progetti di fotovoltaico a terra e per buonissima parte autorizzati. da specificare che fino a due anni fa erano impianti ad uso domestico. Negli ultimi due anni nella nostra Tuscia, tra autorizzati e autorizzandi, siamo arrivati ad interessare 4000 ettari di terreno agricolo. Nel territorio comunale di Viterbo negli ultimi mesi sono stati autorizzati due impianti fotovoltaici: un impianto su una superficie di 73,3 ettari in località Rinaldone, tra Ferento e la via Cassia antica e un impianto di 17,25 ettari in località Petrignella, al confine con il comune di Montefiascone. Ve n’è un altro presentato pochi giorni fa per 40 ettari per Montefiascone. Iil fatto che la Tuscia nei secoli sia rimasta isolata per molte scelte sbagliate ha però consentito di mantenere il territorio un buono stato di conservazione, ora cosa faremo per i prossimi 30 anni? L’ultimo rapporto Ispra ci dice che nella Tuscia si registra una forte crescita del consumo di suolo: 1,58 metri quadrati per abitante nel 2019. Si tratta del secondo dato più alto nel Lazio, molto al di sopra della media nazionale (0,9 metri quadrati). L’anno precedente la provincia di Viterbo era addirittura prima su scala regionale: 1,91 metri quadrati per abitante. Le energie rinnovabili ripeto sono il futuro, ma un futuro a cui non si risponde come territorio con una cambiale in bianco. Dobbiamo programmare dove realizzare gli impianti per non trovarci cumuli di silicio. I sindaci devono correre a regolamentare urbanisticamente le aree in cui è escluso ogni tipo di intervento perché preziose e cambiare atteggiamento sommesso e chiedere alla Regione Lazio più attenzione nel rilascio delle autorizzazioni. E’ necessario riesaminare una per una le autorizzazioni sui progetti  nella provincia di Viterbo e prendere in considerazione l’impatto cumulativo dei progetti  ubicati per lo più in aree di grande valore paesaggistico, archeologico, agricolo e ambientale, come la terra degli Etruschi. Questo è stato fatto nel 2020 per quanto riguarda i 250 ettari di fotovoltaico di Pian di Vico (Tuscania), e Montalto (118 ettari), con una determinazione dell’11 giugno 2020 del consiglio dei ministri che ha bloccato i mega progetti di fotovoltaico a terra. Non è ammissibile permettere un ulteriore consumo di suolo sano, ignorando, oltretutto, sistematicamente il parere del Mic, già Mibact, (18 progetti su 23) o le disamine necessarie nel rispetto delle norme nazionali in materia di corretto inserimento di progetti fer nei diversi contesti paesaggistici, soprattutto di quanto previsto nelle linee guida ex d.m. 10 settembre 2010, e di quanto previsto in materia di paesaggio dal Ptpr-Lazio. Bisogna chiedere una moratoria a livello nazionale che blocchi le autorizzazioni nelle more che i comuni si facciano il loro piano regolatore delle rinnovabili con un tempo stringente e chiedere al governo di inserire come legge il fatto che ogni autorizzazione ad impianto abbia a monte un atto di pianificazione. Chiederò a tutti i sindaci della nostra provincia di esprimersi su questo e anche allo stesso presidente dell’Anci De Caro affinchè ci si possa muovere all’unisono su tutto il territorio nazionale”.

Il sindaco di Bomarzo, Marco Perniconi ha spiegato come ha studiato  e valutato con tutte le consulenze la normativa  che dice che l’autorizzatore unico è la Regione Lazio, che decide se fare le opere compensative. “Siamo riusciti a far arretrare di un ettaro questo impianto e a raggiungere un accordo per le opere compensative. C’è una normativa che permette ai comuni di individuare le aree non idonee all’installazione dei fotovoltaici. Il 28 aprile abbiamo portato in consiglio comunale questo strumento che  permetterà di non avere più nessuna installazione di questo genere. Invito tutti gli altri amministratori a fare altrettanto. Le energie rinnovabili sono il futuro, ma dobbiamo trovare insieme i siti dove fare questi impianti”.

Adrian Moss di Italia Nostra ha aggiunto: “Inutile creare ulteriore danno al paesaggio ed all’agricoltura. Noi siamo contro questo tipo di consumo del suolo e del frazionamento dell’habitat. Serve una moratoria immediata nella Tuscia e non solo. Il paesaggio è visto come cosa inutile, invece, è espressione di un ambiente sano e preservato. Questa gestione poco congruente delle energie rinnovabili è un problema politico e di volontà. I sindaci sono i primi a dover dire di no. La Tuscia ha già raggiunto il 100 per 100 di energie rinnovabili. Adesso basta! La VIA (Valutazione di Impatto Ambientale)  va rifatta sull’integralità di tutti i progetti. Serve una moratoria immediata sul fotovoltaico  a terra nella Tuscia. Noi siamo per le rinnovabili integrate e non per le rinnovabili a terra”.

L’ing. De Caro ha rimarcato come ci siamo circa 4 mila ettari di impianti fotovoltaici, circa 1/3 della superficie metropolitana di Parigi. C’è la centrale di Civitavecchia che sarà convertita a turbo gas e c’è anche l’eolico a Bolsena, Piansano con pale eoliche alte  153 metri e l’azione combinata che riesce a far cambiare anche il clima. “Ma gli impianti fotovoltaici costano poco, si installano velocemente – ha affermato De Caro – Un impianto fotovoltaico rende 11 milioni di euro di incassi diretti. I comuni posso fare tante cose, come fare ricorso al Tar. I pannelli fotovoltaici si possono fare in mare, perché farlo in località come Marcolino, vicino al parco regionale molto importante? Non è vero che esiste solo il fotovoltaico. Ci sono anche gli impianti di poligenerazione. Ricordo poi che è stato approvato in Senato una legge sull’agricoltura biodinamica che consente alle aziende di guadagnare 200 mila euro l’anno su 50 ettari”.

 

 

 

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE