Scosse nel mondo scolastico del Lazio: taglio improvviso di 37 autonomie scolastiche

di REDAZIONE-

VITERBO- La recente decisione della giunta regionale del Lazio ha gettato nel caos le scuole della regione, annunciando una riduzione di 37 autonomie scolastiche per l’anno scolastico 2024/2025, anziché le 14 originariamente previste. Questa mossa avrà impatti su scuole elementari, medie e superiori, generando sconcerto non solo tra i rappresentanti politici ma anche nella comunità educativa.

La Tuscia, in particolare, si trova ora di fronte a una possibile riduzione del numero di istituti, con la prospettiva di accorpamenti e la scomparsa di alcune scuole. Sebbene le scuole non saranno fisicamente chiuse, è probabile che alcune di loro vengano assorbite da altre, comportando il trasferimento di dirigenti scolastici e personale di segreteria.

La razionalizzazione coinvolgerà non solo i dirigenti scolastici ma anche i direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA). L’accorpamento interesserà le scuole con una popolazione scolastica inferiore a 900 studenti, costringendo alcuni istituti a perdere la propria autonomia e i presidi a gestire più scuole contemporaneamente, anche con sedi distanti tra loro.

La decisione della giunta regionale rappresenta una deviazione dalla delibera iniziale del 6 novembre, che prevedeva la riduzione di 14 istituzioni scolastiche nel primo ciclo (elementari e medie) in diverse province del Lazio. Tuttavia, con il cambio repentino, sono stati immediatamente tagliate 37 autonomie scolastiche.

Per quanto riguarda le scuole superiori, è stato ribadito che per l’anno scolastico 2024/2025 non saranno accettate richieste di nuovi indirizzi di studio per nessuna tipologia di istituto.

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere: Eleonora Mattia, consigliera regionale del Pd, critica la decisione, sottolineando gli effetti devastanti sulla scuola e la mancanza di coinvolgimento della comunità educativa nella scelta. Claudio Marotta, esponente di Verdi e sinistra, sostiene che il piano di dimensionamento scolastico metta a rischio 37 istituti nella regione e accusa il governo Meloni di imposizioni.

Il dimensionamento rischia di colpire soprattutto i piccoli centri, e l’Anci Lazio, l’associazione dei Comuni, ha criticato aspramente la decisione della Regione, definendola un “colpo di spugna”. Il presidente Riccardo Varone e la delegata Luisa Piacentini hanno espresso l’estremo disagio di fronte al cambiamento improvviso di strategia, affermando che mette a rischio la sopravvivenza del sistema scolastico in molti comuni, soprattutto quelli più piccoli.

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