Scuola di Assisi, edizione 2023. Relazioni ed impressioni sul campo

di FRANCESCA MACCAGLIA

ASSISI – Dal 10 al 12 novembre ho avuto il piacere di partecipare alla Scuola di alta formazione Ucsi “Giancarlo Zizola” ad Assisi.
Una tre giorni che ha visto la presenza di molti colleghi giornalisti di diverse regioni d’Italia e di varie fasce d’età, alcuni di loro molto giovani, entrati recentemente nell’Ucsi. Tema dell’edizione 2023 “Un terzo tempo per il Giornalismo. Riflessioni sul presente e sfide future”.

La prima giornata ha avuto luogo nella Sala della Conciliazione del Palazzo Comunale di Assisi. L’introduzione e i saluti del Presidente nazionale Ucsi Vincenzo Varagona, della Sindaca di Assisi, Stefania Proietti, del Vescovo di Gubbio e di Città di Castello, mons. Luciano Paolucci Bedini, dell’Europarlamentare on. Beatrice Covassi e del consulente ecclesiastico Padre Giuseppe Riggio.
Con queste parole il Presidente Vincenzo Varagona ha ufficialmente introdotto i lavori: “Noi ci siamo inseriti in questo flusso del giornalismo costruttivo, uno stile che nasce negli Stati Uniti. Da noi le cose arrivano con vent’anni di ritardo, ma può essere un orizzonte sul quale lavorare per riuscire a modificare lo stato delle cose. Oggi siamo stanchi di aspettare dieci o quindici anni per trovare un posto di lavoro come giornalisti, siamo stanchi di avere retribuzioni ridicole (tre o quattro euro a pezzo), occorre uno switch, un cambio di pensiero e soprattutto un cambio operativo”.
La sindaca Stefania Proietti ha voluto soffermarsi inizialmente su quanto scritto nell’architrave da dove anche noi partecipanti siamo passati prima di accomodarci in sala, che forse pochi di noi avevano letto, “Chi varca questa soglia si spogli degli interessi privati e si rivesta solo degli interessi pubblici”. “Mai come oggi – ha aggiunto, rivolgendosi a noi giornalisti – sentiamo il bisogno di vedere la realtà, cosa accade, un racconto sincero e solo voi siete lo strumento che anche a noi può raccontare la verità. Noi non possiamo andare a Gaza, né a Bensheim, né a Kiev, né a San Pietroburgo. Voi siete l’unico strumento che noi abbiamo per conoscere, giudicare e agire. Mai più di oggi siete indispensabili all’azione politica, con il vostro racconto vero. E mai più che ora l’Ucsi, come organo di giornalisti cattolici, può aiutarci ad avere una visione chiara, vera sulla realtà che sta accadendo”. Ed ha continuato così: “Oggi questa città ha il dovere di parlare di PACE. Noi siamo dalla parte delle vittime del terrorismo, dei bombardamenti”. La sindaca Proietti ha poi ricordato l’iter che ha portato alla Mozione di Assisi. L’atto di Assisi è un invito a tutti gli ottomila Comuni italiani affinché dai territori si alzi forte l’appello a fermare insieme l’invio delle bombe costruite in Italia nei paesi in guerra; ed ha concluso con questo invito: “Aiutateci ad avere il coraggio e la forza della pace”.
Mons. Luciano Paolucci Bedini ha ricordato nel suo intervento l’identità del carisma e della professione del giornalista. Ha detto “Voi siete servi della realtà. Se siete servitori della realtà aiutate tutti a comprendere la realtà in cui viviamo e a poter prendere noi posizione rispetto alle cose che accadono. Se davvero siamo aiutati a comprendere ciò che noi difficilmente possiamo approcciare in prima persona, allora davvero il vostro servizio diventa un servizio all’umanità e diventa prezioso per chi comunque è chiamato a prendere parte della vita sociale, pubblica e a partecipare però con quello che è riuscito a comprendere dei fenomeni più complessi che stiamo vivendo e che stiamo attraversando”. La professione del giornalista fa parte di quella galassia imprescindibile e oggi necessaria dei “costruttori di pace”.

Al termine, l’on Beatrice Covassi ha preso la parola ponendo l’accento innanzi tutto sulla forte crisi della democrazia, “persino nella nostra Europa che vuole essere faro della democrazia, dei diritti e dello stato di diritto e il fatto che molti governi hanno messo in crisi la funzione del giornalista, in quanto attaccare la libertà e l’indipendenza dei media è un modo per attaccare lo stato di diritto, la democrazia”.
Quanto è importante avere una capacità autentica di empatia, di analisi dei fatti, di comprensione del reale! È la missione del giornalista, una missione che diventa sempre più cruciale e quindi, lei sostiene – “abbiamo tutti bisogno di questo terzo tempo, un tempo di riflessione, di pacificazione, in cui si dialoga, ci si ritrova, si riflette sulle cose e ne abbiamo bisogno in scala europea”.
Concludendo l’on. Covassi ha ricordato il messaggio dell’amico giornalista, conduttore televisivo e politico italiano, europarlamentare, David Sassoli, scomparso nel 2022, un messaggio di speranza. Egli affermava che questa speranza dobbiamo ingannarla noi. “La speranza siamo noi quando non voltiamo la testa e lo sguardo altrove, quando siamo nel presente, quando riusciamo a dare attenzione alle situazioni, alle persone che lo meritano”.
Padre Giuseppe Riggio ha ricordato come nella Esortazione Apostolica Laudate Deum Papa Francesco afferma che abbiamo bisogno di luoghi dove è possibile tornare a parlare, a ragionare insieme sulle grandi sfide.
“Come giornalisti – sottolinea padre Giuseppe – il nostro lavoro significa anche creare questi spazi di conversazioni attraverso gli articoli che scriviamo, che siano sulla stampa o sul digitale, ma per farlo dobbiamo essere per primi capaci di abitarli. Il mio augurio è che questa Scuola possa essere davvero quest’occasione di poter fare un pezzo di strada insieme verso un tipo di giornalismo che apprende, racconta questo tempo di transizione riconoscendolo come un’opportunità e dove i giornalisti possono e devono dare un contributo fondamentale”.

Successivamente, abbiamo avuto il collegamento video con Agnese Pini, Direttrice de La Nazione, con la quale è stato approfondito il tema del giornalismo del futuro. Il Covid è stato uno spartiacque anche per il giornalismo. “Il problema del Covid- ha sottolineato – è legato all’aspetto aziendale/industriale dell’informazione. L’informazione è estremamente costosa ed a poco a poco, in maniera sempre più accelerata, essa viene sostituita con qualcosa che ci assomiglia, ma non ha niente a vedere con essa, l’opinione, che si tende a sovrapporre. Sui social network non si può fare informazione. Essi sono l’esatto contrario del fare informazione che difficilmente ha a che fare con un cuoricino o con un pollice verso. L’altro grande problema è quello economico. Il tema del giornalismo precario o mal pagato. Per fare informazione non si può prescindere dal pagare prima di tutto chi la porta a casa l’informazione, gli operai dell’informazione ovvero i giornalisti”.

Paola Spadari, segretaria dell’Ordine dei giornalisti, ha invece posto il focus sulla riforma dell’accesso alla professione.

Il giornalismo, come ha ricordato il presidente Vincenzo Varagona, può dare un contributo a evitare la polarizzazione dei conflitti, può aiutare a diventare informando. “Il nostro programma di oggi – egli afferma – è quale tipo di orizzonte offrire ai giovani giornalisti che vogliono impegnarsi con energia per una professione, per un ritorno a un giornalismo di qualità.
La radice che noi cerchiamo in questo impegno è una radice di cittadinanza attiva. Se noi siamo professionisti, facciamo leva sulle nostre capacità, sulla nostra preparazione ma il DNA della persona che fa il giornalista è quello di una educazione ad una cittadinanza attiva. Quello che noi cerchiamo di evocare, di prendere in mano è ciò che si chiama giornalismo comunitario, quella capacità del giornalista di riattivare un rapporto costruttivo con l’opinione pubblica, quindi tornare nelle scuole. Andare nelle scuole anche per far capire che il giornalismo di carità cresce se coinvolgiamo le agenzie educative (famiglia e scuola) e allora non poteva mancare nel centenario di don Milani un riferimento alla sua lezione educativa”.
È in questo modo che il Presidente Varagona introduce una politica italiana la quale ha ricoperto nel corso degli anni numerosi incarichi, Rosy Bindi.
Ministro della sanità, ministro per le politiche della famiglia, vicepresidente della Camera dei deputati, presidente del Partito Democratico e presidente della Commissione parlamentare antimafia. A lungo impegnata nell’Azione Cattolica della quale è stata anche vicepresidente nazionale; assistente universitaria a Roma di Vittorio Bachelet ed accanto a lui nel momento del suo assassinio da parte delle Brigate Rosse.
Con noi giornalisti Ucsi ha trattato il tema della forza dell’insegnamento, approfondendo la figura di don Lorenzo Milani, presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano, nel centenario della sua nascita.
Come ha ricordato Rosy Bindi, don Milani ha fondato dal nulla e nel nulla la sua scuola popolare per i ragazzi più poveri, i giovani operai e i contadini, la quale durava tutto il giorno, tutti i giorni. L’istruzione era considerata lo strumento per la liberazione delle classi subalterne e per il miglioramento delle proprie condizioni di vita.
Due le sue opere più importanti, “Esperienze pastorali. La cultura extrascolastica” e “Lettere a una professoressa”.
Rivolgendosi ai giudici egli affermava: “Dovete avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”.
E in “lettere a una professoressa”, il suo capolavoro, egli afferma “Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”.
E, nella stessa opera, è contenuta la riflessione di don Lorenzo sul valore della parola e della scrittura, un monito per noi giornalisti.
Egli afferma al riguardo: “In essa, in primo luogo, sono espresse quelle Regole dello scrivere che non smettono di affascinare per la loro stringatezza e per il rigore morale che contengono. Aver qualcosa di importante da dire e che sia utile a tutti o a molti. Sapere a chi si scrive. Raccogliere tutto quello che serve. Trovare una logica su cui ordinarlo. Eliminare ogni parola che non serve. Non porsi limiti di tempo”.

Per quanto riguarda la nostra attività giornalistica, il Presidente Ucsi Lazio, Maurizio Di Schino, è intervenuto con queste parole:
“Se vogliamo parlare di futuro allora dobbiamo parlare di una giusta monetizzazione di questo lavoro che sia sostenibile per la nostra dignità di persona. Poi dobbiamo anche parlare del tempo che ci viene dato per fare informazione. Abbiamo delle dichiarazioni di direttori che dicono “ma che cos’è oggi la qualità”? Secondo voi dove sta la qualità, tra un giornalista che impiega cinque ore per fare un pezzo e un giornalista che impiega dieci minuti? Per me sta in quello di cinque ore. Invece per i direttori non è così.
Allora tutto questo mina il futuro del giornalismo libero, perché chi viene sottopagato, sfruttato e ricattato, non ci sarà mai più una libera informazione e i cittadini hanno diritto a una libera informazione. Per fare questo, tutte e tutti noi abbiamo la dignità di essere pagati giustamente, quello che gli editori non garantiscono più. Abbiamo fallito perché stiamo precarizzando tante persone spegnendo e facendo morire i sogni, le speranze di tante persone. Basta. Quindi un “terzo tempo” dove il futuro sia sostenibile”.

Infine, a conclusione della prima giornata, il contributo video di Gigi Rancilio, giornalista di Avvenire.

Sabato 11 novembre, la seconda giornata, è stata dedicata essenzialmente ai laboratori. Noi partecipanti avevamo la possibilità di iscriverci e di seguire uno dei tre laboratori previsti dal programma, collocati in tre sale distinte della Cittadella dell’Ospitalità pro Civitate Christiana.
Il primo “Usare l’intelligenza artificiale, tra rischi e potenzialità” condotto da Vito Macina, un digital evangelist.
Il secondo “Il giornalista ambidestro: nuovo professionista/imprenditore nell’era della digitalizzazione dei processi e dei flussi”, con Assia La Rosa, giornalista e founder di “I Press Agency” e Laboriusa.it.
Il terzo “Imparare a produrre un podcast” con Alessandro Banfi, giornalista e docente di digital journalism.

Per quanto mi riguarda ho seguito con molto interesse il secondo laboratorio, introdotto dal segretario nazionale Ucsi e tesoriere Odg Sicilia, Salvo Di Salvo, quello della collega Assia La Rosa, relativo alla professionalizzazione degli uffici stampa, una giornalista imprenditrice che ha creato due Srl, la sua agenzia di informazione “I Press” e “Laboriusa”, la piattaforma di crowfunding per il volontariato professionale attivo a servizio del territorio.
È stato davvero molto interessante ascoltare la sua esperienza, l’impegno e la passione che quotidianamente mette nel suo lavoro, la sua logica dell’investimento costante, come ogni giorno volge il suo sguardo a qualcosa di nuovo da inserire e incorporare all’interno della sua filiera per cercare di capitalizzare e velocizzare l’”effort” lavorativo. Molto bella anche la condivisione di tutti i partecipanti in sala.

Al termine dei laboratori tutti i partecipanti dei tre laboratori sono tornati nella sala principale. Al tavolo dei relatori con Vincenzo Varagona, Maria Luisa Sgobba, vicepresidente nazionale Ucsi e Salvo Di Salvo, segretario nazionale Ucsi e tesoriere dell’OdG Sicilia, Fabio Bolzetta, presidente dell’Associazione Web Cattolici Italiani (WECA), il quale è colui che ha coniato l’ espressione “Un terzo tempo per il giornalismo italiano”.
Come è cambiato il mondo giornalistico dopo la pandemia e la guerra in Ucraina? Questi due grandi avvenimenti sono stati due enormi magneti che, per la loro enorme portata, hanno riempito gli spazi informativi, rinnovato i linguaggi e deformato ogni “liturgia” televisiva. Anche il digitale è stato coinvolto nel conflitto.
Dopo un” primo tempo” della produzione di un servizio giornalistico e un “secondo tempo” consistente nella sua messa in onda e diffusione, Fabio Bolzetta rilancia l’idea di un terzo tempo dell’informazione.
A seguire la pausa pranzo e, subito dopo, tutti di nuovo in sala per un brainstorming molto bello e davvero interessante guidato da Renato Piccoli e Giuseppe delle Cave: Ci bastano le “cinque W”?: i nuovi punti fermi del giornalismo del futuro. Riflessioni finalizzate alla creazione del Manifesto di Assisi 2023.

Dopo aver cenato il gruppo Ucsi ha avuto il piacere di partecipare ad una visita alla Basilica inferiore e superiore di San Francesco guidata da un simpatico frate francescano, fra’ Mario, che al momento di congedarci ci ha impartito la stessa benedizione che nel 1224, due anni prima di morire, San Francesco diede a frate Leone, che fu vicino a Francesco durante alcuni importanti momenti della sua vita, in particolare negli ultimi anni, presso il Santuario de La Verna, dove chiese a Francesco di scrivere una benedizione personale e una lode a Dio. Il documento è conservato in ottime condizioni presso la Basilica inferiore di Assisi, nella cappella delle reliquie.
Quanta bellezza nelle pareti della Basilica superiore di Assisi, affrescate da Giotto! Come ci ricorda il Santo Padre, «Tutte le espressioni di autentica bellezza possono essere riconosciute come un sentiero che aiuta ad incontrarsi con il Signore Gesù». Per quanto mi riguarda, da terziaria francescana, Assisi ha per me un valore infinitamente grande e prezioso, e non nascondo la grande commozione provata anche in questa occasione.
Nel bel mezzo della visita guidata non poteva mancare una mia preghiera alla tomba di San Francesco.
L’esperienza spirituale di Francesco d’Assisi è tra le più straordinarie nella storia, ma soprattutto nella vita della Chiesa. Partendo dal suo esempio e dai suoi scritti, ma anche sulla base della testimonianza vissuta dei suoi fratelli e discepoli lungo i secoli, gli elementi fondanti e caratteristici della sua spiritualità sono stati sempre più e meglio studiati e approfonditi.
Un’intuizione e un’esperienza spirituale, quella francescana, che si radica nel cuore stesso del Vangelo; e perciò, come questo, è attuale per l’uomo di ogni tempo e ogni luogo.
È bene ricordare anche che da quest’anno inizia un ciclo di ricorrenze relative alla vita di San Francesco: nel 2023 ricorrono gli 800 anni della Regola Bollata e del primo presepe di Greccio; nel 2024 sarà l’occasione dell’ottocentesimo anniversario della stimmatizzazione a La Verna e nel 2025 quello della scrittura del Cantico delle creature (in coincidenza con il Giubileo); infine la celebrazione degli 800 anni dalla morte di San Francesco nel 2026.

Per quanto riguarda la Regola Bollata, è strutturata in 12 capitoli e venne approvata il 29 novembre 1223 da papa Onorio III con la bolla Solet annuere. Dal 24 maggio 2023 l’originale della Regola Bollata è esposta nell’abside della chiesa superiore.

Nella giornata di domenica 12 novembre si sono tenuti gli interventi conclusivi del presidente nazionale Ucsi, Vincenzo Varagona, della vicepresidente nazionale Ucsi, Maria Luisa Sgobba, e di padre Giuseppe Riggio, consulente ecclesiastico nazionale Ucsi.
Al termine la Santa Messa celebrata da padre Giuseppe e i saluti finali.
Prima della partenza un piccolo gruppo dei partecipanti ha avuto il piacere di essere guidato da una gentilissima e preparatissima signora assisana nella visita alla Galleria d’arte Contemporanea Pro Civitate Christiana, di conoscere meglio la figura del suo fondatore, don Giovanni Rossi, il quale aveva in precedenza fondato la Compagnia di San Paolo.
All’ingresso abbiamo potuto leggere la lettera commovente di Pierpaolo Pasolini a don Rossi e a seguire abbiamo visitato le diverse sezioni dove sono contenute opere apprezzabilissime di De Chirico, Dottori, Carrà, Rosai, Tozzi, Menzio, Sassu, Fabbri, Pirandello, Greco nonché dell’artista americano William Congdon, cui è dedicata un’intera sezione.

Sono felice e grata di aver partecipato a questa tre giorni alla Scuola di Assisi della Ucsi, luogo crescita, di incontro e di formazione.
I principi cristiani cattolici sono alla base della mia educazione e formazione familiare e personale. Proseguirò con impegno, passione e coraggio questo duplice percorso all’interno dell’Ordine dei giornalisti e della Ucsi.

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