“SeMino” della Compagnia La luna nel letto al Teatro dell’Unione

VITERBO – Un nuovo appuntamento per la rassegna pensata per i bambini A teatro in famiglia, nata dalla collaborazione tra il Comune di Viterbo e ATCL Circuito multidisciplinare del Lazio, sostenuto da MIC – Ministero della Cultura e Regione Lazio, che offre la possibilità di entrare in un mondo immaginifico, in cui le favole vengono rielaborate per creare nuovi stimoli e riflessioni più vicini e attinenti alla società contemporanea. Un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Domenica 27 marzo alle ore 18 sarà di scena la tenera storia di SeMino, regia Michelangelo Campanale della Compagnia La luna nel letto. Mino ha una tana in giardino. Ogni giorno Mino esce dalla tana per raccogliere foglie secche da conservare. Non si sa mai, potrebbero sempre servire. Ma un bel giorno, in quel giardino, a Mino capiterà di non raccogliere più soltanto foglie secche, ma anche un seme, lasciato lì, forse non per caso, da una curiosa signora, che scandirà il passaggio delle stagioni e si prenderà cura di quell’incontro. E quel seme porterà con sé altro da scoprire, osservare e raccogliere. Per dirla in breve, un’occasione.

«SeMino è un progetto che nasce dalla ricerca di forme alternative di educazione ambientale che ci piace chiamare forme di educazione sentimentale. Solo la capacità di sentire la natura come parte di sé è il presupposto per maturare una vera e propria affettività verso l’ambiente naturale: non è possibile comprendere la singola parte fino a quando non si è compreso come tutto è collegato, l’uomo stesso è visto come parte della natura e non in contrapposizione a essa. SeMino è metafora della vita in qualsiasi forma si manifesti, è il maschile e il femminile, è la parte più esplosiva e più nascosta, è l’eterna lotta tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, le parole non dette e le parole che si fanno corpo. È il tempo sospeso tra ciò che vorremmo fare e ciò che riusciamo a fare, è l’attesa dell’attimo in cui poter fare esplodere la felicità. Il teatro fisico, le arti visive, il video e la musica saranno i linguaggi utilizzati per comunicare anche con il pubblico dei piccolissimi. La parola, in questa esperienza, è parola corporea, danza di gesti legati alla ritualità dello scorrere del tempo, una parola che si fa immagine, che si intreccia al movimento, ai suoni, ai silenzi» racconta il regista Michelangelo Campanale.

 

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