Sempre e solo Coronavirus

di MARCO ZAPPA –

VITERBO – È passata una settimana e il quadro è decisamente peggiorato ma se non altro la maggior parte di noi comuni mortali ha rispettato quelle norme che pur tardivamente il governo ha emanato. Si perché all’inizio questo virus sembrava una cosa modesta o almeno così l’hanno fatto passare gli organi deputati all’informazione, primo responsabile lo sciagurato governo fantoccio Conte.

Eppure bastava guardare le misure precauzionali che venivano prese in Cina per capire che non si trattava di “qualcosina in più della banale influenza”.

Ora ci dicono che se qualcuno viene ricoverato in ospedale rischia di morirci senza neanche poter vedere più i propri cari, senza avere nemmeno l’estrema unzione e ancor che meno un dignitoso funerale.

Una prospettiva orrenda e disumana.

Insomma, ci siamo mossi colpevolmente in ritardo, un grave errore che stanno compiendo altri paesi,  l’Inghilterra ad esempio dove ancora non si comprende ancora la gravità della situazione.

La risposta dei viterbesi alle imposizioni statali è stata seria e responsabile e se la scorsa settimana denunciavo molti casi di palese stupidità da parte di tanti, ora devo riconoscere che solo pochi scellerati individui evitano le norme da seguire, mettendo a repentaglio se stessi ma soprattutto noi tutti.

C’è ancora infatti chi non mantiene la distanza di sicurezza, chi vocifera accanto ad altre persone preso da un raptus logorroico che lo porta a comunicare con estranei che non hanno voglia di parlare.

Ma in questo casino generale non è mancata la classica ciliegina sulla torta, alludo alla rivolta dei carcerati che in questa fase di emergenza nazionale, a torto o a ragione hanno pensato bene di occupare una decina di case circondariali e in alcuni casi darsela a gambe (fossi stato al posto del ministro Bonafede avrei dato dignitosamente le dimissioni).

In Taiwan dove sono state prese drastiche misure preventive al virus, nelle carceri i detenuti sono stati messi al lavoro per produrre mascherine anti contagio, un modo come un altro per risarcire la collettività. Di grazia perché la stessa cosa non avviene anche nelle nostre case circondariali?

Ma ahimè, questa è l’Italia, non il “Taiwan”.

 

 

 

 

 

 

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