“Servirebbero 40 anni per conferire i rifiuti radioattivi nel nuovo deposito”

di DIEGO GALLI –

VITERBO – Quattro decenni, questo è il periodo stimato dai tecnici e dagli esperti necessario per condurre tutti i rifiuti radioattivi presenti nel nuovo deposito annunciato dal Governo. Ancora una volta, questa mattina, i rappresentanti politici e le associazioni della Tuscia si sono riuniti per ribadire il fermo no all’ipotesi che tale sito sia realizzato nel Viterbese.

“Sembrava finalmente che questa ipotesi si fosse allontanata, invece ecco che siamo stati costretti a ribadire la nostra ferma posizione”, ha dichiarato stamattina il senatore Umberto Fusco (Lega), uno dei tanti ospiti del convegno organizzato dal Presidente della Provincia Pietro Nocchi (PD).

Ad allarmare i presenti, anche altri dati, come quelli legati allo smaltimento dei rifiuti radioattivi che potrebbero giungere nella Tuscia. “Il rifiuto radioattivo – ha sottolineato il prof. Angelo Di Giorgio – emette radiazioni nocive per l’ambiente e l’uomo e resta attivo per centinaia o migliaia di anni”.

Da sx: il prof. Angelo Di Giorgio, il presidente Pietro Nocchi, il consigliere Enrico Panunzi e il senatore Umberto Fusco

Come dichiarato dal consigliere regionale Enrico Panunzi (PD) e dall’assessore regionale Roberta Lombardi, tuttavia, lo schieramento del “no” è forte e compatto. Da destra a sinistra, infatti, ogni partito politico e ogni suo esponente, ha esposto la sua posizione contraria alla realizzazione del deposito non solo nella Tuscia, ma in tutta la regione del Lazio, ricca di siti archeologici, belle naturali e luoghi dall’elevato valore artistico e architettonico.

A evidenziare un passaggio particolarmente importante, anche Mauro Rotelli (connesso da remoto), deputato viterbese di Fratelli d’Italia che ha tenuto a ricordare come il Comune di Viterbo, in particolare l’assessorato alla Cultura e al Turismo, siano giornalmente impegnati nella promozione turistica del Viterbese.

Sala consiliare al completo con molti sindaci della Tuscia

Come riportato dal deputato, le aree che Sogin ha identificato nella Tuscia come idonee alla realizzazione del deposito riguardano un’area di circa 200 ettari. “Tali aree – ha poi ricordato Rotelli – sono le stesse per le quali 10-15 anni l’allora Mibact si era battuto per impedire che venissero invase da impianti fotovoltaici, poiché avrebbero deturpato irrimediabilmente il paesaggio e avrebbero messo a rischio le aree naturali e archeologiche ivi presenti. Eppure, oggi la Sogin e il Governo ci dicono che queste aree sarebbero idonee per un impianto in grado di ospitare le scorie radioattive di tutta Italia”.

Il dibattito, è poi proseguito con l’intervento di molte altre parti in gioco, associazioni e cittadini compresi, che hanno confermato come nessuno nella Tuscia, a oggi, sia disposto ad accettare l’eventuale decisione del Governo di realizzare nel Viterbese il deposito. Un deposito, vale la pena ricordarlo, “che imporrebbe alle strade della Provincia di essere giornalmente invase, per 40 anni consecutivi circa, di mezzi trasportanti rifiuti radioattivi”.

Cittadini in protesta questa mattina

I prossimi passi, come ricordato dal consigliere regionale Panunzi, si terranno nel mese di novembre, per quando sono attese delle nuove audizioni che permetteranno alle parti in gioco di presentare ulteriori documentazioni per tentare di escludere, una volta per tutte, la nefanda possibilità.

Immancabile, nel corso della mattinata, la protesta continua dei cittadini, che si sono pacificamente riuniti fuori dalle porte di Palazzo Gentili per ribadire anche il loro, totale disappunto.

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