Sindacati: “La Casa Circondariale di Viterbo è fuori ogni controllo”

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Non succede nulla, o quasi, di grave solo per pura fortuna. Le parole profetiche di almeno venti anni fa dell’ex Provveditore del Lazio Dr. Zaccagnino, se tutto andrà bene sarà per fortuna, sono oggi realtà.
Allora la situazione era ipotizzata oggi è conclamata. Il personale nel frattempo si è dimezzato per effetto di pensionamenti e riduzione della pianta organica. Non si riesce a gestire più nulla. A dirlo sono le sigle sindacali in modo pressoché unitario. L’amministrazione non fa nulla e svolge la mera parte dello “spettatore imparziale” alla maniera di Tocqueville. Questo almeno sino a quando non succede nulla.
Allora, e solo a quel punto, interviene per cercare responsabilità e padri di famiglia da castigare. Allora si. Allora è presente.
Il canovaccio non cambia mai. Proteste, lettere, mobilitazioni non servono a cambiare o spostare il punto della situazione; Il personale non è sufficiente e servono urgenti misure atte a ripristinare almeno il livello sub minimo. Almeno quello.
In più, ormai va detto tutto, anche a livello gestionale locale siamo fuori ogni controllo umano. Ciò che succede è fuori la portata delle prassi e dei processi gestionali e amministrativi. Le cose vanno avanti per inerzia al lordo degli errori. Direttore e Comandante sono in tribuna.
Ci giunge notizia che gli agenti sono bersaglio di minacce, insulti e talvolta aggressioni che rimangono impuniti. I detenuti fanno quello che vogliono.
Nel momento critico ti aspetti che si faccia squadra, quadrato. Il personale è abbandonato a se stesso. Non si fanno conferenze di servizio, briefing, nulla di nulla. Ci si limita a diramare disposizioni ordini di servizio sic et simpliciter, senza spiegazioni e solo per individuare eventuali responsabilità. Specie quando il mare è agitato servirebbe ben altro, servirebbe un faro, invece si naviga a vista e a volte neanche quello, al buio!
Invitiamo la direzione a dirci quante conferenze sono state fatte negli ultimi anni. Cosa che in alcuni istituti sono “pane quotidiano”. Solo così puoi fare la differenza, solo con il dialogo, la vicinanza al personale.
Sentiamo notizie, che se confermate sarebbero di una gravità inaudita per un ambiente penitenziario, che riportano la memoria ai tempi dell’Ucciardone anni ’80, dove sembrerebbe che i detenuti sono arrivati a banchettare negli spazi destinati ai colloqui con cozze e timballo. L’amministrazione, sempre se vero, cosa fa? Si prenderanno provvedimenti? Si arginerà il problema? Speriamo.
E ancora, sentiamo notizie circa detenuti del reparto semiliberi, che seppur un reparto con una forma di custodia leggermente attenuata rispetto agli altri, vengono chiusi dopo le ore 22 e a volte anche alle 24 per mancanza del personale addetto. Questo è vero e riscontrato da noi sindacati, il servizio esce da modello con una sola unità impegnata in portineria e con ben tre posti di servizio. Il portinaio, che ovviamente non può lasciare il proprio posto di servizio (si paralizzerebbe tutto l’istituto essendo l’unica via d’accesso) è assegnato anche alla pattuglia esterna e alla sezione semiliberi. Inaudito. Si elabora un modello di carta che da una parte copre responsabilità dirigenziali e amministrative ma di fatto riversa eventuali responsabilità sul poliziotto penitenziario malcapitato.
Se succede qualcosa nella sezione dei semiliberi, cosa dovremmo aspettarci da questa amministrazione, anche una bella relazione disciplinare a danno del collega? Un processo civile per risarcimento danni? Può essere.
Ribadiamo da diverso tempo che se l’amministrazione ha bisogno di personale negli uffici deve poi tutelarlo e mantenerlo altrimenti deve assumere personale amministrativo e liberare i poliziotti da impiegare nelle sezioni. Ogni addetto agli uffici (per esempio matricola, magazzino ed altri necessari per il funzionamento dell’istituto) è costretto a dover fare il proprio ed essere continuamente prelevato per coprire posti lasciati vuoti in fase di programmazione. Risultato, pratiche e uffici bloccati con tensione da parte dei detenuti alle stelle con conseguente evento critico “scontato”. Una persona privata della libertà ripone tutte le speranze e le attese sulle pratiche per la gestione delle cose quotidiane (si pensi ad una telefonata o meglio un pacco ricevuto) e se queste si bloccano per effetto della chiusura di quel settore, allora va in tilt tutto il sistema e succedono i fatti di escandescenza e violenza che poi si leggono sui media.
Il personale turnista viene quotidianamente trattenuto in servizio per turni oltre le otto ore. Dodici ore consecutive. 14/20, notte 0/8 e pomeriggio 16/24. Anche 16 ore consecutive, dalle 16 alle 8 della mattina successiva. I contratti prevedono che tra un turno ed un altro dovrebbero passare almeno 8 ore e 12 dopo la notte. Il Dipartimento è al corrente?
I sottufficiali utilizzati come addetti già da servizio programmato.
Temiamo che potrebbe succedere qualsiasi cosa da un momento all’altro e senza che nessuno se ne accorga.
Salviamo vite quasi ogni settimana, nel silenzio e nell’ombra. Ma ora è arrivato il momento di dire basta. Non possiamo lasciare o almeno non ci stiamo nel silenzio assordante di questa amministrazione che interviene solo dopo che sono successi i fatti. Solo per cercare responsabilità negli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria. È ora di dire basta”.

SAPPE, OSAPP, SINAPPE, UIL.

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