Sociale, PMI e Turismo: i focus della candidata di Forza Italia Fabiana Salviani

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – Fabiana Salviani, candidata alle elezioni regionali per Rocca Presidente, è stata definita da diversi rappresentanti di Forza Italia “un volto nuovo e preparato”, che, in ottica della sfida elettorale, “ha tutti i presupposti per fare bene”.

  1. Chi è Fabiana Salviani, per chi non ha avuto ancora modo di conoscerla?

Mi piace pensare a me come a una persona disponibile, da sempre innamorata del suo territorio e del suo paese, Montefiascone. Chi mi conosce sa che sono una persona che non si tira mai indietro e che è sempre pronta ad aiutare il prossimo. Mi piace mettermi d’impegno in ogni cosa che faccio, con naturalezza e senza artifici. Preferisco sbagliare e imparare, anziché risultare “artefatta” agli occhi delle persone e, chi mi conosce da sempre, penso possa confermare questa mia affermazione.

  1. Perché ha scelto Forza Italia? Perché gli elettori dovrebbero sceglierla?

Ho scelto il partito di Berlusconi perché, dalla sua fondazione, ha sempre dimostrato di essere un partito liberale, vicino agli italiani e alle problematiche che attanagliano il nostro paese. Inoltre, è un partito europeista, che crede in un’Europa unita, forte e decisa. È anche un partito fatto di persone vere, con un cuore, che si preoccupano ogni giorno di chi gli è accanto. Ho potuto toccare con mano questo grazie alle persone di Forza Italia del nostro territorio, persone come il consigliere di Montefiascone Paolo Manzi e il coordinatore locale Gianluca Ferri, che mi sono sempre state accanto in questo mio percorso verso le regionali, ma anche persone come il coordinatore provinciale Andrea Di Sorte e il deputato Francesco Battistoni, che hanno sempre dimostrato il loro grande attaccamento alla Tuscia e ai suoi abitanti. Per non parlare di Giulio Marini, che per me si sta rivelando una vera guida e un esempio da seguire, e dei “compagni di viaggio” in queste elezioni regionali: Federica Friggi e Claudio Parroccini, politici dal futuro luminoso e innamorati del loro territorio. Io non voglio essere da meno: voglio fare la mia parte e battermi per Montefiascone e tutto il Viterbese. La nostra è una terra dalle enormi possibilità, ma che fatica a rendersi indipendente dalla Capitale. Dobbiamo alzare la nostra voce e farci sentire e ho scelto di scendere in campo per farlo in prima persona, con tutta la forza che ho.

  1. Quali sono i punti focali del suo programma? Quali i valori a cui il suo operato si ispira?

La mia è una famiglia di imprenditori, cosa che mi ha permesso di vivere in prima persona le problematiche che le PMI vivono giornalmente nel nostro territorio. Inoltre, sono una psicologa, professione grazie alla quale ho potuto toccare con mano le difficoltà che tutti noi dobbiamo affrontare, in particolare da dopo il Covid, una pandemia che non è ancora finita e che ha intaccato non solo il tessuto economico mondiale, ma quello sociale. E, come ribadivo poc’anzi, sono una grande amante di questo splendido territorio che si chiama Tuscia, ricco di perle uniche al mondo come la Rocca dei Papi di Montefiascone, il lago di Bolsena, Civita di Bagnoregio, il Palazzo dei Papi di Viterbo, Palazzo Farnese di Caprarola, le cascate di Chia e la Torre di Pasolini, le necropoli etrusche di Tarquinia, Norchia e Castel’Asso… e chi più ne ha, più ne metta. Ecco perché PMI, Sociale e Turismo sono i tre punti chiave del mio programma. Dobbiamo fare di più, meritiamo di avere di più! Potremmo e dovremmo essere una delle Province più celebri d’Italia e voglio battermi con tutta me stessa per far sì che questo avvenga.

  1. Cosa vede del suo modo di pensare e operare nel candidato governatore Rocca?

Francesco Rocca è una persona di enorme personalità, che ha saputo battere gli spettri del passato e imparare dai suoi errori. È un uomo di legge con decine di anni di esperienza nel campo della Sanità e del Sociale, in particolare grazie agli anni di volontariato, quelli come presidente della Croce Rossa Italiana e quelli passati nel consiglio direttivo di molte strutture sanitarie. È per me un esempio da seguire e dal quale trarre ispirazione. Come medico e psicologo, sento di avere molti legami con il suo modo di pensare, cosa che fa sentire estremamente in sintonia con la sua visione del futuro della Regione Lazio: una regione all’avanguardia dal punto di vista della Salute e delle infrastrutture, vicina ai territori che la compongono e sempre presente per difendere i suoi cittadini.

  1. Sarebbe questa la sua prima esperienza amministrativa? Perché proprio ora?

Perché non era più possibile attendere. Per 10 anni abbiamo avuto una regione di centrosinistra che ha dimostrato di non sapersi prendere cura dei propri cittadini e dei propri territori. Una regione troppo romanocentrica, che ha tralasciato le altre province per focalizzarsi sulle questioni della capitale senza nemmeno risolvere. Non potevo restare a guardare, dovevo fare qualcosa per dare il mio contributo. Dovremmo farlo tutti, e il 12 e i 13 febbraio avremo finalmente la possibilità di cambiare direzione a questa Regione. Abbiamo, finalmente, un governo nazionale di centrodestra e, se anche il Lazio indosserà questi colori, ci sarà un filo diretto di collegamento tra tutte le istituzioni.

  1. Cosa si ripropone il centrodestra per migliorare l’operato dei passati anni con il centrosinistra? In cosa ci possiamo aspettare un drastico cambiamento?

Mi verrebbe da dire che dopo 10 anni di immobilismo, sarà difficile fare di meno. In realtà, dobbiamo cominciare a correre e recuperare l’enorme terreno perduto rispetto alle altre Regioni. Sanità, Sociale, Turismo, Economia, Ambiente… il Lazio soffre sotto ogni punto di vista e le stime per il 2023 non sono lusinghiere. Per dirne una, si prevede un aumento ulteriore e importante della disoccupazione. Dobbiamo invertire questa rotta, tornare a occuparci dei territori e rafforzarli, perché una Regione può essere virtuosa solo se cura tutti i dettagli. Abbiamo la necessità di tornare a pensare alle famiglie, combattere la crescente denatalità che sta svuotando le nostre città, riformare le enormi spese che affossano i bilanci regionali senza portare alcun giovamento, migliorare le infrastrutture che collegano i territori, invertire la tendenza delle persone a curarsi presso strutture sanitarie non laziali, implementare i servizi psichiatrici e i posti letto dedicati, rafforzare la sicurezza e lavorare a un Piano per l’inclusione lavorativa per le persone con disabilità. Questi sono solo alcuni esempi dei drastici cambiamenti che dovremo apportare alla Regione Lazio per non essere più il fanalino di coda dell’Italia.

  1. Lasciamoci con una promessa e un obiettivo apparentemente irraggiungibile per il quale si batterà.

In realtà vorrei presentarne due, che mi stanno particolarmente a cuore. La prima è quella di dare un reale sostegno a tutte quelle persone e quelle famiglie che vivono giornalmente il dramma dei disturbi mentali, applicando le leggi che già vi sono, ma che non vengono rispettate. Inoltre, dare nuova voce alla Tuscia, così che possa essere un territorio attrattivo per le generazioni future e non un luogo dal quale scappare a causa dell’assenza di servizi e possibilità lavorative. È tempo di smettere di pensare unicamente all’immediato e di cominciare a costruire un futuro migliore per i nostri figli, qui e non altrove.

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