SS 675: l’avvio dei lavori per il completamento della superstrada ricorda il tempo e le risorse che potevano essere risparmiate

Riceviamo e pubblichiamo: “Il complesso degli eventi in corso dal lontano 3 agosto del 2015, data dell’avvio della valutazione di impatto ambientale da parte di Anas per il famigerato, e da oggi, “bocciato”, tracciato verde, non fa che rendere merito alla determinazione delle associazioni ambientaliste, dei comitati, delle aziende agricole e turistiche, con la quale hanno difeso la valle del Mignone. Questa vittoria della comunità mostra la misura di quanto tempo e quante risorse siano state disperse per tornare – dopo quasi 10 anni – al punto di partenza.
In questi giorni preelettorali si affollano comunicati di tutte le parti politiche in cui ognuno rivendica il merito dell’avvio del primo stralcio dei lavori, sottolineando il tempo a loro dire “perduto” per riaggiornare il nuovo progetto, dopo la bocciatura del tracciato verde da parte del TAR.
A tutte quelle figure istituzionali che con troppa superficialità e a volte addirittura con risentimento e astio non hanno offerto l’ascolto dovuto ai ricorrenti su questo tema, diciamo che, seppur tardivamente, è stato autorevolmente chiarito da un Tribunale che la soluzione meno impattante rimane lo stralcio dell’opera con l’aggiramento a nord di Monte Romano, e la messa in sicurezza della restante Aurelia Bis fino all’innesto con l’autostrada, mantenendo la doverosa uscita per Tarquinia. Le responsabilità di tali ritardi vanno quindi addebitate sì a un progetto che presentava criticità e inesattezze che la recente sentenza del TAR Lazio ha bocciato, ma anche alla superficialità del mancato ascolto delle comunità che, con tenacia e con la forza dello studio dei dati, hanno sempre cercato, con l’interlocuzione pacifica e democratica, di mettere in guardia sulla dannosità del passaggio in un’area protetta ricadente all’interno di ZPS e ricompresa nella Rete natura 2000.
La lunga battaglia legale sostenuta, e pagata largamente, con un’autonoma raccolta fondi mostra quindi quanto oggi sia difficile e faticoso per i difensori dell’ambiente e degli habitat ancora integri interloquire con le istituzioni per contrastare, a buon diritto, abusi o storture spesso nascoste o malcelate nelle procedure autorizzative delle grandi opere. Ha prevalso alla fine quel senso di responsabilità di tutti coloro che lo hanno preservato come espressione viva della nostra storia, contrariamente ad altre zone del nostro territorio, nelle quali le amministrazioni succedutesi hanno acconsentito ad ogni genere di dileggio ambientale, contro la flora la fauna ed il paesaggio. Le false promesse di dibattito pubblico con le quali sin dall’inizio si è tentato di fiaccare la resistenza di territori si sono sciolte come neve, non essendo mai state aperte reali interlocuzioni su ciò che le popolazioni residenti chiedessero.
L’ultima sentenza del TAR Lazio del 6 dicembre u.s. (la n. 16243) conferma quindi che la soluzione dell’aggiramento a nord del comune di Monte Romano, da noi sostenuta sin dall’inizio del procedimento, è quella giusta, essendo in grado di superare la strozzatura del famigerato arco di Monte Romano e di salvare contestualmente un territorio vocato a ben altre prospettive che non quelle dell’asfalto. Ma l’opera non è conclusa e non è concluso il nostro controllo su ogni eventuale discostamento dei lavori dalle indicazioni del TAR; saremo su questo vigili come il primo giorno a presidio del nostro territorio e della sua unicità”.

Italia Nostra – Sezione Etruria

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