Stagione dei Concerti Unitus, il pianista Walter Fischetti esegue Debussy

di CINZIA DICHIARA-

VITERBO- Sarà un concerto di carattere monografico, quello della XVIII Stagione concertistica 2022-2023 dell’Università della Tuscia che si terrà a Viterbo, presso l’Auditorium di S. Maria in Gradi, domani, 18 febbraio 2023, alle ore 17. Walter Fischetti, valido e versatile pianista, professore emerito di Pianoforte Principale presso il Conservatorio “A. Casella” dell’Aquila già noto al pubblico viterbese, tornerà stavolta per proporre un programma di musica francese, da non perdere. Incentrato sulla produzione di Claude Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 1862-Parigi, 1918), esso presenta una carrellata di brani famosissimi del compositore che rivoluzionò il linguaggio del suo tempo, introducendo la scala esatonale e altri procedimenti tecnici entrati nella scrittura musicale in nome dell’impressionismo, o meglio, del simbolismo.

La corrente musicale, che fa il paio con quella pittorica, è altrettanto caratterizzata da evanescenti pennellate sonore, armonie sospese e cangianti, guizzi ritmici e armonici producendo ora vivide, ora sfumate macchie di colore, oppure statiche e lontane profondità, e seducenti arabeschi o brillanti esplosioni di verve, anche umoristica. Tali prerogative divengono attrattive che irretiscono altresì nell’opera di vari pittori da Renoir a Cezanne, da Manet a Pissarro molto differenti tra loro ma accomunati da un’estetica e da procedure stilistiche comuni, tra i quali quello più universalmente conosciuto è senz’altro Claude Monet, considerato il caposcuola.

Nel campo musicale potremmo dire che Debussy condivide col campo pittorico il linguaggio, la poetica e finanche un’analogia tecnica, trasferendole nel sillabario canonico della composizione, la quale viene ad essere completamente modificata in favore di una del tutto nuova visione artistica. I tratti della sua produzione rispecchiano la vita reale attraverso il suo dipanarsi, oppure contemplazioni meditative o scene movimentate, di contesti umani e ambienti paesaggistici, oppure fantasticherie descrittive, anche talora bizzarre, in cui ogni cosa appare ammaliante nella declinazione delle ‘impressioni’. Certamente tutto ciò consisté in una innovazione radicale e profonda i cui effetti non cessano di trasferirci spiritualmente in un ambito che non desidera  aspirare a qualsiasi dimensione astratta o lanciare sguardi a una immaginaria metafisica d’antan ma al contrario suggerisce stati d’animo ancorati a un mondo ancora specificamente ottocentesco a motivo della sua magnifica e altamente attraente narrazione storico-borghese. Avvolto da atmosfere ora chiassose e cittadine, ora invece brumose, ora sognanti, oppure bucoliche, del tutto esaltanti, il simbolismo è affatto intenzionato a rinunciare al fascino lussureggiante del clima di suggestione, sia figurativa della quotidianità, sia immaginifica, suo più alto vessillo. Per quanto piuttosto connotato da una certa immaterialità esso è invece connaturato a un colore di tipo naturalistico e vitale, tutto terrestre. Bisogna infine non trascurare che esso si contempera a un fermento inquieto che nei passi musicali più animati preannuncia anche ritmicamente, da lontano ma non troppo, la successiva rottura di formule ritmiche, e non soltanto armoniche, standardizzate che precederà e scuoterà in anticipo il ‘900. Certamente la sua impalpabilità è più musicale che pittorica ed è nella musica che esso è in grado di sollecitare corde interiori segrete e sconosciute persino a noi stessi, con quella sua portata avvolgente che, per quanto possiamo spiegarcelo, procura un incantamento inafferrabile.

Ora, l’opera di Debussy è un tale caleidoscopio di quanto sopra accennato per ridottissimi capi, che il suo ascolto si trasforma in rapimento. Delle originalissime opere pianistiche, che richiedono una tecnica specifica e un approccio interpretativo raffinato del quale Fischetti è maestro, il programma di sala presenta, per iniziare, il Nocturne (1892), creando subito l’atmosfera giusta.

 Quindi procede con i 12 affascinanti brani del secondo Livre dei Préludes (1913).

In ‘Brouillards’ l’aspetto irreale della nebbia evoca paesaggi senza contorni definiti, nella vaghezza di sonorità dissonanti e opalescenti.

‘Feuilles mortes’ presenta un intimismo raccolto, con vene pessimistiche e dolenti in pianissimo.
‘La puerta del Vino’, ricrea una scena animata in piazza, a Granada, con un ritmo di habanera e l’indicazione scritta dall’autore “con dei bruschi contrasti di estrema violenza e di dolcezza appassionata”.
‘Les fées sont d’exquises danseuses’: figurette fatate danzano, volteggiano, si arrestano, svaniscono con la leggerezza del loro mondo fiabesco.

‘Bruyères’ evoca l’atmosfera bucolica delle brughiere; un tema pastorale ridona il senso sognante del contatto con la natura.

“GénéralLavine” – eccentric fornisce il ritratto umoristico di un mimo circense dal carattere militaresco.

 ‘La terrasse des audiences du clair de lune’, dipinge suggestive atmosfere lunari, indefinite e languide, probabilmente appartenenti a un paesaggio esotico.

In ‘Ondine’ le mitiche incantatrici dell’acqua della mitologica tedesca ispirano la figura di una sirena, attraverso sonorità vaghe che fluttuano in arpeggi ondeggianti.

‘Hommage à S. Pickwick Esq. P. P. M. P. C.’ è un omaggio caricaturale al Presidente Perpetuo Membro del Circolo Pickwick, introdotto per la sua prosopopea da citazione personalizzata
dell’inno nazionale inglese su indicazione agogica “Grave”.

‘Canope’, antica urna cineraria, richiama il tema della morte in una calma assolutamente misteriosa e dolente.

‘Les tierces alternées’, sfrutta un procedimento tecnico, ispirato all’esercizio pianistico che origina  suggestive e forse caotiche successioni di terze tra le due mani.

‘Feux d’artifice’ è il brano della scoppiettante conclusione. Immagini pirotecniche in dinamica forte e fortissimo, dall’effetto potentemente efficace, preparano l’applauso.

Ideale la scelta di concludere il concerto con un brano altamente immaginativo e brillante come L’isle joyeuse (1904). Dinamiche contrastanti, densità di scrittura e scarico di tensione in alternanza, cosi come i simbolismi dell’acqua, nel primo tema, dell’isola dell’amore nel secondo tema, non sfuggono a una scrittura sapientemente virtuosistica che scatena una vitalità prorompente.

 

 

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