VITERBO – Riceviamo dal Comitato Non ce la beviamo e pubblichiamo: “Accogliamo con soddisfazione che il presidente della Provincia Romoli finalmente si sia deciso a rivolgersi alla Regione e al Ministero dell’Ambiente. Sono 12 anni che lo chiediamo a gran voce, sono 12 anni che chiediamo agli Amm.ri della Tuscia di fare pressione sul Ministero e sulla Regione Lazio per ottenere l’intervento della fiscalità generale. Abbiamo denunciato che si tratta di un problema di salute pubblica e di inquinamento ambientale e che , pertanto, i cittadini della provincia di Viterbo non posso farsi carico da soli di questo problema . A quale scopo esisterebbe il bilancio dello Stato, della Regione , la fiscalità generale se non per intervenire in queste evenienze?
Lo studio epidemiologico condotto dalla Regione Lazio evidenzia un tasso di mortalità e di incidenza più alto nei cittadini della Tuscia per malattie legate ad esposizione ad arsenico come il tumore ai polmoni e alla vescica, il diabete e le malattie cardiovascolari. C’è un colpevole ritardo delle Istituzioni per non aver sostenuto economicamente fino ad ora i territori e scaricato i costi sulla popolazione.
Teniamo a precisare che esistono Comuni della provincia, come Fabrica di Roma , che hanno ancora oltre 40 microgrammi/litro di arsenico nell’acqua, perché non hanno mai ricevuto finanziamenti per far funzionare i dearsenificatori mentre ricordiamo che i comuni all’interno di Talete hanno ricevuto i fondi per la manutenzione dei dearsenificatori dalla Regione Lazio per tre anni poi sono stati anch’essi abbandonati .
Non si può legare il problema arsenico al modello di gestione dell’acqua, non possono esistere cittadini di serie A e di serie B quando ci troviamo di fronte ad un problema di salute pubblica.
Ministero e Regione sono tenuti ad intervenire indistintamente a favore di tutta la popolazione della provincia.
Che dire ? Trovare oggi le dichiarazioni del Presidente della Provincia sul giornale da una parte ci fa sorridere, perchè il Comitato Non ce la Beviamo “ queste semplici verità le predica da molti anni, dall’altra un po’ ci fa arrabbiare perché le dichiarazioni di questo tenore da parte della dirigenza dell’ATO avvengono con grave e colpevole ritardo.
Staremo a vedere, se son rose fioriranno. Noi non cesseremo di svolgere il nostro lavoro di controllo e pungolo nei confronti nei confronti degli Amministratori , con la convinzione che solamente un ritorno a criteri di gestione dell’acqua totalmente pubblici e il ricorso alla fiscalità generale ci metteranno nelle condizioni di offrire un servizio in equilibrio dal punto di vista finanziario e garantito sotto l’aspetto sanitario”.