VITERBO – “La vicenda e la storia del giovane Abul Basar Matubbar sono state sconvolgenti e forte deve essere la risposta. A partire dalla scuola e dalle istituzioni in generale. Serve una profonda riflessione sui mali della città”. Così la segretaria generale della Uil scuola di Viterbo, Silvia Somigli, in merito a quanto emerso dopo il suicidio di Matubbar a piazza San Lorenzo a Viterbo.
“Una vicenda, quella del ragazzo – prosegue Somigli – che evidenzia impressionanti limiti del contesto sociale della città in cui viviamo. Un ragazzo lasciato solo, bersagliato da vere e proprie gang di giovani che compivano su di lui, sistematicamente, violenza. Un ragazzo vittima di aggressioni, come quella che abbiamo visto nel video pubblicato da Tusciaweb. Un uomo che viveva in un appartamento, se così lo possiamo chiamare, privo di finestre e in condizioni su cui sarebbe opportuno che, chi di dovere, faccia luce”.
“Non possiamo essere indifferenti – continua la segretaria generale della Uil scuola -. È fondamentale, a partire da quanto ha vissuto e per come è morto Matubbar, aprire una fase di profonda riflessione sulle condizioni di vita in questa città. Condizioni abitative, sociali e lavorative che colpiscono una parte della popolazione. Spesso senza alcuna pietà”.
“È fondamentale l’intervento della scuola – sottolinea Somigli -, perché è compito della scuola intervenire sui processi di socializzazione degli studenti, contrastando quel culto della violenza che sembra essere così tanto in voga tra i ragazzi. È fondamentale che le forze dell’ordine e la magistratura indaghino su tutto ciò che ha accompagnato la vita di Matubbar e il suo suicidio”.
“È fondamentale – conclude infine Somigli – che le istituzioni, tutte, non lascino cadere nel vuoto l’esistenza di Matubbar, la cui morte parla drammaticamente a tutti”.