“Sul ramo del lago de Vico”: per la prima volta va in scena il romanzo Li Promossi Sposi in viterbese grazie alla quinta B dell’IC Canevari

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO – Per la prima volta “I Promessi sposi” diventa un romanzo in… dialetto viterbese. L’insegnante Anna Maria Stefanini infatti ha rivisto in chiave moderna, ideato e scritto per gli alunni della sua classe, la quinta B dell’IC Canevari di Viterbo, un copione teatrale per ragazzi, ispirato al celebre romanzo manzoniano, in lingua viterbese, nella convinzione che una storia può essere raccontata con linguaggi diversi, soprattutto se è bella e senza tempo e che il dialetto sia una risorsa preziosa da valorizzare e tramandare alle future generazioni. L’opera teatrale, intitolata “Li Promossi Sposi”, andrà in scena prima al teatro scolastico dell’ICCanevari alle ore 15 del 28 maggio e poi, a grande richiesta, il 29 maggio al teatro San Leonardo alle ore 20,30. L’ingresso sarà libero e gratuito.

Magie linguistiche. Testimonianza di come le lingue si trasformino da luogo a luogo, soprattutto i dialetti, per secoli parlata corrente senza che avesse una codificazione e pertanto libera di trasformarsi, adattarsi, evolversi, seguire linee inusitate, prima di avviarsi all’estinzione, che è storia del nostro tempo, soppiantato da quell’italiano unificante che proprio il romanzo manzoniano impose sulla babele italica.
Lo stesso romanzo poi, per diletto, si è cominciato a condurre in forme vernacolari, le più varie; sono addirittura catalogate una versione ladina e una barese.
Perchè no una versione in viterbese? I ragazzi si sono divertiti un mondo a fare le prove e interpretare i personaggi manzoniani “venuti” a Viterbo.

L’insegnante Anna Maria Stefanini ha immaginato che il pronipote di Manzoni, Sandrino, un ragazzo nato a Viterbo, poco colto e molto vivace, avesse provato a emulare il celebre avo, riscrivendo I Promessi Sposi, ambientandolo a Viterbo. Don Abbondio diventa un simpatico don Pino, il ramo del lago di Como è una parte del lago di Vico; la monaca di Monza un’influencer viterbese, Perpetua una “margolla che “nun tene cecio” con risate assicurate per tutti.
Learning by doing, imparare facendo, è il motivo didattico ispiratore della rappresentazione.

I ragazzi della quinta B hanno letto e commentato alcuni capitoli del vero romanzo manzoniano, hanno arricchito il lessico e riflettuto sulla modernità e attualità dell’opera, parlando in classe di violenza di genere, della quale fu vittima anche Lucia, perseguitata e fatta rapire da don Rodrigo; delle prepotenze e del bullismo; dell’uguaglianza per tutti di fronte alla giustizia, che Azzeccagarbugli non applicava; del mancato coraggio di don Abbondio, contrapposto alle azioni coraggiose di alcuni sacerdoti come don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia.

I ragazzi della quinta B e le insegnanti Anna Maria Stefanini, Silvia Pascucci, che ha curato i canti in inglese, Maria Rosaria Grasso che si è occupata dei balletti e Stefania De Nicola, che ha approfondito i temi religiosi dell’opera, l’associazione Tuscia Dialettale, e il suo presidente Franco Giuliani, Massimo Mecarini, cultore del dialetto viterbese, Laura Leo e tanti altri vi aspettano il 29 maggio al teatro San Leonardo alle 20,30.

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