Sulle tracce di uno dei nostri maggiori simboli identitari: il nobile peperino

di ANNA MARIA STEFANINI-

Lo incontriamo quotidianamente, spesso ci camminiamo sopra e questo rapporto di prossimità ha finito per confinare sullo sfondo uno dei nostri più pregiati manifesti identitari.
Coerente col proprio progetto editoriale, TUSCIATIMES è andata a rivisitare per voi una delle maggiori risorse che caratterizzano e qualificano la Città dei Papi: il non sempre adeguatamente ricordato peperino.

La sua storia comincia da lontano e i primi ad accorgersi della versatilità e delle qualità di questa roccia sono gli etruschi e più tardi i romani che la utilizzano a piene mani per realizzare le componenti edilizie e urbanistiche che richiedono lavorazioni di precisione e di qualità estetica: zoccolature, soglie, archi, fasce, scalinate, balaustre, colonne, arredi, giardini, fontane, teatri, statue, tombe, sarcofagi etc.
Il basamento di Castel Sant’Angelo, parti della Cloaca Maxima, strutture del celeberrimo Teatro di Ferento e di molto altro ancora sono realizzati in peperino.

Le successive civiltà medievali e rinascimentali hanno continuato l’opera.
Intorno alla metà del ‘500 il nobile e letterato Pier Francesco (detto “Vicino”) Orsini commissiona all’architetto Pirro Ligorio il celebre Parco dei Mostri di Bomarzo, con sculture grottesche realizzate parte in basalto e parte in peperino. Elementi in peperino compaiono anche nella quasi contemporanea “Villa Lante” di Bagnaia.
A fine ‘800 il magnifico Palazzo Brancaccio di Roma viene rifinito in peperino.
Nel comune di Marino (Roma) è giunto sino all’età contemporanea l’importante quartiere che porta il nome di “Cave di Peperino”.
Questi alcuni “tòpoi” della mappa della bellezza che rivela come il peperino abbia attraversato le epoche affiorando come un rizoma in tutti gli incanti del Belpaese, da cui discende la filiera millenaria che ha contribuito al profilo del nobile mestiere dello scalpellino.

Dal punto di vista geologico il peperino è un materiale di origine magmatica, ossia derivato dalla solidificazione di rocce allo stato fuso, generate da attività vulcaniche avvenute in periodi diversi, risalenti a diverse centinaia di migliaia di anni fa.
È importante non confondere il “magma” con la “lava” essendo quest’ultima magma eruttato all’esterno. Quando il magma esce all’esterno perde rapidamente le sue componenti volatili, come acqua e gas disciolti; diversamente il magma è roccia fusa mantenuta sotto terra, cosa che le permette di conservare la sua componente volatile e farne parte strutturale della composizione geochimica. I geologi qualificano questo mantenimento sotterraneo con l’espressione “situazione ipogea”.
La genesi ipogea ha un effetto molto importante sulle caratteristiche finali della roccia dopo che questa ha concluso il processo di solidificazione; in termini di compattezza, leggerezza e, soprattutto, di lavorabilità.
Con un paragone domestico si potrebbe dire che la roccia magmatica è come il pane lievitato mentre quella lavica rimanda al pane azzimo.
Diverse sono anche le qualità del peperino perché le pance sotterranee degli antichi vulcani laziali si sono comportate come grandi fucine che hanno fuso insieme materiali terrestri primordiali diversi generando rocce con caratteristiche del tutto particolari.
I geologi chiamano con i termini scientifici “trachite”, “tefrite” e “leucite” i prodotti di questo lunghissimo ciclo produttivo naturale che costituiscono la tessitura interna del peperino.
La denominazione “peperino” viene dal tardo latino “lapis peperinus”, a sua volta derivato da “piper”, ossia “pepe”, probabilmente in conseguenza dell’effetto cromatico prodotto dalla distribuzione di particelle di “biotite” che ricorda i grani di pepe.
Le successive combinazioni di millenari movimenti orogenici, deformazioni tettoniche e lente reazioni geochimiche hanno completato l’opera dei vulcani consegnandoci un tesoro roccioso dalle molte varianti, come il celebre “peperino rosa” di Soriano.

Il peperino è protagonista a Viterbo nelle scenografie a cielo aperto del quartiere San Pellegrino e del celeberrimo Palazzo dei Papi ma è anche un importante settore produttivo, supportato da diverse aziende territoriali, specializzate nella cavatura, lavorazione e nella commercializzazione della pregiata roccia.

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