Svolto il convegno- dibattito “Una primavera di Bellezza – L’Italia che Vogliamo”

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO – Il Centro Studi Aldo Moro, insieme a Rivista Ambiente e Il Domani D’Italia ha organizzato questo pomeriggio, alle ore 18:30, un convegno-dibattito online dal titolo “Una primavera di Bellezza – L’Italia che Vogliamo” per discutere di tutela del territorio, salvaguardia del paesaggio, difesa dell’ambiente e promuovere una moratoria sulle energie rinnovabili. Il dibattito si è svolto tra autorevoli relatori: Luisa Ciambella, Vittorio Sgarbi, Stefania Proietti, sindaco di Assisi,  Antonio Rancati,  coordinatore generare Cetri Taires, il giornalista Marco Frittella e Fiorello Primi, presidente

associazione dei Borghi più belli d’Italia. Ad aprire i lavori la consigliera comunale del Pd, Luisa Ciambella, che ha detto: “I presenti hanno certamente posizioni differenti su questo tema, tutti siamo favorevoli all’energia rinnovabile. Riconosciamo che è l’unico futuro possibile, a c’è bisogno di fare una riflessione più approfondita. Voglio utilizzare le parole del nostro Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha scritto per Vanity Faire ed è entrato nel tema in una maniera equilibrata come lui sa fare. Dobbiamo fare attenzione alle nostre scelte e ci dice che si troverà la soluzione migliore guidata da quella che definisce cittadinanza attiva per intraprendere un cammino di consapevolezza e concretezza”. Ciambella ha poi parlato della sua esperienza sulla Tuscia, dove da 2 anni a questa parte ha notato un incremento di progetti autorizzati ed autorizzandi per un totale di circa 2500 ettari di territorio complessivi. “Tra questi ci siamo trovati a Ferento, 100 ettari di fotovoltaico, nei pressi del teatro romanico di Ferento,  la cui estensione arriverà alla vicina necropoli dell’Acquarossa interrompendo un via. 100 ettari significano 2 campi da golf allineati. Non solo, anche per Civita di Bagnoregio, candidata a riconoscimento come patrimonio Unesco dell’umanità, abbiamo notizie che si vogliono installare torri di 100 metri intorno alla civita per non parlare del parco eolico previsto a Tuscania. Sono dei gioielli che uno dovrebbe preservare. I nostri impianti dovrebbero essere installati in impianti industriali dismessi, sulle autostrade. Il mio comune, che è un comune capoluogo, per buona parte ha disertato le conferenze dei servizi dove si trattavano i progetti, nella convinzione che la norma non consenta di preservare anche un indirizzo turistico, politico ed amministrativo. Purtroppo c’è questa convinzione che porta addirittura i comuni in molti casi a non compensare. Nel mio caso non hanno ancora portato a nulla. Che cosa si è pensato per preservare i luoghi? Non c’è nessuno che vuole bloccare nessuno, ma autorizzare l’impianto solo in presenza di un atto di pianificazione, dando ai Comuni un termine perentorio brevissimo per decidere sugli spazi dove poter edificare”.

Frittella

Marco Frittella di Unomattina ha detto: “Sono convintissimo che si tratti di argomenti ragionevoli, ma dobbiamo essere molto pragmatici. Le rinnovabili sono una strada obbligata, dobbiamo aumentare la produzione di rinnovabili, come dice Draghi. Sul campo delle rinnovabili siamo stati degli autentici campioni, stando in testa alla classifica. E’ chiaro che le rinnovabili sono una criticità, una di queste importante è l’impatto sul paesaggio. Ma su questo vedo molto poco pragmatismo. Vedo una reazione di tipo ideologico. Seguo convegno di nobilissime associazioni, ma delle preoccupazioni che sono fondamentalmente ideologiche. Le comunità vanno coinvolte. Anche a me fa venire le bolle che intorno a un teatro romano ci siano 100 ettari pannelli, però non bisogna neanche essere ideologici”.

“Se tutto viene regolamentato è anche più semplice per le procedure – dice Rancati – La penso come Frittella, deve essere fatto il tutto a tutela del nostro paesaggio e del nostro petrolio. Con tutta la tecnologia a disposizione non c’è bisogno di inventare nulla.

La sindaca di Assisi Stefania Proietti ha detto: “Io vengo da una esperienza che non è politica, ero un ingegnere esperto di fonti rinnovabili che mi ha permesso di vedere sena tanti preconcetti. Giustamente sentivo parlare di rinnovabili e paesaggi: è chiaro che non esistono ricette pre-costituite. 21 anni fa parlare di ambiente per un ingegnere meccanico energetico era naif, oggi è diventato grazie a movimenti importanti e lo stesso Papa Francesco. Sicuramente condivido il tema della rinnovabili va affrontato perchè il cambiamento climatico rischia di distruggerci. Ad Assisi non abbiamo inondazioni, ma le allerta meteo che dal dicembre a febbraio scorso anno avuto piovosità mai vista per giorni con ben 49 smottamenti sui quali non riusciamo a mettere le mani come Comune. Quindi ci troviamo ad avere questa situazione di dissesto idrogeologico. Il cambiamento climatico ricordiamolo che uccide. Non si può dire di andare avanti con le fonti fossili perché sappiamo con certezza che il nostro schema di sviluppo ha portato a questo squilibrio. Cosa fare se siamo amministratori? Noi abbiamo le vestigie di un anfiteatro romano, la basilica, un parco del Subasio, uno dei più prestigiosi al mondo per essere vincolati. E allora Assisi deve precludere l’uso delle rinnovabili? Dico di no. Nessuno di voi sa che Assisi ha una rete di teleriscaldamento, che arriva ad alimentare il sacro convento, con un sistema di produzione centralizzato a gas naturale di calore in co-generazione e da lì l’acqua calda sotto strada passa ed arriva fino alla basilica di San Francesco. Non è energia rinnovabile, ma uso efficiente dell’energia fossile. Da tecnico credo alla prefabbricazione con fotovoltaico integrato con minor riverbero alla luce del sole. Ci deve essere competenza nella scelta. Mi trovo di fronte al Tar a difendere il mio territorio per un’antenna di 24 metri. Da Assisi è partita una mozione, chiamata mozione Assisi, per evitare che si producessero in Italia armi per andare ad uccidere bambini nello Yemen. Ci sono fabbriche che producono armi come in Sardegna, ma nello stesso territorio fu impedito di costruire un impianto sperimentale, la prima di un’azienda italiana e tedesca, di solare termodinamico, gli specchi che possono produrre elettricità, desanilizzare l’acqua nel deserto Rubia era una delle persone che ci credevano”.

Fiorello Primi ha detto: “Non siamo capaci di programmare, siamo sempre a rincorrere i problemi: per i terremoti interveniamo dopo, siamo bravissimi a ricostruire, così per le alluvioni interveniamo in emergenza e lo stesso succede per l’energia. Siamo passati dal nulla al top: ci siamo ritrovati ettari di fotovoltaico e lo stesso vale per le pale eoliche, che spesso sono ferme. In Umbria facemmo una programmazione proprio sulle pale eoliche. I crinali bisogna lasciarli stare perché fanno parte della cultura del nostro territorio. Lo vediamo in diretta l’effetto dei cambiamenti climatici. Occorre una programmazione nazionale dove dire dove non si possono installare, poi sono le regioni ed i comuni ad attuare questi piani. Ci vogliono certo competenze, professionalità.

L’on Vittorio Sgarbi ha rimarcato la sua posizione di diniego per tutto quello che altera il paesaggio. “Il paesaggio non è una questione estetica. Il paesaggi oche abbiamo in mente è quello dei grandi pittori del 600, il paesaggio che l’arte ha ripreso nella sua realtà. Su questo concetto non estetizzante, questo paesaggio non possiamo vederlo transitare per diventare altro. Il paesaggio è un valore della cultura, della civiltà.  Il paesaggio non può essere violato nella sua natura originaria. L’agricoltura trasformata, umiliata rispetto ad un’innovazione tecnologica. L’idea di non transigere: l’eolico, il fotovoltaico in Italia non possono andare da nessuna parte. Non c’è nessun luogo agricolo, paesaggio che può essere violato più di quanto non sia stato. Esiste la via d’uscita con cui potremmo iniziare un dialogo forte, con personalità che vogliano difendere culturalmente il paesaggio, da proporre come tentativo di mediazione: no, a tutto quello che è a terra, ma si può immaginare il fotovoltaico sui tetti degli edifici come il fotovoltaico galleggiante. Bisogna trovare una negoziazione. Bisogna dialogare con le istituzioni, con Mattarella e  Draghi abbiamo degli alleati. Bisogna creare una comunità di uomini di pensiero, di filosofi,  che indicano “giù le mani dal paesaggio”. Poi sui 5 Stelle che dopo tre anni si sono accorti di cambiare nome al ministero ha detto: “Transizione ecologica è una cosa inquietante. Occorre uno sbarramento culturale che rappresenti un manifesto, in cui si dica “giù le mani dal paesaggio,  non è vostro, è un bene comune”. Da lì si inizia la negoziazione su queste pannellature fotovoltaiche che va studiata anche con la tecnologia che il fotovoltaico ha elaborato. Su quello si può ragionare. Cominciamo a immaginare un manifesto di paesaggio bene comune intoccabile, in qualunque punto d’Italia”.

Antonio Rancati ha rimarcato: “Nella transizione ecologica ci deve essere la tutela del paesaggio. L’eolico non l’abbiamo inventato noi. Gela fa schifo, incentiviamo a mettere i tetti”. E rivolgendosi a Sgarbi ha detto: “Invece di essere contro lei deve continuare ad insegnare la bellezza. Noi

Rancati

abbiamo fatto obbrobri negli anni ’70-80. Lei si dedichi ad insegnare la bellezza. I paleolitici li guardi anche da un punto di vista estetico. La sostenibilità automaticamente tutela il paesaggio. L’impianto fotovoltaico sulla sala Nervi è bellissimo. Lei guardi l’eolico anche dal punto di vista dell’arte, insegniamo a fare anche impianti belli”.

Fiorello Primi ha aggiunto: “Dobbiamo mettere regole per dire dove non possiamo installare il fotovoltaico. Ci vogliono regole a livello nazionale prima altrimenti i sindaci che devono fare? Fanno quello che possono, ma non si può lasciare che ognuno faccia come vuole. Il territorio è un bene comune nella sua totalità che va tutelato, ma dobbiamo anche fare in modo che si vada verso le energie rinnovabili e l’equilibrio si trova

Primi

facendo studi” .

Sgarbi ha risposto a Roncati: “L’aula Nervi è un edificio fatto negli ultimi 70 anni in cui è legittimo sperimentare. Non sono contro nessuno, la mia posizione è in difesa di valori che non meritavano di essere aggrediti. Le mie parole sono di chi ha vissuto l’esperienza di sindaco in un paese in cui la mafia era operosa. Sui 5 stelle ho semplicemente detto perché, visto la loro vocazione ecologica, si sono accorti dopo 3 anni che il ministero doveva cambiare nome?”.

Luisa Ciambella ha concluso dicendo di essere in linea con le cose dette: “Servono regole certe, sono d’accordo con Sgarbi quando dice che servono intellettuali, ma serve anche una convergenza parlamentare. Conto sul vostro aiuto, sull’auto di tutti quelli intervenuti, soprattutto per far assumere anche all’Anci una posizione su questo. E’ importante”. A tal fine l’on. Sgarbi ha assicurato di aver già parlato con il presidente dell’Anci, Antonio Decaro per difendere il paesaggio.

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