Talete, Comitato Non Ce La Beviamo per l’Acqua pubblica: “La partecipazione attiva è indispensabile”

VITERBO – Riceviamo dal Comitato Non Ce La Beviamo per l’Acqua pubblica e pubblichiamo.

“Gentili lettrici/lettori, cittadine/cittadini, utenti, siamo lieti di annunciare che la nostra acqua contiene arsenico.

Se ne è accorto l’Amministratore Unico di Talete SpA, Salvatore Genova, pronto a chiedere lo stato di calamità naturale.
Se ne è accorto il Consigliere della Regione Lazio Daniele Sabatini che ci ha informati del piano  d’azione approvato dalla giunta della Regione Lazio da 12 milioni di Euro per gli anni 2023 e 2024, per l’esecuzione di interventi volti all’abbattimento dell’arsenico e dei fluoruri nelle acque destinate al consumo umano.
Se ne è accorto il Consigliere della Regione Lazio Enrico Panunzi, che ci ha informati di essere il promotore di un altro stanziamento da parte della Regione Lazio, per la potabilità e l’adeguamento degli impianti idrici gestiti da Talete:  ben 18 milioni di Euro per il triennio 2024-2026.
Se ne è accorto il Presidente della Provincia Alessandro Romoli, preoccupatissimo per la situazione finanziaria di Talete, che ha chiesto un intervento da parte della Regione Lazio, esortando tutti a “lasciar perdere adesso il giudizio di valore su acqua pubblica o privata, sulla distribuzione, il servizio, l’arsenico, cerchiamo di sterilizzarla sotto il profilo meramente economico finanziario perché il problema è drammatico”.  Incredibile!
Il nostro Comitato da 12 anni punta i riflettori sulla gestione di Talete. Sono 12 anni che chiediamo spiegazioni su scelte poco logiche ed economicamente disastrose; 12 anni che chiediamo ad amministratori e politici di non far ricadere i costi dell’inquinamento delle nostre acque sui cittadini, in quanto l’arsenico e i fluoruri sono un problema ambientale e sanitario le cui soluzioni competono alla Regione Lazio.
Invece abbiamo assistito negli anni a scelte politiche, operative e gestionali che – in ordine di tempo – potremmo così riassumere:
–  esternalizzazione della gestione dei dearsenificatori (e in molti casi anche dei servizi sulla rete idrica), in luogo della formazione del personale di Talete, con conseguente aumento dei costi;
–  scarse se non nulle richieste di interventi strutturali alla Regione, con conseguente aumento dei costi a carico dei cittadini;
–  aumento delle tariffe per accedere al finanziamento di € 40 milioni che ARERA avrebbe concesso per sanare la situazione finanziaria della Talete. Nessuno dei responsabili (Amministratore Unico, Presidente della Provincia e Sindaci soci di Talete) si è fatto carico di dare seguito all’iter procedurale per ottenere i fondi in questione. Esito: ulteriore aumento dei costi, mentre il finanziamento da parte di ARERA è caduto nell’oblio.

Gli enormi costi della dearsenificazione sono stati metodicamente messi in carico agli utenti, sulle nostre bollette da capogiro.

È di pochi giorni fa il 14° rapporto nazionale sul servizio idrico integrato presentato da ‘Cittadinanzattiva’, da cui risulta che nella Provincia di Viterbo nel 2023 si sono spesi (per un consumo medio di 182 metri cubi) 614 € l’anno: il 30,6% in più rispetto al 2019.

Questa cifra, che ci fa salire al quindicesimo posto della graduatoria nazionale, non tiene conto del costo che le famiglie sostengono ogni giorno per comperare l’acqua minerale.

Ripetiamolo: per la gestione dei dearsenificatori, ognuno di noi utenti paga 614 € l’anno per avere acqua all’arsenico e – come se non bastasse –  siamo costretti a comprare l’acqua al supermercato !  Facendo i conti, se non siamo al primo posto in questa sciagurata graduatoria, sicuramente il podio non ce lo toglie nessuno.
A guardar bene le cifre, qualcosa però non torna. I dearsenificatori incidono per un 30% sul bilancio di Talete. Forse lo stesso 30% che stiamo già pagando in bolletta?
Perciò quali sono i veri motivi dell’attuale situazione?
La nostra esperienza ci dice che Talete è stata portata sull’orlo del baratro finanziario – volutamente – con il fine di aprire la strada al socio privato, al quale finiremo per affidare la gestione del servizio idrico, svendendo il 40% delle quote della nostra acqua. Alla faccia del referendum per l’acqua pubblica vinto nel 2011 !

È evidente che il privato non porterà capitali propri, ma finanzierà il servizio attraverso dei prestiti, facendo così ricadere sulle nostre bollette sia gli interessi dei mutui, sia il profitto che per definizione dovrà perseguire.
E sarà quello stesso privato che gestisce l’acqua nella Provincia di Frosinone, con bollette astronomiche da 867 € l’anno e una perdita sulla rete idrica del 73% ! : attualmente il capoluogo con le bollette più salate d’Italia.
Ma rallegriamoci: il primato sarà presto nostro.

Cari cittadini, è inutile lamentarci. Se vogliamo cambiare veramente le cose, il momento è questo: la partecipazione attiva è indispensabile.
Da parte nostra vi comunicheremo tutte le iniziative del Comitato”.




Talete, con la cessione ai privati scompare il diritto all’acqua pubblica

“Non sono bastati anni di battaglie, di sensibilizzazioni, di proteste dei cittadini, l’esito chiaro di un Referendum: nella provincia di Viterbo si sceglie deliberatamente di calpestare il diritto dei cittadini a considerare l’acqua un Bene Pubblico. È ormai nota a tutti la notizia di questi giorni della decisione ratificata dall’Assemblea dei soci di Talete (ovvero i comuni della Tuscia) di procedere alla cessione del 40% delle quote della società che gestisce il servizio idrico nella provincia ai privati. Sincerandosi dietro lo spettro “di portare i libri in tribunale di Talete”, gli attori protagonisti di questo inesorabile declino, hanno dato “il via libera” alle procedure per la cessione del 40% di quote ai privati.

Siamo di fronte all’atto più grave che si possa tentare alla democrazia, ai diritti del cittadino. Con la cessione delle quote di Talete ai privati scompare il diritto dei cittadini all’acqua pubblica. E per questa scelta sappiamo bene a chi dobbiamo rivolgerci: a quella politica che negli ultimi dieci anni ha amministrato e rappresentato la Regione, ha costruito la maggioranza in Provincia, si è insinuata nella gestione di Talete (e purtroppo non solo) e ha messo radici in molti Comuni della Tuscia. Tutto senza mai tenere conto delle esigenze dei cittadini, dei diritti e della tutela del bene comune.

L’ultima assemblea dei soci di Talete ha rappresentato chiaramente il risultato di questa gestione: elencando difficoltà economiche, mancanza di investimenti, disagi per i cittadini, precarietà della rete e del servizio, organizzazione societaria discutibile. Invece di avere il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, di dire “scusate”, di farsi da parte, i protagonisti di questo “mistero buffo” hanno ancora una volta svicolato il problema e messo i comuni nella condizione di scegliere la via della cessione delle quote, in barba alla democrazia e al rispetto delle comunità che amministrano.

Cosa succederà ora? Intanto c’è il rammarico di aver letto la certificazione delle nostre paure: le segnalazioni sulla precarietà del servizio, sulla discutibile gestione societaria, sui disservizi, sulle bollette che aumentavano spropositatamente, sul baratro economico di Talete che si stava avvicinando. In tanti anni, per lo più da sola contro quel sistema politico che doveva negare e nascondere l’evidenza, sostenuta dai cittadini che credono nei diritti e dal movimento Per il Bene Comune, ho portato avanti una battaglia imponente.

È sinceramente un rammarico constatare che la politica è rimasta sorda e ha continuato a inseguire altre prerogative rispetto alla difesa del bene comune. Confido che i nuovi protagonisti della politica regionale possano in qualche modo tracciare un percorso risolutivo per la vita del servizio idrico e che, soprattutto, sia meno gravoso per i cittadini”.

Luisa Ciambella




Bengasi Battisti: “Si è consumato il tradimento dell’acqua pubblica e della volontà popolare”

Riceviamo e pubblichiamo: “Il tradimento dell’acqua pubblica e della volontà popolare si è consumato nell’assemblea dei Sindaci dove si è ceduto il 40% delle quote ai privati .
L’acqua del Viterbese non potrà essere più pubblica cioè non avrà più la dignità di un diritto inalienabile per ogni essere vivente .
Non si è voluto perseguire l’interesse sovrano dei Cittadini a tutelare un bene comune per eccellenza e garantirne l’accesso a ogni individuo attraverso quella forma gestionale che il referendum sull’acqua pubblica aveva tracciato e cioè : gestione attraverso forme di diritto pubblico dove la fiscalità generale poteva colmare le ingiustizie .
Volevamo che le differenze fossero colmate e gli ingiusti costi dell’acqua fossero eliminati .
Nella nostra Terra gli elevati costi per la dearsenificazione e per le errate scelte del passato cadranno ora esclusivamente sui cittadini senza alcun sostegno da parte della fiscalità generale .
Il prezzo dell’acqua non potrà più essere equo e peserà esclusivamente sui cittadini consumatori senza alcun sostegno per quelle condizioni di debolezza .
Quei Sindaci che sostenevano l’acqua pubblica e che hanno raccolto consensi anche per la loro netta posizione sul “ fuori il profitto dall’acqua “ e che oggi hanno ceduto a quella certa partitocrazia che ha persino limitato gli spazi di libertà e di partecipazione , non hanno semplicemente compiuto un gesto di incoerenza ma hanno permesso che “ il profitto entri prepotentemente in quel bene inalienabile , indispensabile per la vita di ogni essere vivente , esauribile e non riproducibile “ .
Ai Sindaci resistenti che non hanno ceduto alle lusinghe esprimo la mia personale gratitudine per la netta opposizione al progetto di privatizzazione dell’acqua”.
Bengasi Battisti Consigliere Comunale – Enti locali per l’acqua pubblica




Tariffa unica regionale, il Comitato “Non ce la beviamo”: “Una proposta inutile e dannosa”

VITERBO – Riceviamo dal Comitato Non ce la beviamo e pubblichiamo: “L’ordine del giorno sulla tariffa unica regionale approderà al Consiglio comunale di Viterbo il prossimo martedì 23 maggio . Ma si tratterà veramente di una opportunità per i territori come spiega la consigliera  Luisa Ciambella ?

Il meccanismo sarebbe quello  di una media ponderata delle diverse tariffe esistenti nella Regione che andrebbero a calmierare le tariffe più alte aumentando quelle più contenute .

Ciò che non viene detto però,  è che sui contribuenti della Tuscia, oltre all’intero costo di gestione  del servizio, verrebbe riversato anche il  costo del margine di profitto degli  altri gestori  presenti nella regione Lazio (  ACEA  Ato 5, Acea ATO 2, facenti capo ad Acea,  Acqua Latina partecipata da Suez, ecc.), che a fine anno  si ripartiscono  i dividendi.

Non a caso l’ ordine del giorno è partito dal consiglio comunale di Frosinone ,  dove la gestione Acea Ato 5 detiene il primato della tariffa  più alta d’Italia (oltre che una percentuale  di dispersione idrica tra le più alte alivello nazionale ,più del 7O% ) .

Ma ciò che si ritiene ancor più pericoloso, è che  la proposta,  per essere realistica,  necessita di una sovrastruttura a livello regionale che potrebbe costituire il primo tassello per la costituzione del’ATO Unico Regionale, ossia per  la realizzazione del processo di privatizzazione del servizio idrico dell’intera Regione.

Considerato che questo progetto  è stato anche oggetto di campagna elettorale da parte di alcune forze politiche , non vorremmo che questa proposta sia l’ennesima manovra di palazzo che a tutto serve tranne che a risolvere i problemi della gente.

 A maggior ragione, se,   come afferma la stessa Consigliera Ciambella, resterebbe immutata la gestione in capo a Talete Spa, che di certo non ci sembra un esempio di efficienza.

Una annosa questione, quella di Talete,   che il Comitato chiese di affrontare, depositando  in Comune oltre 4000 firme di cittadini viterbesi ,  proprio quando la stessa capogruppo di Beni Comuni  ricopriva la carica di Vicesindaco  PD  nella giunta Michelini, ma che anche allora non volle affrontare lasciando cadere nel vuoto la questione.

Restiamo sconcertati  anche  di fronte al fatto che , nella proposta, vengono bypassati  completamente  i problemi specifici che affliggono il territorio.

Riportiamo in merito  solo tre dati  presenti sul sito ASL che indicano lo stato delle acque nei maggiori serbatoi della città di Viterbo :

ARSENICO
Viterbo – Serbatoio Grotticella μg 10 per litro (09/03/2023)
Viterbo – Serbatoio Monte Jugo μg 10 per litro (09/03/2023)
Viterbo – Serbatoio 480 μg 10 per litro (27/02/2023)

Questi tre serbatoi, che riforniscono i quartieri più grandi della città, riportano il valore limite  massimo di arsenico consentito nell’acqua e, come si può notare, il monitoraggio riporta date non certo recenti.

I cittadini, almeno quelli che se lo possono permettere, sono costretti a rifornirsi  di acqua al supermercato perchè non si fidano di quella  del rubinetto di casa.

E’ in corso una infrazione nei confronti dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea proprio per un problema di salute pubblica che investe la nostra provincia.

Non leggiamo una sola parola in merito sulla proposta avanzata.

Quindi anzichè presentare ordini del giorno che hanno quale unico scopo quello di spianare la strada alla gestione privata con tutti i problemi che ne comporta , soprattutto in tempi di crisi economica e climatica come quelli che stiamo attraversando, chiediamo ai nostri Amm.ri di farsi carico e di affrontare i seri problemi di questo territorio portando le  istanze dei cittadini viterbesi ai nuovi vertici della Regione Lazio,  che ad oggi non si sono ancora pronunciati in merito”.

 




Regionali, Rosa Rinaldi: “Servizi come acqua e salute devono tornare pubblici”

di ANNUNZIATA PALMUCCI –

VITERBO – Questa mattina, alle ore 12, presso l’XOld Bar, si è svolta una conferenza stampa di Unione Popolare in vista delle prossime elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, insieme ai comitati per l’acqua pubblica del territorio in merito all’ipotesi di privatizzazione della Talete SPA.
Presente la candidata Rosa Rinaldi, Paola Celletti e Maurizio Biagiarelli.

“Da qualche tempo nella Tuscia c’ è una stretta sulla privatizzazione – ha specificato Rinaldi – Gli amministratori della Provincia puntano il dito sull’apertura a una azionista privato, come l’Acea, affermando il fallimento della Talete, la perdita di posti di lavoro, bollette più salate pagate dai cittadini senza avere un servizio adeguato”.

“Una soluzione tecnica può esserci – ha proseguito – se parte da una volontà politica: l’unica soluzione possibile è una scelta che tradisce il Referendum del 2011, in cui molti cittadini si erano espressi a favore dell’acqua pubblica, e la Legge n.5 del 2014, approvata dalla Regione Lazio, è rimasta nel dimenticatoio. E’ del 2015 lo Sblocco Italia di Renzi, emanato dopo la Legge 5 del 2014 e che ha contribuito a dargli il colpo di grazia. Nel frattempo, a supporto dei comitati per l’acqua pubblica, che da anni non li ascolta nessuno, è nato il Coordinamento degli Amministratori in blu, cioè coloro che vedono nella volontà espressa dal Referendum del 2011 e dalla Legge N.5 del 2014 il loro principale obiettivo. L’acqua è un bene primario per tutti, ma nella Tuscia da parecchi anni si sono rivelati alti tassi di arsenico che causano problemi alla sanità pubblica in cui vige il problema delle liste d’attesa, mancanza di posti letto e carenza di personale”.

Al termine della conferenza Rosa Rinaldi ha ribadito che la battaglia dell’acqua non va messa da parte e che ciascuno deve collaborare per il ritorno di una Regione sana, con gente in grado di sostenere il bene collettivo.

“La battaglia dell’arsenico va avanti da tanto tempo – ha concluso – in questo frangente ci sono tanti colpevoli. L’acqua è da considerare un bene comune, che consenta la possibilità di vivere a tutti una vita dignitosa”.




Acquapendente, i consiglieri di minoranza intervengono su Talete ed acqua pubblica

Parte Mercoledì senza se e senza me l’attacco diretto dei Consiglieri di minoranza Federica Friggi, Alessandro Brenci, Domitilla Agostini, Valentina Sarti alla Giunta della Sindaca Alessandra Terrosi : “Giovedì 22 Settembre”, sottolineano, “ il Comune di Viterbo, insieme a quello di Tarquinia, Vasanello, Monte Romano e Soriano nel Cimino, hanno impugnato dinanzi al Tar del Lazio l’atto di orientamento n. 116/2022 dell’EGATO 1 (Ente di Governo dell’Ambito Territoriale n. 1 Lazio Nord – Viterbo) con cui lo stesso aveva disposto l’avvio delle procedure per la selezione di un partner privato che assumesse la qualità di socio all’interno di Talete S.p.A. La Giunta del Comune di Acquapendente nella persona del Sindaco Alessandra Terrosi, e degli assessori Monica Putano alias Bisti, Glauco Clementucci, Marcella Giuliani e Mauro Bellavita, all’unanimità hanno deliberato di dare mandato all’ente di governo dell’ambito territoriale ottimale n. 1 Lazio Nord – Viterbo, di costituirsi e resistere nel giudizio promosso, avverso l’atto di orientamento n. 115/2022, dai Comuni di Viterbo Tarquinia, Vasanello, Monte Romano e Soriano nel Cimino.In sintesi il Comune di Acquapendente: prima (Consiglio Comunale del 31 maggio 2022) ha votato per la modifica del Regolamento di Talete così consentendo l’ingresso di un socio privato all’interno di Talete S.p.A. e aprendo di fatto le porte al processo di privatizzazione del servizio idrico, rispetto al quale gli italiani, con il referendum del 2011 si erano espressi, chiedendo a gran voce che il servizio restasse pubblico; adesso con il verbale di deliberazione di giunta n. 131 del 12.11.2022 ha dato mandato all’EGATO di costituirsi contro quei Comuni (Viterbo, Tarquinia, Vasanello, Monte Romano e Soriano nel Cimino) che ancora credono, come noi, che la volontà popolare debba essere rispettata. Ci domandiamo se la nostra giunta abbia eseguito delle mere indicazioni di partito o abbia approfondito l’argomento magari confrontandosi con qualche esperto del settore. Noi lo scorso sabato 19 novembre abbiamo partecipato all’assemblea pubblica organizzata dal Comitato Non Ce la Beviamo e peraltro avevamo invitato il nostro Sindaco a partecipare. Il nostro Sindaco non ha colto l’invito e non era presente. L’assemblea è stata molto interessante e soprattutto ci ha dato molti spunti di riflessione. Esiste veramente un perdita nei bilanci di Talete? A tal riguardo, i nostri amministratori hanno verificato le scritture private di Talete S.p.A.? Uno dei relatori della predetta assemblea era l’Avv. Maurizio Montalto specializzato in diritto e gestione dell’ambiente, è Presidente dell’Istituto italiano per gli studi delle politiche ambientali, portavoce nazionale del Movimento Blu e attivista per i diritti civili. Medaglia al merito dell’ordine forense “per l’impegno profuso in favore dell’ambiente”. Ha svolto incarichi di alta amministrazione e consulenza per il Ministero dell’Ambiente, Consiglio Nazionale Forense ed Enti locali nel settore dell’ambiente e dei diritti umani con particolare riferimento al diritto umano all’acqua. È stato presidente del CdA e Commissario dell’acquedotto di Napoli ABC Azienda speciale. Ha insegnato “Tutela Penale dell’Ambiente” presso la Scuola di specializzazione della II Università degli Studi di Napoli. È il curatore della versione ufficiale italiana del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sulla gestione delle risorse idriche. Ha pubblicato tra gli altri: L’Acqua è di tutti (ed. l’ancora del mediterraneo), Diritto all’acqua (ed. Fondazione dell’avvocatura), La rapina perfetta (ed. Libribianchidistampalternativa), La casa ecologica (ed. Simone). Scrive su Il Dubbio, quotidiano dell’avvocatura italiana. L’Avv. Montalto ha detto chiaramente che le soluzioni amministrative e giuridiche per evitare la privatizzazione di Talete S.p.A. ci sono purchè preesiste una chiara volontà politica di realizzare un modello di gestione dell’acqua pubblica. Esiste nella nostra amministrazione questa volontà? I comportamenti dei nostri amministratori parlano chiaro. Quindi ci domandiamo, perché seguire le logiche di partito senza interrogarsi e magari approfondire su un argomento tanto importante quanto delicato come quello dell’acqua pubblica? Perché non nominare un esperto prima di prendere decisioni così importanti? Noi lo avremmo fatto e lo stiamo facendo perché convinti che un bene essenziale e vitale come quello dell’acqua debba restare fuori dalle logiche di profitto”.

 

 

 




Viterbo, Acqua Pubblica: “Incomprensibile perché il Governo non protegga questa risorsa” (VIDEO)

di SIMONE CHIANI-

VITERBO – Questa mattina, presso la Sala del Consiglio del Comune di Viterbo, si è svolta l’assemblea organizzata dal comitato “Non ce la beviamo” sulla gestione dell’acqua pubblica nella Tuscia; presenti all’incontro l’avvocato Maurizio Montalto (Presidente nazionale MovimentoBlu) e Solange Manfredi (Presidente del Comitato Scientifico MovimentoBlu).

Tra i presenti anche la Sindaca Chiara Frontini, la quale ci ha tenuto a fare “gli onori di casa” introducendo il tema e invitando i presenti ad ascoltare attentamente le proposte.

L’incontro è stato fortemente voluto al fine di riportare all’attenzione della cittadinanza un problema che ormai da diversi anni è al centro del dibattito dei decisori politici viterbesi: l’acqua pubblica, con la sua sostenibilità e le potenziali soluzioni di fronte a un futuro decisamente incerto.

“Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un’accelerazione nel processo di privatizzazione dell’acqua – introduce il direttivo del Comitato organizzatore – l’acqua non è una merce su cui fare profitto, ma un bene primario da salvaguardare.
Ci sono esempi concreti di gestione pubblica dell’acqua.”

La Dott.ssa Manfredi, più che del caso viterbese nel particolare, ci ha tenuto a fare una contestualizzazione generale: le risorse idriche sono sotto attacco da decenni, e, a causa della crescente domanda di acqua, il futuro sull’approviggionamento di risorse idriche si fa sempre più incerto. È importante poter “influenzare le leggi”, poiché sono le leggi che determinano le possibilità su cui si muove la libera economia. La guerra economica, della quale spesso si parla, “ha come obiettivo primario proprio l’acqua”. E non è dunque comprensibile, secondo Manfredi, “il motivo per cui il nostro Governo non protegga questa risorsa“.

A livello normativo “si tratta di una partita a scacchi“, nella quale ogni articolo, decreto o legge può fare la differenza e portare al risultato “meno auspicabile”.

L’avv. Montalto, d’altra parte, ha ripreso la dimensione internazionale parlando come la precedente di Europa e Francia, e sottolineato l’importanza di mettere mano ai documenti per capire cosa avviene realmente a livello nazionale così da potersi muovere con la finalità di raggiungere l’obiettivo ultimo della pubblicizzazione. Si è svolta, con Montalto, un’attenta analisi delle potenzialità d’intervento di Comuni e Regioni nell’attuale ambito normativo-economico nazionale, mettendo in risalto il complesso quadro giuridico nel quale bisognerà districarsi per giungere al fine, e i condizionamenti che potrebbero impedirlo.

Importante, infine, sottolineare come l’avvocato abbia evidenziato l’importanza della collaborazione della Sindaca e dei territori della Tuscia, supporti fondamentali per la guerra in corso.

 




“Non ce la beviamo” ricorda assemblea pubblica di sabato 19 novembre sulla gestione dell’acqua pubblica

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Mentre ancora non sappiamo di quale entità sarà l’ennesimo aumento delle bollette Talete deciso nel corso dell’ultima assemblea dell’ATO 1, il Coordinamento dei Comitati per l’acqua pubblica “Non ce la beviamo” ricorda ai cittadini, ai sindaci e ai consiglieri comunali dei comuni della provincia di Viterbo l’importante assemblea pubblica di sabato 19 novembre, già precedentemente annunciata, sul tema “Soluzioni tecniche per la gestione dell’acqua pubblica nella Tuscia”.

L’incontro, aperto a tutti, si svolgerà presso la sala del Consiglio Comunale di Viterbo a partire dalle ore 10:30.

Le relazioni introduttive al dibattito saranno tenute dall’avvocato Maurizio Montalto Presidente Nazionale di MovimentoBlu, già presidente della società Acqua Bene Comune di Napoli e dalla dott.ssa Solange Manfredi, Presidente del Comitato Scientifico MovimentoBlu, esperta di geopolitica e guerra normativa, che definiranno da un punto di vista tecnico-normativo i percorsi da intraprendere per il raggiungimento dell’obiettivo della gestione pubblica dell’acqua.

Proprio l’accesa discussione in corso intorno al tema bollette segnala i limiti di una discussione pubblica sull’acqua che, non riuscendo ad affrontare il nodo strutturale della forma societaria della gestione del servizio, non riesce neppure a superare il circolo vizioso del rimbalzo sulle tariffe finali dei difetti gestionali di base, a partire dai costi impropri della dearsenificazione di cui i cittadini si accollano per intero l’onere in bolletta.

La strada che da tempo il Comitato indica agli amministratori è quella della ripubblicizzazione del servizio idrico, nel solco del referendum per l’acqua pubblica del 2011 e della successiva legge 5/2014 della Regione Lazio, con la quale veniva finalmente promosso l’uso “responsabile e sostenibile” delle risorse idriche, “in quanto bene pubblico primario, fattore fondamentale di civiltà e di sviluppo”.

L’assemblea di sabato 19 , a cui tutti sono invitati, ha l’ambizione di far compiere un passo in avanti al dibattito pubblico sull’acqua, non partendo dalla coda del problema – quali devono essere i costi che la cittadinanza è chiamata a sopportare – ma dalla testa, e cioè dalle potenzialità che potrebbe avere anche in termini di tariffe una gestione affidata ad un ente di diritto pubblico.

Lo facciamo mettendo a disposizione della cittadinanza l’esperienza concreta e le competenze di chi una gestione pubblica dell’acqua l’ha effettivamente realizzata sul campo.

Questo taglio tecnico-operativo che abbiamo voluto dare all’incontro di sabato 19 rende particolarmente utile la presenza dei sindaci e dei consiglieri comunali del territorio provinciale, in modo da entrare meglio nel merito della fattibilità del progetto che proponiamo di trasformazione dell’attuale società di gestione di diritto privato in una azienda di diritto pubblico.
Confidiamo nella presenza di Sindaci e Consiglieri, oltre che dei cittadini , quale segnale di sensibilità al confronto e alla discussione rispetto ad un tema di grande importanza per l’intera comunità”.
NON CE LA BEVIAMO




Il comitato “Non ce la beviamo” invita all’assemblea pubblica “Soluzioni tecniche per la gestione pubblica dell’acqua nella Tuscia”

VITERBO – Il Coordinamento dei Comitati per l’Acqua Pubblica “Non ce la beviamo” invita i cittadini e tutti i Sindaci del viterbese ad una assemblea pubblica sul tema dell’acqua, dal titolo “Soluzioni tecniche per la gestione pubblica dell’acqua nella Tuscia”.

L’incontro si svolgerà sabato 19 novembre 2022 dalle ore 10:30 presso la sala del Consiglio Comunale di Viterbo, con accesso da via Ascenzi o piazza del Plebiscito.

Il Comitato accoglie con entusiasmo le prese di posizione di alcune amministrazioni a favore dell’acqua pubblica. La complessità anche tecnica della materia è evidente e, al fine di ragionare sulle concrete soluzioni e i percorsi da intraprendere per il perseguimento degli obiettivi di ripubblicizzazione del servizio, il Coordinamento dei Comitati ha scelto di dare vita a un evento dal preciso carattere informativo e formativo, con il prezioso supporto di due riconosciuti esperti del settore: la dott.ssa Solange Manfredi, Presidente del Comitato Scientifico MovimentoBlu, esperta di geopolitica e guerra normativa, per comprendere e disporre di un quadro ampio delle dinamiche in campo; l’Avv. Maurizio Montalto, Presidente nazionale di MovimentoBlu, già presidente della società Acqua Bene Comune di Napoli, per l’esperienza maturata nel settore della gestione dell’acqua pubblica.

Siamo convinti che solo una profonda consapevolezza e conoscenza su una materia così complessa potrà orientarci nelle ricerca delle scelte migliori per tutelare il diritto fondamentale dell’acqua, bene comune.

La partecipazione alla mattinata di confronto pubblico è liberamente aperta a tutti. Per i Sindaci e gli Amministratori che intendono assicurare la loro pregiata presenza è gradita una mail di adesione all’indirizzo e-mail noncelabeviamo@gmail.com.

Siamo ansiosi di poterci incontrare e confrontare sabato 19 novembre con esperti, amministratori e cittadini in un clima di reciproca e costruttiva collaborazione.
Coord.to Comitati Acqua Pubblica
NON CE LA BEVIAMO




Rifiuti ed acqua pubblica: il punto della situazione con la consigliera Ciambella

Di WANDA CHERUBINI

VITERBO- Ecologia Viterbo ha chiesto l’ampliamento della discarica di Monterazzano per accogliere ulteriori rifiuti nell’attesa del termovalorizzatore e di altre scelte a livello regionale che dovranno essere fatte. L’ampliamento riguarderebbe 960 mila metri cubi, per una vita utile di discarica pari a 10 anni. Tale ampliamento viene ritenuto necessario per mantenere il servizio offerto, altrimenti il sito si esaurirà sicuramente prima dei 10 anni, situazione a cui hanno contribuito il conferimento dei rifiuti di altre province, soprattutto Roma. Da qui la necessità di creare un nuovo invaso vicino alla discarica attuale per una superficie di 63550 metri quadrati. Per accedervi vi sarà una strada di servizio ed un secondo ingresso, quello su via Lemme che al momento non viene usato. La consigliera comunale Per il bene comune, Luisa Ciambella che si interessa della problematica da tempo in numerosi consigli comunali, ora spiega: “Originariamente la discarica aveva la capacità di accogliere i rifiuti ancora per 10 anni, fino al 2030. Di fatto ciò è stato azzerato al paragrafo 11-1 del piano regionale che ha convertito in legge il decreto Panunzi. Noi stiamo lavorando per abrogarla attraverso una proposta referendaria”. La consigliera Ciambella annuncia che proprio lunedì 7 novembre è stato fissato in Regione un appuntamento per attivare la prima fase delle 500 firme. “Sono passati 10 anni -prosegue la consigliera -e le varie giunte non sono state in grado di trovare una soluzione sui rifiuti laziali. L’unico modo è stato quello dell’emergenza con la proroga del paragrafo 11-1. Per questo i cittadini devono prendere in mano la situazione. Noi riteniamo che l’unica soluzione sia abrogare l’articolo 11-1 altrimenti Viterbo continuerà ad essere la pattumiera del Lazio per una politica di sudditanza a Roma. I cittadini che hanno a cuore il bene comune hanno firmato il referendum e con l’aiuto del nostro avvocato Bianchi cerchiamo di attivare questo iter, che è sicuramente lungo, ma che contribuirà a creare un’opinione ancora più forte”. Altra questione quella dei danni rispetto ai ristori: “ Riguardo ai ristori che dovevano essere percepiti da gennaio 2022 – afferma Ciambella- ad oggi il Comune di Viterbo risulta che non ha ricevuto nulla. Sembrerebbe che una parte di questo ristoro destinato alla provincia, l’Ama di Roma non vorrebbe pagarlo. C’è sempre stato un giallo sulla questione di questi benefit. Ad oggi chiedo a tutti di rispondere con i pezzi di carta per capire quanto hanno incassato”. Poi sull’ampliamento della discarica precisa: “L’ampliamento della discarica lo dovremo prendere in considerazione perché noi i rifiuti da qualche parte li dobbiamo portare, ma un conto che la discarica la si utilizzi per Viterbo e Rieti, un altro per gli altri rifiuti di Roma, Latina e Frosinone. Bisogna entrare in una logica di economia circolare che ci consenta di avere una situazione rifiuti serena da qui a 50 anni. “

Altra nota dolente per Viterbo è la battaglia sull’acqua pubblica. Un punto di convergenza che ha fatto sì che il “Per il bene comune” sostenesse al ballottaggio la sindaca Frontini proprio su questa problematica. “Sono stata felice che la maggioranza in consiglio comunale abbia sostenuto la mia proposta con la consapevolezza condivisa con il comune di Viterbo capogruppo e altri quattro (Tarquinia, Vasanello, Monte Romano e Soriano nel Cimino) che hanno presentato ricorso contro la privatizzazione della Talete spa, la società deputata alla fornitura del servizio idrico nel territorio della Provincia di Viterbo”. Il dissesto finanziario in cui versa la Talete Spa ha portato, infatti, recentemente alcuni Comuni della provincia ad impugnare la decisione di cedere le quote societarie ai privati e confrontarsi sulle possibili soluzioni da adottare per riuscire a risolvere questa situazione. “La proposta per salvare la Talete è la tariffa unica regionale – dichiara Ciambella- La questione della pubblicizzazione della società può essere un tema, ma non è detto sia la soluzione perché c’è una delega che potrebbe impedire questa forma societaria. Bene è sensibilizzare i sindaci, ma bisogna sensibilizzare anche i nostri parlamentari. Il Ricorso al Tar contro la privatizzazione di Talete presentato dai sindaci di Viterbo, Tarquinia, Soriano nel Cimino, Vasanello e Monte Romano –prosegue la consigliera comunale- è un atto di trasparenza verso quel genere di politica che pensa di mettere sempre avanti gli interessi di pochi anche nella gestione di servizi fondamentali come l’acqua pubblica”. Il ricorso al Tribunale Amministrativo del Lazio impugna l’atto di indirizzo del giugno scorso col quale l’assemblea dei sindaci dell’Ato ha dato il via libera alla cessione del 40% delle quote di Talete. Una scelta importante che va nella direzione della difesa dei cittadini e nella tutela dell’azienda stessa. “Non è possibile cedere ai privati il 40% delle quote di Talete per tombare le difficoltà e le responsabilità generate da una gestione politica dissennata, pretendendo pure che qualcuno chiuda gli occhi nella più totale complicità. Talete barcolla come un pugile suonato. Si affida ormai ad uno stuolo di consulenti facendo a meno di quei dipendenti che sanno veramente fare il loro lavoro e devono essere tutelati. Non c’è una reale programmazione economica e le bollette a carico dei cittadini continuano a salire, non tanto per la crisi energetica quanto per un modo di gestire la società che pensa a seguire i consigli di certa politica rispetto alle reali esigenze aziendali. C’è solo una strada per salvare Talete – conclude Ciambella-Cambiare questo sistema di gestione figlio di improduttivi accordi tra le destre e le sinistre dei furbetti. E’ necessario affrontare i problemi con soluzioni serie, come quella di riconoscere la tariffa unica Regionale per diluire i costi”.




Bengasi Battisti sull’acqua pubblica: “Il presidente Romoli convochi l’assemblea e non impedisca l’espressione della città di Viterbo”

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Il Consiglio comunale di Viterbo, eletto da una straordinaria maggioranza, ha votato contro la privatizzazione dell’acqua nel Viterbese e chiede di ridiscutere quella decisione privatizzatrice, assunta a maggioranza dall’assemblea dei Comuni senza la partecipazione del Capoluogo, impedirlo rappresenta un gesto autoritario. Il Presidente Romoli convochi l’assemblea e non impedisca l’espressione della Città di Viterbo. A quella certa partitocrazia che alla politica capace di esprimere sensibilità e idee predilige l’occupazione delle istituzioni chiediamo di fermarsi almeno di fronte all’acqua. Richiamiamo al valore dell’acqua quale bene indispensabile per la vita , esauribile e non riproducibile. Richiamiamo al valore dell’acqua quale fondamentale elemento del patto generazionale e ricordiamo la volontà popolare espressa chiaramente con il referendum del 2011 . Non dimenticate la stagione dei SI dell’acqua pubblica quando si affermava che doveva essere fuori dal mercato. Anche nelle Comunità del Viterbese e nella quasi totalità dei governi locali proliferavano banchetti per la raccolta delle firme e nelle diffuse assemblea si sosteneva con forza acqua pubblica . Quelle Comunità a cui è stato chiesto di sostenere il sacrosanto principio di acqua pubblica sono state tradite da quei Sindaci che hanno votato l’ingresso dei privati in Talete . Quella certa partitocrazia ha imposto con la solita protervia un voto esclusivamente motivato dal desiderio di lottizzazione del servizio idrico. Le giustificazioni strumentali e immotivate sulla necessità di ingresso dei privati nella gestione del ciclo delle acque del viterbese crollano di fronte alla lettura della legge di iniziativa popolare approvata nel 2014 all’unanimità dal consiglio regionale del Lazio e mai applicata. I consiglieri regionali avrebbero il dovere di prodigarsi per l’attuazione di essa evitando di sostenere percorsi contrari a quei principi”.

Bengasi Battisti coordinamento nazionale enti locali per l’acqua pubblica




Acqua pubblica, interviene il Comitato Non ce la beviamo

VITERBO – Riceviamo dal Comitato Non ce la beviamo e pubblichiamo: “Dare dell’irresponsabile al Sindaco Frontini, eletta da meno di un mese, da parte di coloro che hanno amministrato per anni il territorio e portato avanti la disastrosa gestione del servizio idrico nella Tuscia, ci appare ridicolo. Basta esprimersi per la gestione pubblica dell’acqua e cercare chiarimenti in merito a questioni e nodi non sciolti che si alza unanime il coro dei privatizzatori.

E pensare che il 95% dei cittadini ha votato a favore della gestione pubblica e che, soprattutto,  è doveroso da parte di chi oggi amministra vederci chiaro.  Ma ci siamo resi conto, sia dalle affermazioni emerse  nel consiglio comunale di Viterbo sia dai successivi comunicati stampa, che per molti consiglieri non è indispensabile capire, informarsi e  vederci chiaro,  ma  basta declinare responsabilità e obbedire al partito di riferimento.

Finalmente però stanno emergendo alcuni aspetti che i comitati per l’acqua pubblica hanno posto da parecchio tempo e che dimostrano che la privatizzazione dell’acqua nel nostro territorio viene portata avanti non sulla base di  presupposti fondati ma solo per volontà politica di quelle forze, politiche e non, che stanno facendo carne da macello dei beni comuni.

Infatti,  il processo di privatizzazione, non solo ha avuto una accelerazione a due giorni dalle elezioni amm.ve e con il Comune capoluogo commissariato, ma lo si è voluto portare avanti anche:

  • In assenza di risposta scritta di diniego da parte di Arera in merito al prestito dei 40.000.000 di €, nonostante siano stati applicati gli aumenti tariffari ;
  • In assenza di istanze scritte alla Regione e al Ministero dell’Ambiente in merito a possibili finanziamenti per abbattere i costi di dearsenificazione che gravano per oltre 9 milioni di Euro all’anno  sulle bollette dei cittadini e che, ricordiamo, per soli tre anni ha finanziato la Regione solo ai Comuni entrati in Talete, estromettendo tutti gli altri pur trattandosi di problema sanitario;
  • In assenza dell’esito della due diligence, ossia prima di avere in mano l’analisi dei conti della Talete da parte della Società a cui è stato affidato l’incarico, nonostante,  da quanto si apprende dagli organi di stampa,  questo studio contabile sarebbe costato ai cittadini 108.000 €.

Risulta, quindi, alquanto anomalo che si metta in moto il meccanismo di vendere una società prima ancora di conoscerne il suo stato di salute;

  • Nonostante, e soprattutto,  lo stesso Piano Operativo Annuale 2022 di Talete Spa,  riporti testualmente “… la tariffa per il triennio 2021/2023 produce un rafforzamento in termini economici e finanziari, assicurando la copertura dei costi di gestione, e garantendo la solidità finanziaria minima necessaria per rendere possibili il pagamento delle spese correnti e rispettare le scadenze dei debiti rateizzati, come evidenziato nei prospetti finanziari” e ancora “…..L’avvenuta approvazione tariffaria costituiva anche la “conditio sine qua non” per l’accesso ai finanziamenti.”

             Se quindi non si fosse ancora capito, il merito del consiglio comunale del  26/07/2022   è quello di aver fatto cadere quel velo di ipocrisia a tutti quegli amministratori che si sono dichiarati  a favore della gestione pubblica ma poi difendono il voto per la privatizzazione e, per giunta, senza neanche conoscerne le condizioni.

Certo che sono possibili altre vie, tutto sta nel volerle intraprendere.

Se il problema fosse veramente l’accesso al credito,  anche se appunto è tutto da dimostrare,  la soluzione immediata ci sarebbe: anziché cambiare lo statuto della Talete Spa per trasformarla in  Spa partecipata dai privati, potrebbe essere trasformata  in Azienda Speciale di diritto pubblico.

 In questo modo potrebbe beneficiare di accesso al credito anche da Cassa Depositi e Prestiti , oltre che da tutti gli altri Enti, e godere dei finanziamenti della fiscalità generale da parte di enti Pubblici.

Ma si vuole percorrere questa strada?

Noi comitati per l’acqua pubblica rivendicheremo sempre l’attuazione della Legge 5/2014, unica Legge che recepisce i contenuti del Referendum 2011 e che attraverso l’istituzione dei bacini idrografici destruttura la deleteria impostazione di  A.t.o. Unico e Gestore Unico,  ma se è vero che si vuole cambiare modello di gestione del servizio idrico per tornare nell’immediato ad una gestione pubblica ed efficiente,  la possibilità esiste e Acqua Bene Comune di Napoli lo dimostra.

I comitati per l’acqua pubblica da sempre sostengono coloro che condividono questo progetto e se ne fanno interpreti, anche a livello istituzionale, e continueranno a contrastare i tentativi di privatizzare il servizio idrico. Auspichiamo che vengano perseguite tutte le strade utili, anche di natura giuridica, affinché i cittadini della Tuscia abbiano finalmente un servizio idrico, pubblico, efficiente, e, soprattutto salubre.

Un ruolo importante in tal senso lo hanno sicuramente i Sindaci, a iniziare dal quello di Viterbo, e i consigli comunali, che dovrebbero fare fronte comune per dare attuazione al mandato ricevuto dai cittadini che non li hanno certamente votati per privatizzare il servizio idrico.

I comitati continueranno a mobilitare i cittadini e le cittadine contro il progetto di privatizzazione e perché l’acqua sia finalmente realmente pubblica, non onerosa, e buona da bere”.

 




Acqua pubblica, Ciambella: “No a privatizzazione di Talete due giorni prima del voto”

VITERBO – Riceviamo da Luisa Ciambella e pubblichiamo: “L’acqua pubblica è una tematica seria su cui c’è però confusione. Non basta andare in piazza e dire ‘sono per l’acqua pubblica’ e ricordarsi di farlo solo nei 40 giorni di campagna elettorale”.

Luisa Ciambella, candidata sindaco di ‘Per il Bene Comune’ e ‘Viterbo la Splendida’, ieri a Pianoscarano ha evidenziato la lunga lotta portata avanti per tutelare questo bene primario anche in consiglio comunale, in un totale e trasversale silenzio.

“Nonostante le palesi criticità della gestione Talete e i continui aumenti delle bollette dell’acqua che pesano sulle tasche dei cittadini, in aula tutti hanno taciuto. E Viterbo, Comune capoluogo, detiene il 21% delle quote societarie di Talete che avrebbe potuto far pesare in assemblea”.

“Come si professa elettoralmente l’onestà amministrativa, – aggiunge la candidata sindaco – bisogna ricordarsi di essere onesti anche rispetto agli atti che in consiglio comunale non si è votato”.

Una strana intermittenza intellettuale che, per Luisa Ciambella dimostra in maniera palese che “le ammucchiate politiche e le ‘discese in piazza’ servono per non decidere e per non impegnarsi a risolvere realmente i problemi dei cittadini. Per la mia attività costante e serrata sulla difesa dell’acqua parlano i fatti, le carte, anni di denunce e segnalazioni che le autorità competenti hanno certificato, nonostante la politica viterbese e regionale abbiano cercato e tuttora cercano di nascondere”.

Ora, nel clamore della campagna elettorale, Talete convoca l’Assemblea Straordinaria dei soci per la cessione del 40% delle quote a socio privato per il 10 giugno. Due giorni prima del voto che porterà un nuovo inquilino a Palazzo dei Priori!

Per scongiurare la privatizzazione la candidata sindaco propone, auspicando il sostegno di chi a voce si professa a favore dell’acqua pubblica, “la RICHIESTA DI RINVIO dell’Assemblea Straordinaria dei Soci di Talete SPA, per la cessione del 40% delle quote a socio privato, convocata per il giorno 10 giugno al mese di AGOSTO per dare la possibilità di far partecipare tutti i rappresentanti dei Comuni eletti, specie del comune di Viterbo, socio di maggioranza”.

Luisa Ciambella si impegna inoltre “ad aderire alla proposta di legge regionale per l’introduzione delle TARIFFA UNICA REGIONALE per il servizio idrico che comporterebbe sicuramente un miglioramento in termini di gestione del servizio e ABBASSAMENTO delle BOLLETTE DELL’ACQUA”.




Comunali, il comitato Non ce la beviamo: “Il tema dell’acqua sia al centro del dibattito politico”

VITERBO – Riceviamo dal Coordinamento provinciale comitati per l’acqua pubblica della Tuscia Non ce la beviamo e pubblichiamo: “Con Il Referendum del 2011 il tema dell’acqua pubblica riveste un ruolo centrale nel paese e, nel nostro territorio, è quanto mai attuale la discussione sulla gestione del servizio idrico.

La disapplicazione dell’esito referendario votato dalla maggioranza del popolo italiano, ha consentito che la gestione del ciclo delle acque venisse affidata ad Aziende private o partecipate da enti pubblici.

Il risultato di questo tipo di gestione si è generalmente tradotto in tariffe esorbitanti, reti idriche fatiscenti, mancanza di investimenti, disastri ambientali,  disservizi all’utenza e poca attenzione alla qualità dell’acqua e alle fasce sociali deboli.

Alla vigilia di una importante scadenza elettorale in cui molti cittadini di diversi comuni della Provincia si recheranno alle urne, Il Coordinamento Provinciale dei Comitati per l’Acqua Pubblica della Tuscia “Non Ce la Beviamo” ritiene che i candidati a Sindaco e a Consigliere, nel rivolgersi agli elettori per riceverne il gradimento, non possano sottrarsi dall’esprimersi pubblicamente sull’importante questione del ciclo delle acque e sulla gestione fino ad ora condotta.

Rivolgiamo, pertanto, le nostre domande affinché questo tema sia al centro del dibattito politico:

– Pensa che l’attuale gestione dell’Acqua su ambito provinciale (ATO) sia idonea? O pensa che sia più efficace  una gestione più vicina ai Comuni attraverso i bacini idrografici, come previsto dalla Legge 5/2014?

– Ritiene che il servizio idrico debba essere gestito da Talete Spa , nonostante la discussa gestione e le  pesanti ripercussioni economiche sui cittadini?

– Cosa pensa dell’entrata di un socio privato nella gestione dell’acqua?

– Quale modello di gestione dell’acqua propone?

– Qual è il Suo progetto politico per contrastare l’inquinamento da arsenico, fluoruri e pesticidi?

– Ritiene che occorra risolvere il problema arsenico nell’acqua senza far ricadere gli interi costi sui cittadini della Tuscia?

– Secondo Lei la Regione e il Governo sono stati sufficientemente sollecitati e coinvolti

dall’Assemblea dei Sindaci della Tuscia  e  dalle Istituzioni locali per risolvere questo problema?

– Quale sarà la Sua prima azione in merito, se verrà eletto?

Su tali tematiche ci aspettiamo da parte di tutti i candidati una presa di posizione pubblica , in quanto riteniamo che sia diritto dei cittadini poter esprimere un voto consapevole.

Siamo convinti che nelle coscienze collettive sia maturato il principio che l’acqua e l’ambiente in generale siano temi centrali la cui tutela rappresenta una priorità in quanto beni essenziali da cui dipende la vita e la salute di tutti gli esseri umani.

Auguriamo, quindi, alle nostre comunità di  eleggere amministrazioni attente alla salute, all’ambiente,  alla gestione del territorio e all’acqua, beni comuni che per loro natura appartengono alla collettività”.

 




“Non ce la beviamo”: “Acqua per la vita contro la borsa”

VITERBO – Il Comitato Non ce la Beviamo parteciperà domani 12/06/2021 alla Manifestazione Nazionale indetta dal Forum Italiano dei Comitati per l’Acqua Pubblica. “Le vicende locali di questi giorni sono la dimostrazione di quanto sia fallimentare l’esperienza delle gestioni privatistiche dei beni comuni – scrive il comitato Non ce la beviamo – Sei Comuni del nostro territorio non hanno ricevuto neanche i fondi regionali per la manutenzione dei dearsenificatori erogati per i primi due anni perchè non hanno accettato il ricatto di entrare in Talete Spa. E chi ne fa le spese è la salute e le tasche dei cittadini. Ancora oggi il problema arsenico invade tutto il territorio della Tuscia e i finanziamenti pubblici non vengono erogati. A seguito del bando di manifestazione di interesse, che riteniamo illegittimo, è alle porte l’ingresso del socio privato. La gestione privata ha fatto lievitare il costo in bolletta senza un miglioramento del servizio , il 47,6% dell’acqua che scorre lungo la rete idrica italiana e si perde a causa della mancata manutenzione.
E’ inaccettabile se pensiamo che circa 2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile. Un terzo del territorio UE è esposto a stress idrico , il 21% della superficie italiana è a rischio siccità. Sono quattro le grandi multiutilities che controllano quasi tutta l’acqua in Italia: ACEA, A2A, IREN E HERA. Considerato che i fondi pubblici ci sono, visti anche i fondi europei previsti nel PNRR, perchè ostinarsi a metterli a disposizione di multinazionali che gestiscono in questo modo? Perchè non darli ai Comuni? Questa risorsa indispensabile alla vita diminuisce e sta diventando merce di scambio e strumento di potere e ricatto. Impediamolo. Il 12 Giugno scendiamo in piazza a Roma per la Manifestazione Nazionale del Forum dei Comitati per l’Acqua Pubblica per chiedere che si rispetti l’esito del Referendum del 2011″.

COORD.TO COMITATI ACQUA PUBBLICA DELLA TUSCIA
NON CE LA BEVIAMO

 




Manifestazione Venerdì 4 Giugno: fermiamo la privatizzazione dell’acqua

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Il Coord.to Prov.le dei Comitati per l’acqua Pubblica NON CE LA BEVIAMO invita cittadine e cittadini a partecipare alla manifestazione convocata per il giorno 4 Giugno alle ore 17,30 presso Piazza del Plebiscito a Viterbo. Per cambiare il modello di gestione del nostro servizio idrico perché l’acqua appartiene alla comunità.
Per respingere il tentativo di Talete di cedere il 40% del capitale sociale. Per fermare gli aumenti indiscriminati delle tariffe idriche.
Già oggi le bollette dell’acqua sono esose e l’arsenico arriva nei nostri rubinetti, condizione che potrebbe peggiorare con l’arrivo di operatori economici che non solo dovranno recuperare quanto speso per l’acquisizione del 40% del capitale sociale ma che vorranno anche ottenere un utile certo da questo investimento.
I sindaci , per non assumersi alcuna responsabilità, lasciano mano libera alla Talete.
Occorre cambiare rotta, l’acqua è un bene di tutti e deve essere pubblica e non in mano a Società di diritto privato che perseguono il loro interesse economico.
A dieci anni dal Referendum nel quale la maggioranza del popolo italiano disse No a chi voleva privatizzare il ciclo delle acque ,e dopo l’approvazione della Legge Regionale 5/2014, è inaccettabile che Talete, e i Sindaci soci, decida di cancellare il voto degli italiani pubblicando un bando mirato a consentire a non meglio identificati “Operatori Economici “ di acquistare il 40% del Capitale sociale.
Chiediamo alle forze politiche, ai consigli comunali, di non essere complici dell’arroganza di questa gestione e di rispettare quanto i consigli comunali stessi avevano deciso, ossia che l’acqua non può essere privatizzata. Affinché l’acqua non sia più in mano ad una Spa ma torni ad essere gestita dalla comunità a cui appartiene, tutti in Piazza del Plebiscito a Viterbo il 4 Giugno alle 17,30″.

Coord.to Prov.le Comitati Acqua Pubblica
NON CE LA BEVIAMO




“Arena dimettiti!”, si infiamma la protesta contro Talete

di DIEGO GALLI –

VITERBO – “Quando l’acqua la gestiva il Comune, il sindaco andava a casa quando le cose non funzionavano. Non c’erano bollette pazze e i cittadini sapevano bene a chi rivolgersi”. Con queste parole Paola Celletti, rappresentante del comitato “Non ce la beviamo”, ha sintetizzato i problemi che le persone riunitisi stamattina hanno voluto sottolineare ai sindaci riuniti in Provincia della Tuscia questa mattina.

“Come se non bastasse, l’assemblea che si sta svolgendo tra i sindaci e Talete, in quanto pubblica, dovrebbe essere invalidata perché nessuno di noi è stato fatto entrare, nemmeno dei rappresentanti”, ha aggiunto successivamente.

Paola Celletti, comitato Non ce la beviamo

Il sit-in, che non ha purtroppo ricevuto ascolto da parte dei primi cittadini, ha raccolto invece consenso da parte dell’opposizione del Comune di Viterbo. Tra i presenti, infatti, Luisa Ciambella (PD), Chiara Frontini (Viterbo 2020) e Massimo Erbetti (M5S), terzetto da sempre “sul piede di guerra” per quanto riguarda la difficile situazione Talete che i cittadini viterbesi – e non solo loro – sono costretti a subire da tempo.

Non sono mancati cori contro il sindaco di Viterbo Giovanni Arena da parte dei cittadini presenti, i quali affermano di “non sentirsi più rappresentati da chi non li rende partecipi”.  Alle loro voci si è unita anche quella di Pietro Benedetti, volto noto ai viterbesi e agli amanti del teatro, che ha intrattenuto la folla con un’arringa accorata, dedicata “al vero Talete, quello che tutti noi dovremmo prendere   d’esempio e che i signori lassù riuniti (in Provincia, ndr) ignorano”.

L’acqua, un bene primario necessario alla vita, sta venendo gestita come se fosse una cosa privata – ha aggiunto poi Paola Celletti – Non è possibile che si lascino anziani senza acqua per una bolletta non pagata. Oggi, come se non bastasse, chi ci governa tratta ancora per far entrare in Talete dei soci privati, nonostante ci sia una legge ben precisa che ci ricorda che l’acqua deve essere un bene pubblico. Chiediamo ai sindaci della Tuscia e al presidente della Provincia Pietro Nocchi di rispettare le scelte e le delibere approvate dai singoli comuni, dove viene ribadito la contrarietà dei cittadini all’ingresso di società nella gestione dell’acqua, e di far fronte ai costi esagerati che ormai tutti siamo costretti a sopportare”. Dalla Provincia, tuttavia, nessuna risposta e nessun accenno è giunto dopo tre ore di proteste ininterrotte.

Contemporaneamente, presso Piazza del Plebiscito, un altro gruppo, guidato da Lucio Matteucci (Viterbo Civica) si è ritrovato per un flash mob di protesta contro l’arrivo di nuovi rifiuti. “L’ennesimo schiaffo da parte di Zingaretti e della Regione Lazio”, ha dichiarato Matteucci, che oggi ha rappresentato anche i lavoratori del settore turistico “abbandonati da tutto e tutti in questa pandemia”.

“Come se non bastasse – ha aggiunto – non comprendiamo l’ostinazione del governo sul mantenere il coprifuoco. Così come è ora, i turisti ci snobbano preferendo altre mete, come Spagna e Grecia, dove si fanno meno problemi”. Oggi, intanto, siamo rientrati in zona gialla, anche se moltissimi sono ancora i dubbi che restano tra i cittadini, soprattutto tra coloro che possiedono bar e ristoranti privi di dehors esterni dove poter ospitare clienti.



 

 

 

 

 




Non ce la beviamo: “Arena e i sindaci rispettino la volontà dei cittadini: lunedì presidio sotto la Provincia”

VITERBO- Riceviamo dal comitato “Non ce la beviamo” e pubblichiamo: “Riteniamo grave e inaccettabile sottrarsi al confronto con i cittadini quando si gestisce un bene pubblico come l’acqua ma questo è ciò che succede nel viterbese.
Silenzio da parte del Presidente dell’A.T.O. Di Viterbo Dott. Pietro Nocchi , e del neo Presidente della Talete che, a fronte di ufficiali richieste di incontro trasmesse dal Coord.to Prov.le per l’Acqua Pubblica Non ce la Beviamo tramite pec il 18/3 e il 24/3 u.s. , non hanno ad oggi fornito risposta .
Un silenzio ancora più colpevole quando è in ballo il tentativo di privatizzare un bene essenziale alla vita di ogni essere umano.
Nella schiera dei silenti ci sono molti Sindaci che nell’assemblea dei soci di Talete Spa votano in modo contrario rispetto a quanto deciso nei consigli comunali come è avvenuto durante la riunione del 30/12/2019 in cui coloro che si erano impegnati tramite delibera comunale a non approvare ulteriori aumenti delle tariffe, in camera caritatis, hanno invece votato per gli aumenti .
Il Sindaco di Viterbo ad esempio è uno di questi ed oggi si dichiara a favore della privatizzazione dimenticandosi che recentemente in consiglio comunale a Viterbo è stata approvata proprio quella delibera che vieta l’ingresso dei privati e che lui stesso l’ha votata.
Insieme al Comune di Viterbo molti altri Comuni compresi i maggiori della Provincia hanno deliberato approvando questo atto di Giunta che vieta la privatizzazione dell’acqua e gli aumenti ma molti sono i Sindaci che stanno facendo il doppio gioco.
Ancora più grave oggi sarebbe modificare lo statuto di gestione di un servizio pubblico in un assemblea dei soci di una Spa di diritto privato , senza passare per il Consiglio Comunale.
Vedremo se il 26 Aprile verrà commesso anche questo vulnus alla democrazia.
Noi siamo al fianco di quegli Amm.ri onesti che portano avanti il proprio mandato coerentemente, rispettando la volontà espressa dalle comunità che rappresentano e lotteremo con tutti i mezzi contro il tradimento della volontà popolare espressa nel Referendum del 2011 e allo stesso tempo contro la violazione delle disposizioni approvate nei consigli comunali.
Il subentro del privato, che rischia di far vedere ACEA protagonista anche nel territorio viterbese, opera attraverso la richiesta di prestiti a tasso di mercato che dovranno sobbarcarsi i cittadini con bollette ancora più esose. Inoltre non verrà minimamente intaccato il modello di gestione che manterrà le stesse dinamiche di clientelari e partitocratiche sacrificando la salubrità e l’accessibilità all’acqua sull’altare di questi interessi.
Abbiamo già sperimentato i frutti amari della privatizzazione e mentre ACEA ripartisce i dividendi – le reti idriche perdono oltre il 40% di acqua.
L’alternativa esiste , si chiama Ripubblicizzazione, si chiama Legge 5/2014, si chiama fiscalità generale. Invitiamo pertanto tutti i cittadini al Presidio di lunedì 26/4/2021 alle ore 11,00 sotto il Palazzo della Provincia di Viterbo in Via Saffi per dire FUORI IL PROFITTO DALL’ACQUA , per dire NO a TALETE SI ACQUA PUBBLICA” .