Violenza sulle donne, Emanuela Mari: “Proiettiamo sui muri i mezzi per combatterla”

CIVITAVECCHIA (RM) – “Abbiamo acceso una luce contro la violenza sulle donne. Lo abbiamo fatto a Civitavecchia, nella centrale piazza Fratti, dove un’installazione luminosa informa la cittadinanza sul 1522, il numero amico che le donne in difficoltà possono chiamare, e sul gesto “signal for help” che va eseguito in caso di emergenza”. Lo comunica Emanuela Mari, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.

“Il nostro 25 novembre è stato quindi in piazza, senza effimeri isterismi ma con la calma consapevolezza di dover promuovere ogni giorno la civiltà della convivenza e del profondo rispetto della donna. Al mio invito hanno risposto il circolo di Fratelli d’Italia, gli amici della associazione S.M.A.R.T.,  il gruppo di Percorsi di sutura. In particolare ringrazio il sindaco Marco Piendibene ed Enel, che lascerà l’installazione accesa per i prossimi sette giorni”.



L’Arma dei Carabinieri contro la violenza sulle donne.

VITERBO – Nella settimana in cui ricorre la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, l’Arma dei Carabinieri ha organizzato una campagna di comunicazione e responsabilizzazione, che mira a rafforzare la consapevolezza e l’impegno sul delicato tema.

Con le celebrazioni e gli eventi che, su più fronti, hanno scandito la giornata del 25 novembre, è anche l’occasione di riflettere sulla tematica con un occhio rivolto all’impegno profuso, ogni anno sempre crescente, nella lotta contro l’esecrabile schiera di reati di genere ed allo stesso tempo alle progettualità future che l’Arma dei Carabinieri, in un quadro di collaborazione interistituzionale, mette in campo per migliorare sempre più la risposta alle vittime di violenza che quasi mai si esaurisce con l’adempimento degli obblighi procedurali.

Ogni giorno, l’Istituzione è in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne e le iniziative intraprese sono tutte accomunate dal dire fermamente “No!” a qualsiasi forma di comportamento violento o discriminante – sia fisico che psicologico.

La diffusione di materiale informativo, di locandine e video sui principali canali social dell’Arma, oltre alle numerose interviste di Carabinieri particolarmente impegnati nella specifica attività, rappresentano strumenti utili a incoraggiare le vittime affinché denuncino ciò che subiscono.

In tale prospettiva, sono stati realizzati uno spot con la partecipazione del famoso presentatore televisivo Carlo Conti, nonché un videomessaggio a cura di personale dell’Arma, che invitano le donne a “fare il primo passo”, evidenziando l’esistenza, a sostegno delle vittime, di misure di natura legale, nonché di supporto psicologico, lavorativo ed economico.

Un altro pilastro della campagna è il coinvolgimento delle scuole e delle comunità. In molti Comuni i Carabinieri hanno organizzato incontri informativi per sensibilizzare i giovani sul delicato tema e per promuovere una rinnovata concezione della donna, che ne rispetti la dignità, valorizzandone le risorse, così superando in definitiva quel retaggio culturale che l’ha vista storicamente in posizione di disuguaglianza.

Anche quest’anno, tante caserme dell’Arma si illumineranno di arancione, in adesione alla campagna internazionale “Orange the World”, come segno concreto dell’importante impegno profuso dall’Istituzione.

Inoltre, sul sito www.carabinieri.it, è stata dedicata un’intera sezione al “codice rosso”, che offre informazioni sul fenomeno e sugli strumenti di tutela delle vittime, mettendo a disposizione un test di autovalutazione, denominato “Violenzametro”, che rileva il livello di violenza subita in un rapporto di coppia (http://www.carabinieri.it/in-vostro-aiuto/consigli/codice-rosso/codice-rosso).

In un quadro sociale e normativo in continua evoluzione, l’Arma ha avviato da tempo progetti finalizzati alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere.

Infatti, nel 2009, è stata istituita la Sezione Atti Persecutori, collocata nell’ambito del Reparto Analisi Criminologiche (R.A.C.) del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Ra.C.I.S.), per svolgere studi e analisi del fenomeno e delineare strategie di prevenzione e di contrasto aderenti, aggiornate ed efficaci. La Sezione viene tempestivamente informata di ogni evento significativo che accade sull’intero territorio nazionale, per approfondire gli aspetti psico-criminologici, anche nella prospettiva di analisi dei fattori di rischio e di elaborazione di strategie operative.

È una unità di punta, che si compone di personale con peculiari competenze scientifiche e psicologiche, cui si affiancano anche investigatori, per portare, all’interno di tale struttura di eccellenza, l’esperienza maturata direttamente sul campo.

A partire dal 2014, l’Arma si è dotata di una “Rete nazionale di monitoraggio sul fenomeno della violenza di genere”, costituita da ufficiali di polizia giudiziaria (Marescialli e Brigadieri), con una formazione certificata nello specifico settore. Essi fungono da punti di riferimento per il personale dei Reparti sul territorio nello sviluppo delle indagini e sono elemento di raccordo, a livello centrale, con la Sezione Atti Persecutori per un più compiuto apprezzamento dei casi.

La loro preparazione è assicurata da specifici corsi frequentati presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investigative (ISTI), centro di alta qualificazione dell’Arma, che, dal 2008, provvede alla specializzazione degli ufficiali di polizia giudiziaria e li abilita alla conduzione delle indagini più complesse e all’uso di sofisticati strumenti, coniugando innovativi metodi didattici e contenuti formativi aggiornati. Un vero e proprio laboratorio di cultura investigativa in cui converge l’apporto delle più qualificate risorse dell’Arma, tratte dal R.O.S., dai Reparti Investigazioni Scientifiche (R.I.S.), dal Reparto Analisi Criminologiche e dai Nuclei investigativi, i quali portano in aula le migliori esperienze acquisite.

Ad oggi, sono stati svolti 36 corsi della durata di 2 settimane, che hanno consentito di formare 864 operatori. Inoltre, nel quadro di un accordo operativo con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), i componenti della “rete” partecipano a seminari informativi incentrati su elementi di psicologia comportamentale, volti a migliorare le capacità di interazione con le vittime vulnerabili sia nel primo contatto in situazioni di emergenza, sia nel successivo percorso di denuncia.

Oltre al personale debitamente formato e ai Reparti dedicati, il primo sportello di ascolto per le vittime sono le Stazioni Carabinieri, fulcro dell’Istituzione, “porte della speranza”, capillarmente diffuse sul territorio che assicurano tempestivi interventi.

Proprio in favore di quello che è il front office dell’Istituzione, anche a livello locale, il Comando Provinciale di Viterbo organizza, già da un biennio, dei corsi formativi ed informativi che mirano a tenere costantemente aggiornata la conoscenza della materia da parte dei militari delle 56 stazioni sparse su tutto il territorio della Tuscia. Lavorando in rete, con ciò intendendo la collaborazione interistituzionale e con le associazioni e gli enti di settore, tale attività formativa ha visto coinvolgere anche professionisti e rappresentanti che, lungo tutto il percorso che scaturisce da una denuncia, sono protagonisti nell’assistenza delle vittime. Ciò per far sì che ogni attore, a cominciare dai militari delle più remote stazioni Carabinieri, abbia coscienza dei compiti dell’intera rete ed al tempo stesso possa essere supportato laddove termina il lavoro di repressione ed inizia quello di vera e propria fuoriuscita dalla violenza della persona offesa.

L’ultima sessione di incontri svolta quest’anno, è terminata durante l’estate dopo un percorso iniziato nei primi mesi del 2024 durante il quale, con la collaborazione della Camera Civile di Viterbo, del Centro Antiviolenza “Penelope” di Viterbo e di professionisti psicologi esperti in materia forense, sono stati aggiornati circa 100 militari che rivestono la qualifica di ufficiale di Polizia Giudiziaria, i primi, per l’appunto, che più spesso si confrontano anche con casi complessi sia sotto l’aspetto tecnico giuridico che, soprattutto, umano e psicologico.

Nell’ambito delle collaborazioni interistituzionali, l’Arma dei Carabinieri partecipa a numerose intese siglate tra Procure della Repubblica, Prefetture, Forze di polizia, Aziende Sanitarie, Ospedali, Centri antiviolenza e associazioni onlus.

Tra queste, il progetto denominato “Una stanza tutta per sé” che, a partire dal 2015, grazie alla preziosa collaborazione di Soroptimist International d’Italia, ha consentito di allestire nelle caserme dell’Arma distribuite sul territorio nazionale circa 200 stanze dotate di strumenti tecnologici utili per l’ascolto delle vittime di violenza domestica e di genere e la verbalizzazione delle denunce in un contesto dedicato e assolutamente riservato, in grado di trasmettere una sensazione di accoglienza e attenzione per le sofferenze subite. A tal fine, sono state definite le linee guida per l’arredo dei locali che tengono conto della psicologia dei colori e delle immagini.

L’iniziativa ripropone su più ampia scala la positiva esperienza attuata nel 2014, presso la sede della Sezione Atti Persecutori, con la realizzazione della “Sala Lanzarote”[1], ambiente ideato per la confortevole ricezione della vittima, con una sala-regia per le audizioni.

Proprio nella giornata odierna, presso la sede della Stazione Carabinieri di Sezze Romano, è stata inaugurata un’altra stanza che si aggiunge alle altre, tutte concepite per incoraggiare le donne a rivolgersi all’Arma e sostenerle nel momento della denuncia.

Nel 2019, è stata avviata in provincia di Napoli la sperimentazione del sistema “Mobile Angel”, sviluppato con la società “Intellitronika” grazie al sostegno dell’associazioni “Soroptimist International Italia” e “Woman Care Trust”, impegnate nella tutela delle vittime di stalking, e delle Fondazioni “Vodafone Italia” e “Lottomatica”, che perseguono finalità di assistenza alle categorie sociali vulnerabili. Il progetto, oggi esteso alle province di Roma, Milano e Torino d’intesa con le rispettive Procure della Repubblica, prevede la consegna alle vittime di violenza di genere di un dispositivo di allarme integrato in uno “smart watch”, connesso con la rete telefonica. Una “App” dedicata consente, in caso di necessità, di inviare richieste d’intervento alla Centrale Operativa dell’Arma.

Complessivamente sono stati assegnati 15 smartwatch a Napoli, 15 a Milano, 20 a Torino e 21 a Roma e il loro utilizzo ha determinato positivi riscontri in ragione sia dell’accresciuta percezione di sicurezza da parte delle vittime, consapevoli di poter contare su interventi tempestivi a fronte di situazioni di emergenza, sia dell’accertata funzione di deterrenza svolta dagli apparati.

L’impegno prioritario dell’Arma è quello di garantire la sicurezza delle donne e prevenire situazioni che possano degenerare, prestando particolare attenzione ai cosiddetti “reati spia”, ovvero a quei delitti come gli atti persecutori, i maltrattamenti contro familiari e conviventi e le violenze sessuali, spesso precursori di epiloghi tragici e fatali per le vittime. Nel 2023, rispetto al 2022, i delitti perseguiti dall’Arma su tutto il territorio nazionale, con riferimento al Codice Rosso, sono passati da 54.062 a 55.374 confermando la prevalente percentuale di quelli denunciati presso le Stazioni Carabinieri.

Ed in linea con questo trend, è anche il dato ottenuto dall’Arma dei carabinieri nella provincia di Viterbo nel cui ambito, nel solo 2023, sono stati circa 240 i reati connessi alla violenza di genere che i reparti diffusi su tutto il territorio provinciale hanno perseguito.

In riferimento ai primi dieci mesi del 2024, i Carabinieri hanno perseguito 46.317 reati nell’ambito del Codice Rosso e nella sola Tuscia sono già stati circa 270 i casi affrontati dai militari.

Sul piano investigativo – repressivo, l’attività di contrasto istituzionale condotta in tutta Italia dall’Arma è risultata particolarmente significativa. Infatti, lo scorso anno – per quanto attiene al Codice Rosso – sono state tratte in arresto 7.644 persone rispetto ai 7.111 arresti del 2022. Nei primi dieci mesi del 2024 gli arresti sono stati 7.928.

In tutta la provincia di Viterbo, l’impegno nella repressione di questi reati si è concretizzato, nel 2024, nel deferimento all’Autorità Giudiziaria di 228 persone delle quali 191 in stato libertà mentre 21 arrestate. Grazie agli accertamenti ed alle indagini svolte sul campo sotto la direzione delle Procure che sulla Tuscia hanno competenza giurisdizionale, sono stati allontananti dalla casa familiare 26 soggetti maltrattanti e sottoposte altre 45 persone a misure cautelari disposte dall’Autorità Giudiziaria che vanno dal divieto di avvicinamento alla persona offesa, gli arresti domiciliari o, nei casi più gravi, la custodia in carcere.

Allo stesso modo, lo sforzo operato dalle stazioni e dai reparti di Carabinieri che operano in tutta la provincia di Viterbo ha costituito la base sulla quale sono stati emessi numerosi provvedimenti di ammonimento da parte del Questore o di sorveglianza speciale di P.S..

Rivolgendo lo sguardo al futuro, l’Arma intende confermare il proprio contributo nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno, ben consapevole delle difficoltà di intercettare in anticipo – a differenza di molte altre fattispecie di reato – i singoli episodi delittuosi, posto che si manifestano nella loro gravità e vengono denunciati dopo molto tempo rispetto all’inizio delle condotte vessatorie, in una fase già critica per l’integrità fisica e la sicurezza delle vittime.

[1] Dall’omonima Convenziona, ratificata in Italia con la Legge 1° ottobre 2012, n. 172, che sancisce principi cardine a cui gli stati firmatari devono adeguarsi in materia di prevenzione e criminalizzazione di ogni forma di abuso e sfruttamento sessuale nei confronti dei minori.




Bassano in Teverina: grande partecipazione alla proiezione del film “C’è ancora domani” per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

BASSANO IN TEVERINA (Viterbo) – Si è svolta oggi, 25 novembre 2024, presso la sala polivalente di Bassano in Teverina, la proiezione del film “C’è ancora domani”. L’evento, fortemente voluto da Celide Pellegrini, consigliera con delega alle pari opportunità, è stato organizzato dal Comune per celebrare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e ha visto una significativa partecipazione da parte della comunità.

L’iniziativa ha rappresentato un momento di riflessione collettiva, offrendo l’opportunità di affrontare il tema della violenza di genere attraverso il linguaggio del cinema, potente strumento di sensibilizzazione. L’evento è stato apprezzato per la capacità di stimolare il dibattito e la consapevolezza su una tematica di cruciale importanza sociale.
Celide Pellegrini ha dichiarato: “Questa iniziativa nasce dal desiderio di promuovere un cambiamento culturale che metta al centro il rispetto e la dignità di ogni persona. La partecipazione di oggi dimostra quanto la nostra comunità sia sensibile e pronta a impegnarsi contro la violenza di genere.”
L’Amministrazione Comunale ringrazia tutti coloro che hanno preso parte all’iniziativa, contribuendo al successo di questa giornata dedicata alla consapevolezza e al rispetto delle pari opportunità.



Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, in sanità il 78% degli infermieri è donna e le aggressioni sono 5mila ogni anno

La metà circa delle aggressioni al personale sanitario, secondo l’INAIL, è verso gli infermieri: circa 5.000 ogni anno, 13-14 al giorno. E nel 58% dei casi si è trattato di un’aggressione fisica. E il 78% degli infermieri – in tutto oltre 456.000 – sono donne e per questo, quelle che hanno subito un’aggressione in base alle percentuali sono finora in tutto oltre 180mila e per 100mila si è trattato di un’aggressione fisica.

“La prevenzione degli episodi di violenza sugli operatori sanitari – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) al Convegno sulla ‘prevenzione degli episodi di violenza contro le lavoratrici della sanità’, organizzato dal ministero della Salute – richiede che l’organizzazione identifichi i fattori di rischio per la sicurezza del personale e attui le strategie organizzative, strutturali e tecnologiche più opportune, diffonda una politica di tolleranza zero verso atti di violenza nei servizi, incoraggi il personale a segnalare subito gli episodi e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi e faciliti il coordinamento con le Forze dell’ordine o altri oggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie per eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari. Solo l’impegno comune può migliorare l’approccio al problema e assicurare un ambiente di lavoro sicuro”.

FNOPI è passata all’azione e dal primo dicembre 2020, grazie al co-finanziamento della Federazione, è stato avviato lo studio nazionale multicentrico sugli episodi di violenza rivolti agli infermieri italiani sul posto di lavoro (ViolenCE AgainSt nursEs In The workplace CEASE-IT), da cui tra le altre informazioni è emerso che l’area maggiormente colpita dagli episodi di violenza è l’area medica e che Il 24.8% degli infermieri che ha segnalato di aver subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta un danno fisico o psicologico causato dall’evento, di questi il 96.3% riferisce che il danno era a livello psicologico.

“Ottenere dati in questo senso – aggiunge Mangiacavalli – e identificarne i fattori predittivi è un passaggio essenziale per aumentarne la consapevolezza e la conoscenza negli stakeholder per attuare interventi di prevenzione e di contenimento che garantiscano una maggiore tutela e sicurezza degli operatori sanitari all’interno del luogo di lavoro”.

Le cause del fenomeno sono multifattoriali e includono: personale ridotto, elevato carico di lavoro, tipologia di pazienti.

I principali fattori di rischio sono negli atteggiamenti negativi dei pazienti verso gli operatori, nelle aspettative dei familiari e nei lunghi tempi di attesa nelle zone di emergenza, che risultano in grado di sviluppare danni fisici, ma anche disturbi psichici, negli operatori che subiscono violenza.

“La violenza verbale e fisica sugli operatori sanitari – spiega la presidente FNOPI – e in particolare sugli infermieri, è un dato in crescita e continuamente presente anche in questo periodo di pandemia. L’impatto negativo che questo fenomeno può avere sulla sicurezza, sull’efficacia dell’assistenza e sulla salute fisica ed emotiva degli operatori rendono necessari studi per comprendere a fondo tutti i fattori che intervengono: personali, collegati al gruppo di lavoro, alle caratteristiche delle strutture, alle risorse e all’ambiente di lavoro”.

“E’ importante aggiunge – che si preveda accanto alle pene per le aggressioni anche una formazione degli operatori, obbligatoria e mirata, e fin dal percorso di laurea (la FNOPI in questo senso ha già organizzato due corsi di educazione continua, ECM, a cui hanno partecipato oltre il 90% degli infermieri) sugli aspetti della comunicazione, di adeguate tecniche di de-escalation e della relazione terapeutica nei confronti delle persone assistite e che le infermiere sappiano cogliere tutti i segnali premonitori di un atto di violenza, sappiano come mitigare e contenere la loro evoluzione, come proteggersi preventivamente e possano comunicare con fermezza agli utenti, agli accompagnatori e al personale che gli atti di violenza non sono permessi o tollerati”.

“Certo – afferma Mangiacavalli – si dovrebbero prevedere pene anche più severe per chi aggredisce verbalmente e fisicamente un professionista sanitario donna sul luogo di lavoro, prevedendo l’aggravante del pericolo che nell’azione possono correre gli assistiti.

Ma si devono anche prevenire le aggressioni regolamentando ad esempio l’uso dei social nei luoghi di lavoro, di cui proprio in questo periodo di pandemia abbiamo visto gli effetti, rispetto all’attività professionale per evitare commenti, furti di identità e proposte inappropriate: ne sono vittima circa il 12% dei professionisti e di questi il 78% sono infermiere e in alcune Regioni si supera anche il 90 per cento”.




Mercoledì 25 novembre, in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne su Rai Due “Women for Women against violence – Camomilla Award”

Il 25 novembre, in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, Rai Due alle 17.00 manderà in onda l’evento TV: “Women for Women against Violence – Camomilla Award”, kermesse pensata dalle donne per le donne contro la violenza che le colpisce. Prodotta dall’Associazione Consorzio Umanitas, in collaborazione con Micromegas, la kermesse, condotta da Arianna Ciampoli e Livio Beshir per la regia di Antonio Centomani, parte dal racconto delle cicatrici nel corpo e nell’anima delle donne ferite da un tumore o vittime di un uomo, e arriva ad un premio, il Camomilla Award, ispirato al fiore che cura le piante malate. Un evento tv al femminile per parlare di violenza attraverso racconti autentici, testimonianze personali, consentendo di riflettere sull’importante percorso di “rinascita” che tante donne affrontano ogni giorno. Esperienze che inevitabilmente segnano, ma che possono anche evocare coraggio e desiderio di vita, prima ancora che di lotta. Sul palco hanno portato le loro storie: Maria Antonietta Rositani “Bruciata dal mio ex e tradita dallo Stato”, interpretata dalla bravissima Irene Ferri. Nicoletta Cosentino “Da vittima di violenza a Cuoca Combattente”, l’impatto con la violenza psicologica e la forza di ricostruire la propria vita grazie alla passione per la cucina. Il suo racconto è stato affidato all’attrice Loredana Cannata. Cinzia Filipponi “dal tunnel del tumore alla mia rinascita” ha portato la sua personale testimonianza, non tanto della malattia, quanto della gioia di vivere ritrovata. La sua testimonianza è stata raccontata dalla brava Carlotta Lo Greco. In ultimo Alessandro, che da un altro punto di vista ha raccontato: “Come ho sconfitto quel tarlo e ritrovato l’amore”, interprete del suo vissuto l’attore Simone Sabani. Sono state moltissime le personalità che hanno ricevuto il “Camomilla Award”, che s’ispira alle virtù terapeutiche del fiore della pianta che è il simbolo della solidarietà: Eleonora Daniele per la trasmissione Storie Vere (Rai Uno), Gianluigi Nuzzi per la trasmissione Quarto Grado (Retequattro), la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati che lo ha ricevuto a Palazzo Madama dal Maestro Orafo Michele Affidato e dalla padron della manifestazione, Donatella Gimigliano. Special guest della serata Roby Facchinetti, Michele Caccamo, e gli attori Gianluca Guidi e Antonella Salvucci.

 




Appassionante e Ara Malikian per OraVedoOraSentoOraParlo in uscita da domani

ROMA – Uscirà domani 25 novembre su tutti i canali ufficiali e le piattaforme digitali, in concomitanza con la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il nuovo duetto del trio italiano di soprano Appassionante ORA VEDO ORA SENTO ORA PARLO, con la partecipazione straordinaria del celebre violinista armeno-libanese Ara Malikian.

Il singolo, prodotto da Overlook Italia e Digital Records, è un vero e proprio manifesto contro ogni forma di violenza, sulle donne e non solo – da cui proseguirà la campagna di sensibilizzazione internazionale #OraVedoOraSentoOraParlo, ideata da Shirley Estigarribia e promossa da Overlook Italia.

In un momento tragico come quello che stiamo vivendo, infatti, in cui la pandemia ha portato ad un aumento vertiginoso della violenza sulle donne, la musica e il multiculturalismo diventano uno strumento quanto mai necessario per denunciare e ribellarsi alla violenza in tutte le sue forme, risvegliando così le coscienze.

Nell’intento di comunicare questa CULTURA DELLA NON VIOLENZA, gioca un ruolo fondamentale il sodalizio artistico fra il violinista Ara Malikian (con la sua particolare storia di musica e riscatto) e il trio femminile Appassionante. Un legame, questo, che concede maggior veemenza al profondo significato della canzone per le diverse origini dei protagonisti. D’altronde, è proprio il rispetto per la diversità e l’individualità di ognuno di noi a rendere possibile una convivenza pacifica.

Il brano, scritto e composto da Mauro Borzellino, affronta la delicata e importante tematica da un punto di vista estremamente anticonvenzionale, invitando a rompere quel silenzio assordante che troppo spesso si cela dietro le tragiche storie di violenza.

Anche la cifra stilistica della canzone rispecchia perfettamente il messaggio di cui si vuole fare portavoce. La melodia, infatti, si ripete incessante e invariata, e l’incedere ritmico di questo “ostinato” è intervallato da enfatici e coraggiosi assoli di violino che divengono metafora di un canto di dolore e di una solitudine che non può e non vuole rimanere inascoltata.

Il forte impatto emotivo di ORA VEDO ORA SENTO ORA PARLO, però, è dato anche dalle diverse suggestioni sonore che si susseguono, trovando un perfetto equilibrio fra classico, epico e rock.

Il singolo uscirà il giorno della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne ma proseguirà il tour a livello internazionale per portare avanti la campagna sociale #OraVedoOraSentoOraParlo.

NOTE DI APPASSIONANTE:

“La violenza è fatta di paura e di silenzio ed è proprio qui che Appassionante, in quanto progetto al femminile è particolarmente sensibile al dramma della violenza sulle donne, che sostiene fortemente e di cui si sono fatte portavoce. Non saremo mai complici dell’omertà internazionale che ‘Non Vede, Non Sente, Non Parla’.

La campagna ORA VEDO ORA SENTO ORA PARLO rappresenta la nostra lotta tradotta in iniziativa, l’azione è il luogo dove tutto può avere inizio”. (Giorgia Villa)

“È inaccettabile che la nostra civiltà ci si trovi ancora a combattere contro la violenza in tutte le sue forme e a lottare per ottenere diritti fondamentali con continue campagne di sensibilizzazione, in questo caso Appassionante vuole rivoluzionare anche i termini di questo argomento. Più che chiamarla ‘lotta’ a noi piace chiamarla ‘DENUNCIA’, il che significa ripudiare qualsiasi atto di violenza con la campagna ORA VEDO ORA SENTO ORA PARLO, che come persone pubbliche sentiamo il dovere di prenderla a cuore. Vogliamo fortemente che questa campagna diventi di tutti”. (Mara Tanchis)

“Abbiamo deciso di lavorare per questa importantissima campagna perché vogliamo dare voce a tutte quelle persone che si sentono inascoltate, che sono state abbandonate, ignorate, lasciate sole. Vogliamo rompere il silenzio e gridare ad alta voce a tutto il mondo: ‘Basta!’. E vogliamo farlo con l’unico strumento che possediamo che è la nostra musica. Non siete sole”. (Stefania Francabandiera)

NOTE DI ARA MALIKIAN:

“Fin da bambino sono stato influenzato dall’arte e dalla disciplina di mio padre, violinista anche lui, e ricordo la mia infanzia segnata dalla guerra civile in Libano. Quando avevo 6 o 7 anni, la guerra era la mia vita quotidiana. Mi sono reso conto di quanto fosse diversa la vita normale solo quando ho lasciato il Libano per trasferirmi in Germania.

Durante la guerra passavamo molto tempo nel ripostiglio della casa per evitare le bombe, tante volte non potevo andare a scuola o giocare per strada con gli amici perché era troppo pericoloso. La musica, fin da allora, mi ha aiutato a superare tanti momenti difficili. Sarò per sempre grato a mio padre per avermi insegnato a suonare il violino e alla musica per avermi salvato la vita.

Da qui ho deciso di diventare un uomo che vuole portare nel mondo il messaggio della non violenza e rendere felici gli altri facendo quello che amo di più. Per ciò, sono molto felice di aver subito aderito all’importante iniziativa di Appassionante.

ORA VEDO ORA SENTO ORA PARLO è il racconto di una donna che ha il potere di badare sé stessa, proprio come accade nella vita, e se ha dei problemi si alza e li affronta. Il suono del violino non è inserito come uno strumento all’interno del complesso di una canzone, piuttosto è una quarta voce, che si unisce a quelle di Appassionante per creare un brano profondo e capace di parlare a tutti.

Abbiamo bisogno di musica, arte e cultura in tutta la società perché ci rende esseri sensibili e ci insegna a rispettare altri punti di vista. E sono fortemente convinto del fatto che chiunque abbia avuto la possibilità di conoscere tanta bellezza, non possa voler ferire volutamente gli altri. La verità è che se ci fosse una maggiore diffusione dell’arte nel mondo, ci sarebbe anche meno violenza”. (Ara Malikian)