A Canepina la presentazione del libro di don Gianluca Scrimieri su suor Benedetta Frey

Di WANDA CHERUBINI
CANEPINA (Viterbo) – Lo scorso 27 marzo a Canepina si è tenuta la presentazione del libro sulla vita e virtù di Suor M. Benedetta Frey, scritto da don Gianluca Scrimieri, parroco di Canepina. “Vale la pena conoscere la vita di Suor Benedetta Frey – ha spiegato don Gianluca – Ringrazio la giornalista Rai Ilenia Petracalvina, Paola Conca e Stefano Giannotti per i due canti, Pietro Minella per le foto e la ripresa video, il Gruppo Spontaneo per il bellissimo teatro e la disponibilità e tutti i presenti canepinesi, gli amici da Roma e da Onano”. Don Gianluca ha risposto ad alcune domande, come il perché questo libro. “Mi sono avvicinato per mettere in risalto le lettere di suor Benedetta Frey e darne visibilità e poi ho avuto conferma che è la madrina dei sacerdoti perchè dopo questo lavoro ho capito che mi ha aiutato a riprendermi dalla crisi sacerdotale. Ho così ripreso il ministero e nel 2010 ho deciso di preparare la tesi per la licenza su di lei per poter anche avere l’occasione per farla conoscere. Un’altra domanda ha riguardato il modo per come sia riuscita suor Benedetta Frey a vivere così. “La sofferenza- ha spiegato don Gianluca – mette in crisi e ti spinge a fare una revisione di vita. Essendo cresciuta con una famiglia cristiana un po’ era preparata a rispondere cristianamente e dopo un primo momento di ribellione si consacra a Dio affinché possa avere quella pace e serenità per affrontare lo stato di malattia”. Ma se uno non ha fede? “La sofferenza è un’opportunità per migliorare – ha spiegato don Gianluca – può contribuire ad affrontare il tutto grazie ad altre risorse personali che abbiamo. La sofferenza può portare a cambiare le priorità. La musica, l’arte, una passione, tutto può contribuire ad affrontare e vivere meglio quel dolore o quella sofferenza”. Infine, sul processo di beatificazione, don Gianluca Scrimieri ha detto: “Siamo in attesa di un miracolo. Dobbiamo farla conoscerla, pregarla e solo Dio sa quando ci sarà questo miracolo. Suor Benedetta Frey è una perla preziosa che ci può essere d’aiuto per affrontare sofferenze piccole e grandi ed è un modello per tutti”. Suor Benedetta Frey è stata dichiarata venerabile il 30 settembre 2015.




A Canepina la presentazione del libro di don Gianluca Scrimieri ““Benedetta Sofferenza. Vita e virtù teologali di Donna Maria Benedetta Frey”

CANEPINA (Viterbo) –  Domenica 27 marzo alle 16.30 al Teatro Comunale “Momo Pesciaroli” di Canepina, la giornalista di Rai 1 della “Vita in diretta”, ILENIA PETRACALVINA presenterà il libro di Don Gianluca Scrimieri “Benedetta Sofferenza. Vita e virtù teologali di Donna Maria Benedetta Frey”, Della Rocca editore, accompagnato con la prefazione del cardinale Bassetti, presidente della CEI, e del vescovo Fumagalli. Saranno eseguiti due canti, uno composto per la Venerabile suor M. Benedetta da Domenico Bonadia di Castellammare di Stabia, dal soprano Paola Conca accompagnata alla tastiera dal baritono Stefano Giannotti entrambi di Chiusi (SI), insegnanti di canto moderno lirico.
Il Teatro è stato concesso dal Gruppo Spontaneo Canepinese, la famosa compagnia teatrale che mette in scena commedie dialettali. Il libro di Don Gianluca, parroco di Canepina e assistente dell’Unitalsi, è il risultato della tesi di licenza del 2010 in Teologia Pastorale Sanitaria ottenuta al “Camillianum” di Roma, dal titolo “L’esercizio delle virtù teologali (fede, speranza e carità) esercitate dalla Serva di Dio Suor M. Benedetta Frey nel tempo della malattia”. Precedentemente ha scritto alti due libri sulla “monaca santa”. Con la speranza che la Venerabile Frey sia sempre conosciuta e pregata e ottenere quel miracolo riconosciuto dalla Chiesa ed essere dichiarata “beata”.
Per info: 3384618858- scrimgia@libero.it. Pagina FB: Benedetta Frey.




Iulia Farnesia, lettere da un’anima, Giulia Farnese protagonista di un romanzo rivoluzionario

Esce oggi, il nuovo romanzo della scrittrice Viterbese, Roberta Mezzabarba: IULIA FARNESIA – Lettere da un’anima: un romanzo corposo, che racconta Giulia Farnese, la Bella, quella che nessuno ancora conosce. L’autrice visibilmente emozionata risponde ad alcune domande.

Perché l’uscita proprio oggi, giovedì 24 marzo, di questo romanzo?

Facile dirlo, oggi ricorre il 498° anniversario di Giulia da questa terra, e da oggi tutti noi possiamo ricordarla leggendo questo romanzo.

Sulla quarta di copertina si legge “la VERA storia di Giulia Farnese”, una dichiarazione che ha il suo peso…

Mi sono permessa di scriverlo perché questo romanzo si basa completamente su documenti d’archivio originali ed esistenti, a cui nella narrazione romanzata di questo personaggi è stata data poca o nulla importanza.

Di questa donna (che raccontano fosse la più bella del 1500) la stragrande maggioranza delle persone sa che è stata amante del Cardinale (poi Papa) Borgia, ma Giulia è stata bel altro!

Questo è il primo romanzo che è completamente tuo, dalla scrittura, alla cura del testo alla pubblicazione. Perché hai fatto questa scelta?

So che può sembrare strano, da fuori, vedere un autore lanciato che abbandona tutte le Case Editrici che lo hanno accompagnato per gettarsi nel mare magnum, dell’autoproduzione, ma in questo campo come nella vita ci vuole coraggio.

Coraggio di credere nelle proprie forze, coraggio di contare su sé stessi.

Il resto sono chiacchiere…

Sappiamo che hai una sorpresa in serbo per i nostri lettori…

Si, è così… Tutti sanno che di Giulia la Bella non ci resta nemmeno un’immagine: la famiglia, dopo averla usata per i propri scopi, si è adoperata a distruggere con precisione certosina ogni dipinto o scultura che la raffigurasse. Ma studianto questo personaggio storico mi sono imbattuta in alcuni riferimenti che la descrivevano sia nell’abbigliamento, che nelle fragranze che amava indossare.

Così ho assoldato un mastro profumiere, a cui ho fornito precise indicazioni, ed è nato IULIA – Le parfum de Giulia Farnese

E dove è possibile trovare i libro e questa fragranza?

Il libro è disponibile in tutte le librerie e in tutti gli store on line, oltre che sul mio sito (se volete una dedica e il libro autografato!). Il profumo è disponibile solo sul mio sito, in abbinato con il romanzo, o da solo.

Non resta, quindi che leggere questo romanzo e lasciarsi conquistare dal profumo di Iulia…

www.ronbertamezzabarba.it




Tarquinia, il 26 marzo la presentazione del libro “Le chiavi del Mediterraneo”

TARQUINIA ( Viterbo) – Gli albori del colonialismo dell’Italia e le vicende che portarono alla nascita dell’impero coloniale italiano in Africa. Sono il tema del libro “Le chiavi del Mediterraneo”, che lo scrittore e giornalista Andrea Cotticelli presenterà il 26 marzo, alle ore 17,30, alla sala Sacchetti, al civico 4 di via dell’Archetto, nel centro storico di Tarquinia, per il ciclo di incontri letterari organizzato dalla Società Tarquiniense d’Arte e Storia e da Omnia Tuscia, con il patrocinio del Ministero della Cultura e in collaborazione con l’IISS “Vincenzo Cardarelli”.

Pubblicato da Palombi Editore (2020), “Le chiavi del Mediterraneo” affronta gli esordi del colonialismo italiano attraverso la figura storica di Pasquale Stanislao Mancini, nobile campano e uomo di scienza del diritto, che nel 1881 durante il quarto governo Depretis fu chiamato a rivestire l’incarico di ministro degli affari esteri per intraprendere la strada del colonialismo. L’Italia fu infatti l’ultima delle potenze europee ad inserirsi nella contesa coloniale.
L’ambizioso programma di Mancini, prevedeva di portare il tricolore su un esteso territorio dell’Africa Orientale, comprendente Eritrea, Sudan, Somalia ed Etiopia, convinto che le “chiavi del Mediterraneo” fossero sulle sponde africane del Mar Rosso. Questo progetto non ebbe però la possibilità di realizzarsi se non in minima parte, sia per interferenze parlamentari che per incomprensioni internazionali.  A dialogare con Cotticelli, che nel corso degli anni ha collaborato con Panorama, Ansa, Tg3 e il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ci sarà il ministro plenipotenziario Marco Claudio Vozzi.
Ho ritenuto opportuno scrivere degli esordi delle imprese coloniali dell’Italia – spiega Cotticelli -, nella convinzione che essi abbiano segnato una tappa di grande rilievo nella storia nazionale e che valga oggi la pena di essere riscoperta. Per il mio lavoro di ricerca e scrittura, oltre ad alcune specifiche pubblicazioni di illustri storici che hanno circoscritto i loro studi in una più approfondita analisi delle origini dell’avventura coloniale italiana, sono state fonti obbligate, e forse uniche, alle quali ho potuto attingere per conoscere come nacque e si sviluppò in Italia la politica coloniale nei primi decenni postunitari, i discorsi e gli atti parlamentari pubblicati dalla Camera dei Deputati e dal Senato del Regno d’Italia, e i documenti diplomatici italiani risalenti agli anni Ottanta del XIX secolo.
A corredo di questa documentazione è parso interessante, e a volte curioso, consultare articoli riportati su alcune pubblicazioni settimanali della seconda metà dell’Ottocento, dove giornalisti e commentatori politici mettono in risalto il giudizio dell’opinione pubblica in balia di notizie, spesso contrastanti, sugli avvenimenti in corso, mentre corrispondenti esteri inviano le prime impressioni sulle nuove terre italiane”.
Per partecipare all’iniziativa (ingresso gratuito) sono necessari il green pass rafforzato e la mascherina FFP2. Il numero massimo presenze nella sala Sacchetti è di 50 persone. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming al link  https://us02web.zoom.us/j/87416669272.



Dal 15 febbraio in libreria “C’è vita dopo i 40” di Selvaggia Capizzi

Siete donne e per giunta ultraquarantenni in cerca di una svolta nella vita lavorativa? La Pandemia
ha messo in crisi la vostra carriera e volete provare nuove strade? Tanti vi dicono che per una donna “riposizionarsi” dopo i 40 anni è praticamente impossibile? È arrivato il momento di cambiare prospettiva. Dal 15 febbraio, in tutte le librerie e piattaforme digitali, arriva il libro dedicato a tutte le donne che vogliono fare del cambiamento un grande opportunità: C’è Vita Dopo i 40, edito da Gruppo Albatros Il Filo. A scriverlo una vera guru del Change Management di sé stessi, Selvaggia Capizzi: prima top manager nell’ambito sales & marketing, con anni di formazione alle spalle e oggi infl uencer, esperta di moda, bellezza e marketing digitale.
Genere: Autobiografi a
Listino: € 9,90
Editore: Gruppo Albatros il Filo
Collana: Nuove Voci Vite
Pagine: 68
Lingua: Italiano
EAN: 9788830649415
Con la sua opera prima C’è Vita Dopo i 40, Selvaggia Capizzi, pone l’accento in modo ironico ma mai banale su una questione spinosa di cui si parla troppo poco: con quali strumenti una donna può riposizionarsi oggi, nonostante una congiuntura economica sfavorevole, sul mercato del lavoro?
Come leggiamo ormai da mesi il Coronavirus si è abbattuto sul mondo del lavoro come uno “tsunami”. La fotografia dal Censis parla chiaro: le donne sono fra le due categorie, insieme ai giovani, che maggiormente stanno pagando il prezzo di questa grave crisi economica. Ma le donne over 40 hanno moltissimo da dare al mercato del lavoro e Selvaggia Capizzi, lo sa benissimo essendo stata protagonista in prima persona di un cambio vita di successo a 46 anni. Da qui la scelta di mettere a disposizione di tutte le donne over 40, che desiderano o sono costrette a cambiare vita, la sua esperienza ultra-positiva e le sue conoscenze manageriali, derivate da anni di formazione aziendale, traducendole in un piccolo manuale di “consigli pratici” su come rimettersi in gioco dopo i 40anni, il titolo non lascia dubbi ad interpretazioni: C’è vita dopo i 40!
C’è Vita Dopo i 40 è il viaggio di una donna, che non si è mai posta dei limiti, al contrario ha sempre cercato di superarli, reinventandosi in mille prospettive di sé. Il risultato è un’effervescenza
esplosiva che coinvolge anche le più scettiche e timide, al grido sempre più attuale: Volere è potere… ma non senza sacrificio e impegno. Grazie al suo percorso professionale l’autrice ha messo
nero su bianco, in pochi semplici passi, come sia sempre possibile “reinventarsi”, anche facendo scelte audaci. Perché come dice spesso: “dopo i 40 possiamo fare di più e meglio di quando ne avevamo 20 o 30”. In questo autoironico ma utilissimo manuale troverete non soltanto la condivisione di un’esperienza, ma esercizi utili al corpo e alla mente che regaleranno alle donne che
ne hanno bisogno, o semplici curiose, una “visione” alternativa e una nuova consapevolezza di sé.
L’autrice: Selvaggia Capizzi. Classe 1971, biologo molecolare, alla fine degli anni ‘90 Selvaggia Sciortino (vero nome di Selvaggia Capizzi) vince una prestigiosa borsa di studio all’NIH di Bethesda, Maryland. Torna in Italia per amore e inizia la sua carriera all’interno delle Big Pharma, raggiungendo l’apice come direttore di Business Unit in una grande multinazionale. A 46 anni, soddisfatta degli obiettivi raggiunti e insoddisfatta del tempo sottratto alla famiglia per fare carriera,
decide di rivoluzionare tutto e di fare del proprio hobby un lavoro. Nato nel 2008, oggi Don’t Call Me Fashion Blogger è un blog da milioni di utenti con un profilo Instagram (@selvaggiacapizzi) da 120 mila followers e ben 3.000 like per post. Un cambio vita in un’età in cui è generalmente sconsigliato farlo e che dimostra che C’è Vita Dopo i 40! Oggi Selvaggia vive a Roma, assieme al marito, al figlio e alla Jack Russel Bee My Heart.




A Palazzo dei Papi la presentazione dell’opera di 23 cardinali ” “Il Catechismo della Chiesa Cattolica “

di FEDERICO USAI-

VITERBO- L’Associazione Res Magnae, la Fondazione Giovanni Paolo II e Beatrice Valiserra Pazzaglia, Vice presidente del Club Serra International di Viterbo, hanno organizzato per sabato 5 marzo alle ore 16:00 presso il  Palazzo dei Papi – salone Alessandro IV – P.zza San Lorenzo (Viterbo) la presentazione dell’opera 23 cardinali commentano “IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA” edito da TAU EDITRICE che ha visto la partecipazione, come relatori, di 23 cardinali e la prefazione del Card. Gualtiero Bassetti Presidente della Conferenza Episcopale Italiana oltre che, come introduzione, della conferenza sull’attualità dottrinale a 10 anni dalla sua pubblicazione del cardinale Joseph Ratzinger  (su gentile concessione del Papa emerito Benedetto XVI).

Sarà presente Mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, con un suo saluto in video conferenza, interverranno S.Em. Cardinal Angelo Bagnasco, in collegamento video, S. Em. Cardinale Francesco Monterisi, Arciprete emerito della Basilica di San Paolo fuori le Mura, S. E. Mons. Lino Fumagalli,Vescovo di Viterbo e Marco Italiano, Curatore dell’opera.




Uscito il libro Yao della scrittrice Fiori Picco

Cina meridionale, province dello Yunnan, del Guangdong e del Guangxi. Zone montuose, campagne, città e metropoli: sono questi i luoghi coprotagonisti del nuovo libro della scrittrice Fiori Picco dal titolo Yao uscito con Fiori d’Asia Editrice.

Yang Sen racconta la sua storia. È un cinese di etnia Yao della tribù di Landian. Gli Yao vivono in piccole comunità nelle regioni montuose della Cina meridionale. Il Taoismo ha un ruolo importante nella loro vita, così come le antiche tradizioni, le cerimonie tribali e i rituali di iniziazione che sono rimasti immutati nel tempo. L’autrice ha raccolto le testimonianze degli Yao, dell’amico Yang Sen e di altri giovani che, come lui, sono l’emblema di un popolo migrante in patria, collocando temporalmente la storia nel 2004, con flashback nel passato e risalendo all’epoca Ming.

In questo modo Fiori Picco porta per mano i lettori e le lettrici tra usi, costumi, tradizioni e rituali di un popolo rimasto isolato e profondamente legato alla propria cultura, dà voce alla vita delle minoranze etniche cinesi nelle zone di confine e alle difficoltà che tanti giovani provenienti da zone povere e isolate devono affrontare quando migrano in città alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. Affronta, inoltre, tematiche delicate come la disabilità, il riscatto sociale, l’amore per la famiglia e per la propria terra, il valore dell’amicizia.

Ho sempre desiderato scrivere una storia verità sul popolo Yao, in particolare sul rituale ‘Dujie’ – ha scritto l’autrice Fiori Picco. Tutti i giovani entro i diciott’anni devono affrontare quattro durissime prove per essere considerati uomini dalla comunità. Se un giovane non supera Dujie, sarà soggetto al disprezzo e all’esclusione dalla vita sociale. Chi si è arreso ha dovuto lasciare il suo villaggio e tentare fortuna in città.

Durante gli anni trascorsi in Cina, sono venuta a contatto con tanti ragazzi di varie etnie e provenienze; tutti sognavano una vita migliore, ma non sempre ce l’hanno fatta.

Yang Sen è stato premiato per il suo talento e per il suo impegno. Attraverso il suo personaggio ho voluto trasmettere un messaggio di speranza, di vicinanza al prossimo e alle persone meno fortunate.

Tutti i personaggi del mio libro hanno avuto un riscatto sociale e morale, rimediando agli errori passati e trovando la propria strada.

Yao è un romanzo positivo che avvicina il lettore a un mondo antico e particolare, tutto da scoprire, lontanissimo dalla vita frenetica e dalla modernità delle metropoli”.

 

Il romanzo è disponibile anche in lingua cinese, con il titolo di “Yaowang”. Il libro è stato recensito dal diciassettesimo depositario della cultura Dongba, professor Ahengdongta, rappresentante presso le Nazioni Unite e presidente dell’Antica Accademia Dongba a Lijiang (Yunnan): “In qualità di depositario e custode della cultura Dongba, e di rappresentante delle minoranze etniche cinesi, sono impressionato da quest’opera sugli Yao. Fiori ha svolto ricerche accurate e approfondite sulla nostra cultura nazionale, ha una vasta conoscenza del Taoismo, del Buddismo, della terminologia locale, dei proverbi e dei modi di dire delle nostre etnie. Si è impegnata molto nella ricerca, nello studio della storia e delle nostre antiche e misteriose leggende, e ciò dimostra un grande amore per la cultura cinese. Il suo libro incarna perfettamente il concetto di ‘Etnicità globale’”.

Nel 2017, la precedente edizione di “Yao” ha vinto il Premio d’Onore al V° Concorso Letterario Caterina Martinelli di Roma.

 

 

SCHEDA LIBRO

Titolo libro: YAO

Autore: Fiori Picco

Città, mese e anno di pubblicazione: Brescia, 21 febbraio 2022

Editore: Fiori d’Asia Editrice

Genere: narrativa, romanzo

ISBN: 978-88-946118-7-8

Pag. 312

 

 




“Il quadro di Norma”, sabato 26 febbraio la presentazione del libro

BAGNAIA ( Viterbo) – Sabato 26 febbraio, alle ore 17,00, nel salone Frittelli di Palazzo Gallo a Bagnaia, sarà presentato il libro di Giuseppina Mellace “Il quadro di Norma”, alla presenza dell’autrice.

Interverrà e condurrà il pomeriggio letterario la scrittrice Maria Delfina Tommasini.

Il libro rievoca la vita di questa giovane italiana, Norma Cossetto, vittima di odio razziale che ha visto l’Istria teatro di barbarie nei confronti degli Italiani da parte dei partigiani iugoslavi nel 1943.

L’autrice racconta la vita spensierata di Norma che viene catapultata negli orrori della storia che purtroppo la vedrà innocente protagonista e porterà il lettore ad essere partecipe di emozioni coinvolgenti.

Una lettura interessante e carica di emotività destinata a far scoprire l’animo umano in tutte le sue sfaccettature.

 

 




Bolsena, sabato 12 febbraio la presentazione del libro “Martino IV e Dante”

BOLSENA ( Viterbo) – Si terrà sabato 12 febbraio alle ore 17,00, presso l’Auditorium comunale, la presentazione del libro “Martino IV e Dante – Un presento peccato di gola per le anguille e la vernaccia tra poesia, storia e gastronomia” organizzata dalla Proloco, il Sistema Bibliotecario del lago, il Club per l’Unesco, Annulli Editori e con il patrocinio del Comune di Bolsena. Interverranno il sindaco Paolo Dottarelli, la presidente della Proloco Elena Materazzo e presenterà il volume il prof. Luciano Dottarelli, presidente del Club per L’Unesco Viterbo Tuscia. Saranno presenti l’autore Antonio Quattranni e gli editori Leonardo e Giuseppe Annulli.

L’iniziativa riprende il filo dell’anno appena concluso dedicato al VII Centenario della morte di Dante e ricorda la famosa citazione delle “anguille di Bolsena e la vernaccia” del XIV canto del Purgatorio.  Papa Martino IV è collocato da Dante nel Purgatorio per la colpa di essere stato oltre misura goloso. Alcuni commentatori della Commedia hanno ulteriormente contribuito ad accentuare, anche con una venatura satirica, l’immagine del papa ghiottone, arrivando ad affermare che sarebbe morto per indigestione.

Antonio Quattranni concede invece a Martino IV il beneficio del dubbio, proponendo una lettura dei versi danteschi sulla presunta ingordigia del papa che può sorprendere il lettore: partendo da un’accurata sintesi del contesto storico della fine del Duecento, l’autore afferma infatti che Dante avrebbe usato l’accusa di ghiottoneria con il preciso intento di sminuire la figura di Martino IV.
In appendice al libro sono riproposti – in forma anastatica – tre testi su Martino IV scritti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, che rappresentano a loro volta diversi modi di interpretare la citazione dantesca sul papa goloso delle «anguille di Bolsena e la vernaccia».




Presentato il libro “Benedetta sofferenza. Vita e virtù teologali di Donna M. Benedetta Frey“ di don Gianluca Scrimieri

VITERBO – Don Gianluca Scrimieri ha presentato il suo nuovo libro “Benedetta sofferenza. Vita e virtù teologali di Donna M. Benedetta Frey“, editore Della Rocca, alla presenza del vicario generale Don Luigi Fabbri e della direttrice dell’ufficio diocesano per la pastorale sanitaria Maria Paola Angelini, al Palazzo papale nella sala Alessandro IV a Viterbo, alle ore 16.00.

Il libro dell’autore, parroco di Canepina e assistente dell’Unitalsi viterbese, è la tesi di licenza in Teologia Pastorale Sanitaria del 2010 al “Camillianum” di Roma, con la presentazione del vescovo di Viterbo e la prefazione del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della C.E.I.
Sono felice di offrire “Benedetta sofferenza”, era la tesi di licenza in Teologia Pastorale Sanitaria ottenuta il 27 ottobre 2010 a Roma all’Istituto “Camillianum”. Porto a conoscenza gli aspetti della vita di fede, speranza e carità vissuti della Venerabile. Quest’anno ricorrono 185 anni dalla nascita (6 marzo 1836) e 160 anni da quell’inizio della paralisi avvenuta il 10 novembre 1861. È benefattrice del mio sacerdozio, a lei devo molto… Per lei mi sono impegnato a farla conoscere su giornali e riviste, tante biografie regalate a molte persone e anche a personaggi conosciuti. Quello che le capita è un “imprevisto” che ha scatenato ad una giovane monaca rabbia e ribellione. Si è sentita ferita, frantumata, insieme ai suoi sogni, dis-orientata; in questo sentirsi spezzata, senza più le sue sicurezze, Cristo trasforma tutto questo in rivelazione cioè si manifesta, “Egli riempie di un fine ciò che per lei (o per noi) è solo la fine”. È stata capace di ri-connettersi con il Suo sposo Gesù e ha navigato dalla sua stanza con la fede, la speranza e la carità, con tutta se stessa. Non ha consultato oroscopi e maghi, si è lasciata guidare solo dalla fede/fiducia in Gesù Crocifisso che non le ha risparmiato dubbi e prove. La fede non è magia, non si compra, non è sforzo o prestazione. Accoglie tutto come “dono”; il rapporto con il Signore produce libertà, dignità e pace, vivrà dell’essenziale e ciò richiede un cammino di purificazione. Come scrive don Fabio Rosini: “la fede è un atto di fiducia e di abbandono in cui una persona smette di fare affidamento sulle proprie forze e sui propri pensieri per rimettersi alle parole e alla potenza di Colui in cui crede”. Seguire il Signore significa provare a mettere ordine dentro di sé, la Frey ha saputo scegliere la direzione giusta guardando il Crocifisso entrando e vivendo nel mistero della Passione. La “Passione” di Cristo meditata sovente, è stata il suo nutrimento, “essere come Gesù è possibile soltanto se ci si mette alla scuola del Crocifisso e si impara da lui ogni Suo atteggiamento di umiltà, di pazienza, di vera rassegnazione e di autentico, fiducioso e filiale abbandono alla volontà del Padre”. Suor M. Benedetta con la sua vita e le sue scelte “provoca” tutti noi, questa società liquida, e lasciamoci “contagiare” dalla sua testimonianza esemplare. È sorprendente e incredibile questa lunga pazienza, questo lungo martirio. Come ha fatto? Tanti direbbero che una vita così non ha senso, è sprecata, non è utile e fa soffrire lei e coloro che le sono accanto…  Non ha usato un manuale o delle istruzioni per come poter vivere o tirare avanti, “credere che la vita possa essere addomesticata da una tecnica o da un manuale è una immensa menzogna, è una pericolosa illusione”. Ha dimostrato di non essere scesa da quella croce, è entrata per la “porta stretta”. Non è stata e non si è sentita una super donna, ha saputo camminare secondo la “grazia”: “Ti basta la mia grazia”, scrive San Paolo (2 Corinzi 12,9) e “Signore sia su di noi la tua grazia perché in te speriamo” (salmo 33,22). Ognuno di noi è originale, non siamo soldatini uniformi. “Rileggere l’esperienza vivente del Cristo sofferente significa consegnare anche agli uomini d’oggi una speranza capace di dare senso al tempo della malattia e della morte. Questa speranza è l’amore che resiste alla tentazione della disperazione”. In Suor M. Benedetta si può osservare la meravigliosa “opera di Dio” nella sua vita, Dio agisce in e attraverso lei per santificarla e santificarci, per umanizzarla, per volerla unita a Sé come sua sposa prediletta, per crescere in quella “pienezza” di vita, per essere “dono” per Dio e per gli altri pronunciando spessissimo: “Eccomi, sia fatta la tua Volontà! Per Amore e solo per Amore! Siamo fatti per essere amati ed amare e, nella croce di Gesù, sappiamo perfettamente il contenuto della parola amore”. Testimone della e nella sofferenza per Amore! La meta è identificare la volontà propria con quella di Dio, in un processo che San Bernardo ha descritto così: “come un ferro messo al fuoco e reso incandescente si spoglia della sua forma originaria per divenire del tutto simile al fuoco, come l’aria percorsa dalla luce del sole assume il fulgore della luce, così che non sembra solo illuminata ma sembra la luce stessa, così nei santi sarà necessario che ogni sentimento umano in una certa ineffabile maniera si dissolva a fondo nella volontà di Dio”. La Frey emana tanta luce, forza, tenerezza, amore e pace. Cogliamo questa luce, queste gocce di santità e di umanità rinnovata e purificata per vivere bene la nostra ferialità e l’ordinarietà dell’esistenza. Può essere di aiuto e di esempio per i nostri anziani e malati: quest’ultimi siano più valorizzati ad essere soggetti attivi nella chiesa e nella società. Avere fede in Gesù vuol dire avere speranza, la Frey si nutriva e trasmetteva speranza, “la speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa”. Mi auguro che possa presto essere dichiarata “beata”, invochiamo la sua intercessione e impegniamoci a far conoscere questa “perla preziosa” nelle parrocchie, nei gruppi e nelle associazioni. Ringrazio il vescovo Mons. Lino Fumagalli, che conosce molto bene questa figura, per la presentazione; il cardinale Bassetti per aver accettato di scrivere per me, non dimentico la gratitudine che ha avuto nei miei confronti per essere stato il prete confinante che dava una mano a Monteleone d’Orvieto. Per tutti coloro che hanno collaborato a questo progetto e per quanti lo incontreranno possa esserci il conforto e lo sprone a vivere fino in fondo quanto conosciuto e testimoniato.

 

 




“Mai stato figlio”, il thriller psicologico di M.J. Inkroads

Riceviamo e pubblichiamo: “Sono una scrittrice esordiente e vivo a Viterbo, il mese scorso è uscito il mio terzo libro, il primo pubblicato con uno pseudonimo perché appartenente a un genere totalmente diverso rispetto ai primi due. Il libro è “Mai stato figlio”.  Frank ha cinquant’anni ma sente ancora addosso l’odore della casa famiglia.
Quei ricordi lampeggiano nella sua mente senza controllo, il dolore infetta il suo sangue come una malattia impossibile da curare.
La sua mente oscilla secondo un fragilissimo equilibrio che lo lascia ondeggiare tra buio e luce.
Una sera qualcuno bussa alla sua porta, Frank si sporge ma non vede nessuno, così decide di aprire… Il nome reale dell’autrice è: Maria Laura De Luca
Ha già pubblicato due libri: – Il peccato più grande: edito nel 2017 con Scatole Parlanti, Alter Ego una casa editrice di Viterbo e poi riproposto in self publishing ora disponibile su Amazon
– Il vero colore dei camaleonti pubblicato a dicembre 2020 in self publishing ora disponibile su Amazon.




“Martino IV e Dante, un presunto peccato di gola per le anguille e la vernaccia, tra poesia, storia e gastronomia”

MONTEFIASCONE (Viterbo) – Si terrà dopodomani (martedì 28 dicembre) alle ore ore 16.30, presso la Rocca dei Papi la presentazione del libro “Martino IV e Dante” di Antonio Quattranni pubblicato da Annulli Editori. Porteranno i saluti istituzionali Giulia De Santis, sindaco di Montefiascone, Giulia Sciuga, assessore al turismo e Renato Trapè, delegato alla cultura. A seguire parleranno dei temi trattati nel libro Mons. Fabio Fabene, arcivescovo titolare di Montefiascone e segretario della Congregazione delle cause dei santi, insieme al prof. Mario Morcellini, presidente del Consiglio scientifico della “Fondazione Roma Università Sapienza” e Commissario dell’Autorità nazionale per le Garanzie nelle Comunicazioni. Saranno presenti l’autore Antonio Quattranni e l’editore Leonardo Annulli.

L’argomento trattato con ampi riferimenti bibliografici nelle 160 pagine del volume è indicato nel sottotitolo: “Un presunto peccato di gola per le anguille e la vernaccia tra poesia, storia e gastronomia”. Papa Martino IV è collocato da Dante nel Purgatorio per la colpa di essere stato oltre misura goloso e soprattutto alcuni commentatori della Commedia hanno ulteriormente contribuito ad accentuare, anche con una venatura satirica, l’immagine del papa ghiottone, fino ad affermare che sarebbe morto per indigestione.
In questo volume invece si concede a Martino IV il beneficio del dubbio e quindi si propone una lettura dei versi sulla presunta ingordigia del papa che può sorprendere il lettore perché, partendo da una sintesi del contesto storico della fine del Duecento, sono evidenziate le ragioni per le quali Dante ha voluto sminuire la figura di Martino IV con l’accusa di ghiottoneria.
Si presentano quindi le possibili ragioni storiche per le quali, tra le tantissime anime dei golosi purganti («d’anime turba tacita e devota»), quella di Martino IV abbia avuto il privilegio di essere ricordata da Dante e sia descritta come anima «più che l’altre trapunta», cioè maggiormente smunta e sofferente rispetto alle altre, quindi più colpita dallo smagrimento dovuto, per contrappasso, all’imposto digiuno espiatorio.
Oltre all’analisi degli aspetti principali relativi alla figura di Martino IV, in riferimento alla presunta golosità gastronomica per le anguille, viene messo presentato il contesto territoriale e culturale di origine e quello in cui il papa francese ha vissuto durante il pontificato tra Montefiascone, Orvieto e Perugia, cioè in prossimità dei laghi di Bolsena e Trasimeno che fornivano in abbondanza il pesce e in particolare le anguille, mettendolo in relazione con il ruolo dell’anguilla nella cucina medievale.
In appendice sono riproposti alla lettura tre testi su Martino IV scritti tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento in quanto rappresentativi di diversi modi di interpretare la citazione dantesca del papa goloso delle «anguille di Bolsena e la vernaccia» delle quali hanno scritto anche Artusi, Panzini, Gerrini e Vergani, il fondatore dell’Accademia Italiana della Cucina.

 




Il libro “Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità” di Elisa Caponetti edito dal Gruppo Albatros Il Filo, è acquistabile su Amazon e in tutte le librerie

E’ un testo che vuole offrire non soltanto spunti di riflessione su questo complesso tema in chi come me svolge la propria attività in campo forense e criminologico, ma vuole avere anche l’ambizione di sperare di suscitare una qualche forma di consapevolezza in tutti coloro che si trovano a vivere una situazione di violenza e che hanno difficoltà a riconoscerla o a chiedere aiuto. Per raggiungere questo obiettivo, ho dato spazio al racconto di alcune storie di donne che ho incontrato nel mio cammino, anche se ho trattato comunque altre forme di maltrattamento, non limitandomi a quello di genere.

Il libro si compone di una prima parte introduttiva e più esplicativa sulla violenza e sulle sue diverse forme e di una seconda parte in cui vengono raccontate storie vere. Le prime tre, sono state mie pazienti e sono io stessa a narrare i loro vissuti.

Ho scelto anche di inserire due storie di violenza raccontate dagli stessi protagonisti che l’hanno subita. Si tratta di due forme di soprusi completamente diversi: il primo agito principalmente psicologicamente da un uomo su una donna ed è la storia di Roberta Beta, nel secondo, noto fatto

Vittime di violenza: storie di ordinaria quotidianità

di cronaca, la violenza è culminata fisicamente con una ferocia inaudita da una donna ai danni di un uomo ed è la storia di Giuseppe Morgante. Entrambi i racconti sono altrettanto drammatici anche se ovviamente hanno avuto risvolti ed esiti completamente diversi.

Nel libro ho inserito anche un’intervista a Filomena Lamberti finalizzata a far emergere il suo vissuto in tanti anni di violenza subita.

Vi sono poi alcune importanti riflessioni sul tema. Quello della violenza è un problema reale, che, però, solo in tempi recenti ha acquistato dignità giuridica. Ma che cos’è, esattamente, la violenza? Come si espleta? Come si contrasta? Come si può intervenire onde evitare una tragica deriva? Quali sono i comportamenti da adottare nei confronti delle vittime? E nei confronti dei carnefici? Il testo nel rispondere a queste domande e attingendo ai fondamentali contributi dell’Avv. Maria Letizia Sassi e del Questore Ricifari, offre notevoli spunti di riflessione e importanti testimonianze, intese, in particolare, a comprendere che cosa spinga tante donne e uomini a non denunciare e come si possa fare prevenzione in un ambito così complesso. La prefazione è del Dr. Gian Marco Chiocci direttore Adnkronos.




“Camminando verso l’Oceano”, il nuovo libro dello scrittore e giornalista Domenico Scialla

“Camminando verso l’Oceano” è il nuovo libro dello scrittore e giornalista Domenico Scialla, distribuito su YouTube, Storytel e sulle principali piattaforme audio. Il formato cartaceo ed ebook è disponibile nei principali store, l’audiolibro è letto da Massimo D’Onofrio.

Già tradotto in quattro lingue, tra mistero e realtà, questo romanzo, dove l’elemento visionario metafisico si intreccia col quotidiano, nasce da un’avventura on the road e mentale; un cammino che l’autore e l’amica Gabriella, zaini in spalla e tanta voglia di natura, hanno fatto lungo un percorso di trekking di circa 900 chilometri.

«Vorrei che Camminando verso l’Oceano fosse soprattutto espressione di culture e di autenticità. – racconta l’autore – Nasce sicuramente dal cammino che io e Gabriella abbiamo fatto per motivi naturalistici tra la Francia e la Spagna fino all’Oceano di Finisterre, ma soprattutto nasce da un’esperienza mentale perché quando sei a contatto con tanta natura e storia inevitabilmente ti distacchi dal quotidiano e vivi un’esperienza che oserei definire quasi onirica dove ogni logica, spazio e tempo si annullano e quindi ti trovi a contatto non solo con quello che ti circonda ma anche con l’anima di chi incontri lungo il percorso e con qualcosa di superiore. Ecco, il romanzo soprattutto parla di questo, non solo del cammino in sé».

Con il sole, il vento e la pioggia, i due protagonisti avanzano calpestando erba e pietre, terreni aridi e fangosi, strade asfaltate che attraversano paesi e città. Vivono situazioni, sia quotidiane che speciali, incontrando ogni genere di persona, dalla più comune alla più stravagante. E in un continuo confronto maturano passo dopo passo. Visioni, fantasie. Ricordi di altre vite? Un testo questo carico di attualità che agile si muove tra il tempo e lo spazio, superandone i confini.

Domenico Scialla, è scrittore e giornalista. Nasce nel 1972. Conseguita la maturità scientifica, si trasferisce a Bologna e si dedica all’informatica, lettura e scrittura; poi inizia a lavorare come programmatore elettronico in una nota azienda di software. Ha pubblicato nel 1997 la sua prima raccolta di racconti Le mie prime… anta… pagine; sono usciti poi Lettere a Bruno Pietro e A Ruota Libera, entrambi editi da Boopen. Nel 2010 pubblica Insieme edito da Gruppo Albatros, di cui Camminando verso l’Oceano è la versione riveduta e ampliata. Come giornalista pubblicista ha al suo attivo collaborazioni per le pagine di musica, spettacolo e letteratura con la rivista Orizzonti e il gazzettino I Popolari; ha intervistato anche nomi noti del panorama artistico italiano. Attualmente, impiegato amministrativo, intende dedicare il suo tempo libero ai viaggi, ricerca interiore e scrittura.




A Corchiano la presentazione del libro “La ragazza che amava i girasoli”, sabato 11 dicembre

CORCHIANO ( Viterbo) – Nella giornata di sabato 11 dicembre, presso la Chiesa di San Biagio a Corchiano, l’Arnies presenta il libro dagli scritti di Maria Chiara Segato: “La ragazza che amava i girasoli”.

Ospiti speciali saranno: Norma Martelli, Claudia Campagnola, Marco Morandi, Alessandra D’Andrea e Mimmo De Mattia.
L’iniziativa vuole essere la testimonianza di un progetto e di un’idea che non ha avuto fine perché attraverso l’Arnies prende vita ogni giorno.
Il libro nasce dai pensieri di Maria Chiara e da quelli di chi le è stato vicino.
Fin da piccola Maria Chiara ha avuto difronte a sé dei principi che l’hanno contraddistinta: nel corso della sua vita ha saputo fortemente dare voce ai diritti di chi non li aveva, ha promosso l’integrazione culturale in un paese che ancora non la accettava, ha in ogni modo incentivato lo sviluppo e la salvaguardia del territorio.
Tutto ciò si concretizza nell’Associazione Arnies no profit della quale era presidente. In seguito alla sua scomparsa la sua famiglia e molto membri della comunità che condividono quei principi e quel modo di essere continuano a dare luce alle sue idee.
Il ricavato della vendita sarà devoluto all’Associazione Arnies.




Presentato a Viterbo il libro di Giuseppe Misuraca “La nostra storia”

VITERBO – Presentato giovedì 9 dicembre a Viterbo presso la Sala Anselmi “La Nostra Storia”, il libro di Giuseppe Misuraca che racconta i 40 anni di atletica nella Tuscia dell’Atletica Viterbo e i 25 anni dell’Atletica Alto Lazio.

Circa 5.000 pagine di notizie e rassegne stampa condensati in poco più di 180 pagine, oltre 700 foto di ricordi e protagonisti, 1.500 nomi di atleti, tecnici e dirigenti che hanno scritto una porzione più o meno rilevante della storia dell’atletica nella Tuscia.
Giuseppe Misuraca ha pubblicato e raccolto, anno dopo anno, tutti gli articoli legati all’Atletica Viterbo e all’Alto Lazio apparsi dal 1981 ad oggi sui quotidiani e successivamente quelli su tutti i portali della provincia ed il libro ricollega tutto in un collage di risultati, storie e personaggi che hanno esportato una bella immagine dello sport viterbese.
Alla presentazione del libro, a cui hanno dato anche il loro contributo Sergio Burratti, presidente negli ultimi 12 anni della Fidal di Viterbo, Fabrizio Maiolati, vicepresidente dell’Alto Lazio, il giornalista sportivo della RAI Massimiliano Mascolo, la guida carismatica della Studentesca Rieti Alberto Milardi, l’ex CT della nazionale di Bob Omar Sacco, hanno partecipato numerose autorità sportive della provincia, oltre a numerosi atleti ed ex atleti delle due società viterbesi.
Molto belli i racconti di quanti hanno voluto prendere la parola e che hanno testimoniato, al di là dei tanti risultati agonistici di grande rilievo ottenuti, la passione, l’impegno e l’amicizia che hanno caratterizzato la loro esperienza sportiva al Campo Scuola di Viterbo. G.M.

 




Calcio, sabato la presentazione del libro di Franco Conti

TIVOLI ( Roma) – E’ alle viste la presentazione di “Una porta nel cuore”, libro nato da un’idea degli “Amici di Franco Conti” che narra la storia di un uomo, appunto Franco Conti, persona per bene e uomo ben voluto dalla comunità locale. Prima portiere, poi allenatore, Conti è stato un simbolo per intere generazioni di ragazzi, molti dei quali tolti dalla strada con l’idea di farli giocare a pallone. L’autore del libro, Massimiliano Morelli, ha raccolto le testimonianze di una trentina di suoi allievi, eterni ragazzi che oggi viaggiano sopra la settantina ma che sono rimasti comunque giovani nello spirito, così come nell’animo. Per vie traverse “Una porta nel cuore” racconta la storia di un paese alle porte di Roma, Villalba di Guidonia, della sua gente, dei suoi luoghi. E fatti, aneddoti e quant’altro vengono descritti, dai testimoni, con emozione sincera, attenta, delicata. Il libro ha il patrocinio della Lega nazionale dilettanti e sarà presentato l’11 dicembre a partire dalle 16 all’auditorium di Tivoli Terme, a piazza Bartolomeo della Cueva 20. Presenti, saggiamente, tutti i “ragazzacci” che hanno portato la loro testimonianza nel libro dedicato a una di quelle persone che, se non fosse esistita, l’avrebbero dovuta inventare.




Libri: “Mezza piotta, e la romanità è servita”

Un libro per memorizzare cinquanta romani che hanno fatto la storia della Città eterna. Per far tornare alla mente nomi e vite vissute di un passato che mai tornerà. Beninteso, l’autore vola basso e non punta la sua attenzione su re e imperatori, ma si sofferma su personaggi di varia umanità che hanno alimentato il Novecento: da Paolo Panelli ad Anna Magnani, da Francesco Totti a Giulio Andreotti, per passare a Bombolo, Paolo DI Canio e Aldo Fabrizi fino ad arrivare al colonnello Edmondo Bernacca e a Raimondo Vianello. “Mezza piotta”, scritto da Massimiliano Morelli per EtroMirroR, rappresenta una sorta di promemoria per rammentare personaggi e aneddoti, storie strane e attimi fuggenti. Una “chicca” su tutte… sapevate che il romanissimo Renato Rascel è nato a Torino? In maniera veloce e a tratti ironica, il volume regala le classiche cinquanta sfumature, stavolta di romanità, in un momento in cui la stessa romanità viene messa in discussione da chi è poco avvezzo a un gergo verace ma quanto mai sentimentale. E se cinquanta personaggi non bastano, si comincerà a lavorare su altri cinquanta. Per evitare di fare torti. Pardon… “pe nun fa torti a nissuno”.