Il segno del cuore nel Papato di Francesco

di FRANCESCA MACCAGLIA-

ROMA – Lunedì dell’Angelo, ora delle Lodi mattutine: Papa Francesco ascende alla Casa del Padre. Migliaia di fedeli, romani e pellegrini, si sono radunati in preghiera in Via della Conciliazione e in Piazza San Pietro.
Dopo le sue dimissioni dal Policlinico Gemelli, il Pontefice nelle sue rare apparizioni pubbliche era sofferente e debole, ma in tutti noi, popolo dei credenti, era viva la speranza di poterlo avere ancora un po’ come nostra guida e pastore. Questa la dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. “Alle ore 9.47 di questa mattina, Sua Eminenza, il Cardinale Kevin Joseph Farrell, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato con dolore la morte di Papa Francesco, con queste parole: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7.35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.
Una morte avvenuta per ictus celebrale, coma e collasso cardiocircolatorio irreversibile, come è stato certificato dal professor Andrea Arcangeli, direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano. Bandiere a mezz’asta a Palazzo Chigi, alla Camera, al Senato, al Quirinale, come alle ambasciate e alle caserme. Anche il mondo dello sport ha compartecipato al lutto per la morte di Papa Bergoglio. Il Coni ha disposto il rinvio delle manifestazioni sportive che erano in programma, rinviando a data da destinarsi l’intero programma del calcio di Serie A e Serie B. Il Consiglio dei ministri ha proclamato il lutto nazionale per cinque giorni, il presidente cubano per tre giorni, mentre il presidente argentino ha dichiarato una settimana di cordoglio in Argentina “per la scomparsa del Santo Padre”.
L’elezione di Francesco a 266esimo papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, avvenne il 13 marzo 2013, dopo che l’11 febbraio dello stesso anno, Papa Ratzinger annunciò le sue dimissioni. Primo papa proveniente dal continente americano e appartenente all’Ordine dei Gesuiti, ci ha lasciato all’età di 88 anni, un uomo che ha fatto del papato la sede dell’accoglienza e del Vangelo. La scelta del nome “Francesco”, nel solco dell’esempio di Francesco d’Assisi, “uomo di povertà, uomo di pace, uomo che ama e custodisce il Creato”. L’Ordine francescano secolare (Ofs) e la Gioventù francescana d’Italia (Gifra), hanno espresso sentimenti di commozione e gratitudine per il servizio che il Santo Padre ha svolto per la Chiesa e per il mondo intero, “facendosi segno di coraggio di speranza”. “Proprio come Francesco d’Assisi, Santo della concretezza, che non esitò a sporcarsi le mani per rispondere alla chiamata di Cristo crocifisso, anche il Santo Padre, in questi anni, non si è mai tirato indietro, ripartendo dalla centralità dei valori evangelici con scelte coraggiose”, ha detto Luca Piras, presidente dell’Ofs d’Italia. “Vorrei, per questo, esprimere a nome di tutta la nostra famiglia francescana laicale, un profondo senso di gratitudine per un tempo di Chiesa concreta e vicina a tutte le povertà, oltre che per il costante incoraggiamento a portare Gesù a tutti e su tutte le strade del mondo”.
Secondo le norme, la salma del Papa verrà esposta per tre giorni in San Pietro alla devozione dei fedeli. Dal giorno successivo si tengono i cosiddetti “novendiali”, ossia le Sante Messe in suffragio dell’anima del Pontefice celebrate per nove giorni di seguito.
La fissazione della data delle esequie è prerogativa delle congregazioni generali dei cardinali, che verranno convocate nelle prossime ore dal decano del collegio cardinalizio, Giovanni Battista Re, generalmente cadono tra i quattro e i sei giorni a partire dalla data della morte. I funerali di papa Francesco si terranno sabato 26 aprile alle 10 sul sagrato della Basilica di San Pietro in Vaticano.
Secondo il diritto canonico, il Conclave, convocato sempre dalle Congregazioni generali dei cardinali, tra i 15 e i 20 giorni dopo la morte del Pontefice e l’inizio della sede vacante, partirà tra il 5 e il 10 maggio.
Tante le decisioni e le riforme operate dal Pontefice. Fin dall’inizio del suo Pontificato, egli volle imprimere un’idea di collegialità e di sinodalità creando il Consiglio dei cardinali, un organo nuovo che ha avuto il compito di assisterlo nelle decisioni più importanti e complesse. Essendo lui stesso un grande comunicatore, creò nel 2015 la Segreteria per le Comunicazioni in cui sono confluiti Vatican News e tutti gli organi stampa, radio e tv alle dirette dipendenze del Vaticano. Nel 2016 sono stati costituiti i Dicasteri per i laici, la famiglia e la vita e quello per il servizio dello sviluppo umano integrale. Il processo di riforma della Curia culminò nel 2022, con la promulgazione della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Nel corso degli anni il Papa si è occupato anche dello Ior, l’Istituto per le Opere di Religione, aumentandone la trasparenza delle attività e il controllo sulla gestione; al Codice penale vaticano, introducendo nuovi reati contro l’umanità, come il genocidio, e contro i minori; e inasprendo alcune pene per i reati legati alla corruzione; è stato anche abolito l’ergastolo, nello Stato della Città del Vaticano, sostituendolo con una pena detentiva di 30-35 anni. Così decise di eliminare la pena di morte dal Catechismo, definendola “inammissibile, perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona”. Molto importante la sua azione riguardo i temi economici, la gestione delle finanze vaticane e tutte le questioni che riguardano il campo economico-finanziario: tra queste, nel 2014, l’istituzione di una Segreteria per l’economia.
Tre sono i temi che lui stesso ha ritenuto più significativi per il suo programma, la pace, l’ecologia e i poveri.
Il suo Papato ha attraversato diversi momenti delicati: dalle tragedie di Amatrice e Accumoli, nel 2016, allo scoppio della pandemia di Covid, nel 2020, con il successivo lockdown mondiale; fino all’emergenza migratoria, i naufragi nel Mediterraneo, che hanno popolato le cronache più recenti. E ancora, le guerre e l’impegno per la pace, dall’Ucraina a Gaza. La sua voce ha attraversato i confini della Chiesa, sottolineando costantemente come le guerre “sono sempre una sconfitta” e servono solo “all’industria delle armi per arricchirsi e fare affari”. Papa Francesco ha introdotto il concetto di Terza Guerra Mondiale “a pezzetti”, spiegando che l’unione di tante “piccole” guerre sparse nel mondo, compongono un unico grande conflitto di dimensioni planetarie. Impossibile dimenticare i suoi viaggi, soprattutto quelli alle periferie del mondo, e i Concistori. Nei suoi dodici anni di Pontificato, Papa Francesco ha compiuto 47 viaggi, oltre a decine di visite apostoliche, in Italia, e pastorali, nella diocesi di Roma Fra i documenti del papa, spiccano le quattro encicliche, Lumen Fidei, Laudato Si, Fratelli Tutti, e Dilexit Nos, in particolare Laudato si’ e Fratelli tutti. Moltissimi i discorsi, 41 le costituzioni apostoliche, 7 le esortazioni apostoliche, tra le quali Evangelii gaudium, Amoris laetitia e Querida Amazonia. E ancora le Lettere, tra queste le lettere apostoliche; i motu proprio e, fra questi, nel 2023, la Legge fondamentale dello Stato Vaticano. Circa 700 messaggi, fra i quali quelli per la Giornata della pace. Migliaia le omelie, le udienze, le preghiere e le meditazioni.
Infine, due Giubilei, il primo, nel 2016, quello straordinario della Misericordia, sottolineando la centralità “del perdono, della compassione e della misericordia” nella vita cristiana, e quello attuale, “Pellegrini di speranza” del 2025.
Come ha fatto sapere il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, “Il Giubileo, che è stato aperto da Papa Francesco, continua”. Per il momento sarà sospesa la canonizzazione di Carlo Acutis, inizialmente prevista per il 27 aprile, invece “la Santa Messa prevista in occasione del Giubileo degli adolescenti resta in programma, così come le altre celebrazioni e appuntamenti previsti dal calendario giubilare”. Nel Lunedì dell’Angelo è stato ricordato anche il testamento spirituale di Jorge Mario Bergoglio, firmato il 29 giugno 2022 a Santa Marta, nel quale egli affida le sue sofferenze all’offerta spirituale per la pace nel mondo, chiedendo al Signore di ricompensare coloro che gli hanno voluto bene e continueranno a pregare per lui. Accanto al testamento spirituale, è stato pubblicato un documento ufficiale sulle volontà testamentarie del Pontefice, che riguarda nello specifico il luogo della Sua sepoltura.
Papa Francesco ha espresso con chiarezza il desiderio di essere sepolto nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, santuario mariano al quale ha sempre affidato la propria missione sacerdotale ed episcopale. Così ha scritto: “Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus. Le spese per la preparazione della mia sepoltura saranno coperte con la somma del benefattore che ho disposto, a trasferire alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e di cui ho provveduto dare opportune istruzioni a Mons. Rolandas Makrickas, Commissario Straordinario del Capitolo Liberiano”. A me personalmente colpì da subito lo stile di questo pontefice, così diverso da quello dei suoi predecessori.
Tre personalità diverse, Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio, e tutte e tre incisive nel governo della Chiesa; in ognuno di loro, la volontà di promuovere ed approfondire il dialogo ebraico-cattolico.
Giovanni Paolo II, fu un papa popolarissimo, estremamente innovatore, instancabile viaggiatore fino agli estremi confini della terra, per manifestare la sollecitudine missionaria. Benedetto XVI, unico papa emerito nella storia della Chiesa ed anche il più longevo tra i papi della Chiesa, fu un papa più conservativo, caratterizzato da un pensiero raffinato, introspettivo ed etico, si è servito della forza della parola e della profondità della riflessione teologica. Papa Francesco, un pontefice che è riuscito a trasmettere umanità e tenerezza e si è contraddistinto per il suo stile di prossimità, con una particolare attenzione e vicinanza alle persone, soprattutto ai più fragili e ai marginalizzati. Il suo invito ad aver cura di noi, a prenderci cura degli altri e del Creato, la nostra Casa comune.
Quel tema a Lui così particolarmente caro della Chiesa in uscita, per portare Cristo al mondo, per annunciare il Vangelo alle genti, per essere vicini al dolore del mondo intero; l’aver messo al centro il dialogo tra l’uomo del nostro tempo e l’universalità di Dio, e soprattutto il valore profondo che egli attribuiva alla preghiera. “La preghiera – affermava – apre il cuore al Signore, e quando lo Spirito entra, ti cambia la vita. Perciò bisogna pregare, per aprire il cuore e lasciare lo spazio allo Spirito”. Al riguardo, come non ricordare le prime parole di Papa Francesco, pronunciate subito dopo l’elezione al Soglio di Pietro. “Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo… ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. […] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima vi chiedo un favore: prima che il Vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica. La preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.
Come per il suo predecessore, papa Ratzinger, il quale riteneva “la pietà popolare un grande patrimonio della Chiesa”, e chiedeva di non parlare male delle pratiche devozionali né di considerarle dannose, ma piuttosto di riprenderle e spiegarle adeguatamente al Popolo di Dio, anche per papa Bergoglio la pietà popolare non poteva essere considerata un aspetto secondario della vita cristiana, perché, nella preghiera semplice del popolo, si crea “uno spazio d’incontro con Gesù Cristo e un modo di esprimere la fede della Chiesa”.
Papa Francesco aveva innanzi tutto un rapporto privilegiato con la Madre di Dio. “La Madonna custodisce la nostra salute – dichiarava – Ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi…”. Una di queste devozioni mariane, che Bergoglio ha contribuito a diffondere in Argentina, è quella per «Maria che scioglie i nodi». Un altro legame molto importante del Pontefice, quello con san Giuseppe, il custode dell’infanzia di Gesù, sotto la cui protezione iniziò il suo pontificato con la Santa Messa inaugurale celebrata proprio il 19 marzo, festa dello sposo di Maria; e, ancora, la bella devozione a santa Teresa di Lisieux, patrona universale delle missioni, patrona secondaria della Francia, Dottore della Chiesa, che papa Bergoglio ha voluto diffondere specialmente nelle povere baraccopoli di Buenos Aires. «Quando ho un problema lo affido a lei – così diceva. Non le chiedo che lo risolva, solo che lo tenga nelle sue mani e mi aiuti; come segnale ricevo quasi sempre una rosa». Infine, il rapporto tra papa Francesco e la devozione al Sacro Cuore approfondito nell’Enciclica “Dilexit nos”, pubblicata ad ottobre 2024, sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo. Francesco, un Pontefice che ha comunicato ed ha annunciato il Vangelo con la parola, ma soprattutto con il cuore e la forza dei gesti.
“I grandi cambiamenti – come ha scritto nel suo Discorso rivolto ai giornalisti – non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”. E, come ci indicano anche i suoi Messaggi delle ultime quattro Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali, tutte fanno riferimento al “cuore”: ascoltare con il cuore, parlare con il cuore, custodire la sapienza del cuore, condividere la speranza del cuore. A gennaio, al Giubileo dei giornalisti, ho avuto il privilegio di ascoltare e ho avuto la grande gioia di vedere papa Francesco passarmi accanto in carrozzina in Aula Paolo VI. Per quanto mi riguarda continuerò ad impegnarmi nella mia vita quotidiana per nutrire la mia fede cristiana, mariana e francescana, e nella mia attività di giornalista e comunicatrice. Occorre raccontare la speranza, raccontare storie che nutrono la vita. “Il vostro storytelling – come ci ha esortato il Santo Padre – sia anche hopetelling. Quella del giornalista è più che una professione. È una vocazione e una missione. Il vostro è un compito prezioso”. Il giornalismo e la comunicazione sono una battaglia importante e nobile, una lotta per la verità e per la speranza. Grazie, Santo Padre, grazie per la Sua fulgida testimonianza cristiana. Sono profondamente addolorata e mi unisco anch’io al cordoglio del mondo intero per la Sua scomparsa. Io e la mia famiglia la ricorderemo sempre nelle nostre preghiere. La prego di benedire dal Cielo, insieme ai Suoi predecessori, il cammino della Chiesa universale, e di vegliare su coloro che credono profondamente nella verità, nella giustizia, nella bontà e nella bellezza, spesso incompresi e ostacolati nel mondo, affinché, accompagnati dalla Luce dell’amore di Dio non si scoraggino, e possano trionfare vittoriosi.




L’attenzione ai più fragili, una testimonianza che ha accesso nuove speranze: Crei ricorda Papa Francesco

ROMA- Il Collegio Reumatologi Italiani-CReI intende comunicare il suo cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco, eccezionale figura religiosa, umana e culturale. La sua “paternità” in questi anni di guerre, tragedie, conflitti sociali ed epidemie, sottolinea il CReI, ci ha offerto luci con cui vedere in situazioni buie, speranza con cui affrontare i dubbi, umiltà con cui affrontare le complessità del tempo presente.

Nel 2022 – in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Reumatologiche – il Santo Padre aveva espresso la sua paternità proprio ricevendo il Collegio (guidato dall’allora presidente Daniela Marotto e dal vicepresidente Alberto Migliore) in udienza in compagnia di tanti pazienti provenienti da tutta Italia.

“Il nostro pensiero si rivolge grato al Santo Padre per tutto quello che ci ha comunicato in dodici anni di pontificato”, dichiara il presidente CReI Severino Martin Martin. “Come operatori sanitari della reumatologia italiana non possiamo dimenticare la sua attenzione quotidiana verso i più fragili, verso i malati, verso chi soffre nello spirito e nel corpo, verso tutti coloro che non sono agili, forti e performanti”. Con la sua testimonianza, conclude il presidente CReI, “ha riacceso speranze, ha condiviso le sofferenze ed ha offerto nuove motivazioni ai professionisti della salute per non smettere mai di offrire la massima competenza e disponibilità a tutti i pazienti che cercano risposte di salute nei luoghi di cura e nelle terapie”.




A Civita Castellana Santa Messa in suffragio per Papa Francesco

CIVITA CASTELLANA (Viterbo)- Domani, mercoledì 23 aprile 2025, alle ore 18.30,  nella Cattedrale di S. Maria Maggiore a Civita Castellana, Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Marco Salvi,  Vescovo di Civita Castellana,  celebrerà la Santa Messa in suffragio di Sua Santità papa Francesco. Tutti sono invitati a partecipare alla celebrazione eucaristica per manifestare il proprio “sentire cum Ecclesia”.

 

 




Montefiascone ed Acquapendente ricordano Papa Francesco

Con due comunicati distinti ma collegati dal “filo dolore”, i Comuni di Montefiascone ed Acquapendente ricordano la figura di Papa Francesco deceduto ieri. Dal colle la Sindaca Giulia De Santis sottolinea come :”“Il dialogo abbatte i muri delle divisioni e delle incomprensioni; crea ponti di comunicazione e non consente che alcuno si isoli, rinchiudendosi nel proprio piccolo mondo. Non dimenticatevi: dialogare è ascoltare”. Quello sguardo sempre rivolto agli ultimi, agli emarginati, ai bisognosi, a coloro che non hanno voce. In questo particolare momento storico e politico che stiamo vivendo hai rappresentato un faro anche per chi non ha un dono della fede così grande. Tu tra i barconi dei migranti, tu nelle carceri, tu contro lo sfarzo, tu sempre dalla parte della giustizia sociale e dell’impegno per il Pianeta, tu che non hai avuto paura di mostrarti sofferente nemmeno nell’ultimo giorno, non hai avuto paura di mostrarti uomo. Continueremo a provare a costruire ponti invece che innalzare muri, con rispetto e umiltà, contro ogni forma di violenza ed arroganza che combatteremo con forza. Arrivederci Francesco, quella stretta di mano con il tricolore sulla mia spalla la porterò sempre nel cuore”. Mentre poche ore dopo il decesso dalla sede istituzionale di Piazza Girolamo Fabrizio la Sindaca Alessandra Terrosi sottolineava come “Oggi Papa Francesco ha lasciato la Sua vita terrena. Oggi è un giorno triste per la Terra, con la scomparsa di un Papa che per la prima volta ha avuto così a cuore la salvezza del mondo in chiave ecologica, riconoscendo e mettendo un faro sul legame tra cambiamenti climatici e migrazioni. Da oggi l’umanità perde un Uomo che è stato guida per i credenti e per chi non crede perché ha dimostrato durante il pontificato il Suo grande attaccamento alla verità e al valore della solidarietà, vivendo con gentilezza ed umiltà. Ha vissuto in un tempo complicato dalle guerre e caratterizzato dall’arroganza dei potenti, durante il quale è stato una voce instancabile contro la guerra. Papa Francesco ci mancherà nell’esempio, nella parola e nel pensiero”.




Morte Papa Francesco, Spera (UglM):” Ci ha accompagnato nei momenti più difficili indicando la strada della speranza”

“Esprimo a nome della Ugl Metalmeccanici un sentimento di profonda tristezza per la perdita di un Papa a cui eravamo particolarmente affezionati, un Pontefice vicino alle persone, alle famiglie, ai lavoratori, agli ultimi, la cui vicinanza era concreta e costante. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile perché l’azione del suo pontificato si è dipanata con determinazione alla ricerca della pace, della solidarietà tra i popoli e della giustizia, senza badare a confini geografici, politici o confessionali”.

Con immensa tristezza è quanto dichiara il Segretario Nazionale della federazione metalmeccanici dell’Unione Generale del Lavoro, Antonio Spera in merito alla morte del Santo Padre Bergoglio per il quale, “Papa Francesco ha insegnato a tutti noi sindacalisti che la vera grandezza sta nel servire con umiltà, nell’amare senza barriere e nell’affermare la dignità di ogni essere umano. Per noi che rappresentiamo i lavoratori tanto ci ha lasciato in eredità e insegnamento. Vogliamo ricordarlo con le sue tante parole – conclude Spera: “Il lavoro non è soltanto una vocazione della singola persona, ma è l’opportunità di entrare in relazione con gli altri. Qualsiasi forma di lavoro presuppone un’idea sulla relazione che l’essere umano può o deve stabilire con l’altro da sé. Il lavoro dovrebbe unire le persone, non allontanarle, rendendole chiuse e distanti”.” La sua scomparsa segna l’assenza di una guida morale che ci ha accompagnato nei momenti più difficili e ci ha indicato la strada della speranza. Per l’Ugl Metalmeccanici il vuoto che lascia è profondissimo, ma la sua lezione deve continuare a spingerci a lottare per un mondo più giusto, umano e accogliente, come lui ci ha insegnato a fare”




Il saluto dell’UNSI a Papa Francesco

Caro Papa Francesco, oggi le campane non suonano per una celebrazione, ma per un saluto.
Un saluto che ci stringe il cuore, che ci lascia una malinconia profonda e insieme una gratitudine immensa.
Sei stato un Papa diverso. Un pastore vero. Un uomo di Dio che ha scelto di farsi piccolo per farsi ascoltare, vicino per farsi capire, umile per farsi amare. Hai parlato al mondo con il linguaggio della misericordia, della pace, della verità. Hai ricordato a una Chiesa spesso ferita che il primo dovere è quello di amare.
Hai abbracciato i poveri, i malati, i dimenticati — e ci hai insegnato che lì, proprio lì, abita Dio.
Sei stato un segno, un simbolo, ma soprattutto una persona autentica. E proprio per questo, la tua scomparsa oggi pesa come la perdita di un padre, di un fratello, di un amico.
Ricorderò per sempre il giorno in cui hai riconosciuto il sacrificio di Salvo D’Acquisto, proclamandolo Venerabile.
Un gesto silenzioso, profondo, che ha dato voce a chi ha vissuto la fede con il dono estremo della vita.
Un gesto che dice molto anche di te: della tua attenzione agli umili, del tuo coraggio nel ricordare ciò che conta davvero. Ora che il tuo cammino terreno si è compiuto, ci restano le tue parole, i tuoi silenzi, le tue scelte. Ci resta la tua eredità spirituale, che sarà guida per chiunque abbia il coraggio di vivere con verità e tenerezza.

Caro Francesco,
la tua voce continuerà a parlarci anche nel silenzio. E noi continueremo a seguirla, cercando di essere, ognuno a modo suo, testimoni del Vangelo come lo sei stato tu.

Grazie.
Per aver creduto in un mondo più giusto.
Per averci insegnato che la fede non è potere, ma servizio.
E per averci fatto sentire — anche solo per un attimo — più vicini a Dio.

Riposa in pace, Santo Padre.
Veglia su di noi.

Comm. Congedi dott. Roberto

 




Fare Verde ricorda Papa Francesco

Riceviamo e pubblichiamo: “Con la scomparsa di Papa Francesco, il mondo perde una guida mite ma determinata, capace di parlare con il cuore ai potenti e agli ultimi. Vogliamo ricordare il Santo Padre Papa Francesco per il suo grande Magistero a difesa dell’Ambiente ed in particolare per la Lettera Enciclica “Laudato Si” con cui ci ha invitato a farci carico della casa comune che ci è stata affidata da Dio.
Avere sottolineato la radice umana della crisi ecologica è stata una potente affermazione a cui non possiamo sottrarci. Così come concordiamo quando afferma che la visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità.
Meditando la “Preghiera per la nostra Terra” siamo tutti uniti nel riflettere:
” ,
é
,
é
“.

IL PRESIDENTE NAZIONALE
Avv. Savino Gambatesa

 




Papa Francesco, Tiso(Confeuro): “Profondo cordoglio per sua scomparsa”

“Confeuro intende esprimere il più sentito e profondo cordoglio per la scomparsa di Papa Francesco. Un pontefice che, con grande umanità e coraggio, ha saputo farsi voce degli ultimi, dei lavoratori, dei contadini e degli emarginati. Il suo fondamentale messaggio di giustizia sociale, pace e rispetto per la nostra terra e la nostra comunità, resterà un punto di riferimento per il nostro impegno quotidiano”. Così, su Facebook, come riporta una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro, la confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo.




Morte di Papa Francesco: si apre per la chiesa cattolica un periodo di transizione

di REDAZIONE-

Con la morte di Papa Francesco, si apre per la Chiesa cattolica un periodo di transizione solenne e carico di significato. È un momento di raccoglimento, riflessione e preparazione, che culmina con l’elezione del nuovo papa durante il Conclave, evento che rappresenta una delle fasi più importanti della vita ecclesiale.

Dopo la scomparsa del pontefice, il decano del collegio cardinalizio annuncia la convocazione del Conclave. Questo deve avvenire entro 20 giorni dalla morte del Papa e si svolge, come da tradizione, nella Cappella Sistina in Vaticano. Inizia così il percorso verso l’elezione del nuovo successore di Pietro.
Il termine “conclave” deriva dal latino cum clave, cioè “sotto chiave”, e fa riferimento all’isolamento in cui si tengono i cardinali durante l’elezione papale. L’istituzione del Conclave risale al 1271 a Viterbo, quando i cittadini chiusero a chiave i cardinali per porre fine a una lunga vacanza della sede pontificia, forzandoli a scegliere papa Gregorio X. Da allora, questa modalità è diventata prassi consolidata.
Attualmente, i cardinali elettori, ovvero quelli sotto gli 80 anni, sono 135. Per eleggere il nuovo Papa è necessaria una maggioranza qualificata di due terzi, quindi almeno 90 voti. Un dato rilevante: 110 dei cardinali elettori sono stati creati proprio da Papa Francesco, il che potrebbe favorire la scelta di un successore in linea con il suo stile pastorale e aperto.
Il Conclave si apre con la celebrazione della Missa pro eligendo Romano Pontifice, seguita dal celebre extra omnes, che segna l’uscita di tutti dalla Cappella Sistina tranne i cardinali elettori. Dal secondo giorno iniziano le votazioni: due al mattino e due al pomeriggio. Le schede vengono bruciate in una stufa speciale: la fumata nera indica un nulla di fatto, mentre quella bianca annuncia al mondo l’elezione del nuovo papa.
Una volta eletto, il nuovo pontefice si ritira nella sacrestia della Cappella Sistina, detta “Stanza delle lacrime”, dove indossa per la prima volta la veste bianca. Si racconta che molti neoeletti versino lacrime per l’emozione e la responsabilità che li attende. Dopo un breve momento di raccoglimento e l’incontro con i cardinali, il nuovo papa si affaccia dalla loggia centrale della basilica di San Pietro per pronunciare lo storico annuncio: “Habemus Papam!”.
Il prossimo Conclave rifletterà la globalità della Chiesa: i cardinali elettori provengono da tutto il mondo – 54 dall’Europa (di cui 17 italiani), 21 dall’America Latina, 16 dal Nord America, 18 dall’Africa, 22 dall’Asia e 4 dall’Oceania. L’Italia resta il Paese più rappresentato, seguita da Stati Uniti e Brasile.

Tra i papabili italiani spiccano i nomi del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, e di Pietro Parolin, attuale segretario di Stato vaticano. Tuttavia, si guarda anche oltre: il cardinale guineano Robert Sarah rappresenta un’opzione che potrebbe segnare un ritorno alla tradizione.

Se da un lato la forte presenza di cardinali creati da Francesco fa pensare a un possibile Papa in continuità con il suo pontificato, dall’altro la storia insegna che il Conclave è spesso teatro di sorprese. Basti pensare all’elezione di Karol Wojtyła o dello stesso Jorge Bergoglio, il “papa venuto dalla fine del mondo”.

 




ANSI su scomparsa Santo Padre, “riconobbe importanza delle Forze Armate nell’opera di ristabilimento della pace”

“Papa Francesco riconobbe l’importanza delle Forze Armate e di Polizia nell’opera di ristabilimento della pace e per la salvaguardia della sicurezza.” Questo il primo commento del Presidente dell’Associazione Nazionale Sottufficiali d’Italia, Gaetano Ruocco, alla notizia della scomparsa del Santo Padre.

“Risuonano ancora le sue parole – prosegue Ruocco – in occasione del Giubileo delle Forze Armate e di Polizia, sull’opera svolta dai militari per il ristabilimento della pace, nel rispetto della vita del Creato e delle convenzioni internazionali.

Ci parlò di disciplina, di coraggio, del giuramento prestato – conclude Ruocco – operava per la Pace, ma il suo non era uno sterile pacifismo e riconosceva l’importanza del compito svolto dalle donne e dagli uomini in divisa.”

ANSI, associazione nazionale sottufficiali d’Italia




Papa Francesco: riflessioni del sociologo Mattioli

di FRANCESCO MATTIOLI-

Mi si consenta di aprire una riflessione su papa Francesco un po’ irrituale. Ma da sociologo che si è occupato di mass media, non possono non considerare che gli imbecilli in servizio permanente effettivo che si agitano sui social, compresi taluni personaggi ben noti alla pubblico, oggi gioiscono. Perché al grido del “l’avevo detto”, sosterranno che il papa era già morto da oltre un mese, persino dall’inizio del suo ricovero al Gemelli, ma poi per non alterare i riti pasquali e l’inizio del Giubileo, un attore ben istruito si era prestato a rappresentarlo presso i fedeli di tutto il mondo. Poveri, piccoli uomini in cerca di notorietà a buon mercato.
Ma andiamo oltre, anzi torniamo ad esser seri. Tra le tante considerazioni che proliferano oggi e che e si succederanno nei prossimi giorni sul pontificato di papa Francesco, mi limito ad affiancarmi a quelle che riguardano soprattutto l’immediato futuro. Papa Francesco, come ha detto giustamente Vito Mancuso, più che una teologia ha praticato una “teopatia”, nel senso che la sua opera è stata soprattutto orientata a “comprendere” i suoi e i nostri tempi, a dirigere la nave della Chiesa verso l’innovazione e l’adeguamento di certe sue posizioni agli sviluppi etici della modernità, aprendosi ai problemi non solo della povertà, del riscatto degli ultimi e della pace, ma anche a quelli dell’ambiente e dei rapporti di genere, insistendo su un concetto molto evoluto di carità.
Ma non si può negare che papa Francesco, di fronte alla complessità del mondo, ha trovato anche muri da scalare, opposizioni talvolta tacite e talaltra gridate, sia da parte di conservatori impigriti su posizioni misoneiste, sia da parte di innovatori infiammati di massimalismo. Durante il suo pontificato ha cercato di investire nella Chiesa, e tra i cardinali, favorendo l’ingresso di personalità vicine al suo pensiero e ai suoi intenti. Ma la Chiesa cattolica, operando nel mondo intero, non può che essere un arcipelago di isole differenti fra loro. E’ noto, ad esempio, che per vari motivi la Chiesa nordamericana è piuttosto tradizionalista nei principi teologici e liturgici; quella orientale e in specie cinese è molto prudente sul piano diplomatico; quella del sud del mondo è combattuta tra una coraggiosa innovazione, anche a rischio di qualche forma di ibridazione, e una meditata ortodossia; mentre quella europea, che si confronta con una crescente secolarizzazione, si divide tra slanci intellettuali e sociali molto innovativi e vecchie tradizioni.
E tuttavia, con la perdita di un pastore che ha voluto condividere l’odore delle sue pecore, bisogna capire che ne sarà di quell’immenso recinto che contiene i cattolici del mondo, ma che è aperto a tutti coloro che vogliono condividere con quelle pecore il cibo della giustizia, della pace, della dignità e dell’ emancipazione umana. Proveranno a rialzare la testa i viganò che già da tempo rimestano nell’ombra o gli affaristi che da sempre si agitano ai confini di San Pietro? Si apriranno ulteriori strade alla modernità intesa come cammino verso una sempre più completa riaffermazione della dignità dell’Essere Umano in tutte le sue declinazioni ?
Quando papa Francesco fu eletto, nel 2013, ancora si pensava ad un cammino umano da perfezionare, ma ben avviato. La guerra era un’eccezione di periferia, l’inclusione un ineludibile programma di civiltà, l’ambiente doveva essere salvaguardato ad ogni costo. Oggi, con le rinnovate minacce di una guerra che brucia i confini dell’Europa, con le violenze sulle sponde orientali del Mediterraneo, con la crescita di un sovranismo nazionalista che rischia di mettere in crisi le coscienze d’Europa e delle Americhe,e che guarda con diffidenza alle iniziative del Buon Samaritano e al concetto stesso di inclusione, il pontefice che verrà si troverà ad affrontare problemi gravi, di complessa lettura, difficili da gestire e, soprattutto, imprevedibili nei loro sviluppi. E questo, non solo nel mondo, ma anche all’interno della Chiesa Cattolica.
Con la scelta di chiamarsi Francesco, papa Bergoglio aveva richiamato la forza di un uomo, di un santo, che fu espressione di un mondo che stava cambiando, avviandosi dal medioevo verso l’umanesimo, un umanesimo non solo di natura intellettuale, ma anche politico-sociale. Il successore di Francesco che nome prenderà? Di fronte ad un mondo che oggi sembra traballare e ripiegarsi su sé stesso, che dubita di ideali e scopi che sembravano ormai inequivocabilmente definiti, seppur impegnativi da conseguire, quel nome sarà ancora una volta un segnale, un programma e un monito.

 




Scomparsa Papa Francesco, il cordoglio del SAPPE

ROMA – Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE piange la scomparsa di Papa Francesco, sempre stato attento e sensibile alle criticità diffuse delle carceri italiane e del personale di Polizia Penitenziaria che in esse lavorano. È per questo che abbiamo avuto modo di apprezzarlo. Nel pontificato di Jorge Mario Bergoglio le visite in carcere sono state una costante come lo erano state quando arcivescovo a Buenos Aires aveva scelto di celebrare i momenti fondamentali della cristianità in quelle che definiva le “periferie esistenziali”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE.

Risale a subito dopo la sua elezione la decisione di non presiedere più la solenne Messa in Coena Domini nella cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano, per recarsi invece in luoghi simbolici, come carceri e centri di accoglienza. Solo 15 giorni dopo essere diventato Papa, il 28 marzo 2013 Bergoglio celebrò la sua prima messa del Giovedì Santo nell’Istituto per Minori di Casal del Marmo il 28 marzo 2013, rito ripetuto nello stesso luogo, undici anni dopo, il 6 aprile 2023. Prima della pandemia il Pontefice aveva visitato le carceri di Roma Rebibbia nel 2015, Paliano nel 2017, Roma Regina Coeli nel 2018 e Velletri nel 2019. Dopo il covid, nel 2022, Bergoglio scelse il Nuovo Complesso penitenziario di Civitavecchia per il rito del Giovedì Santo, dedicato ai reclusi di diverse età e nazionalità. Particolarmente intensi gli ultimi mesi di pontificato. Il 28 aprile 2024 il Papa ha visitato l’istituto femminile della Giudecca, che ha ospitato il Padiglione della Santa Sede per la Biennale. Un mese prima, aveva celebrato la messa in Coena Domini del Giovedì Santo nella casa circondariale femminile “Germana Stefanini” di Roma. Qualche giorno dopo, il 18 maggio, ha pranzato con i detenuti della casa circondariale di Verona. Il 26 dicembre Francesco ha aperto la Porta Santa nella chiesa del Padre Nostro nel penitenziario romano: “La prima Porta Santa l’ho aperta a Natale in San Pietro, ma ho voluto che la seconda fosse qui in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi tutti che siamo qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità anche di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude”. L’ultima visita al carcere romano di Regina Coeli giovedì scorso, un breve ma intenso passaggio: “Sempre mi é piaciuto venire in carcere per fare la lavanda dei piedi – ha detto Papa Francesco, rivolgendosi ai detenuti che lo hanno accolto -. Quest’anno non posso, ma sono vicino a voi”.

Capece ricorda con particolare emozione l’udienza nel 2019 con i soci dell’Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria quando indossò la bustina dell’Associazione. “Il gesto simbolico del Papa è stato interpretato come un riconoscimento a tutti coloro che hanno indossato, negli anni, l’uniforme del Corpo degli Agenti di Custodia e del Corpo di Polizia Penitenziaria. Tutti coloro, cioè, che l’ANPPe rappresenta. Papa Francesco ci disse: «Anzitutto alla Polizia Penitenziaria e al personale amministrativo vorrei dire grazie. Grazie perché il vostro lavoro è nascosto, spesso difficile e poco appagante, ma essenziale. Grazie per tutte le volte che vivete il vostro servizio non solo come una vigilanza necessaria, ma come un sostegno a chi è debole, voi ponete le basi per una convivenza più rispettosa e dunque per una società più sicura. Grazie perché, così facendo, diventate giorno dopo giorno tessitori di giustizia e di speranza».

“La Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE e gli iscritti tutti esprimono sincero cordoglio e ricordano in Papa Francesco la tenacia e la caparbietà di un Uomo che alle chiacchere, rispetto ai problemi delle carceri, ha preferito i fatti e gli atti concreti”, conclude Capece.




“Papa Francesco torna alla casa del Padre”, il cordoglio dell’associazione culturale “Patria e Monarchia”

VITERBO – “Papa Francesco torna alla casa del Padre”, il cordoglio dell’associazione culturale “Patria e Monarchia”. Da “Patria e Monarchia” è doveroso un messaggio per la scomparsa del Primate d’Italia.

Vicario di Cristo in terra; Successore del Principe degli Apostoli sul Sacro Soglio Pontificio; Sommo Pontefice; Patriarca d’Occidente; Arcivescovo e Metropolita della Provincia Romana; Servus Servorum Dei; Pontifex Pontificum in plenitudo potestatis; Monarca assoluto dello Stato della Città del Vaticano.
Tutto questo nelle secolari e basilari fondamenta che esprimono la suprema autorità del Santo Padre nella Chiesa Cattolica Universale. Più “semplicemente” ed affettuosamente Papa Francesco per miliardi di fedeli nel mondo. Sua Santità è riuscito ad arrivare al cuore delle genti, credenti e non, ed ora nel giorno del Lunedì dell’Angelo, “quando tutto è compiuto”, torna alla casa del Padre.
“Patria e Monarchia” si unisce al cordoglio delle moltitudini, e prega che la luce perpetua possa risplendere al Vicario di Cristo.

 




Morte Papa Francesco, il cordoglio della Comunità Islamica di Viterbo

VITERBO – “Apprendiamo con tristezza della scomparsa di Papa Francesco. Come comunità musulmana, desideriamo esprimere le nostre sincere condoglianze alla comunità cattolica mondiale. Ricordiamo il suo impegno per il dialogo interreligioso, la pace e la fratellanza tra i popoli, nonché il suo incessante invito alla pace.

Inna lillahi wa inna ilayhi raji’un, “Certamente apparteniamo a Dio e certamente a Lui facciamo ritorno”.

Un pensiero di vicinanza ai nostri fratelli e sorelle cattolici in questo momento di lutto”. Così la Comunità Islamica di Viterbo.




Poste Italiane esprime profondo dolore per la morte di Papa Francesco

ROMA – Poste Italiane esprime profondo dolore per la morte di Papa Francesco, uomo di pace sempre vicino ai più deboli.

Lo ricordiamo per la tenacia e dedizione con cui ha servito la Chiesa anche nella sofferenza. Papa Francesco sarà per sempre un esempio per l’Italia e il mondo intero, cui guardare con profonda gratitudine.

Poste Italiane desidera esprimere vicinanza e affetto anche alla famiglia di Poste Vaticane con cui ha avuto il privilegio di condividere iniziative al servizio della comunità cattolica.




Scomparsa Papa Francesco, il cordoglio di Luisa Ciambella

VITERBO – “La scomparsa di Papa Francesco segna un dolore profondo che tocca ciascuno di noi. In un mondo segnato da guerre, divisioni, violenze e rancori, lui ha scelto la via del silenzio che parla, del gesto che scuote, della parola che accoglie. Il suo pontificato non è stato solo un tempo della Chiesa, ma un tempo dell’umanità.

Scegliere di stare tra i fedeli il giorno di Pasqua — non come figura distante ma come fratello tra i fratelli — è stato uno dei suoi ultimi, più potenti insegnamenti. In quell’abbraccio alla folla, in quella presenza sofferente ma carica di significato, c’era tutto il senso della sua missione: una Chiesa che non domina, ma accompagna; che non giudica, ma accoglie; che non si chiude nei palazzi, ma cammina per le strade.

Le sue parole erano spesso scomode perché vere, forti perché umili, penetranti perché nate dalla preghiera e dal contatto vivo con la sofferenza e la speranza della gente. Ci ha insegnato a prenderci cura del creato, a riconoscere la dignità di ogni essere umano.

Sta ora a noi, a questa generazione e a quelle future, custodire quella voce e raccontarla. Raccontarla ai nostri figli non come il ricordo di un Papa, ma come la storia di un uomo che ha creduto nella possibilità di un mondo più giusto e umano. E che ha voluto testimoniarlo, fino alla fine, con la forza dei suoi gesti e la verità della sua vita”.




Morte Papa Francesco, il cordoglio del Presidente del Consiglio di Frosinone, Gianluca Quadrini

FROSINONE – “Con profonda commozione mi unisco al dolore della Chiesa, della cristianità e del mondo intero per la scomparsa di Papa Francesco. La sua testimonianza di fede, umiltà e dedizione agli ultimi ed agli emarginati ha segnato un’epoca e toccato il cuore di credenti e non credenti. A nome del Consiglio Provinciale di Frosinone che rappresento ed a titolo mio personale,
mi unisco alle preghiere di chi oggi, ovunque in ogni paese del mondo, piange un grande testimone del Vangelo e della carità Cristiana. Uomo semplice che più di tutti noi ha creduto ed ha sostenuto la pace dei popoli con il suo nobile insegnamento di fede ed amore.”

Così il Gianluca Quadrini Presidente del Consiglio Provinciale di Frosinone.




Papa Francesco e la Città dei Papi: un legame speciale con Viterbo

di ANNA MARIA STEFANINI –

Papa Francesco, il 266° pontefice della Chiesa cattolica, è sempre stato noto anche per il suo approccio inclusivo e per la sua attenzione verso le questioni sociali, ambientali e per i più vulnerabili. Da quando è stato eletto nel 2013, ha compiuto innumerevoli viaggi e visite, ma gli incontri con i cittadini di Viterbo e la sua storia assumono un significato particolare nel contesto del suo pontificato.

Viterbo, la città dei Papi per antonomasia, dove vissero numerosi pontefici, ricca di storia e cultura, è stata al centro di vari incontri e iniziative con papa Francesco. La città ha come simbolo il Palazzo dei Papi ed è ricca di antiche chiese. La bellezza di Viterbo e la sua importanza storica fanno di questo luogo un punto di riferimento significativo per molti viterbesi che hanno visto in Papa Francesco un simbolo di speranza e rinnovamento.

Uno degli incontri più memorabili fra Papa Francesco e Viterbo è stato il 5 ottobre 2013, quando il Papa ha visitato la città nel contesto del Sinodo dei Vescovi sui Giovani. Durante questo incontro, ha avuto la possibilità di dialogare con i giovani della diocesi, ascoltando le loro speranze e preoccupazioni. Questo evento ha segnato un momento importante nel rapporto tra il Papa e i giovani, una delle categorie su cui Bergoglio ha sempre voluto concentrare la sua attenzione.

Le testimonianze dei viterbesi che hanno partecipato ai suoi incontri sono state sempre cariche di emozione. Molti raccontano di come la presenza di Papa Francesco abbia portato un rinnovato senso di comunità e di fede tra i cittadini. I suoi messaggi, focalizzati sulla dignità umana, la giustizia sociale e l’ecologia, risuonano profondamente tra coloro che abitano la storica città, contribuendo a promuovere un dialogo su temi cruciali.

Un altro incontro significativo è stato quello avvenuto nel 2019, quando il Papa ha inviato un messaggio speciale durante un evento in onore di San Lorenzo, patrono di Viterbo. In questo discorso, ha sottolineato l’importanza della solidarietà, della condivisione e dell’unità nelle comunità, esortando i viterbesi a lavorare insieme per il bene comune.
Papa Francesco, nel corso del suo pontificato, ha voluto incontrare anche i Facchini di Santa Rosa, le autorità viterbesi e gente del popolo.

L’influenza di papa Francesco va oltre gli incontri personali. Le sue parole hanno ispirato diverse iniziative locali. Le parrocchie di Viterbo, ad esempio, hanno avviato progetti di carità e di accoglienza, cercando di mettere in pratica il messaggio di amore e servizio al prossimo che il Papa promuove costantemente. Inoltre, il tema della salvaguardia del creato ha trovato terreno fertile nella comunità, con eventi e campagne che mirano a sensibilizzare i cittadini riguardo alla sostenibilità ambientale.
Il pontefice ha incoraggiato i viterbesi e tutti negli anni più bui del Covid.
Ha esplorato i cuori delle anime sole con le sue parole di speranza e carità.

Il legame tra Papa Francesco e i viterbesi è caratterizzato da un’aria di speranza e rinnovamento. La sua attenzione per i giovani, i poveri e l’ambiente continua a riflettersi nei cuori e nelle azioni delle persone di Viterbo. Gli incontri con il pontefice non sono solo eventi simbolici, ma occasioni concrete di dialogo e trasformazione sociale. In un’epoca in cui il mondo affronta sfide significative, il messaggio di papa Francesco continua a risuonare e a ispirare, facendo di Viterbo una comunità più coesa e unita, nel suo nome e in nome della Chiesa.