La Poesia di Domenico Cipriano

di LORENA PARIS-

Questo martedì, dedico volentieri la mia rubrica ai versi di un poeta contemporaneo e che molti di voi sicuramente conoscono,
Domenico Cipriano.
È uscito, da poco, il suo ultimo libro:
“La Grazia dei Frammenti” che vi consiglio di non perdere, così come vi consiglio di visitare il suo sito:
www.domenicocipriano.it

Vi trascrivo qui sotto
alcune sue considerazioni sulla Poesia, che io condivido pienamente, una sua poesia e la mia lettura in audio.

“La poesia fa sì che il pensiero e la nostra visione del mondo diventino arte attraverso l’espressione linguistica, ed è per questo che è parte innegabile della nostra esistenza e ci sarà sempre, come le altre forme della creatività. Credo che la poesia ci permetta ancora di collegare l’inconscio alla realtà. Per far questo, spesso, si avvale del ricordo, o di ciò che ne resta rielaborato dentro di noi, nei luoghi, nelle cose e nei desideri. Poesia, quindi, che rimanda alla realtà ma che diventa anche uno scavare nella memoria, personale e collettiva,
non un crogiolandosi in essa,
ma un’elaborazione continua della riflessione sul nostro divenire, senza perdere di vista la nostra origine,
gli incontri, i rapporti umani, gli affetti
e i sentimenti profondi, nonché i luoghi e
il loro significato…”
D. Cipriano

(per Sofia)

C’è sempre un risarcimento
un ciottolo di selce levigato
una disposizione del carbonio che scintilla
o il fuoco addomesticato
a sedimentare la memoria del cosmo. L’istante
dove spunta l’inizio dei pensieri
la nascita.
Ci saranno dissolvenze, la grazia di frammenti
provenienti da lontano, nelle foto
nei diagrammi dei ricordi. Solo una scena si ripete
sbucando da un’epoca scolpita
nel tepore di un’auto in partenza, in un viso trasformato.
Un dettaglio marginale – sepolto o inaccessibile –
che compensa l’angoscia
la distanza sconfinata dalle stelle.

D. Cipriano


Ascolta la poesia dalla voce di Lorena Paris





La poesia ai tempi del Coronavirus, rinviata la presentazione dell’antologia

BOLSENA ( Viterbo) – Riceviamo e pubblichiamo: “Sabato 4 aprile era prevista la presentazione con recital degli autori dell’antologia “Emozioni” a cura di Accademia Barbanera al Piccolo Teatro Cavour di Bolsena sotto la direzione artistica di Fabio D’Amanzio.

Un incontro poetico, sociale, collettivo nella diffusione delle emozioni, la comunicazione generale della poesia. Una antologia realizzata in poco più di due mesi, curata come una creatura ed ora rimasta silente.
Una nuova raccolta antologica di 200 pagine, con pura poesia, libere emozioni proposte da ben 66 autori da tutta Italia. L’appuntamento a causa di questa terribile pandemia che ci isola e spaventa è prorogato a data da definirsi.
Con l’occasione chi volesse ricevere il libro, con un modesto contributo, lo spediremo direttamente al proprio domicilio, basterà richiederlo sul nostro sito www.accademiabarbanera.it una buona lettura in questi giorni casalinghi di isolamento e riflessione.
Le  emozioni da “Wikipedia”: ”sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni  psicologiche, a  stimoli interni o esterni, naturali o appresi. Secondo la maggior parte delle teorie moderne, le emozioni sono un processo multi componenziale, cioè articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve.
In termini  evolutivi, o  darwiniani, la loro principale funzione consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata ai fini della  sopravvivenza, reazione che non utilizzi cioè processi cognitivi ed elaborazione cosciente.
Le emozioni rivestono anche una funzione relazionale (comunicazione agli altri delle proprie reazioni psicofisiologiche) e una funzione auto regolativa (comprensione delle proprie modificazioni psicofisiologiche). Si differenziano quindi dai  sentimenti e dagli stati d’animo, anche se questi termini vengono spesso usati indifferentemente nel senso comune.”
Oggi giorno, ogni giorno, presi ormai dalla quotidianità, delle difficoltà della vita, del traffico, del lavoro, dei rapporti sociali, dell’economia diventiamo assuefatti, insensibili alle piccole emozioni, a un sorriso, alla favoletta della sera, all’abbraccio dei bambini, allo scrutare un cielo stellato, al bacio del mattino o della buonanotte, ormai tutte cose apparentemente superate. Le emozioni invece sono il sale della vita, ci arricchiscono, ci rendono superiori, sono quelle che risvegliano le coscienze, che aprono il cuore a un nuovo sentimento e colorano la nostra esistenza.
Facciamo qualche passo indietro, ritorniamo a essere, a ricercare e amare la poesia che genera brividi e commozione, quella cantata, per esempio, da Lucio Battisti e torniamo a chiamarle “Emozioni “.
Già lo scorso anno con l’antologia “Pensieri e Parole” ci è venuto inevitabilmente in mente la canzone di Lucio Battisti, i versi di “Mogol”, un poeta moderno, che restano sempre nella mente, di chi ha una età matura. Ci sembra quasi una continuazione poetica naturale e quando pensiamo alle “Emozioni” affiorano i ricordi, i suoni, i versi.
Emozioni è un brano musicale composto da  Lucio Battisti e  Mogol, e interpretato originariamente dallo stesso Battisti, che lo pubblicò il 15 ottobre 1970, nel singolo  Emozioni/Anna , sono trascorsi cinquanta e il suo testo risulta ancora fresco, emozionante, attuale.
È una delle canzoni più conosciute e apprezzate della coppia  Mogol- Battisti ed è considerato un classico della musica leggera italiana e diremmo noi, anche della poesia contemporanea. Speriamo in qualche modo di proporre, piccole, semplici, sincere “Emozioni”, sia nella selezione dei testi, che nelle nostre continue relazioni poetiche collettive interpersonali.

 




La poesia di Livia C. Candiani

di LORENA PARIS –

Dopo aver dedicato, per varie settimane, questa mia rubrica ad alcuni cenni sulla Poesia e sui principali elementi del linguaggio poetico, nonché varie informazioni sugli haiku, questo martedì, inizierei con consigli di lettura poetica, in base alla mia esperienza di approccio al mondo della Poesia avvenuta ormai più di dieci anni fa , alla evoluzione del mio linguaggio poetico che è certamente maturato rispetto agli inizi ed anche ai miei gusti!
Tralasciando i classici che in linea di massima tutti conosciamo, mi soffermo, da questa settimana, su qualche Poeta contemporaneo, poco noto ai non appassionati e cultori della poesia moderna.
Per iniziare, vi consiglierei di leggere le poesie
di Livia Chandra Candiani, i cui versi sono nelle mie corde. Poesie, le sue, di immagini luminose e forti, di assoluta ricerca di significato e bellezza, di simboli e suoni, di uso delle parole fuse con splendide metafore e similitudini.
Preziosa la sua silloge “ Fatti Vivo”
ed. Einaudi , 2O17.

Segue un suo testo poetico con la mia voce in audio, tratto da
“La bambina pugile ovvero la precisione dello amore”
ed. Einaudi, 2014

Dunque, per ascoltare
avvicina all’orecchio
la conchiglia della mano
che ti trasmetta le linee sonore
del passato, le morbide voci
e quelle ghiacciate,
e la colonna audace del futuro,
fino alla sabbia lenta
del presente, allora prediligi
il silenzio che segue la nota
e la rende sconosciuta
e lesta nello sfuggire
ogni via domestica del senso.
Accosta all’orecchio il vuoto
fecondo della mano,
vuoto con vuoto.
Ripiega i pensieri
fino a riceverle in pieno
petto risonante
le parole in boccio.
Per ascoltare bisogna aver fame
e anche sete,
sete che sia tutt’uno col deserto,
fame che è pezzetto di pane in tasca
e briciole per chiamare i voli,
perché è in volo che arriva il senso
e non rifacendo il cammino a ritroso,
visto che il sentiero,
anche quando è il medesimo, non è mai lo stesso
dell’andata.
Dunque, abbraccia le parole
come fanno le rondini col cielo,
tuffandosi, aperte all’infinito,
abisso del senso.

Chandra Livia Candiani


Ascolta il testo dalla voce di Lorena Paris





Lorena Paris legge Mariangela Gualtieri

di LORENA PARIS –

Lorena Paris interpreta con voce e immagini la poesia “Bambina mia” di Mariangela Gualtieri.

Bambina mia,
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno.
Ira nelle periferie della specie.
E al centro,
ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa e questo mondo
come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi,credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te,ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C’è splendore
in ogni cosa. Io l’ho visto.
Io ora lo vedo di più’.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
gioia più’ grande.
L’amore è il tuo destino.
Sempre. Nient’altro.
Nient’altro. Nient’altro.

Mariangela Gualtieri


Video e lettura di Lorena Paris
 





Un haiku di Lorena Paris

di LORENA PARIS –

VITERBO – Questa settimana, un cenno sulla necessaria presenza del KIGO nella scrittura di un haiku. Il Kigo è il riferimento stagionale che lascia intendere a quale momento dell’anno lo haijin (il poeta di haiku) osserva ciò che lo circonda e scrive la sua terzina.
La stagione può anche essere individuata con la citazione di un fiore, un animale, una pianta che possa far ricondurre
all’estate o all’autunno, o alla primavera o all’inverno.
Molto presenti negli haiku sono, peraltro, i cosiddetti piccoli Kigo:
luna, sole, vento, giorno, notte, neve pioggia, ecc… ecc…
Importante nel corpo di un haiku è la presenza di una cesura, di solito un trattino e su questa cesura …ci sarebbe molto da dire!

Ai curiosi di haiku consiglio di visitare il sito:
www.lucacenisi.net
e si aprirà loro un mondo!!!

La prossima settimana accennerò al “sentimento” presente in un haiku.

~~
un’orchidea
fiorita nell’attesa –
la sedia vuota

Lorena Paris


Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice





Ancora sulla poesia haiku

di LORENA PARIS-

Lo haiku è una breve poesia che si compone di tre versi: il primo ed il terzo di 5 more il secondo verso di sette more. La mora è un’unità di suono che determina il conteggio delle sillabe. Gli haiku in lingua inglese, peraltro, non sono necessariamente legati allo schema metrico che ho sopra descritto, quelli in italiano, invece, sì, così come quelli in lingua giapponese. Ovviamente, tanto e tanto altro si dovrà specificare su questa tipologia di terzina, sui canoni del suo linguaggio poetico e del suo messaggio profondo; lo farò, quindi, nel corso dei prossimi appuntamenti settimanali.
Il poeta giapponese Mastuo Basho (1644 – 1694) viene universalmente riconosciuto il Padre fondatore della poesia haiku.

Qui sotto uno dei suoi più famosi e tra i miei preferiti, che ovviamente è tradotto in italiano e quindi non presenta le 17 more della sua scrittura in lingua originale.

languore d’ inverno –
nel mondo di un solo colore
il suono del vento.

Alla prossima!
Lorena Paris


Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice





Ritratti di Poesia 2020: la poesia va di nuovo in scena

ROMA – Il 21 febbraio prossimo torna a Roma, per la prima volta all’Auditorium Conciliazione, la grande rassegna poetica internazionale “Ritratti di Poesia”, giunta alla XIV edizione. È promossa e organizzata dalla Fondazione Cultura e Arte, ente strumentale della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. Grande concerto dedicato a Battisti in chiusura.
Afferma il Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele: «L’idea di dar vita a “Ritratti di Poesia” è scaturita, nel lontano 2006, dal mio fermo convincimento che in Italia la poesia dovesse avere la medesima rilevanza, visibilità e fruibilità delle altre forme artistiche (le arti visive, il cinema, il teatro, la musica, la danza), attraverso un appuntamento a cadenza annuale in grado di colmare una lacuna significativa nel panorama culturale della città e del Paese. Nata come momento d’incontro per una ristretta cerchia di addetti ai lavori ed appassionati, “Ritratti di poesia” è cresciuta edizione dopo edizione diventando una manifestazione conosciuta e attesa dal grande pubblico romano e non solo: infatti, l’apertura da me voluta, nel tempo, alla presenza ed alla produzione dei più affermati poeti provenienti da tutto il mondo ne ha fatto un evento di richiamo internazionale, arricchito peraltro dalla feconda contaminazione con altre forme artistiche di assoluto valore. Il traguardo più alto che abbiamo raggiunto con questa manifestazione, in conclusione, è quello di aver contribuito ad una più ampia e variegata diffusione della cultura del verso poetico, ed i risultati di pubblico e critica finora raggiunti ci esortano a continuare, con sempre rinnovata convinzione, nel cammino intrapreso.».




Il Simbolismo

di LORENA PARIS-

La nascita della poesia cosiddetta moderna viene associata alla corrente del Simbolismo (siamo negli ultimi decenni del 1800), cui fecero parte tanti artisti di varie espressioni: dalla letteratura, alla pittura, alla musica. I poeti simbolisti ricercavano con l’ispirazione ed i versi
il loro sentire, la sonorità del linguaggio poetico, della sua musica, della purezza e bellezza della parola in quanto simbolo ed il suo alto potere evocativo.

“Corrispondenze” è un testo poetico tra i più noti di Charles Baudelaire ed è considerato uno dei “manifesti” della poetica simbolista, essa è contenuta nel sua opera “Les Fleurs du mal” (1857). Baudelaire vi descrive la natura come un tempio vivente, una foresta di simboli che solo il poeta, in virtù del suo essere sensibile può cercare di spiegare.

La Natura è un tempio dove colonne vive
lasciano a volte uscire confuse parole;
l’uomo vi passa attraverso foreste di simboli che l’osservano con sguardi familiari.

Come echi lunghi che da lontano
si fondono
in una tenebrosa e profonda unità
vasta quanto la notte e quanto la luce,
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.
Ci sono profumi freschi come carni infantili,
dolci come oboi, verdi come praterie
– e altri corrotti, ricchi e trionfanti,
che hanno l’espansione delle cose infinite,
come l’ambra, il muschio, il benzoino e l’incenso
che cantano gli abbandoni dello spirito e dei sensi.

Charles Baudelaire.

In audio un mio piccolo pensiero poetico per voi.


Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice





Lo Zibaldone, cenni

di LORENA PARIS-
VITERBO- Questa settimana vorrei fare un cenno all’opera “ Lo Zibaldone” di Leopardi una raccolta di suoi pensieri, appunti, aforismi, incontri e tanto altro perché in esso il grande Poeta raccoglie – tra tanto altro – sua preziosa riflessione sulle caratteristiche della poesia antica e la mette a confronto con quella del suo tempo.

“ …La poesia degli uomini antichi era fatta di immaginazione, di fantasia, e dava origine a miti e favole, a immagini false, quindi, ma bellissime…”
“…La poesia moderna (sentimentale) invece nasce dall’esperienza, dalle idee, dal sapere, cioè dal vero e dal modo di sentire che suscita la consapevolezza del mondo e delle cose…”

Il suo meraviglioso “ L’Infinito” è infatti il preludio della poesia moderna pronta poi a sbocciare con la fine dell’ ottocento e gli inizi del novecento e di cui scriverò qualche cenno la prossima settimana.

A proposito del… “ sentire “

Dunque, siamo ancora qui
a vagliare le ore regalate dal cielo
una coincidenza nel sole
che percorre lo stesso cammino
un attimo acuto che tocca
il benevolo incontro.
Lo sai che il lento mutare
è nel ritmo del tuo tempo
hai nelle mani la certezza
che aiuta il dubbio a sparire
non c’è il limitare di luce
per accogliere il giusto sentire.

Lorena Paris


Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice





La similitudine e la metafora tra le figure retoriche della poesia

di LORENA PARIS-

VITERBO – Oggi, vi consiglierei di approfondire la curiosità che spero io abbia provato ad accendere, sino ad ora, sulle numerosissime figure retoriche della nostra bellissima lingua e vi ricordo tra le altre “ la similitudine” e “la metafora” che ritengo siano molte conosciute ed usate, soprattutto perché esse accentuano il potere evocativo della Poesia.

Vi scrivo e leggo qui un mio testo poetico con consonanze, similitudini e metafore.

Hai perso un altro giorno
velo di luna
sottomesso al cielo.
Eri come lucore di neve
una parola confusa
un piccolo dono fruttato.
Eri armonia di viola
il buon senso e il peccato
un abbraccio slegato.
Il fianco di solitudine
che solo ieri notte
hai prestato .

Lorena Paris


Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice





Ancora cenni sul suono del linguaggio poetico. Poesia: È la notte

di LORENA PARIS-

VITERBO- Continua, anche questo martedì, il viaggio attraverso l’elemento “ suono” del linguaggio poetico. Molto usato dai Poeti è l’accostamento di parole simili per il loro suono, ma di significato diverso (Paronomasia). Famosissime le parole come “ sedendo e mirando” scelte dal grande Leopardi nel suo celebre “ L’Infinito”.
Chissà quante poesie, con paronomasie, vi verranno in mente, ora!E’ la notte

Nasconde una nuova ombra.
È la notte.
Getta il suo scudo nel vento
sfila le lance dal petto
le abbandona nel luogo confuso
col tempo.
Guerriera vinta da sensibili indugi
ritorna ferita ad aprire i segreti
le stanze d’incenso e d’intenso
nel sempre stregate.
Canta d’amore alle figlie mai nate
e compone
chiari mosaici di sogni
sopra le storie opache e spezzate.

Lorena Paris


Ascolta la poesia dalla voce dell’autrice