Viterbo: rincari e inflazione, una situazione a due velocità

di REDAZIONE-

VITERBO- L’Unione Nazionale Consumatori ha pubblicato la classifica delle città più care d’Italia basata sui dati Istat sull’inflazione di novembre. Viterbo si colloca al 40° posto con un incremento medio del costo della vita di 303 euro per famiglia e un tasso di inflazione dell’1,2%. Sebbene distante dalla città più cara, Bolzano, che registra un rincaro annuo di 608 euro e un’inflazione superiore al 2%, Viterbo evidenzia comunque un peso significativo sul bilancio delle famiglie. A livello regionale, il Lazio si distingue come la seconda regione più cara d’Italia, con un aumento dei prezzi vicino al 2% e una spesa extra di 464 euro per famiglia. All’interno della regione, Viterbo è la seconda provincia per rincari, subito dopo Roma, che occupa il secondo posto a livello nazionale. L’analisi dell’UNC mette in luce un andamento altalenante per Viterbo: sebbene al momento risulti al 40° posto, in passato era stata considerata la città più cara del Lazio, con un rincaro annuo di 1300 euro per famiglia. Nella classifica nazionale, la decima posizione è occupata da Bergamo, dove il rincaro annuo è di 447 euro e l’inflazione si attesta all’1,6%. Questo dato sottolinea la relativa stabilità del tasso di inflazione in diverse città, ma anche una marcata differenza nei costi aggiuntivi tra Nord e Centro Italia.

La classifica conferma come l’inflazione stia mettendo a dura prova le famiglie italiane, specialmente in alcune regioni e province, dove la crescita dei prezzi incide in modo significativo sulla spesa quotidiana.




Codici: guerre e inflazione irrompono sul Natale. Per le famiglie italiane le feste saranno segnate da pesanti rincari

ROMA – L’associazione Codici registra con preoccupazione gli ultimi dati diffusi dall’Istat. A novembre l’inflazione sale a +1,3%, i prezzi per il carrello della spesa registrano un aumento del 2,3% e questo significa che le famiglie italiane sono attese da un Natale all’insegna dei rincari, con il rischio per molte di esaurire il budget a disposizione.

“L’ultimo rapporto Istat – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – mostra un quadro economico complesso, fortemente influenzato dalle tensioni geopolitiche internazionali. I dati evidenziano come i conflitti in corso, in particolare quelli in Medio Oriente ed in Ucraina, stiano esercitando una pressione significativa su specifici settori economici. L’improvviso balzo dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, che passano da +3,9% a +7,4%, riflette le tensioni geopolitiche internazionali e l’instabilità delle catene di approvvigionamento globali. L’accelerazione dei prezzi del carrello della spesa, che segna un +2,3%, risente direttamente delle disruption produttive causate dai conflitti, con impatti sui raccolti e sulle filiere agricole internazionali. I conflitti in corso stanno generando maggiore volatilità dei prezzi, interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali, incremento dei costi di produzione e trasporto, pressioni inflazionistiche concentrate in settori strategici. La guerra sta presentando il suo conto e, come sempre, a pagare sono i consumatori. È un colpo durissimo, che arriva in un momento particolarmente sensibile come quello del Natale. A tutto questo bisogna aggiungere un dato non secondario, ovvero c’è chi specula, applicando degli aumenti ingiustificati e per questo intollerabili. Le prossime feste rischiano di essere ricordate per i pesanti rincari dei prezzi alimentari. L’auspicio è che ci sia un intervento lampo da parte del Governo per tutelare i consumatori. È chiaro, però, che il tema principale resta quello della politica internazionale e delle azioni diplomatiche da intraprendere per fermare guerre che hanno un costo sempre più alto in vite umane ed a livello economico”.




Codici: aumenti Enel Energia, migliaia di segnalazioni

Sono migliaia le segnalazioni che stanno arrivando agli Sportelli dell’associazione Codici dopo l’annuncio dell’avvio della class action nei confronti di Enel Energia. Si tratta soprattutto di consumatori che lamentano l’improvviso e sorprendente aumento da capogiro della bolletta, senza aver ricevuto informazioni preventive sulle variazioni. E sono proprio questi gli aspetti su cui si concentra l’iniziativa di Codici, che è anche impegnata al fianco dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel procedimento istruttorio avviato nei confronti della società.

La società si giustifica con la previsione di Arera che per modificare le condizioni contrattuali basta una semplice comunicazione, senza fornire prova che il cliente l’abbia ricevuta. In questo modo, secondo Codici si spalanca la porta agli arbitri e soprattutto agli abusi di posizione dominante. Enel intanto rimane silente alle richieste di chiarezza delle associazioni di consumatori.

In un mercato libero dell’energia ci vogliono maggiori garanzie per il consumatore per evitare queste situazioni, sottolinea l’associazione Codici. Arera deve rivedere i suoi parametri e porre regole a tutela del consumatore e non dell’impresa. Nel mercato dell’energia e del gas non è sufficiente comunicare, decidere gli aumenti senza che questi siano adeguatamente motivati. L’energia non è un bene di lusso a cui si può rinunciare. “È quindi doveroso fare chiarezza su questi aumenti spropositati delle bollette – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e sulle modalità con cui Enel Energia comunica ai propri clienti i rinnovi contrattuali. Dalle segnalazioni che sono finite anche sotto la lente d’ingrandimento dell’Antitrust emerge un quadro a dir poco sconcertante. Mentre l’Agcm sta svolgendo le sue indagini, emergono troppi aspetti di questa vicenda che devono essere opposti con forza. Per questo abbiamo promosso un’azione collettiva, che prevede anche l’ordine di inibizione verso la società di applicare gli aumenti se non è in grado di fornire la prova della ricezione delle comunicazioni”.

Per partecipare alla class action promossa dall’associazione Codici contro Enel Energia o per avere informazioni sull’iniziativa è possibile telefonare al numero 065571996 o scrivere all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org.




Unione nazionale consumatori: Viterbo in testa per rincari nei ristoranti durante l’estate

di REDAZIONE-

VITERBO- Nella stagione estiva caratterizzata da aumenti dei prezzi, Viterbo si distingue per essere in cima alla lista dei rincari nei ristoranti. Secondo i dati recentemente resi noti dall’Unione Nazionale Consumatori relativi al mese di luglio, la città dei papi registra il più alto aumento nel settore della ristorazione. Mentre l’inflazione annua in Italia si attesta al 6%, a Viterbo i ristoranti hanno aumentato i prezzi del 14,5% rispetto a luglio 2022. Al secondo posto si colloca Brindisi con un aumento del 12,1%, seguita da Benevento al terzo posto con un incremento dell’11,2%.

La graduatoria prosegue con Belluno, Cosenza, Messina e Olbia-Tempio, tutte con un aumento dell’8,5%. A seguire vi sono Trieste con un aumento dell’8,1% e Massa-Carrara con un aumento dell’8%. Chiude la top ten Siena, dove i prezzi dei ristoranti sono aumentati del 7,9%. Tra i ristoratori che hanno registrato aumenti meno significativi, si distinguono Trapani e Caserta, entrambi con un aumento del 2,1%, seguiti da Terni con un aumento del 2,7% e Cremona con un aumento del 2,9%.

A livello regionale, è la Puglia ad aver registrato i maggiori rincari nei ristoranti, con un aumento del 7,5% rispetto a luglio 2022. Solo la Provincia Autonoma di Bolzano ha fatto registrare un aumento superiore, pari al 7,6%. Questi dati evidenziano come i ristoranti di Viterbo abbiano subito aumenti dei prezzi più marcati rispetto a molte altre città italiane, influenzando il settore della ristorazione durante questa stagione estiva.




Prezzi, CODACONS: A Viterbo i rincari piu’ alti dei ristoranti: +16%

Viterbo è la città italiana dove i listini dei ristoranti registrano i rincari più pesanti su base annua. Lo afferma il Codacons, che ha realizzato una mappa del caro-ristorazione in Italia.

I rincari di alimentari e bevande si fanno sentire anche sui listini al pubblico praticati da bar e ristoranti, ma a ritoccare i prezzi al rialzo sono anche pizzerie, gelaterie, pasticcerie, e il settore del “food delivery”. Tra emergenza bollette che ha aggravato i costi per gli esercizi pubblici e l’inflazione che, per il comparto alimentare, supera quota 12%, oggi per gli italiani mangiare fuori è sempre più costoso – denuncia il Codacons – I prezzi al pubblico nel settore della ristorazione registrano aumenti medi del +6,8% su base annua: i menu dei ristoranti costano il 6,1% in più, una cena in pizzeria rincara del 7,6%, per una consumazione al bar si spende in media il 4,8% in più, mentre gelaterie e pasticcerie hanno ritoccato al rialzo i listini del 5,9%, +6,6% i fast food. L’incremento più alto, tuttavia, spetta al sempre più diffuso “food delivery”, con i prezzi delle consegne di cibi e bevande a domicilio che salgono del +13% rispetto al 2022. Tradotto in soldoni gli italiani, a parità di consumi, spendono oggi quasi 2 miliardi di euro in più per il comparto della ristorazione, a causa dei rincari registrati nel settore.

In alcune città italiane, poi, i prezzi della ristorazione aumentano a velocità più che doppia rispetto la media nazionale: è il caso di Viterbo, dove cenare al ristorante costa oggi il 16% in più rispetto allo scorso anno. Aumenti pesanti anche a Siena (+11,5%), Brindisi (+11,1%) e Cosenza (+11%).

La città dove invece i prezzi dei ristoranti aumentano meno è Vercelli, che registra un rincaro dei listini appena del +2,4% su anno, seguita da Trapani (+3,1%) e Ancona (+3,5%).

“Regalarsi una pizza fuori o cenare al ristorante è sempre più costoso – commenta il presidente Carlo Rienzi – Questo a causa delle tensioni nei prezzi al dettaglio che vengono poi scaricate dai pubblici esercizi sulle tariffe praticate al pubblico. Se si considera che una famiglia “tipo” destina in media ogni anno circa 1.080 euro al settore della ristorazione, il conto dei rincari di bar, ristoranti, gelaterie, ecc., sfiora in totale i 2 miliardi di euro rispetto allo scorso anno. Incrementi dei listini che rischiano di determinare una riduzione dei consumi, con le famiglie che, per far fronte al caro-prezzi, potrebbero tagliare la spesa per le consumazioni fuori casa” – conclude Rienzi.

Mappa del caro-ristoranti in Italia (aumenti percentuali su base annua):

Viterbo 16,0%
Siena 11,5%
Brindisi 11,1%
Cosenza 11,0%
Grosseto 10,0%
Belluno 9,9%
Benevento 9,5%
Parma 9,0%
Mantova 8,8%
Trieste 8,8%
Novara 8,6%
Modena 8,6%
Massa Carrara 8,6%
Alessandria 8,4%
Brescia 8,3%
Bolzano 8,3%
Udine 8,2%
Teramo 8,2%
Piacenza 8,0%
Biella 7,9%
Pistoia 7,9%
Ferrara 7,8%
Olbia-Tempio 7,8%
Vicenza 7,5%
Bologna 7,5%
Perugia 7,5%
Messina 7,4%
Cuneo 7,3%
Treviso 7,3%
Padova 7,3%
Genova 7,2%
Pordenone 7,2%
Varese 7,1%
Lecco 7,1%
Reggio Emilia 7,0%
Forlì-Cesena 7,0%
Avellino 7,0%
Siracusa 7,0%
Aosta 6,9%
Milano 6,9%
Napoli 6,9%
Palermo 6,9%
Gorizia 6,8%
Macerata 6,8%
Trento 6,7%
Ravenna 6,7%
Cagliari 6,5%
Verona 6,4%
Venezia 6,4%
Rimini 6,3%
Firenze 6,3%
Bari 6,3%
Roma 6,2%
Torino 6,0%
Lucca 6,0%
Arezzo 6,0%
Rovigo 5,9%
Pisa 5,8%
Caltanissetta 5,8%
Sassari 5,8%
Como 5,5%
Lodi 5,5%
Potenza 5,5%
Catania 5,4%
Imperia 5,3%
Ascoli Piceno 5,1%
Reggio Calabria 5,1%
Pavia 4,9%
Cremona 4,7%
Terni 4,6%
Livorno 4,5%
Caserta 4,4%
Catanzaro 4,3%
Campobasso 4,2%
Bergamo 3,6%
Pescara 3,5%
Ancona 3,4%
Trapani 3,1%
Vercelli 2,4%

Fonte: elaborazioni Codacons su dati Istat




Natale, Codacons: “A Viterbo rincari maggiori per ristoranti”

VITERBO – Come già denunciato dal Codacons, i rincari di prezzi e tariffe si abbatteranno sulle prossime festività, rendendo il Natale più “salato” per le famiglie italiane. L’associazione ha però realizzato una indagine per capire quali saranno le città italiane che risentiranno maggiormente degli aumenti dei prezzi al dettaglio per quelle voci tipiche delle feste di fine anno: beni alimentari, bevande alcoliche, abbigliamento e ristoranti.

Rielaborando gli ultimi dati definitivi dell’Istat sull’inflazione, il Codacons piazza Cosenza in testa alla classifica delle città italiane dove pranzi e cenoni subiranno i rincari più pesanti: qui infatti i prezzi dei prodotti alimentari aumentano del 17,4% rispetto allo scorso anno. In seconda posizione si colloca Olbia (+16,6%), seguita da Catania (+16,4%), Grosseto (+16,2%), Viterbo, Macerata e Pistoia (+16,1%), Imperia (+16%).

Non c’è festa, però, senza brindisi, ed ecco che per le bevande alcoliche (vini, spumanti, liquori, ecc.) Grosseto e Livorno sono le città che subiscono gli aumenti maggiori (+10,2%) seguite da Modena (+9,9%) e Avellino (+9,8%).

I prodotti di abbigliamento si confermano anche quest’anno tra i regali preferiti dagli italiani da destinare ad amici e parenti, e per tali beni i rincari più forti si registrano a Imperia (+8,3%) seguita da Belluno (+7%), Piacenza (+6,8%) e Macerata (+6,4%). Chi decide invece di regalare elettrodomestici e prodotti per la casa, spende il 10,2% in più a Roma, Arezzo e Livorno, città che registrano i maggiori incrementi per tale tipologia di regali.

Ultima nota dolente, i ristoranti: gli aumenti più sostanziosi investiranno chi sceglierà di passare Natale o Capodanno seduto al tavolo di un ristorante a Viterbo, dove i listini dei menu aumentano in media del 12,4% rispetto allo scorso anno; al secondo posto Cosenza con un +11%, seguita da Trento (+10,5%), Olbia (+10,3%) e Palermo (+10,1%).




L’appello di Coldiretti Lazio ad acquistare prodotti made in Italy a km 0 per combattere i rincari

Abbattere i costi di trasporto degli alimenti attraverso l’acquisto di prodotti locali a chilometro zero e di altissima qualità come il latte fresco della nostra regione. E’ l’appello di Coldiretti Lazio ai consumatori per fronteggiare questa situazione di forti tensioni internazionali, che hanno fatto esplodere i prezzi dei prodotti alimentari, a causa dei rincari determinatidal caro bollette e dai costi del carburante. Costi che inevitabilmente si percuotono sul carrello della spesa con aumenti che vanno in media dal 9% al 20%. Il latte costa 3 centesimi in più al litro solo a casa dei costi necessari al trasporto dal non Italia, che è la zona di maggiore produzione. L’invito, dunque è quello di acquistare il latte fresco del Lazio, così come gli altri prodotti a Km0.

“Una situazione che a causa dei costi elevati determinati dal trasporto – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – fa diventare ipercompetitivo il prodotto locale. La filiera corta, soprattutto in questo momento come quello che stiamo vivendo con i rincari delle bollette e del carburante, può rappresentare un grande vantaggio, perché riduce i costi relativi al trasporto dei prodotti e offre dei vantaggi sull’impatto ambientale. E’ un modello che da sempre sosteniamo ed è quello che applichiamo nei nostri mercati di Campagna Amica, dove è possibile trovare solo prodotti a chilometro zero, peraltro più salutari e garantiti dai controlli scrupolosi ai quali vengono costantemente sottoposti”.

Gli aumenti vanno tendenzialmente dal 9% per la farina al 12% per la pasta, al 6% per il pesce all’11% per il burro, dal 7% per la frutta al 17% per la verdura fino al 20% per gli oli di semi come il girasole importato dall’Ucraina, che ha dovuto interrompere le spedizioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento all’ipotesi di un decreto taglia prezzi allo studio del governo per contenere i rincari con il petrolio in frenata, sulla base dei dati Istat a febbraio.

“L’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada – prosegue Granieri – e l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa dei consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione, fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali per il Lazio”.

L’invito è dunque quello a ridurre i passaggi da produttore a distributore e favorire l’acquisto di prodotti a KM0 in un momento in cui eventuali stop dell’autotrasporto determinerebbero anche la perdita di prodotti deperibili dalla carne al pesce, dall’ortofrutta al latte. Il latte fresco, di cui Roma e il Lazio sono tra i maggiori consumatori in Italia, ad esempio rappresenta una distintività della nostra regione e consumarlo aiuta a fronteggiare i costi.

“L’appello è quello di scegliere prodotti locali – conclude Granieri – per sostenere le aziende e i loro prodotti, che sono espressione delle eccellenze dei nostri territori. Una scelta che ripaga anche in termini economici alla luce dei rincari e delle ripercussioni causate dal conflitto in Ucraina.

Le grandi tensioni internazionali evidenziano quando sia centrale e prioritario il tema della sovranità alimentare per non dipendere dall’estero. Una situazione che va a gravare sulle imprese già in seria difficoltà a causa della pandemia”. A riguardo, proprio nei giorni sorsi, Coldiretti Lazio ha chiesto alla Regione lo stato di crisi del settore agricolo.




Attività economiche messe a rischio dai rincari energetici: sit in di Fratelli d’Italia a Viterbo e Civita Castellana

VITERBO- Le misure che il “governo dei migliori” ha messo in campo con l’ultimo decreto contro il caro bollette, sono del tutto insufficienti. Nessun intervento per affrontare il problema dell’indipendenza energetica nazionale, né misure immediate per alleggerire l’aumento dei prezzi dell’energia.
I continui rincari stanno mettendo in seria difficoltà le famiglie italiane e tutte le attività produttive del Paese, incluse le numerose realtà presenti nel territorio della Tuscia.
Da tempo il tema è nella nostra agenda, come da reiterate denunce e prese di posizione fin dallo scorso mese di ottobre.

Proprio per ribadire la nostra posizione, ieri ed oggi siamo scesi in campo a Viterbo e a Civita Castellana per dare un segnale concreto.

Tra le aziende che più stanno subendo gli aumenti energetici, senza dubbio ci sono quelle del distretto ceramico di Civita Castellana, da sempre riconosciute motore trainante dell’economia della Tuscia.
A fronte di una ripartenza del settore che si era fatta registrare nel secondo semestre 2021, dopo il complesso periodo legato alla pandemia, ora i produttori, in seguito ai continui rincari, stanno meditando seriamente un eventuale stop per limitare le perdite.

Non possiamo permetterci di aspettare oltre.
E’ per questo che chiediamo al governo, come da ordine del giorno n. 9/3424/308 proposto dal deputato FDI Mauro Rotelli e approvato il 29 Dicembre scorso, immediate azioni di sostegno alle attività produttive del nostro territorio.

Massimo Giampieri portavoce provinciale FdI
Marco Rossi resp. provinciale Dipartimento impresa e mondi produttivi FdI




Interrogazione della consigliera del Pd, Ciambella su aumenti bollette dell’acqua al 45%

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Oggetto: Interrogazione Talete s.p.a. aumenti bollette dell’acqua del 45%. “E non finisce qui…..”diceva il grande Corrado. Lo stesso vale per la Talete s.pa. Domani venerdì 28 maggio 2021 alle 10.30 tornerà a riunirsi la Conferenza dei sindaci della società idrica, all’ordine del giorno, tra le altre cose, è previsto il voto sull’istanza di aggiornamento tariffario per il terzo periodo regolatorio ai sensi dell’art. 5 comma 5.5. della deliberazione ARERA580/2019/R/IDR. In parole semplici: i sindaci saranno chiamati a votare sugli ennesimi nuovi aumenti delle bollette idriche, per la precisione incrementi che arrivano al 45%. Precisamente parliamo dei seguenti rincari che la conferenza dei sindaci dovrà votare:
1. Revisione straordinaria 2018/2019 nella quale si prevedeva a) l’adeguamento delle tariffe del 9% annuo quindi aumento del 18% complessivo retroattivo b) il recupero delle quote FONI (fondo nuovi investimenti) non ancora applicati ma di cui sindaco non si conosce l’entità. L’aumento non è definito, possiamo capire a quanto ammonta?
2. Aumento di circa il 12 % che scaturisce da un calcolo complicato che fonda la sua esistenza sul tasso di morosità che la società ha ben superiore alla media. Ce lo conferma?
3. Azioni mirate per l’adeguamento del deposito cauzionale con il raddoppio degli incassi previsti dalla precedente determinazione. Si passa infatti da una stima di 6,2 milioni di euro a 12,3 milioni di euro. E’ un incremento del 50%. Conferma sindaco?
4. Incremento del 4,6 % a natura transitoria da rialliniare con i conguagli. Abbiamo capito che ci sarà un aumento del 4,6% ci può spiegare sindaco da dove scaturisce?
5. dell’ado zione di una lev a tariffaria che prevede il recupero attraverso conguagli diluiti nel tempo dei ricavi non coperti dalla tariffa. Abbiamo capito che ci sarà un aumento ma non si specifica quanto. Possiamo sapere a quanto ammonta?
6. Ultimo aumento per gli anni 2020 e 2021 rispettivamente del 7% e del 3,25%.
Senza conoscere gli aumenti non definiti su cui speriamo di avere da lei sindaco e dal neo assessore Alessandrini risposte, i sindaci sono chiamati a votare aumenti per un totale che sfiora il 50% per la precisione il 44,85% . che si somma al 19,02% di rincari adottati con l’atto di indirizzo n. 93 del 30/12/2019 escluso il 9% previsto ma non applicato perché vincolato all’accesso al fondo.
Per non scomodare nessuno e far capire bene cosa accadrà con questo nuovo aumento del 45% prendo nuovamente in esame la mia bolletta del 2020 per una abitazione normale con 4 persone che vi vivono passerà da un costo annuo di € 439,38 circa a 580 € circa.
Chiedo a lei sindaco di non votare questa proposta. Aveva detto in consiglio comunale che sarebbe stata ARERA con i poteri sostitutivi ad approvare la tariffa, così non è, siete voi sindaci chiamati a questo ennesimo rincaro per i cittadini, già pesantemente vessati. La condizione della società non è migliorata, avete applicato i vecchi aumenti con la scusa di ricevere il finanziamento ARERA di 40 milioni di euro mai arrivati e che lo stesso nuovo amministratore unico, Ing. Genova, ha dichiarato che difficilmente sarà quella la strada percorribile. State vessando i cittadini senza dare una prospettiva alla società, o meglio avete deciso per la privatizzazione della stessa e quindi intanto vi preparate all’ennesima stangata per “persuadere meglio i nuovi soci che state cercando”? Non si macchi anche di questo “peccato” sindaco. Come è sempre abituato a fare prenda tempo e dia al nuovo assessore modo di vedersi le carte. Viste le sue esperienze pregresse potrebbe veramente aiutare ad un percorso sano e che tuteli la pubblicità dell’acqua. Per una volta si assuma la sua responsabilità. E’ ora di dire basta!”.
Luisa Ciambella consigliere comunale PD

 




Talete, tutto rimandato a gennaio 2021: per ora, niente aumenti

di DIEGO GALLI-

VITERBO- Assemblea ATO rimandata. In Provincia, dove i sindaci si erano inizialmente riuniti, chi dal vivo e chi virtualmente, per parlare della spinosa questione Talete, si è optato per un rinvio “a tempi migliori”.
La motivazione, presentata dal sindaco di Bassano in Teverina Alessandro Romoli, è quella della necessità di avere più tempo per raccogliere dati utili per dipanare meglio l’ordine del giorno: l’aumento delle bollette.
Il Presidente della Provincia Pietro Nocchi, che ha subito appoggiato la proposta di rinviare l’assemblea, non ha però mancato di sottolineare quanto la discussione resterà indubbiamente complessa.
“Ogni volta che noi sindaci prendiamo una decisione lo facciamo per il bene dei nostri cittadini, che ci hanno votato riponendo in noi la loro fiducia”, ha dichiarato Nocchi. Un annuncio che non lascia, apparentemente, presagire nulla di buono. Lo spettro di un nuovo innalzamento dei costi dell’acqua per salvare Talete sembra, in effetti, sempre più vicino. “È una responsabilità importante, quella di essere anche presidente dell’ATO, che a volte porta a delle scelte dolorose per le famiglie”, ha poi rincarato Nocchi.
Come ricordato dai presenti all’assemblea, il problema principale di Talete resta quello di non poter fare investimenti. La società, è stato ribadito, sta gestendo al meglio la situazione, ma il capitale sociale (di soli 400 mila euro) rende quasi impossibile l’accesso a eventuali mutui e prestiti. Il rinvio a metà gennaio, come richiesto da Alessandro Romoli, poi appoggiato da tutti, potrebbe, però, portare buone nuove, come il tanto agognato prestito di Arera.
Tuttavia, come sottolineato da uno dei sindaci connessi virtualmente all’assemblea: “Tanto, tra 14 giorni non si risolverà nulla”. Una considerazione che non ha trovato alcuna risposta, se non qualche sguardo preoccupato dei presenti e “l’appoggio” del comitato “Non ce la beviamo”, che nel frattempo aveva predisposto un pacifico sit-in all’entrata di Palazzo Gentili sotto la pioggia – gratis – che stamattina ha bagnato le vie di Viterbo.
Quantomeno, “per tutto il resto del 2020”, i cittadini della Tuscia che ancora sono legati a Talete non dovranno aspettarsi ulteriori rincari.