La Regione Lazio a tutela delle tartarughe marine a rischio estinzione

ROMA- La Giunta regionale, presieduta da Francesco Rocca, su proposta dell’assessore al Bilancio, alla Programmazione economica, all’Agricoltura, alla Sovranità alimentare, alla Caccia e alla Pesca, ai Parchi e alle Foreste, Giancarlo Righini, ha approvato un protocollo d’intesa tra Regione Lazio e Federbalneari per l’attuazione di un programma congiunto di interventi a tutela delle tartarughe marine (Caretta careta).

La Careta careta, specie a rischio estinzione a causa delle catture accidentali, la degradazione dell’habitat e il disturbo antropico, è l’unica tartaruga marina che nidifica sulle spiagge del Mediterraneo e le sue uova sono deposte prevalentemente tra giugno e agosto.

Il Protocollo fornisce un Codice di condotta finalizzato alla tutela delle tartarughe marine e dei loro nidi, cui gli aderenti a Federbalneari dovranno attenersi. Come primo atto la Regione Lazio fornirà ai gestori degli stabilimenti una bandiera di progetto che dovrà essere esposta all’interno della struttura turistica per il periodo 2023/2028. La bandiera sarà ritirata in caso di inadempienza degli impegni assunti.

Saranno inoltre svolti dei corsi di formazione per gli addetti alla pulizia degli arenili e per i bagnini su temi riguardanti l’attenta cura delle spiagge attrezzate (i nidi delle tartarughe marine si trovano a fil di sabbia, ragione per la quale un comportamento scorretto nelle operazioni di pulizia potrebbe compromettere la schiusa delle uova); sul riconoscimento delle tracce di queste specie acquatiche (si tratta di orme a forma di piccolo cingolato che formano un percorso di andata e ritorno dal mare) e sulle regole da adottare in caso di presenza di nidi o di piccoli.

L’intesa prevede la distribuzione di materiale informativo sull’argomento da distribuire ai bagnanti e lo svolgimento di eventi negli stabilimenti, attraverso i quali diffondere informazioni utili sulla Careta careta.

Infine, un apposito Gruppo di Lavoro misto (un membro della Regione Lazio e uno di Federbalneari) verificherà la validità degli esiti dell’applicazione del Protocollo.

La Giunta regionale ha contestualmente approvato una delibera per la stipula di un Accordo di collaborazione tra la Regione Lazio e le Amministrazioni locali, cui verrà affidata l’esecuzione delle attività contemplate dal Protocollo d’Intesa con Federbalneari.

Le Amministrazioni locali lavoreranno di concerto con TartaLazio, la Rete regionale per il recupero, il soccorso, l’affidamento e gestione delle tartarughe marine per la riabilitazione e la manipolazione e rilascio a scopi scientifici.

«L’Accordo con i Comuni del litorale e il protocollo d’intesa con la Federbalneari nascono dalla volontà dell’amministrazione regionale di promuovere iniziative a difesa non solo della Careta careta, ma dell’intera biodiversità marina. I nostri mari, infatti, sono sempre più minacciati ed è nostro dovere tutelare questo immenso patrimonio facendo squadra. I provvedimenti approvati oggi in Giunta vanno proprio in questa direzione», commenta l’assessore Giancarlo Righini.




Tartarughe marine, WWF: Superati i 100 nidi in Sicilia

ROMA – Le tartarughe marine amano la Sicilia, che ogni anno stupisce con nuovi record. Quest’anno infatti -già ad inizio agosto- si contano ad oggi ben 114 nidificazioni fra Sicilia e le sue isole minori, di questi sono 102 i nidi monitorati dal network dei volontari WWF, coordinati dalla biologa Oleana Prato.

La stagione delle nidificazioni è iniziata in primavera, con i primi 2 nidi italiani deposti proprio in Sicilia, che da quattro anni si conferma essere l’unica regione italiana ad aver registrato nidificazioni TARTARUGHE (2)già nel mese di maggio. Anche le prime due schiuse sono arrivate in anticipo rispetto alle altre regioni italiane: a fine luglio ne è stata monitorata una dal primo nido censito quest’anno nel lido Morghella, a Pachino; mentre l’altra emersione è arrivata da un nido non segnalato, per un totale di 136 piccole tartarughine che hanno raggiunto il mare.

Le province coinvolte quest’anno nel rilevamento delle nidificazioni sono: Siracusa con ben 47 nidi censiti, seguita da Ragusa con 24, Agrigento con 11, Trapani 7, Catania 6 e Messina 3 nidi censiti. I nidi di Caretta caretta sono in aumento anche nelle altre regioni italiane: in Calabria e Puglia, ad esempio, i volontari WWF hanno individuato e messo in sicurezza altri 50 nidi.

TARTARUGHE (3)Questi numeri mostrano ancora una volta l’importanza delle coste siciliane per la specie Caretta caretta e quanto sia fondamentale l’impegno dei volontari nelle attività di monitoraggio, sensibilizzazione e sorveglianza dei nidi. Le coste purtroppo sono sempre più antropizzate e in forte erosione, questo incide sulla probabilità di riuscita delle nidificazioni e delle relative schiuse. Occorrerebbero piani di salvaguardia e ripristino ambientale, oltre ad una migliore regolamentazione delle attività umane in spiaggia, incluse quelle di pulizia meccanica.

COSA FARE PER PROTEGGERE LE TARTARUGHE?

TARTARUGHE (4)Tutti possono fare la nostra parte per tutelare la specie: Istituzioni locali, Guardia costiera, turisti, bagnanti, residenti e gestori degli stabilimenti balneari.

In Sicilia è possibile segnalare la presenza di tracce sulla spiaggia, tartarughe o schiuse da nidi non segnalati alle varie delegazioni delle Capitanerie di Porto o al numero 3249210217 . Si può inoltre partecipare alle attività WWF a difesa dei nidi e per il recupero delle in difficoltà direttamente sul campo o sostenendo la Campagna Generazione Mare a QUESTO LINK .




Embargo al 16 giugno: Giornata mondiale delle tartarughe marine

Giugno per il WWF vuol dire ritorno di GenerAzione Mare, la campagna che unisce cittadini, volontari, imprese, comuni, associazioni, aree protette e pescatori per un unico obiettivo: la tutela del capitale blu del Mediterraneo e di chi lo abita. Fra le specie simbolo di GenerAzione Mare ci sono le tartarughe marine, che nidificano nelle coste italiane evivono nei nostri mari. Il 16 giugno, in occasione della Giornata mondiale delle tartarughe marine (World sea turtle day) il WWF pubblica il nuovo report “Italia, penisola delle tartarughe”, che racconta vita e minacce di questa specie, ma anche tutti i progetti che il WWF porta avanti e i risultati ottenuti per la loro tutela. Nel report anche un Vademecum di comportamento per i turisti che nel corso dell’estate dovessero incontrare una tartaruga in difficoltà o scoprire tracce lungo la spiaggia.

Il Mediterraneo ospita tre specie di tartaruga marina: la tartaruga comune (Caretta caretta), la tartaruga verde (Chelonia mydas) e, sebbene più rara, la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea). Queste nidificano soprattutto sulle coste orientali del bacino, mentre la tartaruga comune Caretta caretta è l’unica che nidifica regolarmente lungo le coste italiane (soprattutto nelle regioni meridionali). Negli ultimi cinque anni (2016-2021) è stato registrato un aumento nel numero dei nidi che, tuttavia, rappresentano solo alcune decine di unità dei circa 8 mila dell’intero Mediterraneo. I mari intorno all’Italia, invece, rivestono una grande importanza per la popolazione di Caretta caretta del bacino: quello Adriatico, per esempio, è importante area di alimentazione per la specie.

LE MINACCE

Il Mediterraneo è zona chiave per le tartarughe e hotspot di biodiversità, ma anche di minacce antropiche. È il mare che si sta scaldando più velocemente ed è “invaso” dai rifiuti: ogni anno, 570 mila tonnellate di plastica finiscono in mare. Questi due fattori, insieme alle attività da pesca intensiva e all’impatto con i natanti, agiscono su tutte le fasi del ciclo vitale delle specie di tartarughe marine, che nella lista Rossa della IUCN, compaiono come a rischio di estinzione (tranne la tartaruga a dorso piatto, Natator depressus, ancora classificata come Carente di Dati).

Nel Mediterraneo oltre 150.000 tartarughe ogni anno vengono catturate accidentalmente da ami da pesca, lenze e reti e oltre 40.000 muoiono. Solo in Italia, ogni anno 25.000 tartarughe marine vengono catturate da reti a strascico.

LE AZIONI DEL WWF

Il WWF Italia si occupa della conservazione delle tartarughe marine da oltre 25 anni, lo fa attraverso un’ampia attività di ricerca, monitoraggio, tutela dei nidi, recupero e riabilitazione di tartarughe grazie a specifici progetti approvati ed autorizzati dal Ministero dell’Ambiente, oggi MITE (Ministero della Transizione Ecologica).

Le attività riguardano Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana e, grazie alla collaborazione con i pescatori più sensibili, altri Enti, anche Campania e Lazio. Le numerose e diverse iniziative di conservazione sono state rese possibili dal Network tartarughe, costituito dalla rete di operatori, centri di recupero e volontari costruita negli anni sul territorio.

Le attività di monitoraggio, in particolare, sono cresciute negli ultimi anni grazie anche al progetto Life Euroturtles e, ogni estate, coinvolgono centinaia di volontari che, affiancati da operatori esperti, hanno non solo collaborato nella ricerca delle tracce lasciate sulle spiagge dalle tartarughe marine, ma anche nella successiva tutela dei nidi. Queste operazioni hanno coinvolto più di 100 volontari che ogni anno percorrono a piedi circa 5.000 km di spiagge.

I risultati raggiunti grazie a questi sforzi di monitoraggio sono stati notevoli. Si pensi che in tutt’Italia, solo nel 2020, gli operatori e volontari del WWF Italia sono intervenuti su 108 nidi da cui sono emersi più di 5.000 piccoli che hanno raggiunto il mare. La maggior parte dei nidi sono stati identificati in Sicilia, ben 81, seguita dalla Calabria con 26 e dalla Basilicata con 1 nido. Il risultato è da considerarsi particolarmente significativo se si pensa che nel 2019 i nidi ritrovati erano stati 46, 26 nel 2018.

Gli operatori del WWF, nel corso degli anni, hanno organizzato anche numerosi eventi di sensibilizzazione, liberazioni di tartarughe e incontri di educazione ambientale che hanno coinvolto centinaia di appassionati e curiosi, creando molteplici opportunità di dialogo sulla conservazione della Caretta caretta.

 

IL RUOLO DEI CENTRI DI RECUPERO

Cruciale per la tutela delle tartarughe marine anche il ruolo dei centri di recupero, che hanno lo scopo di curare e riabilitare gli animali recuperati con ferite di diversa entità. Le tartarughe ricevono le cure veterinarie di cui hanno bisogno e, se possibile, vengono liberate in mare dopo la guarigione. I centri di recupero del WWF si trovano a Policoro, Molfetta, Torre Guaceto e Capo Rizzuto e trattano circa 500 tartarughe l’anno, con una buona percentuale di individui curati e poi rilasciati in mare. I CRTM raccolgono dati anche grazie alla tecnologia: oltre a marcare tutte le tartarughe rilasciate con un tag satellitare sulla pinna, hanno applicato dei tag GSM (Global System for Mobile communication), che permettono di seguire i movimenti della tartaruga nel corso del tempo in modo efficace e di identificare così le loro rotte, i loro habitat chiave, le aree di alimentazione e riproduzione.

Molte sono inoltre le attività organizzate per sensibilizzare il pubblico, non solo sulla biologia e l’ecologia delle tartarughe, ma soprattutto sulle minacce e le iniziative di conservazione. Centinaia di volontari partecipano ogni anno ai campi estivi dedicati al monitoraggio e alla sorveglianza dei nidi di tartaruga in Sicilia, Basilicata, Calabria, Puglia, Toscana e Campania; attività di recupero e studio delle tartarughe si svolgono anche in Alto Adriatico: in Friuli grazie al coordinamento dell’Oasi WWF di Miramare, e in Veneto.

Adottando simbolicamente una tartaruga sul sito WWF si potranno sostenere i Centri di Recupero WWF che ogni anno curano centinaia di individui in difficoltà.

GLI EVENTI IN PROGRAMMA

Per celebrare la Giornata mondiale delle tartarughe marine sono previsti diversi eventi: il 16 giugno verranno liberate al largo del Porto di Bari 2 Caretta caretta ristabilitesi dopo un periodo di cure nel Centro di Recupero WWF di Molfetta (Bari). Le tartarughe saranno scortate dai mezzi navali della Guardia di Finanza Puglia. Domenica 19 giugno un’altra tartaruga marina, curata presso il Centro di Recupero WWF di Policoro (Potenza) tornerà in mare grazie ai volontari del WWF e sempre domenica 19 a Marsala (Trapani) si potranno conoscere tutti i segreti di questi splendidi rettili marini nell’incontro organizzato, dalle 10.00 alle 12.30 presso il South Beach, dal WWF Sicilia.

Agli appuntamenti di domenica 19 giugno si aggiunge anche la giornata Plastic Free in kayak a Maratea, con ritrovo alle ore 9.00 presso Spiaggia Nera.

Roma, 14 giugno 2022

Embargo alle 00.01 del 16 giugno




Nascono le prime 32 tartarughe del nido 1 a Terracina

TERRACINA- Terracina quest’anno ha avuto il dono di ben due nidi di #caretta caretta. Un evento che è veramente storico ed eccezionale dovuto però come sappiamo bene anche agli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici che costringono questi animali a spostarsi sempre più a nord per la deposizione delle uova rispetto agli areali tradizionali. Un animale prezioso purtroppo classificato nella Red List della IUNC tra gli animali ad altissimo rischio di estinzione (Endangered) a causa della cattura accidentale con le reti da pesca, dello sfruttamento degli adulti e delle uova, della distruzione del loro habitat con la cementificazione delle spiagge l’inquinamento acustico chimico e luminoso, del riscaldamento globale che alterando le temperature altera il sesso dei nascituri provocando un grave squilibrio nella popolazione.

E’ la prima volta che Terracina ospita un nido di tartarughe Caretta caretta e questo ha significato un grande lavoro di tutta la rete dei volontari Tartalazio, che va ringraziata per l’enorme impegno profuso nella informazione e formazione dei gestori dei lidi e del loro personale addetto e dei cittadini che sono stati coinvolti a pieno titolo in questa mobilitazione storica per le nostre coste! E’ stato poi davvero emozionante ieri sera assistere alla prima schiusa del nido 1 di Terracina presso lo Stabilimento Onda Marina, con le 32 piccole Caretta caretta che hanno preso il mare in una notte di luna piena e mare calmo, assistite amorevolmente dagli esperti, ricercatori e volontari Tartalazio!

Legambiente Terracina, con il dipartimento Legambiente Terracina Animal Help, ha partecipato attivamente, con un piccolo “esercito” di guardiani #tartawatchers (Alberta Franceschini, Marta Mina’, Regina Scattola, Marcello Di Lello, Anna Giannetti, Patrizia Pagliaroli, Annalaura Rossi, Raffaella Mari), per tutta l’estate, alla formazione e alla vigilanza su tutta la costa di ben 11 km e al monitoraggio h24 dei nidi a Terracina, in pieno coordinamento con Rete regionale del Lazio per il recupero, il soccorso, l’affidamento e la gestione delle tartarughe marine (TartaLazio) coordinata dal Dirigente Luca Marini con il supporto locale del Funzionario del Parco Riviera Ulisse Nicola Marrone e la biologa Federica Nori Persichetti, con il supporto formativo di Guido Gerosa, socio Legambiente e coordinatore scientifico Tartalazio, e della Capitaneria di Porto- Guardia Costiera di Terracina al Comando del TV Emilia Denaro. La squadra è stata attiva sia nelle campagne di informazione e sensibilizzazione sul litorale come quella effettuata sul litorale di Terracina per la diffusione del cartello “Occhio alle Tracce” di Tarta Lazio e sia per il sostegno dei gestori degli stabilimenti balneari, con l’iniziativa nazionale “Lidi amici delle tartarughe marine” che prevede il riconoscimento da parte di Legambiente di un apposito vessillo a quegli stabilimenti che, attraverso la firma di un semplice disciplinare, s’impegnano ad adottare alcune regole “tartafriendly”. Sono stati ben 25 gli stabilimenti (vedere lista sotto) che hanno deciso di entrare nella rete dei Lidi amici delle tartarughe e che sono stati informati e formati. Nel periodo di ovodeposizione (maggio-agosto), la squadra sta presidiando, grazie agli strumenti informatici messi a disposizione da TartaLazio, i tratti di costa eletti dalle tartarughe a luogo privilegiato per la loro nidificazione, con particolare riferimento ai nidi presenti a Terracina (nido 1 – Onda Marina, nido 2 – Sirenella).

Inoltre, con i fondi del progetto nazionale TartaLove è stato anche finanziato da Legambiente, con l’approvazione di Tartalazio, il sistema di videosorveglianza dei nidi, con una webcam a batteria solare ad alta definizione, che permette di visionare h24 il nido, sistema molto utile tutti i volontari formati abilitati al controllo e monitoraggio e tutto questo grazie all’azienda “Click.Net Soluzioni Informatiche di Claudio Ceccarelli” di Terracina. Il sistema di videosorveglianza a conclusione della schiusa del nido n.1 sarà spostato sul nido n.2 per permettere un controllo in remoto anche del secondo nido.

“Siamo felici di aver assistito alla emozionante nascita delle prime 32 piccole Caretta caretta presso il nido 1 di Terracina e siamo particolarmente orgogliosi di aver messo in campo da subito a Terracina il programma Tartawatchers e di aver partecipato con una bella squadra di volontari appassionati e informati a questo enorme sforzo collettivo di informazione, sensibilizzazione, monitoraggio e sorveglianza dei nidi Caretta caretta a Terracina, coordinato da TartaLazio, una vera eccellenza regionale, di cui seguiamo meticolosamente tutte le linee guida e partecipiamo a tutte le sessioni on-line e off-line di formazione e briefing. Inoltre siamo davvero soddisfatti che ben 25 stabilimenti balneari di Terracina (su circa una sessantina) hanno aderito alla iniziativa nazionale “Lidi amici delle tartarughe marine” che prevede il riconoscimento da parte di Legambiente di un apposito vessillo a quegli stabilimenti che, attraverso la firma di un semplice disciplinare, s’impegnano ad adottare alcune regole “tartafriendly” e siamo particolarmente contenti di aver sensibilizzato molti gestori camminando per i circa undici km del nostro litorale e di aver dato il primo ambito riconoscimento e vessillo a Terracina proprio al Lido Onda Marina sulla Spiaggia di Ponente che ospita il primo nido Caretta caretta terracinese e che si è mostrato da subito molto sensibile al tema venendo incontro con pazienza e fiducia a tutte le esigenze e i vincoli del caso. Inoltre, con i fondi del progetto Tarta Love è stato anche finanziato da Legambiente, con l’approvazione di Tartalazio e Regione Lazio, grazie all’impegno della azienda “Click.net soluzioni informatiche” di Claudio Ceccarelli di Terracina, un sofisticato sistema di videosorveglianza dei nidi, con una webcam a batteria solare ad alta definizione, che permette di visionare h24 il nido, sistema che è stato molto utile per tutti i volontari formati e abilitati al controllo e monitoraggio. Inoltre ci stiamo impegnando affinchè anche il nostro Comune aderisca alla rete MedTurtleRescue sottoscrivendone i principi contenuti nella Carta di Intenti e affinchè il nuovo Piano Utilizzazione Arenili (PUA) Comunale https://legambienteterracina.wordpress.com/2021/06/01/piano-utilizzazione-arenili-pua-regionale-approvato-dalla-regione-lazio-ora-tocca-al-comune-di-terracina-definire-e-approvare-entro-180-giorni-un-nuovo-pua-locale-ormai-vecchio-di-quasi-venti-anni/ tenga conto, attuando tutte le misure del caso e seguendo le prescrizioni del PUA regionale appena approvato, del fatto che a Terracina abbiamo avuto ben due nidificazioni di Tartaruga marina!” dichiara Anna Giannetti, Presidente del Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” e Consigliere Nazionale Legambiente.

LIDI AMICI DELLE TARTARUGHE:

ANNA BEACH
BAIA VERDE BEACH
BEACH POINT
CAMPING ITALIA
CORAL BEACH
CHIOSCO DA ARMANDO
DAAMERIGO
DELFINO BLU
IL CAMPANILE
IL GABBIANO
IL GRAPPOLO D’UVA
JOLLY BEACH
KURSAAL
ONDA MARINA




Laghetto di Prato Giardino senza più pesci e tartarughe, dove sono finiti?

di REDAZIONE-

VITERBO- Che fine hanno fatto i pesciolini rossi e le tartarughe del laghetto di Pratogiardino Lucio Battisti? Se lo stanno domandando in tanti, in particolare sulla pagina Facebook di Pratogiardino. Fino a dieci giorni fa i pesci rossi e le tartarughe erano presenti nel laghetto, ora non più. Ma che fini hanno fatto? Sulla pagina Facebook si legge: “Una settimana fa è stato pulito il laghetto, pesci e tartarughe non si sono più, dove sono andate a finire? Sembra una banalità,  ma i bambini li cercano col loro sacchetto di pane per dar loro da mangiare,  però non ci sono più né pesci né tartarughe. A qualche bambino esce pure qualche lacrima…ma era troppo rimetterli nella loro dimora naturale che da 100 anni sono lì.?”. Speriamo che il sindaco Arena sveli il mistero e che magari presto pesci rossi e tartarughe tornino nella loro storica dimora.




Giornata mondiale delle tartarughe

Ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mar Mediterraneo, l’equivalente di 4,7 miliardi di posate di plastica monouso ogni giorno.

LA PLASTICA NEL MEDITERRANEO. L’emergenza plastica affligge tutte le acque del pianeta, ma il Mediterraneo ha una differenza fondamentale: essendo un mare chiuso, le correnti fanno tornare sulle coste l’80% dei rifiuti di plastica. Risultato: per ogni chilometro di litorale, se ne accumulano oltre 5 chilogrammi al giorno (dati del Report “Stop the flood of plastic “.

L’Europa è il secondo produttore mondiale di plastica. Segno che, in molti casi, non viene smaltita in modo corretto o efficace è che ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mar Mediterraneo: l’equivalente di 4,7 miliardi di posate di plastica monouso ogni giorno (ossia 3.600 al secondo). Le attività costiere sono responsabili della metà della plastica che si riversa nel Mar Mediterraneo, mentre il 30% arriva da terra trasportato dai fiumi. La percentuale rimanente dell’inquinamento da plastica deriva da attività marine.

UN PROBLEMA CHE METTE A RISCHIO I NOSTRI OCEANI. Dalla Fossa delle Marianne, all’Everest, ai ghiacciai dei poli, frammenti più o meno grandi di plastica sono stati trovati praticamente ovunque, anche nel plancton, nei crostacei, nei molluschi, nei pesci, nei mammiferi marini. Plastiche e microplastiche rappresentano dal 70% al 90% dei rifiuti in mare in funzione della regione oceanica. Secondo le stime più recenti oggi negli oceani del Pianeta sono presenti oltre 150 milioni di tonnellate di plastica: ogni anno ne riversiamo oltre 8 milioni di tonnellate. Secondo l’UNEP, il 15% dei rifiuti in mare galleggia in superficie, un altro 15% rimane nella colonna d’acqua sottostante e il restante 70% si deposita sui fondali.

Senza un rapido ed efficace cambio di paradigma entro 2050 ci sarà, in peso, più plastica che pesce. Nel 2018, l’UNEP (Programma Ambiente delle Nazioni Unite) ha inserito il problema della plastica negli oceani tra le 6 emergenze ambientali più gravi (insieme ad altre come i cambiamenti climatici, l’acidificazione degli oceani e la perdita di biodiversità).

IL DRAMMA DELLE TARTARUGHE MARINE. Le tartarughe marine sono certamente tra le specie maggiormente soggette a intrappolamento e ingestione di plastica. Nel Mediterraneo possiamo ritrovare 3 delle 7 specie di tartarughe marine presenti nel mondo, la tartaruga verde Chelonia mydas, la tartaruga liuto Dermochelys coriacea e la tartaruga comune Caretta caretta, quest’ultima è la più comune e l’unica che nidifica lungo le nostre coste. I principali pericoli per la sopravvivenza delle specie di tartarughe marine presenti nel mar Mediterraneo risultano essere legati all’attività antropica: pesca, turismo intensivo, contaminazione e intrappolamento nei rifiuti. L’esistenza di questi animali fatta eccezione per la nascita e la deposizione delle uova, si svolge completamente in mare aperto: una tartaruga marina passa il 96% del proprio tempo sott’acqua e in acqua si nutre. Considerando che ogni minuto l’equivalente di un camion pieno di rifiuti in plastica finisce nei mari del Pianeta, possiamo dire con certezza che la trappola della plastica è molto insidiosa per le tartarughe. Uno studio ha rilevato che l’80% delle tartarughe Caretta caretta del Mediterraneo ha ingerito rifiuti di plastica (2).

La storia di Ramona, la tartaruga marina vittima della plastica recuperata dai volontari WWF a Maratea e ora in cura al Centro recupero WWF di Policoro.

Fino ad oggi si pensava che l’attrazione delle tartarughe per la plastica, in particolare per i sacchetti, fosse dovuta alla loro somiglianza alle meduse, preda preferita di molte specie. Tuttavia, sono state trovate tartarughe intrappolate o che avevano ingerito altri oggetti che non assomigliano affatto a meduse… il che sottendeva altre ragioni. Una ricerca recentissima pubblicata su Current Biology (3) propone una teoria diversa: a ingannare le tartarughe sarebbe l’odore della plastica. Questo perché i rifiuti plastici alla deriva nell’oceano possono essere ricoperti da un microfilm di batteri, alghe e piccoli invertebrati, che producono un odore apparentemente gradito dalle tartarughe. Questo potrebbe attirarle in una trappola olfattiva, con conseguenze a volte fatali. Per quelle tartarughe che non si lasciano ingannare, il problema è un altro ancora: anche le meduse ingeriscono plastica. Nella Pelagia noctiluca (4), la medusa più abbondante nel mar Mediterraneo, è stata trovata plastica. Le meduse costituiscono un target “inaspettato” della plastica in mare e la loro contaminazione, con frammenti della grandezza superiore a un centimetro, pone ulteriori preoccupazioni per la dieta delle tartarughe.

L’ingestione di plastica è associata sia a danni fisici, come blocco intestinale, riduzione delle riserve energetiche e della fame, sia alla potenziale tossicità dovuta a sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche presenti nella plastica stessa (ftalati e ritardanti di fiamma) o adsorbite sulla superficie stessa della plastica.

E se non bastasse quella in mare, la presenza di plastica sulle spiagge può compromettere le nidificazioni: la sabbia in cui la tartaruga depone le uova, in presenza di frammenti di questo tipo non mantiene la stessa umidità e modifica la temperatura, con ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa.

LA PLASTICA E L’EMERGENZA COVID. L’emergenza sanitaria legata al COVID-19 mette tutti davanti ad una nuova assunzione di responsabilità: è fondamentale evitare di disperdere in natura mascherine, guanti monouso o altri dispositivi dopo che li abbiamo usati. I dispositivi di protezione individuale e altri strumenti sanitari (come mascherine, guanti, salviettine e monodose di disinfettante), infatti, sono prodotti o confezionati con la plastica. Secondo le stime del Politecnico di Torino, l’ltalia avrà bisogno di 1 miliardo di mascherine e mezzo miliardo di guanti al mese e, secondo una stima del WWF, se solo l’1% delle mascherine venisse smaltito in modo errato e disperso in natura, ciò comporterebbe l’inquinamento ambientale di ben 10 milioni di mascherine e conseguenti 40 tonnellate di plastica al mese.

Sempre per motivi igienico-sanitari è aumentato il consumo di plastica per gli imballaggi degli alimenti nella grande distribuzione e nei supermercati. Sono numerose le organizzazioni ambientaliste che sul web proprio in questi giorni stanno denunciando da Hong Kong alla Francia, da Israele all’India, passando per la Tailandia (solo nel mese di aprile i rifiuti di plastica a Bangkok sono aumentati del 62% (5) ), l’aumento di rifiuti di plastica generati dal Covid-19 che hanno già raggiunto il mare. Secondo l’organizzazione non profit Francese Mer Propre che si dedica alla pulizia delle spiagge nel paese, il numero di mascherine raccolte lungo la costa è in continua crescita: la sola Francia ne ha ordinate 2 miliardi e una quantità rilevante di queste rischia di finire sul fondo del mare se non si interviene subito per sensibilizzare i cittadini (6). Poiché questi oggetti possono sopravvivere in mare più 450 anni, se non la spazzatura da Covid (così è stata recentemente ribattezzata) rimarrà in eredità al pianeta per molte generazioni.

COME AFFRONTARE IL PROBLEMA. Per risolvere un problema complesso, occorrono soluzioni complesse che coinvolgano tutti gli attori: la ricerca, la partecipazione dell’industria (soprattutto quella turistica), la consapevolezza e coinvolgimento dei cittadini e una forte volontà politica a livello nazionale e sovranazionale. Il WWF, con la campagna “No Plastic in Nature” lavora per realizzare un’economia circolare per la plastica basata sulla riduzione dei consumi, sul riutilizzo, sulla ricerca di prodotti alternativi a minor impatto, sul miglioramento della gestione dei rifiuti, sull’incremento del riciclo e sull’ampliamento del mercato delle materie seconde.

A livello globale, il WWF sta spingendo per un trattato globale legalmente vincolante per tutti i paesi del mondo per contrastare l’inquinamento marino da plastica. Stiamo anche promuovendo e sostenendo l’adozione di misure più severe contro l’inquinamento da plastica nel Mediterraneo attraverso la Convenzione di Barcellona, le politiche nazionali e dell’UE – come il divieto di alcuni oggetti monouso e obiettivi vincolanti per migliorare la raccolta dei rifiuti. La società deve ripensare radicalmente il proprio rapporto con la plastica, riducendo l’uso di plastica monouso non necessaria.

Continuano anche le numerose attività del WWF sul territorio per contrastare l’inquinamento da plastica, che vede in azione moltissimi volontari, impegnati nelle attività di pulizia e di monitoraggio delle spiagge, a tutela delle specie come le tartarughe marine. Clicca QUI per approfondire sulla pagina web>>

Questo è il primo di una serie di approfondimenti sulla plastica che il WWF rilascerà nel corso della stagione estiva

Per aiutare il WWF a proteggere le tartarughe marine dall’emergenza plastica, ognuno di noi può adottare simbolicamente una tartaruga marina: in questo modo potrà e sostenere i progetti del WWF per salvare gli individui in difficoltà e curarli nei nostri centri di recupero.