di MARIELLA ZADRO-
VITERBO- “La stagione del Tetro dell’Unione è l’espressione culturale più alta su cui l’assessorato lavora a 360 gradi dall’inizio alla fine. Il teatro è la fucina di una società migliore. La domanda che deve farsi lo spettatore è: “Cosa vado a vedere?”
Con queste parole è iniziata la conferenza stampa questa mattina nel foyer del teatro, per la presentazione del programma, stagione 2024-2025, alla presenza della sindaca Chiara Frontini, l’assessore alla Cultura, Alfonso Antoniozzi e la direttrice artistica Atcl, Isabella Di Cola.
“La nostra proposta, ha detto l’assessore, è una proposta puramente culturale, che non tiene conto delle leggi di mercato. Infatti, una delle funzioni del teatro è quella di narrare la realtà, anche se non può piacere”.
Nei saluti istituzionali della sindaca Frontini, si evince pienamente questo concetto, che vuol essere spunto di lavoro e di investimenti importanti sulla cultura, che l’amministrazione propone.
Inoltre ha sottolineato, l’iniziativa più importante, il protocollo d’intesa con l’Università Unitus, per fare in modo che gli studenti universitari si possano inserire maggiormente nel tessuto sociale e culturale della città.
Infatti, una delle novità sarà proprio un prezzario speciale per i ragazzi e le ragazze dell’Unitus; gli artisti che andranno in scena, si recheranno all’università per un breve orientamento agli studenti prima degli spettacoli.
La stagione teatrale nasce dalla collaborazione tra il Comune di Viterbo e ATCL (Circuito Multidisciplinare del Lazio sostenuto da MIC) Ministero della Cultura e Regione Lazio.
La direttrice artistica dell’Atcl Di Cola, ha illustrato le nove proposte che inizieranno il 3 novembre 2024 per concludersi il 14 aprile 2025. Proposte che spaziano dal teatro classico a quello contemporaneo: Si comincia il 3 novembre alle 18 con “Il grande vuoto”, di Fabiana Iacozzilli, con Mona Abokhatwa, Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti e Giusi Merli. Prima nazionale al “Romaeuropa Festival 2023”, lo spettacolo indaga l’ultimo pezzo di strada che una famiglia percorre prima di svanire nel vuoto, affidando alla tragedia forse più cupa del teatro shakespeariano, “Re Lear”, il compito di trasformare il dolore attraverso il gioco teatrale. Questo
dissolversi, è amplificato dal progressivo annientamento delle funzioni cerebrali della madre, una ex attrice, colpita da una malattia neurodegenerativa alla quale rimane progressivamente solo il ricordo del suo cavallo di battaglia, un monologo tratto, appunto, da Re Lear.
Il 21 novembre, alle ore 21,00 andrà in scena “La locandiera”, testo tra i più fortunati e rappresentati di Carlo Goldoni. La locandiera, dal punto di vista del regista Antonio Latella, verte intorno al tema dell’eredità, che è il punto cardine di tutto: “credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia.” Sul palco, insieme alla “locandiera” Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo
Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli e Marta Pizzigallo.
Un alto cumulo di macerie contorte, legno e metallo: è un’immagine potente a segnare l’ingresso in scena, il 6 dicembre alle ore 21,00, del vecchio e tormentato “Re Lear” che, scendendo dal trono, rinuncia al suo regno per intraprendere un doloroso viaggio alla scoperta di sé. Un re – quello di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia – che, nella sensibile interpretazione di De Capitani, è prima ancora uno sconfitto che un folle. Sono protagonisti accanto a lui Elena Russo Arman, Elena Ghiaurov e Viola Marietti nei ruoli delle figlie, Mauro Berardi, Mauro Lamantia, Giuseppe Lanino, Giancarlo Previati, Alessandro Quattro, Nicola Stravalaci, Umberto Terruso, Simone Tudda.
Il 21 dicembre l’ultimo spettacolo prima della pausa natalizia. Alle ore 21,00 “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov, per la regia di Leonardo Lidi, con Francesca Mazza, Giuliana Vigogna, Ilaria Falini, Orietta Notari, Mario Pirrello, Christian La Rosa, Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Massimiliano Speziani, Angela Malfitano, Tino Rossi e Alfonso De Vreese. Dopo “Il gabbiano” e “Zio Vanja”, Leonardo Lidi giunge all’ultima tappa del suo Progetto Čechov, portando in scena il più celebre lavoro del grande autore russo: affresco di una società di fronte a un cambiamento epocale, racconto dell’estremo saluto al tempo dell’infanzia, evocazione di “un luogo che vive solo nel ricordo”.
Saremo già nel 2025 quando, il 21 gennaio alle ore 21,00, salirà sul palco del Teatro dell’Unione Drusilla Foer con “Venere Nemica”. Scritto insieme a Giancarlo Marinelli, per la regia di Dimitri Milopulos, è ispirato alla favola di Apuleio “Amore e Psiche”, con una “Venere Nemica” che rilegge il Mito in modo divertente e commovente a un tempo, in bilico tra tragedia e commedia, declinando i grandi temi del Classico nella contemporaneità: la competizione suocera/nuora, la bellezza che
sfiorisce, la possessività materna nei confronti dei figli, il conflitto secolare fra uomini e Dei.
Un viaggio, doloroso e con tanti buchi neri, ma costellato al contempo di leggerezza e densità. Così promette di essere “La gioia”, spettacolo dell’autore, attore e regista Pippo Delbono, in scena il 20 febbraio alle ore 21,00. Sul palco, iniseme a Delbono, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella. Uno spettacolo sul sentimento più bello e misterioso, frutto di una circostanza unica e di un viaggio attraverso i sentimenti più estremi come l’angoscia, il dolore, la felicità, l’entusiasmo. Un vortice di suoni, immagini, movimenti, balli si fondono con la magia del circo, i colori dei clown e la malinconia del tango, in una girandola caleidoscopica di maschere, storie personali, stati d’animo, lungo il viaggio sempre unico di un racconto semplice ed essenziale. Un cammino verso la gioia che prosegue con il suo straordinario gruppo di attori/performer, ancor più dopo il vuoto lasciato dalla scomparsa di Bobò, fedele compagno di scena che ontinuerà ad essere una presenza-assenza dentro e fuori la scena in questo nuovo viaggio verso la gioia.
Il giorno successivo 21 febbraio, sempre alle ore 21,00, la replica dello spettacolo per i “non abbonati”.
A più di cinquant’anni di distanza, “Il rumore del silenzio” di Renato Sarti, in programma il 2 marzo alle ore 18,00, riporta in vita la tragedia di Piazza Fontana mettendo in luce la memoria, spesso dimenticata, delle vittime e dei loro cari, senza rinunciare a pochi ma essenziali cenni riguardanti i fatti politici e processuali. Laura Curino dà voce alla testimonianza di Licia Rognini, moglie di Giuseppe Pinelli, figura emblematica della tradizione anarchica libertaria. Partendo da oggetti simbolici come una cintura, un pacchetto di sigarette e una macchina da scrivere, in questa rappresentazione il quotidiano diventa Storia, nella convinzione che il teatro debba sempre interessare i legami affettivi e i sentimenti umani più profondi.
Il 21 marzo alle ore 21,00, “Boston marriage” di David Mamet. Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale e borghese, ma in Boston Marriage le forme sono solo apparenti e non corrispondono alla sostanza: le conversazioni dal vocabolario ricercato si macchiano presto di volgarità ed esplodono in scontri feroci, che rivelano un passato di coppia tutt’altro che risolto. Voce tra le più rappresentative della scena americana, Premio Pulitzer 1984 e più volte nominato agli Oscar per le sue sceneggiature cinematografiche, David Mamet ci consegna un piccolo capolavoro teatrale, diretto da Giorgio Sangati, con Maria Paiato, Mariangela Granelli, Ludovica D’Auria.
Il 10 aprile alle ore 21,00 “calerà il sipario” sulla stagione teatrale con Arturo Cirillo che porta in scena “Ferdinando”, capolavoro della drammaturgia di Annibale Ruccello. Con Cirillo, sul palco, Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo e Riccardo Ciccarelli. Agosto 1870: il Regno delle Due Sicilie è caduto e la baronessa borbonica Donna Clotilde nella sua villa vesuviana si è “ammalata” di disprezzo per il re sabaudo e per l’Italia piccolo-borghese nata dalla recente unificazione. A fare da infermiera all’ipocondriaca nobildonna è Gesualda, cugina povera e inacidita dal nubilato, ma segreta amante di Don Catellino, prete di famiglia corrotto e vizioso. I giorni passano tutti uguali, tra pasticche, decotti, rancori e bugie. A sconvolgere lo stagnante equilibrio domestico è l’arrivo di un sedicenne dalla bellezza efebica che, rimasto orfano, viene mandato a vivere da Donna Clotilde, di cui risulta essere un lontano nipote. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, riaccendendo passioni sopite e smascherando vecchi delitti.
La campagna abbonamenti inizierà i primi del mese di agosto con molte offerte , per informazioni consultare www.teatrounioneviterbo.it e teatrounioneviterbo@gmail.com tel. 388.95.06.826.
ATCL Fabio Carosi – comunicazione@actallazio.it tel 348.716.72.86.