La lavanda dei piedi, un simbolo dell’amore di Dio (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO- ll Giovedì Santo, oggi 17 aprile 2025, precede la Domenica di Pasqua e segna l’inizio del Triduo Pasquale. “Fratelli e sorelli carissimi, ha introdotto il vescovo Orazio Francesco Piazza, iniziamo la solenne liturgia del Triduo Pasquale con la celebrazione della Cena del Signore. Le parole ed i gesti sacramentali di questo giorno, ci fanno rivivere l’ultima Cena; Mistero dell’umiltà di Cristo e del suo amore per noi nella lavanda dei piedi”.
Il rito della lavanda dei piedi, nel tardo pomeriggio presso la Cattedrale di San Lorenzo, ha visto la partecipazione del personale sanitario nelle sue varie componenti, dodici laici tra medici, infermieri, radiologi, fisioterapisti ed oss.
Un’azione che ha visto il vescovo compiere il “mandato” richiesto da Cristo per essere al servizio dei fratelli.
Si sono alternati alle letture i dott. Stefano De Spirito, Leonardo Bocchino, la fisioterapista Giuseppina Menghini componente di RiMarmonica Adorazione ospedale S. Rosa e don Dante Daylusan Villanueva cappellano della struttura sanitaria.
Presenti alla cerimonia, il comandante infermieri presidiaria di Viterbo, direttore Ten.Col.Salvatore Francesco Scandale e il capitano Alessandro Apicella, le dame ed i cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il maggiore dei Carabinieri Felice Bucalo , la presidente Croce Rossa Italiana Cristina Bugiotti e il presidente dell’Ordine dei Medici dott. Antonio Maria Lanzetti.
“Tutte le celebrazioni che stiamo vivendo, ha sottolineato il vescovo nell’omelia, in particolar modo questa sera, la comunità si costituisce come Chiesa. È bene percepirne l’emozione profonda della stessa nostra vita. Questa sera vorrei esplicitare alcune caratteristiche di questa emozione. Il vostro lavoro è un impegno da prendere non come sovraccarico, ma come fondamento della vita stessa; il bene che abbiamo ricevuto, lo dobbiamo ridonare. Sia benedetto il vostro cammino, con la qualità del vostro cuore, come atto di generosità “.
Al termine della celebrazione, il vescovo indossando il velo omerale, ha preso la pisside, e ricoperta con il velo, in processione ha accompagnato il Santissimo Sacramento nella cappella ornata per la reposizione.




Don Gianni Carparelli: “Non basta dire cosa si dovrebbe fare. Facciamolo se possiamo”

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Ho letto, anzi divorato, l’intervista di Camilli con il Vescovo Piazza, del 9 febbraio scorso. Hanno affrontato tutto, anche se manca una “cosa”, della quale ho poi parlato con la piccola comunità di Castel d’Asso e proponendo una idea-proposta. Lo dirò in chiusura di questa mia riflessione. Non manca perché non c’è, ma perché a chi legge di corsa potrebbe sfuggire. Il Vescovo stimolato dalle domande del giornalista, ovviamente ben preparate, non vuole solo dare degli elementi per riflettere, ma credo voglia anche scuotere le nostre coscienze. Perché siamo addormentati e non solo a Viterbo. Addormentati i credenti e le loro guide dette spirituali, non raramente preoccupati più del fare che dell’essere, addormentati i nostri amministratori che spesso discutono sul nulla, addormentate tante organizzazioni e organismi esecutivi che si autoelogiano con depliant programmatici… basterebbe partecipare a tanti dei nostri incontri per respirare aria non troppo viva e compresi i miei. Si parla, meglio anzi dire che si chiacchiera e alla fine si parla di cambiare tutto per non cambiare nulla. I temi affrontati nella intervista? Ve li ricordo mettendoci anche del mio: come vivere la presenza di Santa Rosa e non solo perché c’è la macchina; come educare alla sensibilità spirituale i facchini e organizzatori della festa e non solo con una preghiera; il problema dei detenuti e il dopo carcere; lo sfruttamento del lavoro e il caporalato strisciante anche nelle nostre campagne; la dichiarazione formale della santità di Rosa invocata come tale comunque; come portare le devozioni a vivere, per le nostre strade, il Vangelo; il senso di responsabilità personale e sociale che a volte sembra un po’ carente e annacquato; come portare i giovani delle scuole a vivere il volontariato coinvolgendosi personalmente; come educare le persone a una sensibilità per una politica a servizio e non all’essere serviti; il rispetto e l’accoglienza alla comunità LGBT+ che ha avuto l’onore di essere presentata per prima e credo perché attira di più l’attenzione di molti abituati da tempo a considerare questo settore della comunità come una realtà da nascondere e della quale la Chiesa aveva timore di parlare. Non manca una attenzione rispettosa a persone malate come lo SLA e altre condizioni difficile retaggio della età… Nella intervista non hanno sottaciuto nulla e questo non mi ha meravigliato affatto, tutt’altro. Le porte si stanno aprendo, le porte della vita e della realtà. Questo “aprire” e “spalancare” a me piace immensamente. E’ come una colomba di sole e meraviglia che si apre sul grigio di una realtà nella quale non vogliamo affogare. Su questo ho parlato in Chiesa oggi e illustrando un dipinto di Magritte: “La grande famiglia”, del 1963 e gioiello del surrealismo. L’intervista termina con una domanda sui pannelli nel muro dell’ospedale vecchio e le polemiche sulla sua opportunità o no. Giustamente il Vescovo non entra nella polemica, ma il desiderio di vedere Viterbo più bella è di tutti noi che passeggiando soprattutto per il centro storico siamo obbligati a vedere il degrado culturale che oscura la bellezza della storia.

Tornando a Santa Rosa portare a casa la Santa è portarla in una casa non trascurata o semi-abbandonata. L’andare della macchina dovrebbe essere metafora di una giovane donna che aprendo il suo grembiule per aiutare i poveri si accorge di avere in grembo delle rose profumate. E qui faccio un volo: quelle rose dovremmo essere noi che diventano pane per chi ha fame e sete di giustizia. Spesso questo desiderio non esce dal desiderare e resta congelato in una speranza che aspetta senza darsi da fare per dare corpo e vita al desiderio e alla speranza.

La bellezza di Viterbo, sottolinea il Vescovo, non è solo nei progetti culturali, ma anche nella consapevolezza e la coscienza di ogni cittadino. C’è un cammino di “insiemità” che deve trovare spazio in una “sinodia” ancora da inventare. Potrebbe un “Sinodo diocesano” aiutare a svegliare le coscienze? Non lo so, ma che non termini con un volume-documento per il CEDIDO. E qui termino mettendo in luce quello che manca nella intervista o che, meglio, può sfuggire al lettore frettoloso. Cosa possiamo fare noi per dare una mano ai cammini suggeriti dal vescovo nella intervista e in altre occasioni che ben conosciamo?

Ai miei amici e amiche della Ass.ne Beato Domenico Barberi ho fatto una proposta alla quale si stanno unendo altri. Incontriamoci. Rileggiamo insieme l’intervista. Evidenziamo gli ambiti dove possiamo essere presenti. Come nostro impegno, insieme al Gavac, già stiamo assicurando a ex detenuti un alloggio e sostegno, non solo auguri e preghiere. Vorrei allargare il concetto di “Ecumenismo” che non è solo abbracciare gli anglicani o i protestanti o altri. E’ abbracciare tutti e tutto. Che in ogni parrocchia o almeno forania, ci sia un incontro formativo mensile e ben pianificato per diventare parte della soluzione. Prima di aprire porte di bronzo già aperte, apriamo il nostro sguardo e la nostra attenzione.

Il Vescovo sta mettendo in moto, con coraggio e competenza, la macchina della presenza… ma senza carburante non ci si muove. E’ ora di svegliarci e diventare il carburante per il cammino. Aiutiamo il Vescovo, la Chiesa, le istituzioni. Non basta dire cosa si dovrebbe fare. Facciamolo se possiamo, insieme… e allora il grido “… semo tutti d’un sentimento?” avrà un senso e non solo un applauso annuale.




Il motto di questo Natale del Vescovo Piazza: “Facciamoci compagnia” (VIDEO)

di WANDA CHERUBINI-

VITERBO- Incontro con la stampa questa mattina presso la curia con il Vescovo Orazio Francesco Piazza ed il direttore dell’ufficio comunicazione della diocesi don Emanuele Germani per gli auguri di Natale e per fare il punto della situazione su tanti temi. Il Vescovo ha risposto alle varie domande poste dai giornalisti, affrontando argomenti importanti. Partendo dal trasporto straordinario della Macchina di Santa Rosa per il Giubileo, Mons. Piazza, dopo aver rimarcato che il trasporto non è gestito dal Vescovo, ma dal Comune e dai facchini di Santa Rosa, ha detto: “Se decideranno di farlo mi auguro che condivideranno con me questa decisione. In genere il trasporto speciale della Macchina è avvenuto sempre o unicamente con la presenza del Santo Padre ed in un anno intenso come questo del Giubileo non mi sentirei proprio di fare una richiesta del genere al Papa. Noi daremo rilevanza al trasporto della Macchina con il trasporto il 2 settembre del corpo di Santa Rosa, fatte salve tutte le ricognizioni e le autorizzazioni“.

Su come Viterbo si appresta ad accogliere il Giubileo, il Vescovo Piazza ha evidenziato come ci sia un impegno con un gemellaggio delle diocesi e come con i giovani si provvederà ad una forma di accoglienza ed accompagnamento. “Ho trovato disponibilità nelle foranie – ha affermato Mons. Piazza – Vivrò un Giubileo itinerante su tutte  e 5 le zone territoriali”. Il Vescovo ha, quindi, ricordato l’appuntamento del 15 febbraio per il Giubileo della diocesi con un momento in cattedrale di preparazione e come ci sarà molta attenzione all’accoglienza spirituale, tenendo a mente tre direttrici fondamentali: la persona e la sua realizzazione, la realtà economica e la dimensione del creato. Ha poi ricordato la data del 30 aprile, la giornata del lavoro, con il coinvolgimento quest’anno di tutte le realtà sindacali e datoriali.

Per quanto riguarda un bilancio dei suoi primi due anni di Vescovato a Viterbo, Mons. Piazza ha evidenziato come la diocesi conti 35 comuni del territorio e come in ogni comune sia stato almeno 2/3 volte. “La mia attenzione al territorio non è solo ecclesiale- ha dichiarato- Questo è un territorio amabilissimo, mi sono sentito accolto e coinvolto. Il nostro territorio è fatto anche di piccoli comuni che rischiano il totale spopolamento. Si tratta di borghi meravigliosi che hanno un senso di identità che mi commuove. Non vedo nell’identità di un territorio un limite, lo diventa quando si chiude alla relazione. L’obiettivo è abbattere queste mura, che non significa perdere l’identità, ma creare un servizio per costruire strutture per far vivere questi territori”. Il Vescovo ha rimarcato, quindi, come siano importanti i campanili, ma come rischiano l’impoverimento se non sono collegati tra loro. “Le strutture vanno adeguate alle situazioni per un fine preciso- ha ribadito- Dobbiamo creare servizi, ma le comunità non si parlano tra di loro. A livello ecclesiale la mutualità la sto chiedendo alle parrocchie più abbienti a favore di quelle che non riescono neanche a pagare le bollette della luce”.

Il Vescovo Piazza ha, quindi, risposto alla domanda sulla ricerca della tomba di Alessandro IV e di come con l’università della Tuscia si stia avviando un discorso molto serio. “Questa tomba di Alessandro IV sta diventando un romanzo – ha riferito il Vescovo- Attorno alle absidi ed alle cattedrali c’erano degli ipogei, delle tombe, però c’è un grande dubbio: è presso la zona absidale o da tutt’altra parte?”- Mons. Piazza ha poi annunciato: “Nell’anno Giubilare si aprirà la cappella di Giovanni XXI. Mi auguro che le persone anche quando faccio scelte che stridono con uno stile radicato, abbiamo nel cuore la certezza che è sempre per il bene loro che le faccio e la scelta pastorale di valorizzare le feste popolari la dice lunga”.

Altro tema trattato il Conclave. Al riguardo il Vescovo ha annunciato che è in fase di arrivo una pubblicazione sul Conclave. “Viterbo è legata strettamente al Conclave e come si sta valorizzando  il Colle del Duomo bisogna valorizzare il Conclave- ha affermato – Ovviamente è importante un dialogo civile e religioso”.

Altro argomento affrontato il sociale: “C’è molto da fare e per quanto ci impegniamo non riusciamo a risolvere tutto. Dobbiamo allargare l’azione solidale – ha rimarcato il Vescovo-  ed è fondamentale la collaborazione tra le varie istituzioni, associazioni, realtà ecclesiale. Sento una grandissima esigenza di impegnarmi verso i più giovani affinchè possano riscoprire la solidarietà. Nel rapporto scuola/ lavoro vorrei che i giovani dedicassero delle ore alla solidarietà, ore che entrino nel curriculum della loro vita. A Villa Rosa e al Giovanni XXIII sono state fatte delle esperienze con i giovani che sono rimasti sorpresi”. Il Vescovo ha, quindi, evidenziato come la mappa del disagio sia purtroppo molto vasta e come il servizio da parte delle parrocchie sia straordinario, ma come sia fondamentale la collaborazione tra le associazioni, perché la non collaborazione è un difetto. “Facciamo crescere la sensibilità soprattutto nei giovani – ha ribadito il Vescovo Piazza – In tutte queste associazioni manca un ricambio ed è questo il mio grido d’aiuto rivolto alla scuola”. Il Vescovo, in chiusura, commentando il moto di questo Natale: “Facciamoci compagnia” ha rimarcato il valore della condivisione e come da gennaio sarà attivo un coordinamento delle confraternite di tutto il territorio. “Le difficoltà – ha spiegato il Vescovo- possono essere affrontare in due modi: o come senso di sfiducia o come provocazione per capire chi siamo perché nelle difficoltà si capisce la persona. La vera sfida è quella di coinvolgere i giovani, ci sono tantissimi giovani di qualità in giro, che hanno idee, senso del futuro. Puntare sui giovani significa liberare la loro energia. Il vero problema è il rapporto genitori-figli: vedo spesso genitori impauriti. Bisogna sciogliere questa paura”. Infine, il  Vescovo ha ricordato la prossima festa della stampa a gennaio con l’invito di creare gruppi di lavoro tra i giornalisti su tre temi fondanti: persone e relazioni, economia e lavoro e natura e ambiente. L’incontro si è chiuso con l’augurio del vescovo per il nuovo anno: “Che sia l’anno nuovo nella misura in cui siete pronti a viverlo”.

 




Nomine del Vescovo: don Massimiliano Balsi nuovo parroco di Santa Maria del Paradiso e Santa Maria dell’Edera a Viterbo

VITERBO- La Cancelleria Vescovile comunica che, con decorrenza dal 1 dicembre 2024, il Vescovo di Viterbo S.E. Mons. Orazio Francesco Piazza, ha nominato DON MASSIMILIANO BALSI Parroco e Legale rappresentante
delle Parrocchie “S. Maria del Paradiso” e “S. Maria dell’Edera” in VITERBO, resesi vacanti a seguito delle dimissioni per raggiunti limiti di età presentate dal rev.do don Luigi Egidio BONGIORNI.
Contestualmente ha nominato anche don DANIELE SILVESTRI Vicario parrocchiale delle medesime parrocchie.
Don Emanuele Germani
Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali




Per la prima volta, a Viterbo, una Messa per i lavoratori e con i lavoratori celebrata al Poggino dal vescovo Orazio Francesco Piazza (VIDEO)

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO – Un evento senza precedenti a Viterbo ieri, 30 aprile, vigilia del 1 maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore e della Giornata Internazionale del Lavoro.
Per la prima volta, il vescovo di Viterbo mons.Orazio Francesco Piazza ha celebrato una Santa Messa fra e per i lavoratori al Poggino, il quartiere industriale di Viterbo, nato nel 1980, luogo simbolico dell’impegno lavorativo e dello sviluppo delle aziende.

La celebrazione, resa possibile anche grazie alla parrocchia dei Santi Valentino e Ilario e con l’assistenza spirituale di don Emanuele Germani, si è tenuta alle ore 18, 30. L’evento è stato promosso in collaborazione con l’ufficio di pastorale sociale e del lavoro della Diocesi e patrocinato dal Comune di Viterbo ed è stato altamente significativo perchè è riuscito a coinvolgere istituzioni, autorità civili e militari, aziende, imprese, sindacati e lavoratori del territorio. Oltre alle autorità civili e militari, erano presenti infatti associazioni di categoria e sigle sindacali del territorio viterbese.
Il primo a prendere la parola, prima dell’inizio della celebrazione religiosa, è stato Antonio Di Pietro, un uomo schivo e autentico, che ha usato parole misurate ma appassionate nei confronti dei lavoratori del Poggino, auspicando una sempre maggiore attenzione dell’amministratozione comunale per il territorio, dove qualcosa è stato fatto, molto è in cantiere e si spera si faccia, ma tanto è ancora da fare. “Per anni – ha detto Di Pietro – siamo stati trascurati, abbandonati al nostro destino. Sindaci e assessori in passato conoscevano solo superficialmente questa zona industriale, nata nel 1980. Il primo capannone è stato realizzato dal sottoscritto nel 1983”. Di Pietro si è a lungo soffermato sull’importanza della visita e della celebrazione eucaristica del Vescovo della Diocesi di Viterbo al Poggino, per la prima volta nella storia, ringraziando mons.Piazza, la sindaca Chiara Frontini e tutti gli intervenuti. Ha poi aggiunto che mons.Piazza è stato anche il primo a portare in udienza del Papa i Facchini di Santa Rosa.
La sindaca Chiara Frontini ha evidenziato l’importanza della celebrazione, che è avvenuta alla presenza di tutte le istituzioni, nell’ottica di uno spirito di squadra e di rete importantissimo per lo sviluppo del territorio. “È una prima volta – ha affermato la Sindaca – ma in realtà è una serie di prime volte che si stanno inanellando per il nostro territorio. Laddove si produce reddito e lavoro devono stare le istituzioni.”.
Il Vescovo di Viterbo mons. Orazio Francesco Piazza, che riesce a parlare al cuore dei fedeli, con la profondità delle sue riflessioni e la sua vicinanza ai cittadini e ai lavoratori, ha ricordato:”Il Vescovo ha un solo primato da perseguire: quello di essere nel cuore delle persone, nei luoghi delle persone, di condividere il cammino di vita, le aspettative, le sofferenze, le speranze e di poter essere un punto di appoggio”. Le parole del Vescovo illuminano un pomeriggio diventato improvvisamente meteorologicamente cupo, ma di chiara speranza e vicinanza. Si avverte che Monsignor Piazza è vicino a tutti noi, ai lavoratori, alle famiglie alle istituzioni con le quali collabora a sostegno della comunità. “Questo evento – ha evidenziato mons. Piazza – è frutto di un cammino insieme”.
La Diocesi di Viterbo infatti è già da tempo attiva, coinvolta e impegnata a sostenere le nuove sfide del lavoro, adoperandosi attivamente anche nel Progetto Policoro, un’iniziativa della CEI volta a offrire risposte concrete alla richiesta di lavoro nel territorio. Il Progetto, intitolato “Giovani, Vangelo e Lavoro”, basato sui principi della Dottrina Sociale della Chiesa, si propone di formare giovani capaci di aiutare altri nell’avviare idee imprenditoriali, orientare nel mondo del lavoro e contrastare la disoccupazione.

Recentemente, la Diocesi ha avviato uno sportello di orientamento al lavoro che ha assistito giovani e adulti nella ricerca di lavoro e nella stesura di curriculum efficaci. Alcuni partecipanti sono stati coinvolti in un percorso formativo chiamato “Scuola per contadini”, realizzato insieme alla Caritas diocesana, Idea 2020 e Acli Terra. Inoltre il 23 dicembre scorso, come ha ricordato lo stesso Vescovo, che ha anche visitato già molte aziende del Poggino, ha incontrato i Sindacati e i lavoratori.

L’ obiettivo è sviluppare una rete di relazioni solide tra aziende, lavoratori e istituzioni per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

“Non è strano che io sia qui in mezzo a voi – ha aggiunto il Vescovo nel suo apprezzatissimo discorso – sarebbe strano se non ci fossi. Nell’incontro del 23 dicembre con i sindacati e i lavoratori nel sala della parrocchia dei Santi Valentino e Ilario, ho preso coscienza delle situazioni lavorative del territorio per cui impegnarmi, per cui pregare e da sostenere con tutte le mie possibilità.” I lavoratori sentono la vicinanza e il sostegno del Vescovo, la sua volontà di fare rete con istituzioni per il bene comune.
Mons.Piazza ha rivolto poi un pensiero al questore Fausto Vinci, presente alla celebrazione con il Comandante della Guardia di Finanza Col.Carlo Pasquali, con i Carabinieri di Viterbo, con il presidente del Consiglio Comunale Marco Ciorba, l’assessore Stefano Melis e altri rappresentanti dell’amministrazione comunale, delle imprese e dei lavoratori.
“Un momento di tristezza fra la gioia: ho saputo poco prima dell’inizio della celebrazione che il nostro Questore sarà trasferito a Latina e colgo l’occasione per dirgli grazie: quando si cammina insieme a servizio della comunità, si creano Sinergie che le distanze non hanno il potere di allontanare”. Il Vescovo ha esortato tutti ad affrontare con determinazione ed energia le difficoltà, ha ricordato i caduti sul lavoro e parlato della sicurezza dei lavoratori, della dignità ed ha espresso vicinanza e solidarietà, in un cammino da fare insieme, perchè “da soli non si va da nessuna parte”.
Festa cristiana, il 1 maggio, dunque; giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani della grande famiglia del lavoro, festa di unione fra la Chiesa, le istituzioni, le imprese, i sindacati e i lavoratori con le loro famiglie, per un cammino da compiere insieme che porti a combattere la disoccupazione e a riconoscere sempre di più dignità, sicurezza, diritti e doveri in una Repubblica democratica pienamente “fondata sul lavoro”.

 




Invito celebrazione del Vescovo per Giornata Internazionale del Lavoro

VITERBO- In occasione del I Maggio, Festa di San Giuseppe Lavoratore e della Giornata Internazionale del Lavoro, la Diocesi di Viterbo e il Comune di Viterbo, su iniziativa degli operatori e attività del Poggino, sono lieti di invitare la S.V. alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Viterbo S.E. Mons. Orazio Francesco Piazza, che si terrà il giorno 30 aprile, alle ore 18.00, a Viterbo presso Via dell’Industria (piazzale antistante CIA) LOC. Poggino.

 




Chiesa: “Non soprannaturalità” delle apparizioni a Trevignano Romano

TREVIGNANO ROMANO – La Chiesa ha emesso un decreto, utilizzando l’espressione latina “Constat de non supernaturalitate”, per dichiarare la “non soprannaturalità” delle presunte apparizioni a Trevignano Romano. Le visioni della veggente Gisella Cardia, che sosteneva di parlare con la Madonna e di compiere miracoli come moltiplicare gnocchi e pizza, sono state considerate non miracolose. Questa decisione è stata presa dalla commissione di esperti della diocesi di Civita Castellana incaricata di valutare le capacità della sensitiva.

La commissione, composta da un mariologo, un teologo, un canonista, uno psicologo e altri specialisti esterni, ha esaminato i fatti e le persone coinvolte nel fenomeno. Il vescovo Marco Salvi ha firmato il decreto, indicando che il suo ruolo è giudicare e regolare tutto ciò che riguarda il culto e l’apostolato, in questo caso le presunte apparizioni e rivelazioni nel suo territorio di competenza.

Il vescovo ha chiesto a Gisella Cardia e a tutti coloro coinvolti di intraprendere un percorso di purificazione e discernimento, promuovendo e mantenendo l’unità ecclesiale. Ha inoltre imposto ai sacerdoti il divieto di celebrare i sacramenti o guidare atti di pietà popolare in connessione diretta o indiretta con gli eventi di Trevignano. È stato vietato anche di recarsi sul luogo dell’apparizione alimentando l’idea di un riconoscimento ecclesiale.

Il vescovo ha avvisato i fedeli sull’obbligo di astenersi dall’organizzare o partecipare a incontri che promuovano la verità soprannaturale degli eventi di Trevignano o che tentino di influenzare le decisioni del vescovo su tali eventi.




Il Vescovo Piazza interviene sulla questione del vandalismo nelle scuole

VITERBO- In merito alla lettera aperta del Presidente della Provincia agli studenti contro il vandalismo, il Vescovo di Viterbo Orazio Francesco Piazza è intervenuto scrivendo: “Sento di condividere profondamente amarezza e appello rivolto ai giovani che nella Scuola si esprimono con atti di trasgressione, non responsabile e superficiale, verso persone (bullismo) e cose (vandalismo). Scegliere, con evidente fatica, valori autentici che aiutano a crescere come persone  pronte alle difficoltà della vita, è la vera trasgressione in cui impegnarsi con ogni energia. Andare oltre e non condividere questi comportamenti, ritenuti normali, e, al contrario, maturare nei valori che qualificano la persona e umanizzano le relazioni, spero divenga la scelta in cui procedere per dare vero volto giovanile all’entusiasmo del vivere. Avverto la pressante responsabilità, che coinvolge tutti, nel sostenere questo decisivo impegno a favore dei nostri giovani”.

 




Dopo la Solenne Celebrazione a Sant’Andrea, Pianoscarano festeggia in allegria con il suo Vescovo

di ANNA MARIA STEFANINI-

VITERBO- Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso dai bambini viterbesi: il giorno di Sant’ Andrea. Che festa a Pianoscarano, quartiere storico della Città dei Papi! Usciti dalla chiesa di Sant’Andrea, al termine di una Santa Messa commovente, partecipata e sentita,, alla presenza delle Autorità, delle Confraternite, dei ragazzi del Pianoscarano calcio, del catechismo, delle associazioni di volontariato, di Suor Francesca e di una grande folla, il Vescovo Orazio Francesco Piazza e l’assessore ai Servizi Sociali Patrizia Notaristefano, accompagnati dal caro don Luca, dopo aver salutato il Prefetto, il Questore, il Comandante della Guardia di Finanza e il Comandante della Compagnia dei Carabinieri, sono andati alla sede del Comitato Festeggiamenti e del Circolo Amici di Pianoscarano. Con loro, tanti bambini e adulti in fila, sorridenti, per assaggiare le tradizionali leccornie preparate da mano sapienti. L’autunno inoltrato regala a Viterbo questa meravigliosa festa, religiosa e pagana, simbolo d’identità cuturale e storica, che anticipa il Natale. Sant’Andrea è per i bambini viterbesi un “Babbo Natale” in anticipo. Lo adorano e lo aspettano con trepidazione, gli lasciano il piattino fuori dalla finestra con mandarini, biscotti e latte fresco. Sant’Andrea è un amico, come Santa Rosa. Il pesce, cibo umile e semplice di un pescatore, diventa di cioccolato, ricoperto di carta stagnola colorata, per i bambini e per chi si vuol bene. La letterina a Sant’Andrea è importante come quella a Babbo Natale e la Befana. Ma questa tradizione è solo de “noantri”, dei viterbesi, della Tuscia.
Il Vescovo della Diocesi accoglie, come Gesù, i bambini, con la stessa dolcezza. Tutti a Pianoscarano, ad assaggiare le famose pizze fritte, i lattarini, la cioccolata calda. La cordialità e la tradizione si sono fuse in una serata che rappresenta la socialità e la viterbesità. Sbandieratrici e Musici fra le vie del quartiere .
Dietro alla fontana del Piano, cioccolata calda, tozzetti, dolcetti e tanta allegria. Pianoscarano racconta la sua storia. Se San Pellegrino, infatti, è il quartier generale delle potenti famiglie altolocate di Viterbo nel Duecento, Pianoscarano, nello stesso periodo, si sviluppa attraverso architetture in pietra destinate alle classi meno abbienti.
Il quartiere di Pianoscarano, si sviluppa su un’altura circondata da due torrenti, oggi interrati ma di cui si ha memoria soprattutto quando si attraversa il Ponte di Paradosso, punto di accesso al quartiere, al di sotto del quale si ammira un bellissimo giardino con fontana. Le stradine di Pianoscarano che si affacciano sul centro di Viterbo con panorami straordinari o le viuzze strette, delinate da case medievali molto simili tra loro, quasi a schiera, trovano incontro nelle due piazze principali. Una ospita la meravigliosa Fontana di Piano e nell’altra svetta la Chiesa di Sant’Andrea.

Il quartiere di Pianoscarano, pressoché intatto, si presenta al visitatore odierno come era nel Duecento; qui rivivono gli antichi mestieri nel nome delle vie o delle piazze. In questa zona della città, in passato, erano confinati coloro che svolgevano lavori rumorosi e a cui non era consentito vivere “in centro”: contadini, fabbri, calzolai, falegnami e scotolatori (i battitori della canapa), solo per fare alcuni esempi.
Le abitazioni non hanno quindi alte torri ma sono costruite con raffinata semplicità.

Il quartiere di Pianoscarano accoglie il visitatore in maniera sorprendente.

Il pesce, uno dei simboli del Cristianesimo fin dagli albori, diventa speranza e colore, rallegrando le giornate che, sempre più brevi, si avviano verso il Solstizio d’inverno. Già il fumo dei caminetti accesi e della carne alla brace profuma i vicoli “piascaranesi”. Scende la sera del dì di una delle feste più sentite a Viterbo.




“Abbandoniamo l’io per abbracciare la comunità” (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO- E’ iniziata con il ringraziamento a tutti i presenti la celebrazione eucaristica di questo pomeriggio, presso la Basilica di Santa Maria della Quercia, per ricordare dopo un anno esatto dalla nomina a vescovo di mons. Francesco Orazio Piazza, nella nostra Diocesi.

“Carissimi, un anno fa, mi sentivo come in trappola, ero stato chiamato per seguire quello che era il programma tracciato per me. A distanza di un anno, rendo lode a Dio. Quello che poteva essere inizialmente, il tremore del cuore, vivere un’esperienza nuova, incontrare persone nuove, nuovi ambienti, oggi si è trasformata in una grande opportunità. Non pensavo di poter incontrare sacerdoti come voi, che da subito mi avete accolto. Religiose accoglienti, cosa sarebbe il nostro cammino ecclesiale, senza la vostra presenza? Voi fratelli e sorelle laici, mi avete accolto, apprezzando il cammino pastorale. Voi autorità civili e militari e le associazioni tutte, avete condiviso da subito un cammino intenso, con un dialogo franco, aperto, leale, trasparente per il bene della comunità”.

Hanno concelebrato la santa messa il vescovo emerito Lino Fumagalli e il Cardinale Fortunato Frezza, alla presenza di tutti i sacerdoti della città e della provincia e Don Alberto Canuzzi con alcuni ospiti del CEIS

Molte le presenze civili, militari e religiose che hanno voluto condividere un momento importante per la vita della diocesi.

Presenti la sindaca Chiara Frontini, il presidente della provincia Alessandro Romoli, il prefetto Antonio Cananà, il dott. Coletta in rappresentanza del Questore, il colonnello della Guardia di Finanza Carlo Pasquali, per i Carabinieri il comandante Felice Bucalo, il colonnello Massimo Friano e una delegazione degli ordini militari religiosi, il presidente del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa, Massimo Mecarini.
Diversi gli ordini religiosi: da Montefiascone le Maestre Pie Venerine e i Seminaristi, da Bagnoregio, le Serve del Signore, Suor Francesca Pizzaia superiora delle Alcantarine, le Suore Ospedaliere di Villa Rosa e La Sacra Famiglia di Viterbo .

La cerimonia è stata sottolineata dal coro diretto da Don Roberto Bracaccini che ha reso ancora più emozionante la cerimonia.

Al termine il vicario generale Don Luigi Fabbri, ha rivolto un ringraziamento al vescovo Piazza ricordando l’espressione che aveva usato all’inizio del suo incarico: “Siamo una carovana in cammino”. Oggi, in questa assemblea ci rendiamo conto che la comunità ha ricevuto in dono la sua presenza, che ci aiuta in questo percorso, valorizzando il meglio di noi.
La cerimonia si è conclusa con la Benedizione Apostolica, il canto rivolto alla Madonna della Quercia e un caloroso applauso.

 




Il 21 settembre la S. Messa alla cattedrale di San Lorenzo con il Vescovo Piazza per il Patrono della Gdf e dei commercialisti San Matteo

di REDAZIONE-

VITERBO – ln occasione dell’annuale ricorrenza del Santo Patrono della Guardia di Finanza e dei Commercialisti di Viterbo San Matteo, si terrà il 21 settembre p.v. alle ore 18.00 presso la Cattedrale di San Lorenzo in Viterbo la cerimonia religiosa officiata dal Vescovo di Viterbo, S.E. Rev.ma Mons. Orazio Francesco Piazza.




Venerdì Santo, la lettera pasquale del Vescovo Piazza

VITERBO- In occasione di questo venerdì Santo riceviamo e pubblichiamo la lettera pasquale del nostro Vescovo, Mons. Orazio Francesco Piazza: “Carissimi Fratelli e Sorelle amati da Dio, Trino ed Unico; il tempo quaresimale che si conclude è stato tempo di grazia necessario per cercare di svuotare il cuore di ciò che, in noi, genera il disgusto delle alienazioni, delle asprezze e delle negatività che lo inquinano e poterlo poi riempire del miele della misericordia che rigenera, trasforma la vita, rinnova l’entusiasmo attraverso la luce della Risurrezione. Nel sentiero quaresimale ci siamo esercitati, con il dono della grazia, per una vera trasformazione dello stile di vita: tutti siamo ora chiamati a riconsiderare, nella luce pasquale, la persona e la trama vitale degli affetti e delle relazioni. È necessario ridisegnare il senso e le priorità nelle scelte in una prospettiva più fraterna, spesso perduta nella complessità del quotidiano: non esistiamo da soli, siamo coinvolti e immersi nella vita di tutti, soprattutto i più fragili e poveri. Dobbiamo concretizzare questa opportunità in contesti personali, ecclesiali, economici e sociali, per ritrovare sobrietà, condivisione, reciprocità e mutualità, e, con rinnovato entusiasmo, accogliere la vita in pienezza. Le precarietà, le difficoltà, le prove, più che chiudere il cuore devono dilatarlo e renderlo fecondo attraverso gesti di misericordia e cura, nella consapevolezza che ognuno è necessario a tutti.

Tutto il sentiero quaresimale della purificazione del cuore e della conversione della vita è stato percorso nelle tappe che, lentamente e gradualmente, hanno riconsegnato vigilanza e maggiore cura di sé: deformata, reformare; reformata conformare; conformata confirmare; confirmata transformare. L’ultima tappa ci ha fatto sperimentare il dialogo, intimo e profondo, tra noi e Dio, consolidando le scelte con lo stile che nasce dal Mistero pasquale. «Eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità» (Ef 5, 8-10). Con la persona liberata da particolari resistenze, negatività, atteggiamenti, che hanno il sapore aspro dell’aceto, saremo meglio disposti a condividere, con motivata immedesimazione, la Settimana Santa: cammino impegnativo che rivela la Vita nuova nel Risorto. Celebriamo, con fiducia, la Veglia di trasfigurazione, Evento che consegna speranza certa di vita: è il passaggio pasquale di Gesù, il Cristo, crocifisso, morto e sepolto, ma riportato alla vita dal Padre (Christós anésti ek nekrón). La Pasqua è un evento sorprendente che sconvolge ogni categoria, ogni parametro o criterio di valutazione dell’ordinarietà nella vicenda umana. La notte della morte è attraversata dal dinamismo vitale dell’Amore che dona nuova forma al sacrificio e al dolore: la tomba chiusa è riaperta dalla Vita; dall’interno dell’ombra della morte, la Vita che non ha fine apre un irreversibile e definitivo processo di vivificazione dell’uomo e del creato.

Il dono di questa Vita, di cui siamo desiderosi, consegna un nuovo modo di abitare il mondo e l’umano, un nuovo rapporto con la realtà, soprattutto quando questa è resa più complessa e difficile dalla confusione dai tanti egoismi e scelte di morte. Si potrà sperimentare che, anche nella prostrazione più profonda, Qualcuno può risollevarci e consegnarci alla speranza rigenerante che non rimarrà delusa. Si potrà intimamente sentire che l’Amore misericordioso affianca e sostiene tra le ombre delle piccole morti quotidiane. Con Gesù, il Crocifisso, ma, soprattutto come Lui, dobbiamo fidarci dell’amore del Padre, facendo emergere la fiducia che, nella grazia, ci sottrae alla notte oscura della disperazione.

In questa singolare Notte di misericordia concentriamoci su di Lui; immergiamoci in questo Evento unico che svela al cuore “vera sapienza” e “apre sentieri di vita”. Nella disponibilità fiduciosa, lasciamoci prendere per mano dalla Misericordia che tesse una nuova trama del quotidiano; contemplando il Mistero di questa Notte Santa troveremo, in noi, il suo lievito di vita nuova: quello della fraternità e dell’amorevole cura. Sarà trasformato il vissuto quotidiano nella consapevolezza di poter affrontare e attraversare le inevitabili prove con autentica signoria di sé: via sicura per dare senso e valore alla vita. In questa Notte, la misericordia del Padre, che riporta alla vita il Crocifisso, si estende e si espande, attraverso i tanti cuori risuscitati alla speranza, per cantare l’Alleluia di una vita in pienezza per tutti. L’Alleluia gioioso si propaga, attraverso segni positivi di fraternità, fino a raggiungere le periferie dell’umano e del mondo: un canto di vita sgorga dal nostro cuore rinnovato e si esprime, attraverso le opere di misericordia pasquale, in volti luminosi che hanno i tratti dell’originaria immagine.

Le opere di misericordia che scaturiscono dalla Pasqua del Risorto rigenerano le relazioni, ricostruiscono la vita ricomponendo anche le macerie più rovinose. Non dobbiamo temere fallimenti e fragilità: il Risorto conserva le sue ferite; le stimmate della Sua offerta di vita sono il segno tangibile e riconoscibile del frutto maturo dell’amorevole dedizione. Contemplando le sue ferite possiamo riconsiderare anche le prove più laceranti come opportunità di un nuovo approccio al vivere. Infatti, non va considerata solo in sé la prova, è necessario valutare come la si vive. Pensiamo, in questa prospettiva, a quanto bene si può sperimentare già in noi stessi; quante nuove condizioni di vita si diffonderanno nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nella realtà civile e sociale, nel Territorio, attraverso lo sguardo e lo stile di misericordia; potranno rigenerarsi le relazioni, le amicizie, ben oltre le tante difficoltà che viviamo; potrà riqualificarsi la bellezza del nostro ambiente di vita che da tanti egoismi, spesso, subisce degrado e alienazione. Ai segni misericordiosi del Risorto, destinati ad ogni uomo, possiamo, ora, aggiungere i nostri. In questo tempo di rinascita bussano alla porta i riferimenti fondanti di una fede viva: fede radicata nell’intenso dialogo con Dio, cercato non tanto per le consolazioni da ottenere, ma per la bellezza dell’abbraccio consolante nello Spirito. Il soffio vitale della sua Presenza, nella nostra quotidianità, è l’autentico esaudimento di quanto speriamo. Se ci fidiamo del Risorto, potremo verificare che non tanto le cose riempiono il cuore e la vita, quanto le persone e la gioia di una relazione fiduciosa e confidente: la cura dell’altro, in una ritrovata serenità personale e nell’amicizia sociale.

La Pasqua del Signore Gesù è anche lievito che, in ogni contesto, fermenta e fa crescere la pasta delle relazioni fraterne: pane gustoso e buono di vita piena. Ma nulla di nuovo è scontato, nulla può essere raggiunto senza affrontare con determinazione e fiducia le molteplici difficoltà del cammino. In questo periodo, con il lievito della speranza, dono del Risorto, sapremo valorizzare ogni opportunità positiva. Bisognosi di un vestito nuovo, possiamo cucire, con l’ago del sacrificio e il filo della misericordia, il nuovo abito della fraternità, ecclesiale e sociale, utilizzando le stoffe di una ritrovata umanità, di una memoria creativa non frenata dai problemi, dell’amorevole fiducia, della pazienza e di una virtù provata (Cf Rm 5,1-5).

Questo comune desiderio di fraternità sia sostenuto dall’ascolto della Parola e dallo spezzare insieme il Pane, alimento di Vita e scorciatoia nel duro cammino verso la meta cercata. Nel celebrare la santa Pasqua, avvertiamo più intensamente la forza unificante dello Spirito del Risorto che ci compatta, come pietre vive, nell’edificio spirituale che è la sua Chiesa. Ritroviamo il gusto della comunione, la bellezza dell’essere Chiesa che vive la Pasqua del Signore. Insieme solleviamo lo sguardo, per contemplare, con gli occhi dell’Amore crocifisso e risorto, le nostre innumerevoli croci: riconosceremo nella Sua carne crocifissa anche la nostra carne segnata da ferite, convinti che quanto si è realizzato in Lui, si manifesta ora in noi, nel dono del suo Amore. Consolidiamo l’unione spirituale e fraterna nel vivere la Pasqua di Cristo, nostra unica speranza; «si spezzino le pietre dei cuori ed escano fuori dalla tomba, travolgendo ogni ostacolo. A nessuno, anche se debole e inerme è negata la vittoria della croce, e non vi è uomo al quale non rechi soccorso la mediazione di Cristo». Ogni persona sia pasta fermentata dal lievito che sgorga dal Risorto per rendere buono questo nostro tempo. «Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l’impegno di conformarci al nostro Redentore, nell’imitazione dei suoi esempi. Nulla infatti egli fece o soffrì se non per la nostra salvezza, perché la virtù che era nel Capo fosse posseduta anche dal Corpo» (Leone Magno, Discorsi, 15). Il realismo con cui siamo chiamati ad affrontare le prove trova sostegno in una speranza che si specchia nel volto di Cristo, morto e risorto per tutti.

Con questa fiducia, desidero dire grazie a voi tutti che, mentre state sperimentando piccole morti tra molteplici difficoltà e dure prove, siete già segno di altrettante risurrezioni: la celebrazione della Pasqua pone il sigillo alla nostra comune speranza. Grazie a tutti voi che con me, in questo inizio di cammino come vostro Padre, Fratello e Amico, vi aprite a nuove sollecitazioni nell’obbedienza dell’Amore: a voi sacerdoti, religiosi e religiose, per quanto state facendo nell’affrontare, con nuovo slancio, le situazioni di ministerialità a servizio del Popolo di Dio. Esprimo gratitudine e riconoscenza a voi laici impegnati in ogni ambito, condizione e funzione, perché vi prodigate con dedizione e generosità al bene ecclesiale, civile e sociale. Desidero confermare alle Famiglie, in questo cammino sinodale: con l’aiuto di Dio, cercheremo di sostenervi in ogni modo. A voi ammalati e a quanti sono vicini nella cura, assicuro la mia e la comune preghiera: non siete soli.

A voi tutti, come Chiesa vivente, affido le parole di Atanasio: «La grazia della celebrazione festiva non è limitata ad un solo momento, né il suo raggio splendente si spegne al tramonto del sole, ma resta sempre disponibile per lo spirito di chi lo desidera. Egli che, per la nostra salvezza consegnò alla morte il Figlio suo, per lo stesso motivo ci fa dono di questa festività. La celebrazione liturgica ci sostiene nelle afflizioni che incontriamo in questo mondo, ci accorda la gioia della salvezza che fa crescere nella fraternità. Mediante l’azione sacramentale della festa, infatti, ci fonde in un’unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente e fa ritrovare vicini anche i lontani. È un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire solidali nella celebrazione e fondere nell’unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti» (Lettere pasquali, 5, 1-2).

Carissimi, in questa Pasqua del Signore Gesù, sperimentiamo la potenza dell’amore di Dio che richiama alla vita; cantiamo, tutti insieme, l’Alleluia che dona fiducia ai cuori; sentiamoci vicini e uniti; lasciamo che la Sua grazia illumini e trasformi la nostra comune vita. Questo è il tempo «che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio» (Atanasio, Lettere pasquali): dobbiamo disporci a questo inizio con scelte che umanizzano e donano senso compiuto alla vita. E se sperimentiamo, malgrado tanti sforzi, ancora tante fragilità, ricordiamo a noi stessi che è importante il desiderio del cuore; che «non conta quello che vede l’uomo: infatti l’uomo vede solo l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16, 6-7). E se questo è un desiderio essenziale ed autentico che tutti avvertiamo, non ci soffermeremo solo su difficoltà e limiti, ma renderemo ancora più intenso lo sforzo per far emergere, in noi, la grazia della vita nuova.

Lasciamoci illuminare, dunque, dalla luce della Risurrezione di Gesù, il Cristo; seguiamolo sul sentiero da Lui aperto per noi: non sarà vana la nostra speranza! Sia accanto a tutti noi l’amore della Madre nostra Maria, amata e venerata con il titolo Della Quercia; ci sostenga l’intercessione dei santi patroni Rosa da Viterbo, Lucia Filippini e Bonaventura da Bagnoregio, nella consapevolezza che un nuovo inizio è sempre possibile e che la luce del Cristo rischiara le nostre tenebre attraverso fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda”.

Orazio Francesco Piazza
Vescovo di Viterbo




Festa transito di Santa Rosa, il vescovo Orazio Francesco Piazza incontra il sodalizio dei facchini di S. Rosa (VIDEO)

di MARIELLA ZADRO-

VITERBO-  Per ricordare il Transito di Santa Rosa dal 2 al 6 marzo, sono state organizzate diverse cerimonie che si volgeranno presso il Santuario, l’Ospedale Belcolle e la Casa Circondariale di Mammagialla.
Il primo incontro, alla presenza del Vescovo Orazio Francesco Piazza si è svolto giovedì 2 marzo al Santuario con il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa.
Il Cappellano dei Facchini Don Alfredo Cento, ha ringraziato il vescovo per aver accolto l’invito. E’ stata quindi la volta del saluto del presidente del sodalizio Massimo Mecarini e del capo facchino Sandro Rossi, visibilmente emozionato.
Il vescovo si è intrattenuto con tutti i presenti ringraziandoli per il prezioso contributo, che svolgono nei confronti della cittadinanza. “Che Dio vi dia serenità e salute a voi e alle vostre famiglie per intercessione di questa giovane donna che dobbiamo prendere ad esempio “.
Poi, ha chiesto un minuto di silenzio perché ognuno potesse raccogliere la propria preghiera.
“Santo Padre, accogli le nostre preghiere, sono le preghiere dei tuoi figli e fa che ogni figlio trovi la strada e la tua grazia ci arrivi attraverso la preghiera a Santa Rosa, ci dia buona volontà e la determinazione, di trasformare la vita. Non ci si scoraggi e quando qualcuno non ce la fa, trovi qualcuno che gli dia una mano, l’esperienza che questi tuoi figli vivono, sia la forza degli altri in un unico sentimento …Evviva santa Rosa, evviva, evviva”.
Al termine dell’incontro, ”Mira il tuo Popolo”, un canto all’ unisono, accompagnato all’organo da don Luigi Fabbri a sancire questo senso di amicizia e solidarietà.

 




Il Vescovo visita le terme dei Papi

VITERBO – Nel pomeriggio di martedì 21 febbraio, il vescovo Orazio Francesco, ha fatto visita al complesso termale “Terme dei Papi” di Viterbo accolto da Fausto e Marco Sensi proprietari del Centro. Il Vescovo, accompagnato dal personale, ha potuto visitare i reparti e complimentarsi con la Famiglia Sensi per l’imponenza e l’efficenza della struttura che vede fruitori da ogni parte. Al termine della visita al vescovo e’ stato donato una pubblicazione del Conclave, un testo a tiratura limitata con la riproduzione della “chiave” del primo conclave più lungo della storia avvenuto proprio a Viterbo realizzata dal compianto M. Joppolo.
don Emanuele Germani




Cerimonia di insediamento del nuovo vescovo della Diocesi di Civita Castellana

CIVITA CASTELLANA ( Viterbo) – Domenica 8 gennaio, la nostra Diocesi vedrà l’ingresso del nuovo Vescovo Marco Salvi, nominato lo scorso 11 novembre 2022, Vescovo di Civita Castellana da Papa Francesco.

La giornata dell’8 gennaio vedrà il passaggio del pastorale dal Vescovo Romano Rossi, che per circa 15 anni ha guidato la nostra Chiesa diocesana al nuovo Pastore Mons. Marco Salvi, che il Papa ha designato alla guida della nostra chiesa locale.

Una celebrazione solenne, ma nello stesso tempo semplice, che vedrà la presenza di Cardinali, Vescovi della Conferenza Episcopale Laziale, sacerdoti e parroci della diocesi di Civita Castellana e di Perugia-Città della Pieve e numerosi fedeli che giungeranno oltre che dal nostro territorio diocesano, anche dalla diocesi di Perugia-Città della Pieve dove Marco Salvi ha esercitato fino ad ora il suo servizio pastorale come Ausiliare del card. Gualtiero Bassetti e poi di Mons. Ivan Maffei.

La giornata dell’8 gennaio di Mons. Marco Salvi inizierà alle 10 del mattino con l’incontro con gli ospiti della casa “Progetto psicoterapeutico G. Cusmano di Anguillara Sabazia (RM)”. Continuerà la visita presso la parrocchia “Regina Pacis” in Anguillara Sabazia (RM), all’inizio della S. Messa delle 11.00 con un breve saluto del Vescovo al parroco e alla Comunità come incontro pieno del vescovo Marco con la Diocesi.

Alle ore 12 un momento di preghiera al Santuario “S. Maria ad Rupes” patrona della Diocesi in Castel Sant’Elia, dove il Vescovo incontrerà alcuni giovani del gruppo di Pastorale Giovanile ed insieme reciteranno l’Angelus presso la grotta del Santuario.

Il pomeriggio dell’8 gennaio la cerimonia inizierà alle ore 15.30 in Piazza Matteotti a Civita Castellana, per i saluti istituzionali al nuovo Vescovo. Ad accoglierlo, oltre all’Amministratore Diocesano Mons. Romano Rossi, il Prefetto, il Sindaco della Città e il Presidente della Provincia. Inoltre, saranno presenti in Piazza Matteotti, le autorità civili e militari, i sacerdoti e parroci, i religiosi, i fedeli, confraternite e ordini cavallereschi, tutti coordinati da un servizio d’ordine e accoglienza predisposto dalla Diocesi di Civita Castellana.

Seguirà la Solenne Concelebrazione Eucaristica all’interno della Chiesa Cattedrale con la presa di possesso canonica del nuovo Vescovo Mons. Marco Salvi, dopo la lettura della bolla papale e il passaggio del Pastorale dalle mani di Mons. Romano Rossi.

La Celebrazione Eucaristica sarà trasmessa in diretta streaming sui canali social della Diocesi di Civita Castellana (pagina facebook e canale youtube); inoltre per consentire anche ai fedeli che non riusciranno ad entrare in Cattedrale, saranno istallati maxi schermi all’esterno del porticato della Cattedrale.

N.B. In caso di pioggia il momento dei saluti istituzionali previsto in piazza Matteotti, si svolgerà all’interno della Cattedrale.




Il saluto del nuovo vescovo alla comunità di Bagnoregio

BAGNOREGIO ( Viterbo) – Bagno di folla domenica pomeriggio per la visita del vescovo Orazio Francesco Piazza. Gremita la cattedrale dei Santi Nicola, Donato e Bonaventura.

Ad accogliere Monsignor Piazza il sindaco di Bagnoregio Luca Profili. “E’ stata una giornata emozionante, l’inizio di un cammino insieme che inizia nel migliore dei modi – così il primo cittadino bagnorese -. Il vescovo troverà sempre in quella bagnorese una comunità accogliente e solidale e tutti noi bagnoresi avremo in lui un punto di riferimento fondamentale”.

Presenti all’incontro con il vescovo Piazza la comunità religiosa di Bagnoregio, guidata dal parroco don Marco Petrella, l’amministrazione comunale e i rappresentanti delle realtà associative del territorio.

 




Acquapendente, il saluto di Terrosi al nuovo vescovo Piazza

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – “A nome di tutti i cittadini e dell’amministrazione comunale di Acquapendente, sono lieta e onorata di dare il benvenuto al vescovo Orazio Francesco Piazza. Ringrazio le autorità civili, militari, religiose e i presenti che hanno voluto condividere con noi questa importante giornata“. Così Alessandra Terrosi, sindaco di Acquapendente, in occasione della cerimonia di accoglienza del nuovo vescovo della Diocesi di Viterbo svoltasi l’8 dicembre 2022, festa dell’Immacolata.

La sua visita ai centri che appartengono al territorio diocesano – prosegue Terrosi – è partita proprio dalla nostra cittadina collocata al confine tra tre regioni: Lazio, Umbria, Toscana. Questo trivio ha significato per noi essere consapevoli della fortuna di vivere nel punto di incontro tra diverse culture, in una terra di passaggio, oltre che di grande bellezza, in cui si mescolano dialetti e usanze. Tuttavia, come tante aree interne d’Italia, anche Acquapendente soffre un progressivo spopolamento, tra mancanza di lavoro, invecchiamento della popolazione e politiche a volte contraddittorie. A ciò si è aggiunto lo strascico di solitudini, paure e incertezze lasciato dalla pandemia. La vita della nostra comunità, oggi, va letta anche alla luce di tutto questo: siamo certi che Monsignor Piazza saprà interpretare nel modo giusto i bisogni della nostra gente“.

La comunità aquesiana, da sempre attiva nell’associazionismo e nel volontariato, vuole proseguire la propria storia umana, civile e sociale seguendo quel sentimento di accoglienza che da secoli la caratterizza come meta di pellegrini che percorrono la Via Francigena. Qui, durante il suo pellegrinaggio per Roma, San Rocco, protettore dalle pandemie, compì il suo primo miracolo guarendo i malati di peste. Ma Acquapendente è anche la “Gerusalemme d’Europa”, laddove nella cripta della Basilica Concattedrale è conservata la più antica copia del Santo Sepolcro, e la città dei Pugnaloni, festa che celebra la Madonna del Fiore attraverso una straordinaria connessione tra folklore, storia, leggenda, fede e religiosità.

Il compito delle istituzioni è conoscere le necessità della collettività e di ciascuno – conclude Terrosi – fornendo risposte che aiutino la comunità a maturare la consapevolezza di essere tale. Così come compito delle istituzioni è rendere esplicite le potenzialità del nostro territorio, facendo il possibile per trasformarle in opportunità e possibilità di emancipazione. Alla luce di questo, Acquapendente accoglie con gioia e speranza il vescovo Piazza, invitandolo a tornare ogni volta che vorrà. E come si usa dire tra pellegrini lungo la Via Francigena, buon cammino!“.




Acquapendente accoglie il vescovo Piazza

ACQUAPENDENTE ( Viterbo) – Le massime autorità civili e religiose a livello provinciale e locale hanno accolto nella mattinata dell’Immacolata ad Acquapendente Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Orazio Francesco Piazza da pochi giorni Vescovo di Viterbo. A corollario di fronte al Palazzo Vescovile iniziative tematica curata dalla Pro Loco del Presidente Fabio Vitali (stendardi dei Pugnaloni portati dai capigruppo e rappresentanza Corteo Storico e Gruppo Sbandieratori). “Ringrazio Don Enrico – ha sottolineato la Sindaca Alessandra Terrosi nel proprio personale messaggio augurale – ed i suoi collaboratori per aver organizzato nei minimi particolari questa giornata. Ci presentiamo di fronte al Pastore come comunità al confine con tre Regioni. Caleidoscopio di culture diverse e circondata da un ambiente incontaminato. Lavoriamo per mantenere servizi essenziali come sanità es istruzione. Conviviamo con una congiuntura post-pandemica che purtroppo rischia di portare parziale spopolamento con giovani costretti ad emigrare pe trovare lavoro. Ci stiamo impegnando per evitare questo. Puntando su azione turistiche per valorizzare la Via Francigena in modo da creare linee produttive. Celebrerà la Santa Messa nella Nostra Concattedrale, la Gerusalemme D’Europa in quanto contiene la copia del sacello Santo Sepolcro di Gerusalemme. Saremmo assieme a Lei pieni di fede, religiosità, gioia e speranza”. “Vengo accolto da un aria familiare in un luogo bello e curato”, ha sottolineato il Vescovo, “crocevia di culture. Un paese in cui tutti si aiutano e nessuno può fare a meno dell’altro. Dove sacerdoti attenti e desiderosi fungono da vero e proprio motore di Fede”. “La accogliamo con gioia”, ha sottolineato il Parroco Don Enrico Castauro, “Con volti che amano e desiderano essere amati. Provenienti non solo da Acquapendente ma da altri paesi della Zona Pastoriale: Centeno, Onano, Proceno, Torre Alfina, Trevinano. Popolazioni generose e dedite alla Sua volontà di cambiamento”. Essenziale e profonda la disanima vescovile sulla figura di Maria. “Festeggiamo una Giovane quattordicenne”, sottolinea, “ma soprattutto la sua umiltà e disponibilità al volere di Dio. Dobbiamo incamminarci tutti assieme alla Sua ricerca, sostenendoci con speranza. Vicini nel sostenerci per apprezzare la luminosità di questa Luce- Con il cuore come una giara in cui trabocca Acqua Santa. Uniti e non in solitudine, il peggiore dei mali. Sarà un cammino pieno di ostacoli, ma mettendo il Figlio di Maria nel cuore le sofferenze saranno più lievi. Colui che ha sofferto come ora soffriamo Noi, ci regala Benedizione e Grazia. Ma soprattutto una sponda importante: la sua Parola”.