Violenza assistita e minori, la Cisl incontra gli studenti

Durantini: “Troppi casi di violenza, ma il problema è sottostimato. Bisogna fare rete”. Si è tenuta questa mattina la conferenza Cisl in occasione della giornata contro la violenza sulle donne dal titolo ‘Rompiamo il silenzio, violenza assistita e minori’. Un momento di riflessione condivisa tra le autorità presenti e gli studenti del quinto anno del liceo Santa Rosa sui risvolti della violenza in bambini e adolescenti.
“Dobbiamo costruire una società più consapevole e sensibile al problema”, ha detto nei saluti iniziali Daniela Bocci, responsabile del coordinamento donne Cisl. “Nella Tuscia la violenza assistita è un problema sottostimato – ha annunciato Elisa Durantini, segretaria generale -. Come Cisl vogliamo dare il nostro contributo alle vittime di violenza e ai loro figli, promuovendo politiche di conciliazione vita-lavoro, occuparci della formazione e sensibilizzazione collaborando anche con le scuole, al fine di costruire una società più giusta”. All’incontro, tenutosi nella chiesa di San Giacomo e Martino, erano presenti il questore di Viterbo Luigi Silipo, Francesca Durastanti referente area progetti Caritas, Eleonora Di Marco dirigente psicologa Asl, Giuseppe Picchiarelli avvocato, Marta Nori presidente associazione Kyanos, don Claudio Sperapani vicario episcopale e Umberto di Fusco consigliere comunale. A fare gli onori di casa Dimitri Violanti dell’Ordine dei Cavalieri di Marta che ha patrocinato l’evento.

“In Italia – ha affermato la Di Marco – il 19 percento dei casi di violenza domestica vede la presenza di un minore, situazioni che creano traumi nello sviluppo psicofisico del ragazzo o della ragazza e sono essi stessi fattore di trasmissione generazionale. Il 34 percento delle ragazze dice di aver subito un linguaggio violento e il 30 percento pensa che la gelosia sia sinonimo di amore. Dobbiamo intervenire a livello culturale. Inoltre, al consultorio di Viterbo abbiamo uno spazio dedicato agli adolescenti con accesso diretto senza autorizzazione dei genitori”

Il questore Silipo, che per anni è stato a capo della squadra mobile di Roma, ricorda i casi di Desiree Mariottini, Sara Di Pierantonio e Pamela Mastropietro, vittime di femminicidio, e lancia un monito agli studenti: “Questa ragazze – ha detto – sono state uccise da quello che io definisco ‘il male’, bruciate, stuprate, fatte a pezzi, un male che può presentarsi sotto varie forme, ma in tutti e tre i casi vi era un caso di dipendenza, che sia dal proprio fidanzato, come dalle droghe. Molte donne continuano a subire perché pensano di essere loro la causa della violenza e la ‘dipendenza’ dal senso di colpa porta a questo, ovvero un legame malato che non si riesce a sciogliere”
“La violenza sulle donne – commenta l’avvocato Picchiarelli – non è più un’eccezionalità ma è diventata la quotidianità. Per arginare il problema è fondamentale lavorare sulla prevenzione, attraverso la formazione nelle scuole, sulla protezione (accoglienza delle vittime nei centri antiviolenza) e sulla punizione (con l’intervento della legge). La legge prevede un’inasprimento della pena in caso di violenza assistita e il minore può presentarsi come parte offesa del reato”.
Francesca Durastanti sottolinea l’importanza della formazione scolastica: “Bisogna sensibilizzare i ragazzi perchè sono il nostro futuro. Alla Caritas stiamo facendo percorsi specifici con progetti di scrittura creativa per i bambini, abbiamo uno sportello famiglia per il sostegno alla genitorialità e stiamo portanto avanti un progetto con i detenuti”.
Marta Nori punta i riflettori sulle criticità nel percorso di fuoriuscita dalla violenza: “Attualmente nel nostro centro abbiamo 328 donne in carico, 55 dal 2024. Ma il percorso di fuoriuscita dalla violenza non è semplice perchè mancano le case di semiautonomia e dunque, una seconda accoglienza che gli permetta di ottenere indipendenza economica”.
Nei saluti finale la segretaria Cisl Lazio Rosita Pelecca, rivolgendosi agli studenti dichiara: “Ribellatevi alla violenza, denunciate e soprattutto contrastate il linguaggio della violenza, siate portatori del cambiamento. Sarebbe bello – conclude – avviare dei progetti da presentare nel prossimo anno per vedere i risultati raggiunti.




Violenza assistita e minori, la Cisl incontra gli studenti

VITERBO – Si è tenuta questa mattina la conferenza Cisl in occasione della giornata contro la violenza sulle donne dal titolo ‘Rompiamo il silenzio, violenza assistita e minori’. Un momento di riflessione condivisa tra le autorità presenti e gli studenti del quinto anno del liceo Santa Rosa sui risvolti della violenza in bambini e adolescenti.
“Dobbiamo costruire una società più consapevole e sensibile al problema”, ha detto nei saluti iniziali Daniela Bocci, responsabile del coordinamento donne Cisl. “Nella Tuscia la violenza assistita è un problema sottostimato – ha annunciato Elisa Durantini, segretaria generale -. Come Cisl vogliamo dare il nostro contributo alle vittime di violenza e ai loro figli, promuovendo politiche di conciliazione vita-lavoro, occuparci della formazione e sensibilizzazione collaborando anche con le scuole, al fine di costruire una società più giusta”. All’incontro, tenutosi nella chiesa di San Giacomo e Martino, erano presenti il questore di Viterbo Luigi Silipo, Francesca Durastanti referente area progetti Caritas, Eleonora Di Marco dirigente psicologa Asl, Giuseppe Picchiarelli avvocato, Marta Nori presidente associazione Kyanos, don Claudio Sperapani vicario episcopale e Umberto di Fusco consigliere comunale. A fare gli onori di casa Dimitri Violanti dell’Ordine dei Cavalieri di Marta che ha patrocinato l’evento.

“In Italia – ha affermato la Di Marco – il 19 percento dei casi di violenza domestica vede la presenza di un minore, situazioni che creano traumi nello sviluppo psicofisico del ragazzo o della ragazza e sono essi stessi fattore di trasmissione generazionale. Il 34 percento delle ragazze dice di aver subito un linguaggio violento e il 30 percento pensa che la gelosia sia sinonimo di amore. Dobbiamo intervenire a livello culturale. Inoltre, al consultorio di Viterbo  abbiamo uno spazio dedicato agli adolescenti con accesso diretto senza autorizzazione dei genitori”

Il questore Silipo, che per anni è stato a capo della squadra mobile di Roma, ricorda i casi di Desiree Mariottini,  Sara Di Pierantonio e Pamela Mastropietro, vittime di femminicidio, e lancia un monito agli studenti: “Questa ragazze – ha detto – sono state uccise da quello che io definisco ‘il male’, bruciate, stuprate, fatte a pezzi, un male che può presentarsi sotto varie forme, ma in tutti e tre i casi vi era un caso di dipendenza, che sia dal proprio fidanzato, come dalle droghe. Molte donne continuano a subire perché pensano di essere loro la causa della violenza e la ‘dipendenza’ dal senso di colpa porta a questo, ovvero un legame malato che non si riesce a sciogliere”
“La violenza sulle donne – commenta l’avvocato Picchiarelli –  non è più un’eccezionalità ma è diventata la quotidianità. Per arginare il problema è fondamentale lavorare sulla prevenzione, attraverso la formazione nelle scuole, sulla protezione (accoglienza delle vittime nei centri antiviolenza) e sulla punizione (con l’intervento della legge). La legge prevede un’inasprimento della pena in caso di violenza assistita e il minore può presentarsi come parte offesa del reato”.
Francesca Durastanti sottolinea l’importanza della formazione scolastica: “Bisogna sensibilizzare i ragazzi perchè sono il nostro futuro. Alla Caritas stiamo facendo percorsi specifici con progetti di scrittura creativa per i bambini, abbiamo uno sportello famiglia per il sostegno alla genitorialità e stiamo portanto avanti un progetto con i detenuti”.
Marta Nori punta i riflettori sulle criticità nel percorso di fuoriuscita dalla violenza: “Attualmente nel nostro centro abbiamo 328 donne in carico, 55 dal 2024. Ma il percorso di fuoriuscita dalla violenza non è semplice perchè mancano le case di semiautonomia e dunque, una seconda accoglienza che gli permetta di ottenere indipendenza economica”.
Nei saluti finale la segretaria Cisl Lazio Rosita Pelecca, rivolgendosi agli studenti dichiara: “Ribellatevi alla violenza, denunciate e soprattutto contrastate il linguaggio della violenza, siate portatori del cambiamento. Sarebbe bello – conclude – avviare dei progetti da presentare nel prossimo anno per vedere i risultati raggiunti.




La Violenza Assistita: Un Fenomeno da Contrastare con Urgenza

Riceviamo e pubblichiamo: “La violenza assistita è una realtà drammatica che colpisce un numero crescente di minori nel nostro paese, eppure, troppo spesso, rimane invisibile agli occhi della società. Questo tipo di violenza, che si verifica quando un bambino o una bambina assiste direttamente o indirettamente ad atti di violenza domestica tra i genitori o altre figure adulte di riferimento, ha conseguenze devastanti sullo sviluppo psicofisico e sulla qualità della vita del minore.

La violenza assistita si riferisce a qualsiasi forma di esposizione dei minori a violenza tra adulti, sia essa verbale, fisica o psicologica. Non è necessario che il bambino sia direttamente coinvolto per subire le conseguenze di questo ambiente tossico; l’esposizione passiva, come l’ascolto di urla o il percepire tensioni violente tra le mura domestiche, è sufficiente per segnare profondamente la sua crescita.

Questi bambini non sono solo testimoni silenziosi. Spesso vivono sentimenti di colpa, impotenza, paura e rabbia, sviluppando sintomi che vanno dall’ansia e depressione a disturbi del comportamento e difficoltà scolastiche. La violenza assistita è un trauma a tutti gli effetti, capace di minare il loro futuro benessere emotivo e relazionale.

Gli studi confermano che i bambini cresciuti in contesti di violenza domestica hanno una maggiore probabilità di sviluppare problemi comportamentali e di adattamento. Possono diventare a loro volta violenti o, al contrario, introversi e insicuri, con una difficoltà cronica a fidarsi degli altri. In alcuni casi, l’assistenza alla violenza è un fattore che perpetua un ciclo intergenerazionale di abusi: chi ha vissuto la violenza come spettatore tende a riprodurre dinamiche simili nelle proprie relazioni adulte.

Inoltre, il trauma di assistere alla violenza non si esaurisce con l’allontanamento fisico dalla situazione. Il ricordo di quegli episodi, l’ansia per la sicurezza del genitore vittima e il timore di ulteriori atti violenti possono influenzare negativamente la vita dei minori anche dopo che la violenza è cessata.

Le istituzioni, in particolare il sistema educativo, i servizi sociali e le forze dell’ordine, giocano un ruolo cruciale nella prevenzione e nell’intervento in casi di violenza assistita. Purtroppo, la formazione inadeguata e la mancanza di risorse spesso limitano la capacità di individuare e agire tempestivamente in questi casi. È fondamentale che tutti gli operatori coinvolti, dagli insegnanti ai pediatri, siano formati per riconoscere i segnali di disagio nei minori esposti a violenza domestica.

Negli ultimi anni, diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno iniziato a riconoscere la gravità della violenza assistita e a introdurre specifiche disposizioni legislative. Tuttavia, molto resta da fare. Una delle proposte più urgenti è l’integrazione della violenza assistita tra le fattispecie riconosciute dalle leggi sulla violenza di genere, in modo da garantire una protezione efficace ai minori esposti.
Come Cisl vogliamo avere un ruolo importante in questa battaglia, non solo promuovendo la sensibilizzazione tra i lavoratori e le lavoratrici, ma anche insistendo per l’introduzione di misure concrete di supporto alle famiglie in difficoltà. Le aziende possono, ad esempio, favorire la flessibilità lavorativa per i genitori che affrontano situazioni di violenza domestica, fornendo accesso a consulenze legali e psicologiche.
La violenza assistita è una piaga nascosta che non possiamo più ignorare. Ogni giorno che passa senza un’adeguata risposta istituzionale, sindacale e sociale, significa esporre migliaia di bambini a un futuro di sofferenza e marginalità. È tempo di agire, di riconoscere questa forma di violenza come una priorità e di garantire a ogni bambino il diritto di crescere in un ambiente sicuro e amorevole”.

Daniela Bocci
Responsabile Coordinamento Donne
Cisl Viterbo